La Bhagavad Gita di Yoganandaji – Parte 21a.
LA BHAGAVAD-GITA
(CON IL COMMENTO DI PARAMAHANSA YOGANANDA)
PREFAZIONE EDITORIALE
Ed. Vidyananda
(Parte 21a.)
Il Lago dell’Intuizione
Lo studente avanzato deve meditare profondamente, fino a quando i suoi pensieri non si
dissolvono nell’intuizione. Nel lago dell’intuizione senza le onde del pensiero, lo yogi può vedere
il calmo riflesso della luna dell’anima. Quando lo yogi diventerà uno con l’anima, dimenticando i
suoi sogni del corpo, allora saprà che l’anima esiste dietro lo schermo dei pensieri, e perciò non
viene percepita da questi. Quando lo yogi realizza l’anima fatta a immagine dell’eterna gioia
sempre-nuova, sempre-esistente e sempre-cosciente dello Spirito, allora realizza che essa è
immutabile, non manifesta e sempre calma, come lo Spirito. Perciò lo yogi dovrebbe meditare ed
interiorizzare la propria coscienza finchè non realizza la suddetta natura dell’anima.
Versi 26° e 27°
“Ma anche se pensassi che quest’anima nasce e muore incessantemente, anche in questo caso, o Arjuna
dal braccio possente, non dovresti affliggerti. Perché ciò che nasce deve morire e ciò che muore
deve nascere di nuovo. Se consideri l’anima soggetta alle inevitabili nascite e morti, allora perché
dovresti affliggerti per qualcosa che è inevitabile?”.
Versione Poetica
Ma se il sogno dell’illusione ti fa vedere che l’anima cambia costantemente col cambiare le sue
residenze mortali di nascite e morti terrene, o devoto Arjuna (colui che brandisce le armi dei
poteri mentali e dell’autocontrollo), tu non dovresti farti prendere dal dolore. Poiché l’anima che
s’innamora delle sue dimore fisiche, nate dal sogno cosmico, dev’essere preparata a vivere – per
l’ebbrezza magica del Karma – gli incubi delle nascite fisiche, seguite inevitabilmente dalle morti
fisiche, e i sogni di dissoluzioni fisiche seguiti da manifestazioni fisiche.
Interpretazione Spirituale
Quando il devoto continua a meditare distrattamente e sembra che non approdi da nessuna parte,
a volte è ossessionato dal desiderio d’evitare la morte imminente seguita dalla rinascita. Al devoto
che a causa dell’illusione pensa che l’anima immortale si vede nascere o morire incessantemente con
la nascita o con la morte del corpo, l’autore della Bhagavad Gita dice che da parte sua è sciocco
addolorarsi. Fino a quando l’anima è costretta dal Karma (la legge di causa e effetto, che governa
tutte le azioni umane) a rimanere prigioniera nelle celle delle nascite e delle morti, non s’ottiene
nulla addolorandosi inutilmente. E’ più proficuo che il devoto si concentri sulla distruzione degli
impulsi prenatali e post-natali immagazzinati subconsciamente che causano la reincarnazione, usando
la forza di volontà e la determinazione, ed identificando la mente con l’anima immacolata, immortale
e beata.
Eliminare l’Attaccamento
Non ha alcun senso perdere tempo a lamentarsi, una volta che l’anima, secondo la legge di causa
e effetto, è destinata a cambiare le sue dimore mortali. Una volta che l’anima, schiava a causa
dell’attaccamento terreno, comincia a vivere nelle prigioni delle nascite e delle morti, è inutile
lamentarsi. Invece essa dovrebbe cercare d’affrancarsi in tutti i modi da ogni attaccamento terreno
e dalle identificazioni fisiche sintonizzandosi con lo Spirito in meditazione, passando così dalla
prigione mortale alla libertà dell’immortalità. Moltissimi devoti superficiali sono ossessionati
dalla paura delle morti e delle rinascite, ma raramente essi cercano di separare l’anima immortale
dalla coscienza del corpo mortale, realizzando quindi che l’anima è immutabile anche se risiede in
un corpo mutevole. Perciò è saggio spendere tempo in meditazione e in estasi, piuttosto che perdere
tempo pensando agli orrori e alle sofferenze che accompagnano le numerose nascite e morti
dell’anima.
L’autore della Bhagavad Gita continua dicendo che, come un uomo attaccato a diversi tipi dii
case fa in modo di vivere in differenti dimore, allo stesso modo è inevitabile che l’anima che non
s’é liberata dall’identificazione col corpo, sperimenti la nascita seguita dalla morte e la morte
seguita dalla nascita. La persona comune che nasce sulla terra cresce, mangia, guadagna, si sposa e
muore piena d’ignoranza e d’attaccamento materiale. E dovrà ripetere inevitabilmente le stesse
esperienze, finchè con la meditazione e l’identificazione con lo Spirito non guadagnerà la libertà
eterna.
Due Tipi di Morte
Ci sono due tipi di nascita e morte: 1) la via respiratoria della nascita e della morte fisica;
2) la via astrale di nascita e morte. La via respiratoria di nascere e morire sta nel fatto che la
nascita umana è accompagnata dalla presenza del respiro (inalazione ed esalazione) nel corpo. La
morte terrena è contraddistinta dall’assenza di respiro fisico. Le nascite e le morti
contraddistinte dal respiro sono reali sul piano d’esistenza terreno.
Nascita e Morte Astrale
La via astrale di nascere e morire ha un significato più profondo. Nel mondo fisico, l’anima è
racchiusa nel corpo fisico fatto di sedici elementi grossolani. Ma nel mondo astrale, dopo la morte,
l’anima si libera del suo pesante cappotto di carne e rimane racchiusa in due altri vestiti sottili:
il corpo astrale e il corpo causale. (Il corpo indica il rivestimento, sia sottile o grossolano, che
circonda l’anima). Il corpo astrale è composto di diciannove elementi sottili (i cinque strumenti di
conoscenza; vista, udito, odorato, tatto e gusto; i cinque strumenti d’azione; le cinque forze
vitali che adempiono diverse funzioni nel corpo: cristallizzante, assimilante, eliminante,
metabolica e circolatoria; l’ego, il sentimento, la mente e l’intelligenza). Questo sottile
rivestimento astrale di diciannove elementi sopravvive alla morte del corpo fisico fatto di sedici
elementi grossolani.
Il corpo causale consiste delle corrispondenti diciannove idee astrali e delle sedici idee
fisiche originariamente necessarie a Dio per creare il corpo astrale e il corpo fisico dell’uomo. In
altre parole, il corpo causale è fatto di trentacinque idee, che sono le forze-pensiero basilari o
causali per creare i trantacinque elementi del corpo astrale e del corpo fisico.
Ogni devoto deve ricordare che quando l’anima, grazie all’estasi divina, s’identifica
completamente con lo Spirito onnipresente al moto della morte, essa esce dai tre corpi ed ottiene
l’onnipresenza. Ma quando un’anima lascia il corpo fisico nell’ignoranza, essa nasce nel mondo
astrale ed è cosciente del suo corpo astrale di diciannove elementi. Quindi, secondo la legge
karmica, essa vive e continua a svilupparsi là per qualche tempo, esaurendo alcune delle sue
tendenze passate. Poi, l’anima sperimenta di nuovo la morte (passaggio) del corpo astrale quando,
secondo la legge comica, rinasce nel mondo fisico.
Cicli Ricorrenti
Quindi, con la morte un’anima perde la coscienza del corpo fisico e diventa cosciente del suo
corpo astrale nel mondo astrale, e in seguito sperimenterà la morte astrale passando così dalla
coscienza della luminosa nascita astrale alla coscienza della buia morte astrale. Questi cicli
ricorrenti di rivestimenti fisici ed astrali sono il destino ineluttabile delle anime non
illuminate.
Perciò l’autore della Bhagavad Gita dice che quando un individuo realizza, con l’introspezione,
l’autoanalisi e l’aiuto di un giusto guru-precettore, che a causa degli attaccamenti prenatali la
sua anima deve sperimentare la nascita seguita dalla morte e la morte seguita dalla rinascita, egli
non dovrebbe perdere tempo affliggendosi per il terribile fato e le difficili esperienze future, ma
dovrebbe concentrarsi al massimo per distruggere il cattivo karma, identificando la sua anima
prodiga con lo Spirito onnisciente.
Sogni Illusori
Bisogna ricordare che nascite e morti sono inevitabili per l’anima solo nello stato
d’ignoranza, quando essa pensa d’essere il corpo e di non potere esistere senza di esso. Soltanto
l’anima che, non risvegliando la propria saggezza, non distrugge gli incubi e i sogni illusori di
nascite e morti deve sottostare alle limitazioni e alle sofferenze immaginarie che le seguono. Si
capisce chiaramente che, se a causa di un persistente modo di vivere sbagliato, un uomo sognasse
continuamente d’essere soffocato ed ucciso, allora dovrà soffrire inevitabilmente a causa dei suoi
sogni. Se invece, vivendo rettamente, egri svuotasse la sua mente subcosciente dagli impulsi
malvagi, potrebbe essere libero dalle torture dei suoi incubi.
Ancora, se per la grande paura delle nascite e delle morti un uomo sognasse ogni notte di
nascere come neonato, per poi morire dopo essere diventato adulto, allora per lui sarebbe naturale
continuare quest’esperienza indefinitamente; fino a quindi, con la saggezza, non si libererà della
paura di nascita e morte che ha causato quei sogni. L’autore della Bhagavad Gita dice che stessa
cosa è vera anche per l’anima: perché se a causa dell’illusione un uomo fa esperienza di nascite
seguite da morti, egli dovrà sicuramente continuare così finchè con la saggezza, la meditazione, la
discriminazione e la comunione estatica con Dio, non identificherà la sua anima con lo Spirito.
Un’anima desta nello Spirito onnipresente non ha più gli incubi illusoli delle nascite e delle
morti. Perciò ogni devoto deve ricordarsi di non perdere tempo addolorandosi per le nascite e le
morti che potrebbero colpire l’anima per decreto della legge cosmica, ma con l’aiuto della
meditazione deve concentrarsi a distruggere gli impulsi nascosti nel subcosciente che sono la causa
della reincarnazione.
Verso 28°
L’inizio e la fine di tutte le creature non sono manifestati; soltanto la parte mediana
dell’esistenza è manifestata. Che motivo c’è di dolersi per questo?”.
Versione Poetica
La sorgente del ruscello delle vite è segretamente nascosta dietro le nebbie dell’ignoranza
illusoria; lo stesso ruscello argenteo delle vitalità alla fine scompare ugualmente nei fumi del
mistero. Soltanto la parte centrale del ruscello delle vite danzanti è visibile davanti alla
percezione illusoria delle menti umane. Allora perché dolersi per ciò che apparentemente non si può
conoscere?
Interpretazione Spirituale
Ogni anima si chiede da quale posto misterioso provengono originariamente l’uomo, i fiori, gli
uccelli, i mammiferi, gli anfibi, i crostacei, le pietre, la terra, la luce, il magnetismo,
l’elettricità, i mondi, gli universi, le stelle, i fiumi, gli elementi. Come sono apparsi sullo
schermo della coscienza umana? Inoltre ognuno è estremamente curioso di sapere cosa succede ai due
miliardi di persone della terra che in virtù della morte scompaiono ogni centinaia d’anni.
Attraverso la storia, la biologia e le altre scienze, l’uomo impara soltanto cose riguardanti
la parte centrale dell’esistenza umana sulla terra. L’inizio e la fine sono avvolte nel mistero.
Quando guardiamo un ripiano d’orologi esposti in una vetrina, notiamo le loro forme, le
dimensioni e gli stili, ed ascoltiamo il loro ticchettio, ma non vediamo la fabbrica dove sono stati
fatti. Né sappiamo quale destino avranno gli orologi, dopo che saranno comprati ed usati da svariate
persone. Noi siamo casualmente interessati all’esistenza mediana o attuale degli orologi, e non
stiamo a preoccuparsi scioccamente della loro origine o di quale sarà la loro fine. Allo stesso modo
dovremmo guardare i misteri della vita, che sembrano comprensibili nel mezzo, ma inscrutabili per
ciò che riguarda la loro fine.
Le filosofie negative e pessimistiche indagano principalmente sulle condizioni prenatali e
post-mortem dell’uomo. I filosofi pessimisti di queste scuole spendono le loro vite rattristandosi
per l’insolubilità del mistero dell’inizio e della fine della vita, dimenticando di sfruttare i
momenti preziosi della loro vita presente per seguire le leggi della concentrazione, della
meditazione e dell’autodisciplina tramite le quali potrebbero contattare l’Assoluto ed imparare da
Lui – se condiscendesse a spiegarli – i segreti del Suo regno eterno.
L’autore della Bhagavad Gita dice a tutti i cercatori di curiosità oppressi dal dolore di non
sprecare le loro vite affliggendosi per i misteri irrisolti dell’esistenza, ma d’impiegare il loro
tempo per contattare Dio, che solo può dare ad ogni anima la soluzione dei grandi misteri.
Tuttavia è molto strano che gli esseri umani dotati d’intelligenza critica siano lasciati
liberi, in questo mondo parzialmente comprensibile, di fare del loro meglio, di lottare ed avere
successo secondo le esigenze dei loro desideri e istinti, ma non ricevano alcuna spiegazione
riguardo l’inizio, lo scopo e il fine della vita.
Il teatro della terra è pieno di cibo, aria, acqua e fuoco, e l’uomo deve imparare ad usare
queste cose per trarne il massimo vantaggio, recitando la sua parte seguendo la guida innata della
sua intuizione, ed imitando le attività degli altri esseri. Il grande Autore-Regista di questa
misteriosa recita di vite sul palcoscenico della terra sembra essere nascosto da qualche parte,
dappertutto, dirigendo la recita dei suoi figli-attori solo attraverso i suggerimenti della
coscienza e dell’intelligenza innata.
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