LA BHAKTI & IL NOSTRO AUTENTICO SE ILLUSORIO

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LA BHAKTI & IL NOSTRO AUTENTICO SE ILLUSORIO

Per progredire nel cammino spirituale è importante comprendere la nostra particolare natura
condizionata

di Arcana Siddhi Devi Dasi

Siamo tutti anime eterne e non i corpi in cui ci troviamo temporaneamente, ma comprendere la nostra
particolare natura psicofisica può aiutarci ad impegnarci nel servizio a Krishna e a realizzare così
la nostra vera identità di Suoi eterni servitori.

Ho dieci anni e sono davanti alla lavagna di una scuola elementare in un’isola del Puget Sound, che
fa parte dello Stato di Washington. Sono l’unica bambina ebrea della scuola; la maggior parte degli
altri bambini non sa neanche che cosa significa. C’è la lezione di geografia e studiamo Israele. Io
ne sono orgogliosa, perché Israele è una nazione ebraica. L’insegnante mi chiede se conosco la
lingua ebraica. Io mento e dico di sì. Poi mi chiede se so scrivere l’alfabeto. Mento di nuovo
dicendo di sì.

Allora mi porge un pezzo di gesso e mi dice di andare alla lavagna a scrivere l’alfabeto e a
pronunciare le lettere. Il mio corpo è in preda al panico. Prometto a Dio che non mentirò mai più.
Prendo il gesso dalla sua mano, vado nella parte della stanza di fronte a me e fisso la lavagna.
Sudo e ho male allo stomaco. Non so neppure quante lettere ci siano nell’alfabeto ebraico. “Va
bene,” dico a me stessa. “Nessuno conosce l’ebraico. Non capiranno che me lo sto inventando.”

Incomincio a inventarmi dei piccoli caratteri come quelli che ho visto nel libro delle preghiere. So
che si leggono da destra a sinistra, perciò ne informo la classe e sento una certa fiducia. Invento
dei suoni che si associano alle lettere mentre il sudore mi cola giù dalle braccia. Finisco e
l’insegnante e gli scolari applaudono. Mi sento sollevata, raggiungo il mio posto e nuovamente
prometto a Dio: “Non mentirò mai più.”

Un Ricordo Provocato

Questo mio ricordo imbarazzante affiora durante una seduta di terapia con una delle mie clienti.
Ella dice di voler scoprire il suo vero sé e di come, in tutta la sua vita, abbia finto di essere
qualcun altro. Suo padre voleva che diventasse una professionista di successo e per anni lei aveva
soffocato la sua natura di artista e aveva lavorato come programmatrice di computer. Dopo anni di
giornate vuote trascorse al lavoro, uscì dal suo ufficio lasciando un biglietto sulla scrivania: “Me
ne vado.”

Terminata la seduta mi chiesi perché il mio ricordo fosse emerso in seguito alla ricerca del suo
vero sé da parte della mia cliente. Nel crescere cercai di dare agli altri un’immagine di me stessa
conforme a quello che volevo essere, invece di una del mio vero “me”. In psicologia questo è
conosciuto come la nostra persona o proiezione dell’ego. La proiezione del nostro ego potrebbe
uniformarsi ai nostri veri sentimenti e credenze oppure potrebbe essere diametricalmente opposta ad
essi. Molte scelte fatte durante la mia vita erano per la mia persona invece che per me.

In questo modo ho ingannato me stessa negandomi le cose che erano importanti per me per apparire
agli altri in un certo modo. Studiai il francese invece dello spagnolo perché era considerata una
lingua più difficile. Sapere il francese non mi è stato molto utile nella vita, mentre lo spagnolo
sarebbe stato molto utile. Mi laureai in psicologia invece che in arte, di nuovo perché era più
difficile e avrei dato l’impressione di essere più intelligente. Invece di frequentare lezioni
interessanti per la mia indole, seguii corsi intellettualmente estenuanti di matematica e di scienze
complesse.

Avere una proiezione del nostro ego che rappresenti esattamente il nostro stato interiore è una cosa
buona per la nostra stabilità mentale e la nostra crescita spirituale: “Per il tuo sè sii vero.”
Ricordo altri momenti in cui mi presentavo agli altri diversa da quello che ero – concorrevo alle
elezioni per essere capo classe, parlavo a un ragazzo che mi piaceva, partecipavo alle interviste
per un lavoro, cercavo di fare impressione su qualcuno o di vincere una competizione. Per apparire
buona dovevo mentire o vantarmi di cose che non avevo fatto, esagerando il positivo e minimizzando o
negando il negativo.

Raramente fui scoperta nel mio gioco, eccetto la volta che copiai una poesia da un libro e dissi a
mio padre che l’avevo composta io. Non fu un’offesa seria, perciò egli sorrise e mi disse che sarei
potuta uscire se gli avessi detto la verità a proposito della poesia. Mi sentii stupida sebbene la
ragione per cui l’avevo fatto fosse per sentirmi furba. Produsse l’effetto contrario. Volevo essere
più brava. I miei fratelli erano dei cervelloni e i miei genitori facevano parte della Mensa Society
– persone che appartenevano al 2% degli individui con il quoziente d’intelligenza più alto del
mondo.

Conoscevano molte parole difficili e molti avvenimenti di tutto il mondo. Io avevo le mie qualità,
ma non ne vedevo il valore, perciò mi sono trovata in piedi davanti alla lavagna a inventare
l’alfabeto ebraico. Una volta sentii un proverbio: “Sii te stesso, perché nessun’altro lo farà per
te.”

Accettare la Propria Natura

Questo tema di accettare la propria natura si trova nella Bhagavad-gita. All’inizio della loro
discussione Arjuna dice a Krishna che vuole abbandonare il campo di battaglia per andare nella
foresta a vivere una vita da asceta. In questo modo spera di evitare di uccidere i membri della sua
famiglia e i suoi insegnanti e di non essere implicato nella degradazione della società. Durante
tutta questa discussione divina Krishna incoraggia ripetutamente Arjuna ad accettare la sua natura
condizionata e ad usarla per servire il Signore Supremo.

Krishna arriva a dire ad Arjuna che anche se potesse fare perfettamente qualcosa di estraneo alla
sua indole, dovrebbe rifiutarla per attenersi all’esecuzione di attività in armonia con la sua
particolare natura psicofisica. Arjuna era un guerriero e un capo tra gli uomini. Era coraggioso,
audace, potente e pieno di risorse. Il suo desiderio di abbandonare il campo di battaglia e cercare
rifugio nella foresta gli avrebbe portato solo sofferenza. Non aveva la tendenza o la
predisposizione a una vita di rinuncia perciò non sarebbe stato soddisfatto. Quando la mente non è
soddisfatta, porta ad impegnare i sensi con gli oggetti dei sensi – l’antitesi della vita di
rinuncia.

Probabilmente sarebbe finito ad usare le sue naturali inclinazioni nella foresta uccidendo altri
esseri viventi e sarebbe così incorso in reazioni per aver commesso atti non approvati dalle
Scritture. Alla fine Arjuna capisce che il Signore ha organizzato quella guerra. Usando le sue
abilità e i suoi talenti donati da Krishna per il Suo piacere, Arjuna si sarebbe liberato dalle
reazioni colpevoli ed avrebbe ottenuto il più grande dono: la devozione per il Signore. Agire
soltanto secondo la nostra natura condizionata non è sufficiente per progredire nella nostra
evoluzione spirituale, ma quando combiniamo il fatto di agire secondo la nostra natura con il
servizio a Krishna, troviamo la ricetta per l’avanzamento spirituale. Se vogliamo saltare fino a
toccare le stelle, è bene che iniziamo con i piedi per terra.

Non Essere in Contatto

Nel mio lavoro con i devoti come psicoterapeuta vedo che la depressione e l’ansia nascono dal fatto
che non hanno contatto con chi essi sono in questo corpo – qualcosa che mio marito ed io abbiamo
soprannominato “l’autentico sé illusorio” (la nostra natura psicofisica, che copre il vero sé,
l’anima). Se questo appare contradditorio, è però molto utile per comprendere il nostro
condizionamento. Questo sé illusorio è una copertura della nostra vera natura spirituale eterna. Lo
scopo della vita è trascendere la copertura illusoria e attivare il sé spirituale dormiente
impegnandoci nel servizio devozionale al Signore, ma per raggiungere questo scopo dobbiamo usare il
nostro corpo condizionato per percorrere il cammino.

Più lavoriamo in armonia col nostro condizionamento invece che contro di esso, più otterremo
vantaggio nel nostro viaggio spirituale. Gran parte del processo terapeutico consiste nello
scoprire, identificare e comprendere “il sé autentico illusorio” di una persona. Quanto più
chiaramente comprendiamo chi siamo in questo corpo, tanto più facilmente identificheremo il tipo di
attività o di servizio in cui siamo più adatti ad impegnarci. Nella cultura vedica l’astrologia
serviva a determinare il particolare condizionamento del bambino. Questo aiutava i genitori a sapere
come educare i figli e ad avere una certa comprensione delle difficoltà karmiche che avrebbero
dovuto affrontare nella vita.

Oggi è difficile trovare degli astrologi esperti, ma alcuni devoti hanno trovato utile l’astrologia
per comprendere la loro natura particolare. Ci sono anche altri sistemi che sono stati utili ai
devoti per comprendere la propria personalità, come iMyers-Briggs Personality Types e l’antico
sistema dell’Enneagramma. Anche se ci sono delle imperfezioni in qualsiasi sistema, dobbiamo usare
quello che abbiamo a disposizione e sapere che Krishna ci aiuterà. Krishna ci guida gentilmente
dall’interno come Signore del nostro cuore e dall’esterno sotto forma di guru, famiglia, amici,
libri e altre risorse.

Molta parte del nostro lavoro per conoscere il nostro sé autentico illusorio deve essere
sintonizzata e aperta a ricevere suggerimenti da queste fonti. Questo ci aiuterà a guardarci dentro
e ad equilibrare con sincerità le nostre forze, le nostre debolezze, i nostri doni, le nostre
preferenze, i nostri desideri, le nostre paure e tutti gli elementi che costituiscono il nostro
condizionamento materiale. A parte la comprensione del proprio condizionamento, per i devoti è
importante capire la loro posizione rispetto al sentiero della bhakti. Se siete in un centro
commerciale e volete andare in un negozio particolare, prima dovete sapere dove siete. Poi potete
guardare la mappa del centro commerciale e trovare il modo migliore di raggiungere il negozio.

I devoti hanno bisogno di capire dove sono nel loro viaggio spirituale con l’aiuto di Vaisnava
avanzati e procedere di conseguenza. Se i devoti vanno oltre o cadono indietro rispetto alla loro
vera collocazione nella bhakti, possono abbandonare le proprie pratiche spirituali. Accettando le
nostre nature condizionate e la nostra posizione spirituale con un’attitudine umile nel tempo ci
assicureremo un successo graduale nel tempo. Con il passar degli anni Krishna mi ha aiutato a
mettere in armonia il mio cuore con la mia persona.

Dopo trentacinque anni di pratica del servizio devozionale, unita a un’onesta introspezione, ora
accetto chi sono in questo corpo, pur sapendo che la mia vera identità è differente da questo mio
corpo. Sono in pace con la mia natura e mi sento liberata dal cercare di essere diversa.
Recentemente un visitatore del tempio mi ha chiesto se conoscevo il sanscrito. “No,” ho detto
felice, “ma so come cantare Hare Krishna. Vuoi che te lo insegni?”

Arcana Siddhi Devi Dasi fu iniziata da Srila Prabhupada nel 1977. Vive con suo marito a Sandy Ridge
nel North Carolina, dove lavora come psicoterapeuta.

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