La cannabis di oggi e’ 10 volte più potente di quella di 50 anni fa

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La cannabis di oggi e’ 10 volte più potente di quella di 50 anni fa

Il contenuto di THC nella cannabis è molto aumentato rispetto a quello degli Anni ’70. E gli effetti
collaterali sono più frequenti e pericolosi, specie in adolescenza.

13 ottobre 2023 – Elisabetta Intini

Quanto è potente la cannabis consumata oggi, rispetto a quella che si fumava qualche decennio fa? La
domanda, al centro delle preoccupazioni dei regolatori alle prese con un crescente utilizzo dei
derivati della pianta e con i primi tentativi di legalizzazione, è ripresa in un interessante
articolo del New Scientist. La risposta è: molto più potente. Il potere psicoattivo della cannabis e
dei suoi prodotti, come la marijuana, è in crescita, e con esso sono in aumento i possibili effetti
collaterali.

L’IMPENNATA DEL THC. Uno dei tentativi di ricerca più approfonditi sul tema è stato intrapreso dal
Potency Monitoring Program, un progetto condotto dal National Institute on Drug Abuse negli Stati
Uniti presso l’Università del Mississippi. Da questi dati emerge che negli ultimi 50 anni, il
contenuto di THC (delta-9-tetraidrocannabinolo, una sostanza psicotropa) nella cannabis è cresciuto
di oltre 10 volte. Un altro studio del 2020 che ha valutato la potenza della marijuana negli USA,
nel Regno Unito, in Olanda, Francia, Danimarca e Nuova Zelanda, ha trovato che le concentrazioni di
THC nelle infiorescenze essiccate delle piante di cannabis sono cresciute dello 0,29% all’anno dal
1970 al 2017.

I MOTIVI. Una delle ragioni è che negli anni, nelle coltivazioni di cannabis sono state ottenute
varietà sempre più potenti della pianta grazie a sofisticate tecniche di coltivazione selettiva.
Queste versioni ad alto contenuto di THC sono sempre più diffuse. Prendiamo la Cannabis sinsemilla,
la pianta femminile della cannabis, non fertilizzata e priva di semi, che può contenere una quantità
anche doppia di resine ricche di THC nelle sue infiorescenze. Nel 1993 questo tipo di marijuana
costituiva meno del 4% dei campioni di cannabis analizzati dal Potency Monitoring Program, ma nel
2008 quasi la metà dei campioni erano di sinsemilla (anche se nel frattempo i campioni disponibili
per le analisi scientifiche sono centuplicati).

DIVERSI UTILIZZI (E RISCHI MAGGIORI). Un altro fattore da considerare è che sono cambiate le
modalità di consumo della cannabis. Anche se fumare le infiorescenze essiccate rimane l’approccio
più diffuso, prodotti edibili, estratti, o da vaporizzare sono sempre più popolari e di facile
accesso, ed è più facile che essi presentino valori molto concentrati di THC. Livelli più elevati di
THC sono associati a più frequenti e spiacevoli effetti collaterali come nausea, vomito, battito
cardiaco anomalo e irregolare, paranoia. E soprattutto in adolescenza, quando il cervello è in fase
di sviluppo, può produrre danni alle connessioni neurali, riducendo la capacità di apprendimento e
di memoria, causando depressioni e disturbi psicotici.

da focus.it

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