La capacita’ del cervello di compensare un deficit estremo

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La capacita’ del cervello di compensare un deficit estremo

02 agosto 2018

Un bambino sottoposto alla rimozione chirurgica dei lobi occipitale e temporale destro per una grave
epilessia ha recuperato la capacità di riconoscere visi e parole anche se non ha più le regioni
cerebrali che controllano queste importanti funzioni. Le scansioni di risonanza magnetica nucleare
dimostrano che è l’emisfero sinistro a supplire al deficit, documentando ancora una volta l’estrema
plasticità del cervello, soprattutto durante l’età evolutiva (red)

da lescienze.it/news

La funzione visiva può essere recuperata almeno in parte anche quando le regioni cerebrali che ne
sono responsabili sono state anatomicamente alterate. Lo rivela un nuovo studio pubblicato sulla
rivista “Neuron” in cui si è documentata la ripresa funzionale in un paziente di soli sette anni
sottoposto a lobectomia nel tentativo di risolvere una grave forma di epilessia. Le scansioni
cerebrali hanno infatti rivelato che, dopo alcuni anni dall’intervento, il bambino è riuscito a
compensare il deficit, recuperando la facoltà di riconoscimento visivo di visi e oggetti.

Lo studio rappresenta un’ennesima conferma della plasticità neuronale, in particolare nel periodo
dello sviluppo infantile, anche in un caso di deficit estremo come questo. Al piccolo paziente,
indicato con le iniziali UD, infatti manca l’intero lobo occipitale, che include la corteccia
visiva, in cui avviene l’elaborazione primaria delle informazioni dell’organo della vista, e gran
parte del lobo temporale destro, che riceve ed elabora gli input sensoriali visivi e uditivi.

Per studiare l’impatto di questa vasta lobectomia, i ricercatori hanno sottoposto UD a una serie di
test per verificare in che modo il piccolo paziente riuscisse a svolgere alcuni compiti visivi e
comportamentali. Al contempo, hanno utilizzato una tecnica di imaging di risonanza magnetica
nucleare, focalizzando l’attenzione in particolare su cinque differenti punti del cervello, per
individuare le aree rimaste inalterate e quelle che si sono ristrutturate nell’arco di tre anni.

Con sorpresa, gli autori hanno scoperto che il paziente era in grado di riconoscere in modo
pressoché normale visi, oggetti e parole, una facoltà che in un cervello intatto dipende in modo
cruciale dai lobi rimossi. Nello specifico, hanno scoperto che il cervello di UD era mutato,
coinvolgendo alcune aree dell’emisfero sinistro per compensare alcune funzioni di ordine più
elevato, come riconoscere e analizzare elementi visivi e con elaborare visi e parole in modo
normale.

“Eseguendo le scansioni in tempi diversi, in modo da seguire l’evoluzione del cervello nel tempo,
siamo riusciti a evidenziare quali parti del cervello erano rimaste stabili, e quali invece si erano
riorganizzate: questo studio getta una luce sui meccanismi che consentono al cervello di
ristrutturare la funzione visiva all’interno della corteccia”, ha spiegato Marlene Behrmann, docente
della Carnegie Mellon University, coautrice dell’articolo. “L’unico deficit che rimasto al paziente
è nel campo visivo: se guarda in avanti, UD non è in grado di elaborare le informazioni che
riguardano il lato sinistro; a questa mancanza, il piccolo fa fronte girando la testa o gli occhi”.

“Il risultato offre una caratterizzazione dettagliata della plasticità del sistema visivo durante lo
sviluppo cerebrale del bambino”, ha concluso Behrmann. “E getta anche una luce sul sistema visivo
della corteccia e potenzialmente potrebbe aiutare neurologi e neurochirurghi a comprendere i tipi di
cambiamenti che sono possibili nel cervello.”

dx.doi.org/10.1016/j.celrep.2018.06.099

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