Contrariamente a quello che credevamo, la capacità di migrare degli storni è innata, non la
imparano.
Uno studio sulle abitudini migratorie degli storni smentisce un’ipotesi accettata da settant’anni:
gli storni non imparano a migrare, è una capacità innata.
10 luglio 2024 – Gabriele Ferrari
Il comportamento migratorio degli storni comuni è innato.
Gli storni sono uccelli migratori che affascinano gli ornitologi da sempre, sia perché sono in grado
di percorrere migliaia di chilometri durante i loro viaggi sia perché i loro percorsi (spesso
interamente all’interno dell’Europa) li rendono relativamente facili da studiare rispetto ad altri
uccelli che attraversano l’oceano.
“NATI IMPARATI”. Già settant’anni fa questi uccelli furono il soggetto dell’esperimento di un
biologo olandese, Albert Perdeck, che voleva capire se il loro comportamento migratorio fosse innato
oppure imparato dagli esemplari più esperti. Al tempo, i risultati suggerirono che la risposta fosse
la seconda, ma un nuovo studio pubblicato su Biology Letters, che ha rianalizzato i dati di Perdeck
confrontandoli con altri che al tempo non erano disponibili, dimostra invece il contrario: gli
storni nascono che sanno già migrare, non hanno bisogno di copiare.
COSA FECE PERDECK. L’ambizioso esperimento di Perdeck venne ripetuto più volte tra gli anni
Cinquanta e Sessanta del secolo scorso: il biologo catturò migliaia di esemplari di storni che
vivevano in Olanda, e li spostò a bordo di un aereo in Svizzera e in Spagna, marcandoli per poterli
poi ricatturare e studiarne le rotte migratorie. Perdeck scoprì che gli adulti si rendevano conto di
essere stati spostati e modificavano la loro rotta per tornare sul percorso a loro noto, mentre i
giovani si adattavano, continuando nella loro direzione originaria e arrivando in destinazioni
diverse da quelle dov’erano giunti i loro genitori.
Al tempo, questi risultati vennero interpretati nel modo più logico visti i dati a disposizione: gli
storni giovani si uniscono a stormi già formati e imparano così da loro la nuova rotta da seguire;
in fondo, l’importante è arrivare in un luogo adatto allo svernamento, non per forza in quello dove
si trova la tua famiglia.
IL PROBLEMA DELL’EREDITÀ. Il team che ha condotto il nuovo studio ha deciso di rivisitare i dati di
Perdeck confrontandoli con altri che al tempo non erano a sua disposizione: quelli relativi alle
popolazioni svizzere e spagnole di storni. Il confronto ha dimostrato che ci sono grosse differenze
tra i percorsi seguiti dai giovani storni di Perdeck e quelli delle popolazioni locali: questo
significa che gli esemplari “dislocati” dal biologo non avevano seguito altri stormi, ma si erano
costruiti una rotta tutta nuova (e altrettanto efficace).
VOLO NOTTURNO. D’altra parte, si legge nello studio, abbiamo scoperto di recente che gli storni
volano di notte: come farebbero i giovani a seguire i loro nuovi amici senza vederli? Il
comportamento migratorio di questi uccelli è dunque ereditato per via genetica dai genitori, non
imparato sul campo: questo, dicono gli autori dello studio, potrebbe essere un pericolo per la
conservazione degli storni, perché un comportamento del genere è meno flessibile e adattabile a
cambiamenti troppo rapidi come quelli causati dall’attività umana.
royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rsbl.2024.0217
da focus.it
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