La composizione dell’uomo

pubblicato in: AltroBlog 0

La composizione dell’uomo

Nel loto del mio cuore io contemplo la Divina Intelligenza, il Brahman senza distinzioni e
differenze, conoscibile per mezzo di Hari, Hara e Vidhi [Vishnu, Shiva e Brahma] che gli Yoghi
avvicinano nella meditazione, Colui che distrugge la paura della nascita e della morte, che è
Esistenza, Intelligenza e Radice di tutti i tre mondi.
(Mahanirvana Tantra)

Il corpo umano è la porta di accesso al divino; idea, questa, tutta panindiana che si distacca
nettamente dalle concezioni monoteistiche le quali riconducono sistematicamente a quel “vizio di
sostanza” che si esprime con il concetto del peccato originale.
La prima manifestazione dell’atman [vedi news 12] nell’essere umano è la buddhi, la quale, di per
sé, costituisce il principio dell’Intelletto superiore.
René Guénon la chiamava “Intuizione intellettuale” per distinguerla da quell’intuizione che
normalmente è espressione di una capacità discorsiva e razionale dell’essere umano nel quotidiano
rapporto con la realtà.
La buddhi, invece, è il riflesso della luce dell’Essere nella Manifestazione ed è proprio essa che
forma l’elemento trascendentale nell’uomo.

Non può avere, quindi, conoscenza dell’Io ed è al di là delle sensazioni percepite dal corpo.
Si tratta, in sostanza, di una coscienza impersonale che crea i concetti e le idee generali, il
testimone interiore che è anche giudice imparziale.

La coscienza individuale dell’uomo, invece, nasce con quell’elemento che la dottrina chiama
ahamkara, il quale consente di ritenerci un individuo tra tanti, con una propria personalità.
E’ proprio da questa distinta personalità che scaturisce il desiderio o, meglio, la possibilità di
attrarre o di opporre, la volontà di conoscere e di essere conosciuto.
Questa separatività se, da un lato, permette all’uomo di vivere nel Creato, dall’altro è la naturale
sorgente del dolore, della sofferenza psicologica di sentirsi “privato” del possesso di ciò che non
appartiene.
La sete che spinge a colmare il vuoto prodotto da “ciò che non appartiene” porta alle continue
esperienze della vita e, dopo la morte, costringerà questo nucleo di esistenza a rinascere.
E’ con l’ahamkara che l’individuo costruisce la sua storia personale; questo senso di soggettività
lo conduce a sentirsi “differente” da altri individui e quindi separato dal Tutto.

Il terzo elemento è il manas, la coscienza discorsiva, formale, che comprende la ragione, la memoria
e l’immaginazione. E’ l’unico elemento della struttura sottile dell’uomo che viene riconosciuto
dalla psicologia occidentale: la mente; per la filosofia indiana essa è nient’altro che un senso
interno, analogo agli altri cinque.
La sua funzione è quella di sorvegliare il flusso ininterrotto di sensazioni che entrano nel corpo,
di scegliere quelle che possono interessare l’individuo e di fare il “punto della situazione” ad
ogni momento.
Attraverso la sua incessante attività stimola il senso dell’Io (ahamkara) e questi attraverso il suo
funzionamento, mette in movimento la buddhi.
Il manas, quindi, è lo spirito empirico che raccoglie i dati sensibili; l’ahamkara è l’Io pensante
che misura l’interesse personale e particolare e la buddhi è colei che giudica e decide.
Spesso l’attvità di quest’ultima subisce l’interferenza decisiva dell’Ego (ahamkara) il quale, così,
dissimula e confonde i dati dell’intelligenza propriamente detta.

L’essere umano è considerato come formato da piani distinti di sostanza vibratoria, che la filosofia
indù chiama kosha, qualcosa di simile al termine occidentale “involucro”.
Questi piani sono in numero di cinque e rappresentano l’inviluppo del principio di coscienza in seno
alla manifestazione. Il termine viene così composto:

piano vibratorio + maya [che appare] + kosha [involucro]

Anna maya kosha
E’ il piano materiale, grossolano del corpo umano, chiamato anche sthula sharira. Esso appare come
risultato dell’assimilazione degli alimenti [anna]. Sue caratteristiche sono le sei urmi: fame,
sete, dolore, ignoranza, decadenza, morte.
In sostanza, si tratta del piano con cui normalmente si esperisce la realtà esterna e che tutti
possono esperimentare, indipendentemente dal grado di evoluzione spirituale od anche semplicemente
intellettiva.

Prana maya kosha
E’ il piano vibratorio specifico di Prana. L’aspetto vitale di un organismo che si esprime
attraverso l’energia; la forza vitale presente in tutto il cosmo.
Il prana è essenziale al funzionamento della vita stessa e la sua mancanza coincide con la morte
dell’individuo.

Le regolazione di prana [pranayama] è una tecnica fondamentale nella struttura del sistema dello
Yoga.
Il movimento respiratorio è classificato in tre fasi:

rechaka – esalazione
puraka – inalazione
kumbhaka – ritenzione
I differenti ritmi stabiliti tra queste tre fasi rappresentano la scienza del pranayama.

Mano maya kosha

Questo termine si riferisce al piano mentale, la coscienza mentale per eccellenza, il dominio della
mente umana con tutte le sue operazioni.
La sua funzione è ancora sottile e le relazioni del manas con gli altri sensi sono di ordine
vibratorio.
Secondo lo yoga, la sostaza mentale assume la forma esterna che sta conoscendo.
Questo concetto implica che l’individuo non può che avere una sola immagine mentale alla volta e che
l’intensità del ricordo e quindi della comprensione deriva dal grado di attenzione prestato a quella
immagine.

Vijnana maya kosha

E’ l’inviluppo della coscienza individuale che riceve direttamente la luce dalla buddhi. Ma qua
siamo già nel piano formale dell’individuo, dove si percepisce l’azione dell’ego. Questo piano è in
contatto con il mondo grossolano del cosmo e della materia, così come la percepiamo per mezzo dei
sensi.

Ananda maya kosha
Il piano della “felicità”, informale e d’ordine universale. In questo piano la luce del Brahman,
attraverso la buddhi, illumina direttamente la coscienza dell’essere umano che la capta per
intuizione spirituale e non per ragionamento mentale. Si tratta dello stato spirituale più elevato
che sia possibile raggiungere attraverso lo yoga.

Questo inviluppo accompagna la coscienza nelle successive rinascite, sino alla liberazione finale
[mukti] nel quale l’atman individualizzato ritorna all’Essere.

www.paramarta.it/filo/composizione.htm

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *