La cosiddetta vita dopo la morte

pubblicato in: AltroBlog 0

La cosiddetta vita dopo la morte

di Andrea Pangos

Senza i sensi ed il cervello non ci possono essere nemmeno l’attività
percettiva, emotiva e intellettiva. Questo significa pure che la struttura
energetica post mortem non può né percepire né emozionarsi né pensare. La
struttura energetica post mortem esiste come vibrazioni -energie che non si
rendono conto né di se stesse né di altro, così come non si rende conto
nemmeno la struttura energetica post mortem nel suo complesso.

Nell’ambito della Coscienza i processi post mortem del “defunto” sono invece
sempre processi nell’ambito della Coscienza e la Coscienza non percepisce,
non si emoziona e non pensa.

La Reale Identità del “defunto” È sempre Dio (Sé, Assoluto, Realtà). La
Reale Identità È Eternamente la Reale Identità: Immutabile.

Il “defunto” (più precisamente i processi post mortem) quindi non può né
pensare né emozionarsi e perciò nemmeno soffrire e gioire o ambire a
qualcosa. Non può quindi né soffrire “le pene dell’inferno” né “desiderare
il paradiso”. Le idee che il “defunto” soffra, gioisca o che ambisca a
qualcosa, sono fantasie dei “vivi”. Ogni fantasia è relativa alla mente.

L’ “anima del defunto” è sempre “in pace”. L’affermazione: pace all’anima
sua, può quindi essere intesa sia come constatazione, nel senso che la c.d.
anima del defunto è sempre in pace, sia come augurio che può stimolare
l’armonizzazione
della sua struttura energetica post mortem con la Coscienza.

Il morto non piange, ma i sopravvissuti si addolorano per il
morto

– Ramana Maharshi –

( Discorsi con Sri Ramana Maharshi, volume primo, Vidyananda edizioni, 2000)

In effetti, la morte esiste, ma non c’è alcun morto. Il c.d. aldilà esiste
solamente dalla prospettiva dei “vivi”. Qualcuno potrebbe obiettare che è
impossibile sapere cosa c’è dopo la morte, aggiungendo magari: nessuno è
tornato dal mondo dei morti. Questo qualcuno potrebbe anche credere nella
reincarnazione e in quest’ultimo caso sarebbe utile, prima di rifare tale
obiezione, che riflettesse sul fatto che un del tutto ipotetico reincarnarsi
rappresenterebbe anche una forma di “ritorno dall’aldilà”.

La risposta per la suddetta obiezione è semplice: essendo l’essere umano
composto di tutti gli elementi della Totalità (vale a dire di: Reale
Identità/Realtà, Coscienza, vibrazioni, energie, materia), l’essere umano è
anche uno “strumento” che, a differenza degli strumenti scientifici che sono
tutti limitati alla mente, può conoscere i processi relativi sia all’ambito
della mente (vibrazioni – energie – materia) sia all’ambito della
Coscienza. Può inoltre Conoscere la Realtà (Reale Identità, Sé, Dio,
Assoluto) “di là” di ogni processo. Va inoltre tenuto presente che tutte le
nascite, tutte le vite, tutte le morti, l’intero mondo dei vivi e l’intero
“mondo dei morti” scaturiscono dalla Reale Identità di ogni essere umano e
avvengono in ogni essere umano.
La creatura umana è l’astrolabio del vero, ma è necessario che vi sia un
astronomo che sappia utilizzare l’astrolabio.

-Rumi –

L’essenza del reale, Jalal ad Din Rumi, Libreria Editrice Psiche, Torino,
1995

5.1 LE PREGHIERE PER I “DEFUNTI”

Non avendo l’attività intellettiva ed emotiva, il “defunto” (più
precisamente i processi post mortem) non ha nemmeno il libero arbitrio e
quindi non ha alcuna volontà e non può influire attivamente sul destino del
proprio Divenire post mortem. Il proseguimento del Divenire post mortem,
oltre che dalla misura in cui l’individuo era Divenuto sino al momento del
trapasso, dipende dunque primariamente dalla quantità e dalla qualità delle
emozioni e dei pensieri che i “vivi” indirizzano verso “lui”.

Le preghiere per i “defunti” e per la loro c.d. anima sono benefiche per il
Divenire post mortem del singolo e per l’umanità in generale. Poiché le
strutture energetiche post mortem influiscono sulla qualità della vita, le
preghiere e i riti volti a migliorare la qualità di tali strutture
energetiche sono positivi anche per i “vivi”. Oltre a stimolare il Divenire
post mortem, tali preghiere e riti migliorano la qualità delle strutture
energetiche post mortem e con questo anche la qualità del loro influsso sui
“vivi”. Per avvicinarsi a comprendere l’importanza di migliorare la qualità
delle strutture energetiche post mortem, è utile riflettere sul fatto che ci
sono “innumerevoli” strutture energetiche post mortem di bassa e di media
qualità che ostacolano il Divenire e nuocciono alla salute ed alla vita in
generale. Il modo migliore per migliorare la qualità delle strutture
energetiche post mortem non è comunque tanto agire intenzionalmente su di
esse, quanto consapevolizzare la propria mente: più la mente è
consapevolizzata e più trasforma positivamente in modo spontaneo le
vibrazioni – energie dell’intera umanità.

Sono particolarmente dannosi gli aggregati delle strutture energetiche post
mortem dei morti nei campi di concentramento, nelle prigioni ed in luoghi di
tortura e di sofferenza in generale. Tali aggregati influiscono molto
nocivamente sull’umanità in generale, ma soprattutto sulla mente connessa in
modo accentuato (soprattutto se si tratta di “possessione”) con tali
strutture energetiche. Nel caso di una visita a tali luoghi è opportuno
proteggersi dall’influsso di questi aggregati, ad esempio pregando43 prima,
durante e dopo lavisita. È inoltre consigliabile realizzare un talismano di
protezione e di armonizzazione da portare con sé durante tale visita, ma
anche in generale.

43 Esempi di preghiere/affermazioni: -Chiedo alla Reale Identità di
proteggermi dagli in flussi negativi di. (indicare il luogo che si
visita). – Chiedo alla Reale Identità di eliminarmi le vibrazioni negative
relative a. (indicare il luogo che si sta visitando/si è visitato). – Che la
Grazia Divina “scenda in me”. -Che la Grazia Divina mi illumini la “mente”
ed il cuore..

5.2. INFERNO, PURGATORIO E PARADISO

Inferno, purgatorio e paradiso sono tre simboli/concetti molto importanti
per tutti, inclusi coloro che non credono all’esistenza dell’inferno, del
purgatorio e del paradiso. Tutti sono soggetti all’influsso di questi tre
simboli/concetti, profondamente radicati nei processi collettivi
dell’umanità,
anche e soprattutto coloro che non si rendono conto di tale influsso.
L’argomento
inferno, purgatorio e paradiso non dovrebbe dunque essere liquidato con un
semplice non esistono, perché essi esistono nell’immaginario collettivo
ovvero come fenomeni vibratorio – energetici e relativi processi della
Coscienza Collettiva. È quindi utile utilizzare i simboli/concetti inferno,
purgatorio e paradiso per spiegare alcuni fenomeni che possono essere
descritti/identificati con questi tre simboli/concetti.

I simboli/concetti inferno, purgatorio e paradiso si possono utilizzare per
suddividere gli insiemi di strutture energetiche post mortem in base alla
loro qualità. Da questo aspetto si può lecitamente affermare che le
strutture energetiche di bassa qualità formano l’inferno, quelle di media
qualità formano il purgatorio, mentre le strutture energetiche post mortem
di alta qualità formano il paradiso. L’inferno può essere definito come il
“mondo”/ la “dimensione” delle strutture energetiche post mortem di bassa
qualità. Il purgatorio può essere definito come il “mondo”/la “dimensione”
delle strutture energetiche post mortem di media qualità. Il paradiso può
invece essere definito come il “mondo”/ la “dimensione” delle strutture
energetiche post mortem di alta qualità.

Il purgatorio può essere definito pure come dimensione delle strutture
energetiche post mortem che stanno maturando per raggiungere la qualità
delle strutture energetiche post mortem che formano il Paradiso. Questo non
significa che le strutture energetiche post mortem che in base a tale
suddivisione formano l’inferno e il purgatorio soffrono e che le strutture
energetiche post mortem che in base a tale suddivisione formano il paradiso,
gioiscono. Come già spiegato, la sofferenza e la gioia sono inscindibili
dall’attività mentale che esiste soltanto sino a che “si è in vita”.

E, allo stesso modo, qualunque sia l’essere di cui ci si ricorda, allorché
alla fine si abbandona il proprio corpo, sempre, o figlio di Kunti, è a lui
che si va, trasformati in quello stesso essere.45
Bhagavad gita

Bhagavadgita, Adelphi edizioni, 1996, pag. 96.

Con la qualità della propria attività mentale (percettiva, emotiva,
intellettiva) l’individuo determina la qualità della propria (futura)
struttura energetica post mortem, determinando così anche a quale dei tre
ambiti qualitativi essa apparterà. In questo modo contribuisce anche alla
formazione di diversi ambiti qualitativi di strutture energetiche post
mortem, ambiti che come già menzionato si possono suddividere anche in
ambito dell’inferno, del purgatorio e del paradiso.

I simboli/concetti inferno, purgatorio e paradiso si possono utilizzare
anche per definire tre stati mentali (del “vivo”). In base a tale
suddivisione, l’inferno è lo stato della mente inquieta (non
consapevolizzata), il purgatorio è lo stato della mente che si sta quietando
(consapevolizzando), mentre il paradiso è rappresentato dalla mente quieta
(consapevolizzata). A causa della mente non consapevolizzata (inquieta),
l’individuo
rende infernale la propria vita e quella altrui ed è lo stesso individuo (la
sua mente) che può ottenere la mente paradisiaca, passando attraverso il
purgatorio della consapevolizzazione della mente.
La vita appare nella percezione di chi la percepisce. La qualità della vita
è perciò direttamente correlata alla qualità della mente. Qualità che è
determinata da quanto la mente è vicina all’essere Quieta
(consapevolizzata). Più la mente è vicina all’essere Quieta, e più la vita è
vicina ad essere caratterizzata dall’Amore, dalla Quiete, dalla Conoscenza,
dalla Pace – dall’effettivo BenEssere che è inscindibile dall’Essere
pienamente/Sussistere pienamente.

5.3. COMUNICARE CON I “DEFUNTI”

Non di rado si sente dire o si legge riguardo alla comunicazione dei “vivi”
con i “defunti” come di un qualcosa di particolare, anche nel senso di raro.
La comunicazione dei “vivi” con i “defunti” (con i processi post mortem) è
invece incessante. Così come ogni “vivo” comunica in una certa misura
costantemente con tutti i “vivi”, così pure comunica in una certa misura con
tutti i “morti” (processi post mortem), anche con quelli il cui Divenire
post mortem è cessato. Tutte le informazioni riguardanti ogni essere umano
mai “vissuto” ovvero ogni mente mai concepita, sono infatti indelebilmente
“impresse” nella Coscienza Infinita.

La comunicazione dei “vivi” con i “defunti” avviene in due ambiti:

-Nell’ambito delle vibrazioni e delle energie, dove la comunicazione
consiste nella comunicazione della mente (del “vivo”) con le strutture
energetiche post mortem; e

-Nell’ambito della Coscienza Infinita, dove la comunicazione consiste invece
nell’interagire della Coscienza individuale del “vivo”con le Coscienze
individuali in Divenire post mortem, e con i processi della Coscienza
Infinita relativi alle informazioni sui “defunti” il cui processo
d’individuazione
è cessato.

Non essendo dotati di: percezione, attività emotiva e attività intellettiva,
i “defunti” (i processi post mortem) non hanno la possibilità di “prendere
l’iniziativa”
e perciò non hanno la possibilità di “farsi vivi con i vivi”. Tra l’altro,
non lo desiderano nemmeno perché il desiderare è inscindibile dall’attività
emotiva ed intellettiva. L’idea che i “defunti” vogliono comunicare con i
morti, è una “proiezione” del desiderio del “vivo” di parlare con il (caro)
“defunto”, desiderio che “proietta” sul “defunto” (processi post mortem)
attribuendolo a “lui”, immaginando che il “defunto” abbia desideri e volontà
come i “vivi”. C’è comunque da considerare che alcune forme emozione e forme
pensiero ovvero alcuni elementi della struttura energetica post mortem,
possono stimolare i “vivi” a “compiere l’ultima volontà del defunto”/il “suo
incompiuto in vita”, ma si tratta di forme emozione e forme pensiero che si
sono formate prima della morte del “defunto” e che i “vivi” possono anche
interpretare come ultima volontà del “defunto”. Così pure esistono alcuni
processi della Coscienza, la manifestazione dei quali potrebbe essere
interpretata come volontà del “defunto”, ma si tratta di processi
nell’ambito
della Coscienza che è “di là” della volontà (mentale).

5.4 APPARIZIONI DI “DEFUNTI”

Durante la comunicazione accentuata con i “defunti” (con i processi post
mortem) può accadere che compaia l’immagine del “defunto” (di come il suo
corpo/viso appariva mentre era “in vita”), che si senta la “sua voce”, che
si percepisca il “suo odore”… Questo avviene a causa di una comunicazione
accentuata con il “defunto”, durante la quale la mente (del “vivo”) è in uno
stato tale da poter percepire tale immagine, voce e odore… Grazie a tale
stato mentale, le vibrazioni della struttura energetica post mortem ovvero i
processi della Coscienza “del defunto” sono elaborati dalla mente (del vivo)
e tradotti in immagini, suoni, odori, ma anche in pensieri/frasi ed
emozioni.

Per comprendere meglio questo fenomeno è utile tener presente che tutto ciò
che si percepisce appare solo nella propria percezione e che anche mentre
(l’adesso
defunto) “era in vita”, il suo corpo fisico, la sua voce, il suo odore, il
tocco. apparivano (soltanto) nella percezione di chi percepiva il suo corpo
fisico, la sua voce, il suo odore, il tocco… Ogni immagine, suono, odore,
sensazione appare sempre nella percezione e, come già spiegato, fa parte del
(proprio) mondo individuale, nel senso che appare nella propria percezione e
non si tratta di un qualcosa che appare “fuori” di chi percepisce. L’intero
universo percepito, dalla vibrazione “più sottile”, alla particella più
minuscola, al corpo celeste più grande e alla galassia più lontana, incluso
il corpo fisico di chi percepisce, tutto questo appare nella mente di chi
percepisce ed è un aspetto della stessa mente. La suddivisione in mondo
interiore ed in mondo esteriore è una conseguenza dell’identificarsi
dell’identità
immaginata e del suo suddividere il mondo in io (me) ed in non io (non me)46
ovvero in mondo dentro di “me” ed in mondo fuori di “me”.

46 Nel senso di: io sono questo e quello, ma non quello e quell’altro,
mentre, in effetti, ogni essere umano è la Totalità, nel senso che si
compone di tutti e tre gli elementi della Totalità: Reale Identità,
Coscienza e mente.

Comunicare in modo accentuato “con i defunti” (processi post mortem), può
anche essere un modo per ottenere informazioni che possono essere utili ai
fini del Divenire e con questo alla vita in generale. La qualità di tali
informazioni è determinata primariamente dalla qualità dei processi post
mortem con i quali si comunica e dal grado di consapevolizzazione della
mente di chi comunica (in modo accentuato) con gli stessi processi post
mortem. Meno la mente è consapevolizzata (quieta), minore è il suo
potenziale di elaborare qualitativamente le informazioni “ricevute”.
“Ricevute” è virgolettato perché tutti i processi post mortem si svolgono
nell’ambito (Natura Trina) di ogni essere umano “vivo”, nel senso che tutti
i processi della Coscienza Collettiva sono processi di ogni Coscienza
individuale (di ogni processo di individuazione della Coscienza) e che la
Coscienza è anche la Matrice di tutte le strutture energetiche post mortem.
Si tratta quindi di un rendersi conto di informazioni che esistono nella
propria Natura Trina.

Comunicare con i processi post mortem significa comunicare con aspetti della
propria Natura Trina, anche per darsi risposte attraverso una figura di
fiducia, quale può essere il defunto. Questo d’altronde vale per ogni forma
di comunicazione: sono sempre alcuni aspetti del singolo essere umano a
comunicare con altri aspetti dello stesso essere umano (anche attraverso
altre menti individuali).
Anche quando tali informazioni sono qualitative, succede spesso che il c.d.
medium o chi “riceve” le informazioni, le interpreti in modo poco
qualitativo, “proiettando” anche i propri contenuti inconsci. Diventa una
cosa grave quando tali “messaggi dei defunti” sono presi alla lettera, come
indicazioni fondamentali su cui basare le proprie scelte e così qualcuno
rovina la propria vita e quella altrui. Più precisamente, se si tratta di
chi non ha consacrato la vita al Divenire in modo qualitativo, continua a
rovinarsela e a rovinarla (ad altri).

La vita non consacrata alla (Ricerca della propria) Reale Identità è una
vita di per sé rovinata, nel senso che non è in funzione del processo
fondamentale di ogni essere umano – del Divenire. Questo non significa che
chi non dedica la vita al Divenire in modo concreto va giudicato
negativamente, anzi. Ognuno è “libero” di utilizzare il proprio (più o meno
presunto) libero arbitrio come più ritiene opportuno. L’affermazione: perché
la vita non consacrata alla Ricerca della propria Reale Identità è una vita
di per sé rovinata, va intesa semplicemente come veritiera constatazione la
cui funzione primaria è stimolare la comprensione di quanto è importante
Divenire in modo qualitativo, anche per aumentare la qualità della vita
partecipando consapevolmente, beatamente e integralmente all’illusorio gioco
della vita.
Comunicare in modo accentuato con i processi post mortem di bassa qualità,
ad esempio durante le c.d. sedute spiritiche, può essere molto nocivo perché
la mente può collegarsi in modo marcato con le strutture energetiche post
mortem di bassa qualità. Questo turba l’armonia della mente con la Coscienza
Infinita, il che può influire negativamente sull’individuo in questione, ma
anche su altri, soprattutto su chi gli “è vicino” (fisicamente, emotivamente
ed intellettualmente). Connettersi in modo accentuato con le strutture
energetiche post mortem di bassa qualità può avere conseguenze nocive sullo
stato di salute, può concorrere a creare problemi. e sicuramente ostacola il
Divenire, il che rappresenta il problema di fondo. Il caso più grave di
questo fenomeno è la c.d. possessione di cui scritto precedentemente.

5.5. COMUNICARE CON I DIVENUTI DEL TUTTO

Il modo più qualitativo per comunicare in modo accentuato47 con i “defunti”
è rivolgersi attraverso la preghiera48 ai processi dei Divenuti del tutto
(non più “vivi”), ad esempio ai processi di: Leonardo, Tesla, Santa Caterina
da Siena, Michelangelo, Gesù, Buddha, Mira Bai, Padre Pio, Mozart,
Vasishtha, Marie Curie.

47 Accentuare la comunicazione e non instaurare la comunicazione, perché
ognuno già comunica incessantemente con tutti i processi post mortem dei
Divenuti del tutto, anche perché tali processi avvengono incessantemente
nella Natura Trina di ognuno.

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e
li condusse su un alto monte, in luogo appartato. E si trasfigurò davanti a
loro; il suo viso risplendette come il sole e le sue vesti diventarono
candide come la luce. Ed ecco apparvero ad essi Mosè ed Elia che parlavano
con lui. Pietro allora prese a dire a Gesù: Signore, è bene che noi stiamo
qui, se tu vuoi, io farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per
Elia. Parlava egli ancora, quando una nube luminosa li ricoprì ed ecco dalla
nube una voce che diceva: Questi è il mio diletto Figlio, in cui io mi
compiaccio; ascoltatelo. Nell’udire ciò i discepoli caddero con la faccia
verso terra ed ebbero gran timore. E Gesù si avvicinò e disse loro: Alzatevi
e non temete. Ed essi, alzati gli occhi, non videro nessuno, se non Gesù
solo.49
Vangelo di Matteo

49 I quattro Vangeli, Biblioteca Universale Rizzoli, 2005, Mt. 17, da 1 a 8.

Nel rivolgersi ai processi dei Divenuti del tutto, non più “vivi”, è utile
considerare:

-che Leonardo, Tesla, Santa Caterina da Siena, Michelangelo, Gesù, Buddha,
Mira Bai, Padre Pio, Mozart, Vasishtha, Madame Curie., più precisamente i
processi post mortem relativi agli individui identificati con questi nomi,
sono processi che avvengono in ogni essere umano50 e non si trovano fuori
del singolo. Questo significa pure che rivolgersi a Madame Curie, Vasishtha,
Mozart, Padre Pio, Mira Bai, Buddha, Gesù, Michelangelo, Santa Caterina da
Siena, Tesla, Leonardo ed altri Divenuti del tutto significa rivolgersi ad
alcuni processi che avvengono nell’ambito di noi stessi. Gli individui
Leonardo, Tesla, Santa Caterina da Siena, Michelangelo, Gesù, Buddha, Mira
Bai, Padre Pio, Mozart, Vasishtha, Madame Curie sono la manifestazione della
(nostra e di tutti) Reale Identità;

50 Avvengono in ogni essere umano anche nel senso che la Reale Identità di
ogni essere umano è l’Origine di tutta la manifestazione e nel senso che i
processi della Coscienza relativi ai Divenuti del tutto avvengono nella
Coscienza di ogni essere umano.

In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono.

– Gesù –

51 Vangelo Secondo Giovanni 8,58, La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni
Dehoniane Bologna.

-che i nomi: Leonardo, Tesla, Santa Caterina da Siena, Michelangelo, Gesù,
Buddha, Mira Bai, Padre Pio, Mozart, Vasishtha, Madame Curie. sono concetti
nella mente di chi immagina tali concetti e le figure relative a questi
nomi. Essendo però nomi relativi ai processi svolti da ciò che furono
Leonardo, Tesla, Santa Caterina da Siena, Michelangelo, Gesù, Buddha, Mira
Bai, Padre Pio, Mozart, Vasishtha, Madame Curie. questi nomi sono formule di
iniziazione molto qualitative per “attivare” i relativi processi in funzione
del Divenire;

-che in Realtà non c’è alcun Leonardo, Tesla, Santa Caterina da Siena,
Michelangelo, Gesù, Buddha, Mira Bai, Padre Pio, Mozart, Vasishtha, Madame
Curie. Solamente la Reale Identità È Reale.

5.6. LA COSIDDETTA REVISIONE DELLA VITA

Una spiegazione particolare la merita anche il c.d. processo di revisione
della vita, vale a dire la revisione di ciò che la mente ha vissuto durante
la vita. Tale revisione non avviene dopo il trapasso, bensì avviene durante
il trapasso, quando la mente è presente in minima parte52, ma ancora
abbastanza attiva da rendere possibile la c.d. revisione della vita, ma
anche di visioni come quella del c.d. tunnel di luce che porta nell’aldilà,
la visione di c.d. esseri spirituali, la “vista panoramica sul mondo di là”.

Tali visioni sono possibili anche perché i sensi sono praticamente
“esclusi”.
In questo non è importante il tempo in cui avviene tale (re)visione. Può
trattarsi anche di istanti durante i quali viene rivissuta l’intera vita,
perché durante tale revisione, come accade anche durante il sognare, il
tempo è praticamente assente ed in attimi, secondi o minuti (tempo
determinato dalla “prospettiva temporale comune”) si può sognare una storia
lunga anni oppure una vita intera.

52 Senza la mente ovvero senza l’attività cerebrale non è possibile
percepire/creare alcuna immagine.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *