La creatività ovvero distruggere per ricostruire

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La creatività ovvero distruggere per ricostruire
(e qualche consiglio per non soffocarla)

Einstein era creativo, Darwin era creativo?

Be’, probabilmente si’. Possedevano doti naturali che pochi sapranno eguagliare in futuro, doni di
natura. Ma quelle doti non lavorano senza sforzo, per intuizioni repentine. L’ intuizione e’ lo
stadio finale di un lungo processo. Darwin produsse la sua (creativa) teoria dopo 20 anni di
appassionato studio (tra l’ altro) delle modalita’ di deposito degli escrementi di lombrico (e’
tutto vero).
Einstein era molto giovane, certo, ma produsse le sue teorie solo dopo aver compreso quelle
esistenti (e non fu lavoro da poco, immaginiamo). In realta’ il primo passo per l’ innovazione e’ la
profonda conoscenza dell’ ambiente in cui ci si muove. Spesso consideriamo originale semplicemente
un diverso accostamento di elementi gia’ noti, magari presentato in elegante veste grafica e zeppo
di termini complicati (implementazione, paradigma, veicolare e simili). Molti consulenti e
accademici vivono di questo…… Ma per andare oltre bisogna guardare agli elementi costitutivi dell’
ambiente esistente, ai vincoli da essi posti. Non bisogna pensare che siano di ostacolo; al
contrario, sono essi a rendere la creativita’ possibile. E’ la combinazione tra vincoli e
imprevedibilita’, tra familiarita’ e sorpresa che fa balenare il lampo creativo. Ogni sistema di
pensiero, infatti, definisce il campo delle alternative possibili a priori. Per andare oltre,
bisogna stravolgerlo. Lo sforzo di ripensare gli elementi dell’ ambiente per superarli produce il
pensiero originale, quel pensiero che non puo’ essere spiegato con le regole precedenti perche’ le
sconvolge, le nega.

Potremmo dire che la differenza tra Mozart e un musicista qualunque e’ data dalla migliore
conoscenza delle caratteristiche strutturali del contesto…
(Per un approfondimento: shr.stanford.edu/shreview/4-2/text/boden.html)

Per noi miseri mortali la questione sembra diversa. Non dobbiamo scoprire se si puo’ andare indietro
nel tempo o cosa mai c’entrino i lombrichi con l’evoluzione naturale. Un buon esempio e’ il sistema
di produzione giapponese. Il sistema produttivo tradizionale, fondato sulla produzione in sequenza
per reparti, produce fisiologicamente giacenze di semilavorati? Anziche’ insistere in questa
direzione, stravolgiamo tutto. Non facciamo partire gli input dalla fabbrica ma dal cliente. Non
teniamo scorte. Organizziamo la produzione in parallelo, piu’ che in sequenza. Funzionera’? Notate
che si e’ partiti dai vincoli posti dal vecchio sistema, i semilavorati.
Certo non e’ la relativita’ ristretta.
Ma comunque sempre di idee innovative si tratta. E, se ci sono poche speranze di avere un Einstein
in azienda, si puo’ far qualcosa perche’ l’ ambiente non soffochi ma stimoli le doti dei nostri
normodotati (si spera) lavoratori. La creativita’ e’ un’ abilita’ (una serie di) presente in piu’ o
meno tutte le menti , ma puo’ essere disturbata da condizioni particolari. La paura delle critiche,
la mancanza di autostima possono impedire a qualcuno di sostenere un’ idea innovativa che
inizialmente, com’ e’ ovvio, si scontrera’ contro stereotipi e resistenze al cambiamento. Lo stress
e’ un altro fattore condizionante in negativo. Non si possono produrre innovazioni sotto pressione.
Essere troppo coinvolti in un problema impedisce di guardarlo col necessario distacco, di giocare
con i suoi elementi costitutivi come un bambino farebbe, stravolgendoli. La routine, ma soprattutto
idee e convinzioni troppo radicate impediscono al pensiero divergente di fluire. Non bisogna
permettere alle convenzioni di sembrare intoccabili.
Puo’ essere utile seguire alcuni semplici accorgimenti: darsi degli obiettivi misurabili; stabilire
criteri per rilevare il raggiungimento degli stessi; celebrare i progressi.
(www.ozemail.com.au/~caveman/Creative/Basics).

Per esere apprezzabilmente creativi si deve avere una mente aperta agli stimoli piu’ disparati,
anche e soprattutto quelli che provengono dal di fuori del proprio campo di studio. Chi ha interessi
molteplici ha piu’ possibilita’ che questi differenti stimoli si ricombinino nella sua mente a
produrre, se non un colpo di genio, almeno qualche novita’ utile. Rilassare la mente e’ quindi
fondamentale: hobby, sport, svaghi ricaricano una mente produttiva. Ma in particolare (mai consiglio
fu piu’ gradito, immagino…) non bisogna lavorare troppo. Una mente super impegnata non e’ creativa.
La creativita’ ha bisogno di ridondanza, di risorse mentali inutilizzate, di tempo per vagare in
cerca di quel qualcosa. Non si puo’ essere creativi per contratto dalle 15.00 alle 15.45. Anche per
questo, la posizione organizzativa ideale e’ quella di staff o di line strategica. Una direzione per
obiettivi, che garantisce maggiore discrezionalita’ e autogoverno di tempi e metodi, sembra essere
piu’ funzionale allo scopo.
Spesso le organizzazioni si dotano di “creativi”, persone alle quali viene assegnato il ruolo di
innestare creativita’. In questo modo si tutelano dalla destabilizzazione che la creativita’
potrebbe generare, pur promuovendola esplicitamente. Ma non e’ questo il modo corretto di procedere.
L’obiettivo deve essere riorientare il modo in cui l’ individuo affronta i problemi.
I modelli cognitivi prevalenti in un individuo dipendono in gran parte dal sistema premiante cui e’
sottoposto. Chi e’ sottoposto a modelli premianti convenzionali e prescrittivi avra’ un
atteggiamento diverso da chi e’ stato premiato per l’originalita’ del suo comportamento. Gli
ambienti lavorativi , attraverso il sistema premi/punizioni, possono influenzare la propensione
degli individui verso l’attivita’ creativa. L’ azienda deve orientare alla creativita’, addestrare e
motivare i dipendenti a mobilitare tutte le proprie risorse nella risoluzione di un problema:
imparare ad usarsi appieno.

Vari passi pratici possono essere compiuti per creare un ambiente favorevole
(www.fastcompany.com/11/domains.html):

E’ importante che tutti sappiano quali sono le conoscenze condivise, per evitare sforzi inutili e
migliorare il rendimento.
Bisogna scoprire i percorsi del processo creativo per eliminare tutti gli ostacoli, senza riguardo
per abitudini e usanze.
L’ambiente, fisico e psicologico, deve essere confortevole e funzionale. Si governa l’ambiente, non
le persone. Questo deve essere democratico piu’ che gerarchizzato, informale e rilassato.
La tecnologia puo’ aiutare, ricordandosi che e’ un mezzo e non un fine.
Si deve sviluppare una visione su cosa dovra’ essere l’azienda, cercando poi le modifiche ai
comportamenti che possono spingere nella direzione voluta.

La creativita’ probabilmente non si insegna. Si possono pero’ creare condizioni favorevoli perche’
ognuno possa, nei limiti delle proprie possibilita’, essere un piccolo Darwin.

di Riccardo Pumilia – SDA Bocconi

Sul sito www.sublimen.com e’ disponibile l’approfondimento e il CD di Musica subliminale con
infrasuoni sulla Creativita’.

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