21 gennaio 2014
Di fronte a una decisione impegnativa, il diametro della pupilla varia in funzione della scelta che
stiamo per compiere. E se c’è una dilatazione particolarmente marcata, vuol dire che stiamo per
prendere una decisione che non corrisponde del tutto alla nostra inclinazione naturale (red)
lescienze.it
L’occhio, o meglio la pupilla, è davvero lo specchio dell’anima. La sua dilatazione rivela infatti
che siamo impegnati in un processo decisionale complesso, ma non solo: se l’alternativa è secca,
l’aumento di dimensione della pupilla può anche indicare quale opzione stiamo privilegiando, e se la
decisione è corrisponde o meno alla nostra propensione naturale per un certo tipo di risposta. È il
risultato ottenuto da un gruppo di psicologi dell’Università di Amsterdam che hanno monitorato le
variazioni nel diametro della pupilla di 29 soggetti impegnati in una serie di test, come illustrato
in un articolo sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
Diversi studi hanno già indicato che i processi decisionali che avvengono nel cervello influiscono
sul diametro della pupilla, ma finora questa reazione è stata considerata un effetto secondario di
quei processi che, attivando vari sistemi di neuromediatori, avrebbero agito in modo collaterale
anche sulla muscolatura dell’iride.
Jan Willem de Gee e colleghi hanno smentito questo scenario grazie a un esperimento che per quanto
lungo e complesso ciascun test doveva essere affrontato in più sessioni ed era composto da un
numero di quesiti fra i 480 e i 2700 ha permesso di escludere la rilevanza di fattori che
avrebbero potuto confondere l’interpretazione dei risultati: per esempio livelli di illuminazione
dell’ambiente e stimoli che potevano essere interpretati come segnali di allarme (in una situazione
di stress o di pericolo la pupilla tende naturalmente a dilatarsi).
L’analisi degli scarti temporali fra il momento della dilatazione della pupilla e quello della
risposta comportamentale ai quesiti ha scoperto che la dilatazione avviene nel corso della
decisione, e non dopo. Inoltre dai risultati ottenuti nei test, in cui i soggetti dovevano
rispondere se nell’immagine mostrata loro era presente un particolare stimolo, è risultato che la
dilatazione della pupilla permetteva di anticipare con successo una risposta affermativa al quesito.
E non solo.
Nel corso di una sessione preliminare dello studio era emerso che di fronte a un’immagine ambigua
che determinava una situazione di incertezza, i soggetti potevano essere divisi in due classi:
quelli che tendevano sistematicare a negare la presenza dello stimolo cercato (i conservatori), e
quelli che invece la segnalavano. Ebbene, nei test in cui i partecipanti erano incentivati a trovare
il maggior numero possibile di stimoli, così da indurre anche i conservatori a dare una risposta
positiva nelle situazioni incerte, la dilatazione della loro pupilla risultava significativamente
maggiore rispetto alle situazioni in cui non c’era incertezza.
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