LA DINAMICA BASILARE DEI “VIAGGI ASTRALI”

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LA DINAMICA BASILARE DEI “VIAGGI ASTRALI”

di Antonio Bruno
per Edicolaweb

Sono molti, più di quanto non si pensi, coloro che sperimentano, durante svariate occasioni
riconducibili genericamente all’allentamento dell’attenzione ordinaria psicofisica verso il mondo
esterno.

Non possiamo ancora stilare una sorta di “protocollo operativo” che consenta a tutti di effettuare i
cosiddetti “viaggi astrali” seguendo determinate procedure: sono troppi i fattori soggettivi ed
imprevedibili, sebbene sia indubitabile che esistano degli elementi comuni a questo genere di
esperienze.
Innanzitutto, bisogna considerare la questione di “cosa” siano queste esperienze e se hanno una
sorta di “percorso facilitato” attraverso il quale prodursi. Ritengo che si tratti di un emergere
del “territorio di nessuno”, ovvero una regione al confine fra lo stato fisico di veglia ordinaria e
quella in cui i normali parametri con cui ci si relaziona, appunto, a questa nostra vita ordinaria
(quindi essenzialmente sensoriale e materiale) vanno sfumando, affievolendosi, per lasciar trapelare
un modo diverso e pur nostra peculiarità ancestrale, di rapportarci alla percezione di altri stati
d’esistenza.

L’esoterismo e l’occultismo sono coscienti di questa realtà da sempre. Quello che cambia, per
inevitabili ragioni culturali, sono i termini e, a volte, anche gli ambiti in cui inscrivere le
esperienze in oggetto. Ma la sostanza dei fatti non cambia.
Dunque, se queste incursioni generalmente spontanee nel “territorio di nessuno” accadono da sempre,
penso che sia opportuno non solo evitare di sottovalutarle con becera sufficienza solo perché non
rientrano nei canoni di sperimentazioni scientifiche che si pretenderebbero il non plus ultra di
quanto proceduralmente ed epistemologicamente l’uomo di scienza possa escogitare per studiare i
fatti sconosciuti, ma anche approfondire un approccio attento ed analitico alle varie e
numerosissime esperienze che si registrano in una vastissima fetta dell’intero genere umano.

Se noi chiediamo ad un gruppo di persone se abbiano mai avuto, nel corso della loro esistenza, una
qualche forma di esperienza similare ai “viaggi fuori dal corpo”, vedremo sicuramente che la
percentuale di chi risponde affermativamente è piuttosto elevata, sicuramente al di sopra del 50%. E
se l’ignoranza sulle vere caratteristiche di un autentico “spostamento in astrale”, o “uscita”, sono
ben poco conosciute nella nostra cultura comune e, quindi, sono facili travisazioni e suggestioni, è
altrettanto vero che le descrizioni di un gran numero di persone che ritengono di avere avuto
esperienze di questo genere collimano sorprendentemente in molti punti. E non si può pretendere di
relegare il tutto a dinamiche psicofisiche nascenti da pure reazioni neuronali o da psichismi
soggettivi. Pretese di questo genere, infatti, non raramente avanzate da coloro che restano
aggrappati a schematismi di uno scetticismo-religione che ha ben poco a che vedere con la vera
scienza, sono più inverosimili, e spesso inapplicabili scientificamente, di chi esprime una visione
“alternativa”, per quanto innovativa, di determinati processi dell’io.

Ecco un primo elemento da considerare: il panico, la paura.
Ci si sente, all’improvviso, come in balìa di uno stato imprevisto, che ci padroneggia e che sembra
volerci trascinare, pur restando coscienti, in qualche altra situazione esistenziale. Qui si
innescano già le prime reazioni fisiologiche (molte delle quali, del resto, naturali di fronte alla
paura improvvisa): sudorazione fredda, tremolio, senso di soffocamento e panico crescente con
conseguenze anche sul ritmo cardiaco. Spesso, ci sono anche altri elementi comuni d’esperienza,
rilevati da chi è coinvolto in queste fenomenologie: la preventiva sensazione di formicolio, una
sorta di paralisi progressiva degli arti; insomma, in parole sintetiche, la graduale perdita del
proprio controllo con la funzionalità motoria. Si potrebbe dire che il cervello perde comunicazione
con il sistema motorio, appunto. Mi viene in mente quando, ogni tanto, sullo schermo del mio
personal computer appare il messaggio “Il computer ha perso la comunicazione con la stampante”.
Difficilmente, chi prova questi stati riesce a descriverli con parole adeguate.

Ma, e qui viene la parte interessante, se il soggetto riesce a superare la prima fase di
sbandamento, con tutti i fattori che ho citato, ed è in grado di dimenticare la paura per “lasciarsi
andare”, può accadere che entri in un “sonno” che sonno non è ma semplicemente un altro modo di
“dormire” e si fa un significativo salto esperienziale: si sperimenta in prima persona il “sonno
lucido” ed altre modalità d’esistenza che possono fare a meno del corpo fisico. Inizia, a questo
punto, tutta una serie di eventi abbastanza varia di cui, normalmente, il soggetto non ha alcuna
esperienza e quindi, in un certo senso, subisce: spesso resta una sorta di coscienza che non rende
la persona inconsapevole di quanto sta accadendole ma, piuttosto, ne fa una sorta di viaggiatrice
sbalordita. Può accadere che si sentano delle “voci”, che si percepisca il proprio corpo fisico che
si muove come un qualcosa di “diverso”, di “distaccato” dalla propria vera personalità. Può accadere
di soffermarsi ad esaminare dettagli ed aspetti della stanza in cui ci si trova o, addirittura, di
uscirne e vagare in altri ambienti o accanto ad altre persone. Si conservano sensi come vista ed
udito ma, logicamente, non nascono più dal corpo fisico, che resta sul letto o laddove il fenomeno
era iniziato. Insomma, si è consapevoli di qualcosa che sembra un sogno ma che è molto, molto più
“partecipato” di un sogno.

Siete mai stati a Gardaland? Io sì. Vi porto, ogni anno, la mia bambina la quale mi trascina in
determinati giochi-attrazioni come tunnel, percorsi in grotte, montagne misteriose, tunnel del
mistero, e via dicendo. Tra l’altro, confesso che queste attrazioni inquietano più me di mia figlia,
ma tant’è: i bimbi d’oggi sono “schermati” a forza di Play Station e videogame… Ad ogni modo,
quando si entra in questi tunnel, in queste attrazioni, si ha spesso l’impressione di essere come
trascinati in un’esperienza nuova, sulla quale non abbiamo alcun controllo. Alcuni sembra proprio
che ci “risucchino” chissà dove ed io provo una strana sensazione, come di essere in balìa di eventi
estranei completamente alla mia volontà.
Bene: a volte, pur con le dovute proporzioni, il cosiddetto “viaggio astrale”, o “uscita dal corpo”,
assumono caratteristiche molto simili. Ciò che ci spaventa, di solito, è l’ineluttabilità, il senso
improvviso di perdita di controllo su molte nostre funzioni entrando in quella specie di “Gardaland”
che sono esperienze simili.

Cosa induce quello che non so definire meglio se non il nostro “doppio”, improvvisamente, ad
“evadere” dal corpo fisico…? La questione è controversa. Sembra che elemento determinante sia un
preciso stato di onde cerebrali verificatosi durante il sonno (e qui dovremmo parlare delle fasi
pre-REM, REM, ecc…), ma sembra, anche, che a volte concorra ad innescare le esperienze in oggetto
una qualche forma di psichismo, non esclusa la diretta volontà dei soggetti. Esistono, cioè, delle
vere e proprie “tecniche” per provare il viaggio astrale e ne troviamo soprattutto presso le culture
orientali o quelle di profonda tradizione esoterico-mistica. L’impressione che ne ricavo, comunque,
è che si tratta di primi approcci: la motivazione religiosa o gli input spirituali sono solo uno dei
possibili “innesti” del fenomeno. Un altro potrebbe essere la curiosità, la voglia di studiare
questi eventi, la ricerca individuale di un proprio, personale progresso percettivo.

Anche l’ansia, l’angoscia per esperienze nuove che stanno per essere affrontate possono mettere in
moto una “uscita in astrale”. Come il caso di quel ragazzo che, poco prima di iniziare un nuovo
lavoro in un call center di Milano, la notte “non sogna”, ma “si reca” in quel call center, o almeno
così crede, e ne vede tutti i dettagli. Sogno o reale “spostamento”…? Di certo, non bisogna fare
muro con uno scetticismo improduttivo che taglia le gambe in partenza ad ogni possibile esperienza.
In una realtà, quale quella che io credo fermamente essere la nostra, in cui pensiero ed eventi
agiscono in stretta simbiosi, i pregiudizi e le impostazioni psicologiche da essi nascenti sono dei
veri e propri ostacoli, direi, dei “pali energetici”, se non avessi paura di essere confuso con
astrattismi di vaga New Age, che possono di fatto bloccare o far abortire una qualsiasi esperienza
di “uscita in astrale”.

Il cosiddetto “sogno lucido” entra spesso nel dibattito sull’esperienza di uscita in corpo astrale.
In effetti, sembra che quest’altra esperienza onirica (ma siamo sicuri che si tratti di onirismo o
che, invece, non ci facciamo influenzare solo da una definizioni sommaria e parziale in cui il
termine “sogno” condiziona il vero approccio al fenomeno?) sia strettamente legata alle dinamiche di
“viaggio in astrale”: anche in questo caso, il soggetto ha la netta percezione che si tratta di
qualcosa di ben diverso dal sogno ordinario, quando la “stampante-cervello” è diretta responsabile
della vita onirico-inconscia e comunica regolarmente con la coscienza ordinaria. Nel caso dei “sogni
lucidi”, vi è anche qui la consapevolezza dettagliata di “spostarsi” nella stanza o in altri
ambienti, di vedere dei precisi dettagli, di udire particolareggiati discorsi di altre persone,
ecc… La correlazione c’è, va solo approfondita e studiata.

C’è un testo, un po’ datato, che tuttavia mi sembra tutt’oggi perfettamente consigliabile a chi si
interessa di questa materia di ricerca. Si tratta di “I miei viaggi fuori dal corpo”, di Robert A.
Monroe. L’esperienza di Monroe è così descritta nel sito:
www.viaggioastrale.it/libri/catalogo04.htm
“Nel 1958 Robert Monroe, uomo d’affari della Virginia, cominciò a vivere quelle esperienze che
sarebbero dovute diventare leggendarie presso gli studiosi di parapsicologia: senza volerlo e senza
poterlo prevedere, Bob Monroe si trovò a lasciare il suo corpo fisico e a viaggiare, per mezzo di un
“secondo corpo” verso luoghi del tutto estranei alla realtà fisica e spirituale della sua vita.
Questo libro è un avvincente rapporto sulla coraggiosa avventura del “fenomeno Monroe” nell’ignoto,
al di là dello spazio e del tempo, scritto dal protagonista. Una storia narrata senza intermediari,
documentata, che sfida il Lettore ad esplorare i limiti del nostro Universo fisico e a meditare sul
suo concetto della vita e della morte. E per chi ama l’avventura e accetta la sfida dell’ignoto,
l’Autore dà le istruzioni pratiche per iniziare l’esaltante esperienza dei “viaggi astrali”. In
sostanza è questo un eccezionale avvenimento editoriale che scuoterà le fondamenta della scienza e
della stessa parapsicologia ortodossa, un volume che, per i suoi risvolti umani e spirituali, non
dovrebbe mancare in nessuna biblioteca.”

Le critiche, naturalmente, non sono mancate nemmeno per Monroe, il quale, comunque, ha fondato “The
Monroe Institute” (www.monroeinstitute.org): istituzione che promuove l’evoluzione della
coscienza umana e lo sviluppo degli altri stati di consapevolezza. Ma Monroe non è certo l’unico
autore che tratta queste tematiche.
In conclusione, in merito ai cosiddetti “viaggi astrali”, si ha la netta impressione che si tratti
di eventi quanto mai stimolanti, quel balzo conoscitivo verso nuovi scenari della consapevolezza
rivolti soprattutto a quel “microcosmo” che è l’uomo ed alla sua interazione con il Tutto. Si tratta
di un’istanza epocale del nostro spirito, molto più libera e vasta dei ristretti limiti impostici
dal “veicolo fisico” detto “corpo materiale”, nel quale nasciamo su questa terra. Ma, appunto, il
corpo è solo un “mezzo”, non dimentichiamolo mai, relativo, però, solo ad uno dei tanti stati di
esistenza in cui la nostra Mente può spostarsi.

assgraal@katamail.com

Approfondimento >> www.sublimen.com

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