La dopamina mancante nel Parkinson serve anche per interpretare le emozioni altrui

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La dopamina mancante nel Parkinson serve anche per interpretare le emozioni altrui

Il neurotrasmettitore dopamina aiuta a ricondurre i comportamenti degli altri a specifici stati
mentali: abilità rubata dalla malattia di Parkinson.

17 giugno 2024 – Elisabetta Intini

La dopamina, un neurotrasmettitore cruciale per i meccanismi del piacere e della ricompensa, per la
motivazione, l’apprendimento e il controllo dei movimenti volontari, potrebbe avere un ruolo chiave
nel permetterci di interpretare le emozioni altrui. Secondo un articolo pubblicato su PLOS Biology,
ci sarebbe infatti un collegamento tra questa sostanza (o la sua mancanza) e la capacità o meno di
mentalizzare, ossia ricondurre il comportamento degli altri a uno specifico stato mentale.

UN ALTRO EFFETTO DEL PARKINSON. La scoperta potrebbe avere ripercussioni nella ricerca e nel
trattamento della malattia di Parkinson, caratterizzata dalla distruzione dei neuroni della sostanza
nera, una piccola area del sistema nervoso centrale incaricata della produzione di dopamina. Poiché
la dopamina funge da messaggero chimico per il controllo del movimento volontario e della postura,
disturbi motori come incertezza nel passo, tremori e rigidità sono tipici del morbo di Parkinson.

Ma questa condizione porta con sé anche una difficoltà nel riconoscimento delle emozioni, che finora
era stata collegata più all’isolamento sociale e alle ripercussioni psicologiche della malattia, che
alla carenza di dopamina.

STOP FORZATO. Il nuovo studio suggerisce invece una ragione “chimica” all’origine delle difficoltà a
mentalizzare mostrate dai pazienti. Bianca Schuster e i colleghi della Scuola di Medicina
dell’Università di Birmingham (Regno Unito) hanno coinvolto 33 volontari sani in un esperimento a
doppio cieco (in cui né sperimentatori né soggetti sapevano chi avesse ricevuto cosa), controllato
con placebo. Il test si è svolto in due giorni, in uno dei quali i soggetti hanno ricevuto
aloperidolo, un farmaco che blocca i recettori della dopamina nel cervello; nell’altro, hanno
ricevuto un placebo.

SONO FELICI O ARRABBIATI? In entrambi i giorni, i partecipanti sono stati invitati a interpretare le
emozioni veicolate dalle interazioni di alcuni triangoli animati, prima, e da sagome umane fatte di
puntini di luce che si muovevano su uno sfondo scuro poi. Chi aveva assunto aloperidolo e dunque non
riusciva a “far funzionare” la dopamina, è risultato molto meno abile a interpretare gli stati
mentali intuibili dalle scene animate.

DISORIENTATI NEL CAPIRE GLI ALTRI. «Oltre a produrre i sintomi primari associati come i sintomi
motori nel morbo di Parkinson, lo squilibrio della dopamina influisce anche sulle capacità
socio-cognitive degli individui» chiarisce Schuster. La scoperta potrebbe spiegare, da un lato,
alcuni disturbi manifestati dai pazienti con Parkinson, dall’altro indirizzare meglio le terapie per
combatterli.

bit.ly/3Vq0otm

da focus.it

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