La Dottrina del Karma

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La Dottrina del Karma

di Pietro Francesco Cascino

All’inizio della creazione vi era il Caos; ma una Mente universale
determinò delle leggi che potessero portare ordine, ritmo, simmetria,
reciprocità ed armonia. In tal modo, attraverso un infinita serie di azioni e
reazioni, che hanno luogo in un immenso crogiolo alchemico, l’intero
sistema ha raggiunto il proprio equilibrio. Il passo successivo fu la
realizzazione di una vita sempre più specializzata secondo uno schema
evolutivo che si sviluppa in un processo di relazioni fra cause ed effetti ed
è sottoposto alla Legge che regola tutta la vita nel Cosmo. Questa legge,
che è seguita al pensiero della Mente Creatrice, viene denominata Karma,
dal sanscrito Karman (formato dal termine Kry (fare) e dal suffisso
<>) che può tradursi nella parola: facendo. In altre parole possiamo
dire che Karma è l’effetto che segue all’azione, la quale è a sua volta
preceduta da un movente, o causa. Nella vita dell’uomo, sotto il profilo
metafisico, Karma è la legge di retribuzione o della causalità etica che si
realizza mediante un automatismo che ha lo scopo di perfezionare l’essere
umano nel suo percorso esistenziale ed evolutivo. L’uomo, nella propria
esistenza fruisce di energie o sostanze della vita divina intesa come
manifestazione della natura universale.

La Dottrina del Karma spiega come, attraverso le proprie facoltà
intellettive, l’esercizio della volontà e l’azione, ciascun uomo contribuisce
al progresso dell’evoluzione di tutto il Sistema. Pertanto, l’uomo è
responsabile, non solo della propria esistenza, ma anche di quella di tutti
gli esseri senzienti ed delle forme inanimate. Ogni pensiero ed azione
influisce a vari livelli: personale, interpersonale, extrapersonale; a livello
soggettivo o oggettivo.

Quando si dice che il battito delle ali di una farfalla
può generare un cataclisma in un’altra parte del mondo, la cosa può
sembrare molto improbabile; ma ciò che avviene è quanto accade quando
si butta una pietra nell’acqua di uno stagno: vediamo formarsi delle onde
concentriche che si estendono sino a toccare le sponde opposte e tornano
indietro incrociandosi con quelle di andata, formando nell’acqua,
precedentemente immota, delle increspature. Questa situazione e
turbolenza perdura fino a quando l’energia, inizialmente attivata, non
viene riassorbita dal sistema e tutto ritorna allo stato di equilibrio iniziale.
Lo stesso accade nella propagazione delle onde sonore o delle
particelle.

Tornando all’azione dell’uomo, i risultati che emergono dall’esame
della stessa, sono talvolta visibili nella sfera personale o in una sfera più
ampia e sono tali da produrre un riscontro immediato, soggettivo, oppure
oggettivo, da parte del soggetto che ha agito; ma, talora possono essere la
causa di effetti remoti, che non rientrano nella diretta percezione
dell’agente. Un’esperienza che procura dolore ci fa capire che una
determinata azione è meglio non farla; ma ciò non comporta la certezza di
non ripetere quell’esperienza negativa altre volte lasciandoci quasi stupiti
per essere incorsi nuovamente in un comportamento scorretto. Nel corso
della vita si incorre in fatti che inducono sofferenza ed ai quali potremmo
dare una spiegazione avendone piena consapevolezza, esaminando tali fatti
sotto una luce meglio orientata.

Un’azione potrebbe essere esercitata
perseguendo un interesse personale, egoistico; in tal caso inevitabilmente
gli effetti si rifletteranno negativamente sull’agente il quale sarà sottoposto
alle energie che si contrapporranno a quelle espresse. Se l’azione è, invece,
altruistica ed è anche produttiva di benefici, le energie attivate fluiranno
nel canale del progresso coscienziale dell’agente e di altri soggetti
direttamente o indirettamente. Pertanto, nella misura in cui abbiamo
trasgredito la Legge, determinando turbolenze, ne riceveremo sofferenza;
nella misura in cui ci siamo prodigati per il benessere collettivo con
altruismo, seguendo le regole derivanti dall’applicazione della legge, ne
trarremo nuove opportunità utili per realizzare uno stato di armonia e
crescita spirituale a livello personale ed interpersonale e,
conseguentemente, di riqualificazione, a livello generale, della nostra e
dell’altrui espressione a livelli sempre più sottili. I nostri pensieri e il
nostro comportamento sono, quindi, determinanti nell’ottica di
redistribuzione delle energie utilizzate.

C.W. Leadbeater nel suo libro “La vita interiore” ci narra come appare alla
vista del chiaroveggente, sui piani superiori, lo svolgimento della legge del
karma : ” Sembra come se l’azione dell’uomo costruisse canali saturi di
energia … come se ogni genere di forze fosse in azione intorno a lui, ma
queste riescono ad agire soltanto attraverso le energie che egli stesso ha
posto in movimento”.

La prima di queste forze è il pensiero. Il pensiero è il potere che
costruisce il carattere : noi siamo ciò che pensiamo. Nella Bagavad Gita è
scritto : “L’uomo è costruito dalla sua fede; quale è la sua fede, così egli è
pure”. Infatti il potere del pensiero è il potere della creazione. Per una più
spedita evoluzione l’uomo dovrebbe utilizzare nel miglior modo la propria
capacità di formulare pensieri corretti.

La forza dinamica è il desiderio o volontà. Esso costituisce il potere
propulsivo e motore creativo dell’universo, che ci costringe a muoverci
verso l’oggetto desiderato e si esprime attraverso le forze di attrazione e
repulsione. Tale potere può determinare, quindi unione o separazione. Nel
primo caso si produce un’alchimia costruttiva rivolta al conseguimento di
uno sviluppo in armonia con le leggi dell’universo. Nel secondo caso
sorgono conflitti interiori che divengono causa di sofferenza fisica
(malattie ed altri disagi psico – fisici), oppure conflitti esteriori al proprio
essere che comportano lo scontro con altri esseri per il raggiungimento dei
propri scopi egoistici. Quest’ultima situazione si evidenzia nella forma
caratteriale patologica di individualismo egocentrico, rivolto al possesso
dell’oggetto desiderato ed al conseguimento privilegi per sé stesso a
discapito di altri. Questa è la forza più distruttiva.

Al desiderio consegue l’intensità dell’azione quindi, è determinante
l’utilizzo funzionale ed efficace della forza messa in campo per ottenere il
risultato desiderato. In fisica, il terzo principio della dinamica (terza legge
di Newton) può essere così espresso in termini correnti: ” Ad ogni azione
corrisponde una reazione uguale e contraria”.

Ciò vuol dire che se utilizziamo la forza in un senso riceveremo in
risposta una forza in opposizione che è della stessa qualità. Se questo
principio si applica all’etica del comportamento fra individui si può così
tradurre: ad amore corrisponde amore; all’odio non può che opporsi altro
odio. Queste sono le tendenze che esprime l’uomo istintivamente; ma la
mente ha il compito di fornire agli uomini la capacità di pensare prima di
agire e di ponderare le proprie azioni in modo da renderle omogenee,
coordinate e costruttive. I risultati positivi o negativi, produttivi
di felicità
o di sofferenza sono giornalmente sotto gli occhi di tutti. Ma noi siamo
soliti guardare solo gli effetti del male, anzi ché esaminare le cause che
creano il karma di cui siamo affardellati.

Patanjali indica nel sutra 12 del 2° libro i 5 ostacoli che l’uomo deve
eliminare per affrancarsi dal karma e conseguire la liberazione : 1)
Ignoranza; 2) Senso della personalità; 3) Desiderio; 4) Odio; 5)
Attaccamento.

Secondo la dottrina del karma alla fine di ogni vita di ogni
personalità non rimane nulla eccetto le cause da essa prodotte che non
muoiono fintanto che non verranno rimpiazzate da i loro effetti giusti, e
queste cause seguiranno l’Ego reincarnante fin quando non viene
pienamente ristabilita un’armonia fra gli effetti e le cause stesse. L’Ego, al
termine di ogni incarnazione riceve il “bagaglio” karmico che dovrà
rilasciare, dopo ogni Devachan al momento di una successiva
incarnazione, alla nuova personalità che animerà. Tale personalità riceverà
gli effetti della cause Karmiche derivanti dalle precedenti incarnazioni ed è
con queste, o parte di queste che dovrà affrontare la sua precaria esistenza.

La personalità dell’individuo spirituale incarnato è legata anche al
karma familiare (e ciò si manifesta anche lungo la linea di discendenza
registrata nel genoma personale contenente le caratteristiche ereditarie e
caratteriali dei predecessori); ma è anche legato al karma della nazione in
cui si nasce , ed alla razza cui si appartiene. Tuttavia il karma personale di
un uomo nasce con l’uomo stesso; è l’uomo a generarlo ed è lui stesso a
raccoglierne le conseguenze.

Il Karma, quindi agisce come educatore. Nessuno può ricevere nulla
che non sia meritato e tutto ciò che ci viene dato è il risultato delle cause
che noi stessi abbiamo messo in movimento. In tal modo al Karma, inteso
come intervento equilibratore, viene dato anche il termine di Legge di
Compensazione, in virtù della quale ogni uomo, dalla nascita alla morte,
tesse la tela del proprio destino. La liberazione dal Karma va di pari passo
con la conquista, di vita in vita, del proprio libero arbitrio. Ciò avviene
gradualmente, attraverso moltissime interpretazioni mondane dell’anima
incarnata; attraverso la conoscenza di sé stessi; attraverso la
consapevolezza di ciò che si è, da dove si proviene e dove si va. Ciò
implica un percorso di evoluzione della coscienza individuale.

La reincarnazione, quale mezzo esperienziale ed educativo operante
sulla natura settemplice dell’individualità spirituale è legata in modo
indissolubile alla silenziosa e infallibile Legge (del Karma) che influenza
e spinge l’uomo verso una sempre maggiore perfezione, temprandolo ed
affinandolo attraverso la sofferenza. L’uomo va visto, dunque, come il
salvatore o il distruttore di sé stesso; ed una tale presa di coscienza
eliminerebbe il male dal mondo.

Pietro Francesco Cascino
Gruppo “Ars Regia H.P.B. MILANO
Vice-segretario Generale della Società Teosofica Italiana
Relazione tenuta ad Aosta il 25/05/2013 in occasione del 99° Congresso
Nazionale S.T.I.

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