La dottrina della reincarnazione 2
a cura di E. Valea
B) IL RICORDO DI VITE PRECEDENTI COME PROVA DELLA REINCARNAZIONE
Oggi molti degli occidentali che accettano la reincarnazione sostengono che essa può essere
dimostrata scientificamente. Solitamente basano la loro convinzione sulle cosiddette esperienze di
vite precedenti, che rappresentano l’abilità di alcune persone di ricordare fatti delle loro
presunte vite precedenti.
Vi sono due occasioni in cui si può osservare questo fenomeno. La prima è una sessione di ipnosi, in
cui si tenta di far regredire una persona al tempo che precede la sua nascita. L’altra si ha quando
alcuni bambini spontaneamente ricordano un’identità di una loro vita passata, meravigliando i vicini
con dettagli specifici che coincidono con quelli della vita di una persona defunta. Queste
esperienze possono essere considerate delle prove valide a sostegno della reincarnazione?
LA REGRESSIONE IPNOTICA COME PROVA DELLA REINCARNAZIONE
L’ipnosi può essere definita come un metodo per indurre uno stato alterato di coscienza, che fa sì
che la persona divenga molto ricettiva ai suggerimenti dell’ipnotista. Il metodo è stato in
psicanalisi per il trattamento delle malattie psichiche, evocando gli eventi dolorosi che ne sono
stati causa nel passato (specialmente durante l’infanzia), e poi suggestionando la persona in modo
che possano guarire quelle ferite che ne affliggono ancora il presente.
Sebbene vi siano dei risultati incoraggianti nell’uso di questo tipo di terapia, è un fatto che
l’ipnosi può mischiare la fantasia con i ricordi autentici o addirittura creare episodi interamente
inventati. In stato profondo di ipnosi, alcuni soggetti hanno dichiarato di avere avuto esperienze
“fuori dal corpo” (OOB), e di aver viaggiato in misteriosi luoghi spirituali. Altri hanno avuto
un’esperienza mistica di unità con l’universo.
La regressione ipnotica cominciò ad essere utilizzata come metodo per “ricordare le vite precedenti”
nel 1952, quando Ruth Simmons del Colorado (USA), fu portata mediante ipnosi “indietro nel tempo”
fino a prima della sua nascita. Improvvisamente ella cominciò a parlare con un marcato accento
irlandese, affermando che il suo nome era Bridey Murphy e che viveva in Irlanda nell’anno 1890. Le
sue brevi descrizioni sembravano descrivere bene la società irlandese del tardo 19° secolo. Si
credette allora che era stata trovata la prova scientifica della reincarnazione. Perciò, questo
metodo fu usato da un numero sempre crescente di ipnotisti per ottenere informazioni sulle presunte
vite passate dei loro pazienti.
Recentemente il metodo si è diffuso in molti ambienti e viene usato per spiegare il motivo di paure
e ansie. Durante la regressione, alcuni pazienti adottano personalità diverse, cambiano voce,
comportamento ed espressione facciale. Tutte le informazioni ottenute sono il risultato di un
dialogo tra l’ipnotista e il paziente, in cui le domande devono essere poste in modo semplice e
chiaro al fine di ottenere la giusta risposta.
Fintanto che le informazioni prodotte da queste persone non possono essere state apprese durante
l’arco della loro vita, possiamo desumere che si tratti di reali residui di esperienze di vita
passata. Questa conclusione solleva però diverse difficoltà, in quanto esistono altre spiegazioni
plausibili a questi fenomeni.
Una possibile spiegazione, valida per una parte dei casi, è la criptoamnesia. Così come l’ipnosi può
essere usata per riportare a galla ricordi dimenticati del proprio passato, fatti che non sono più
disponibili alla memoria cosciente, allo stesso modo può essere utilizzata per rievocare
informazioni udite da altre persone, lette nei libri, o viste nei film, in cui il soggetto
dell’ipnosi viene coinvolto come partecipante durante la seduta. La sua memoria subcosciente ha
immagazzinato quelle informazioni e l’ipnosi ne determina l’uso in uno scenario completamente
fittizio. Ian Stevenson, uno dei più importanti ricercatori su questo fenomeno, cita un caso a
conferma di quanto detto:
“Vi è un altro caso inglese che è stato studiato da un docente universitario di Cambridge. Una
giovane donna sembrava in grado di descrivere la vita di una certa Blanche Poynings, vissuta nel 14°
secolo alla corte di Riccardo II. Diede un gran numero di dettagli sulla gente conosciuta da questa
persona, citò diversi nomi propri e parlò del tipo di vita che ella conduceva. Gli studiosi
continuarono a scavare nei suoi ricordi, finché a un certo punto le chiesero specificamente quale
fosse la fonte di quelle informazioni. In stato di trance ipnotica, la ragazza stessa citò i
riferimenti di un libro, Countess Maud, pubblicato verso la fine del 19° secolo; un romanzo classico
vittoriano incentrato sulla corte di Riccardo II. Il soggetto era stato leggermente alterato, ma
essenzialmente ciò che la ragazza aveva descritto proveniva da quel libro. Si scoprì poi che sua zia
aveva in casa una copia del libro. La giovane non ricordava di averlo letto, ma ricordava
distintamente di averne sfogliato le pagine” (Omni Magazine, 10(4):76, 1988).
Un aspetto intrigante delle testimonianze registrate sotto ipnosi è il fatto che esse dipendono
pesantemente dai dati preesistenti nell’attuale conoscenza storica. In molti casi, sebbene le
informazioni corrispondono ai dati storici generalmente riconosciuti, successive scoperte
archeologiche le contraddicono, sollevando seri dubbi sulla veracità di queste “vite precedenti”.
Ian Wilson, un altro importante ricercatore di questi fenomeni, descrive molti casi del genere nel
suo libro Reincarnation (p. 88-90). Una delle persone citate nel libro diceva di essere la
reincarnazione di un antico egizio vissuto durante il regno del faraone Ramses III. Ma invece di
dire che la capitale era “No”, disse che il nome era “Tebe” (quello che i greci usarono molto tempo
dopo). D’altra parte, un antico egizio non avrebbe mai potuto dire di conoscere un faraone basandosi
sul numero (Ramses III), dato che la numerazione dei faraoni fu adottata dagli egittologi vittoriani
durante il 19° secolo. Un altro errore fu il fatto di menzionare l’uso dei sesterzi come moneta, la
quale fu introdotta dai romani solo mille anni più tardi.
Un altro caso riguardava una persona che raccontava di aver assistito agli sbarchi dei vichinghi nel
Nord America durante l’11° secolo. Secondo la descrizione data, essi indossavano elmetti con dei
corni, il che non è storicamente vero. Negli ultimi anni gli studiosi hanno provato che quest’idea,
per quanto comune, è falsa, in quanto i vichinghi indossavano copricapi conici. Gli elmetti cornuti
venivano indossati soltanto durante le cerimonie religiose da individui di alto rango. Questi e
altri casi dimostrano che le esperienze di “ricordi di vite passate” dipendono moltissimo dalla
conoscenza storica che l’uomo ha al momento in cui viene effettuata la seduta di regressione
ipnotica, e che spesso queste informazioni vengono contraddette dalle scoperte più recenti,
dimostrandone l’infondatezza.
Questo è anche il motivo per cui gli scrittori di esperienze di reincarnazione di solito evitano di
menzionare dati specifici che a un esame più attento potrebbero essere confutati.
Un’altra possibile spiegazione per il fenomeno dei ricordi delle vite passate è l’influenza
dell’ipnotista stesso, la cui capacità di suggestionare è una condizione “sine qua non”
all’efficacia dell’ipnosi. L’altro fattore necessario è la ricettività del paziente alle suggestioni
dell’ipnotista. Sebbene le due condizioni determinino l’efficienza dell’ipnosi quando è usata nel
trattamento psichiatrico, nel caso della regressione l’abilità dell’ipnotista di suggestionare può
diventare un grave impedimento all’ottenimento di informazioni reali, in quanto può contaminare la
storia del paziente. Ian Stevenson afferma:
“Nella mia esperienza, quasi tutte le cosiddette personalità precedenti evocate mediante l’ipnosi
sono del tutto immaginarie e sono il risultato del desiderio del paziente di ubbidire ai
suggerimenti dell’ipnotista. Non è un segreto che siamo altamente suggestionabili quando siamo sotto
ipnosi. Questo tipo di investigazione può in realtà essere pericoloso. Alcuni sono stati
terribilmente spaventati dai loro presunti ricordi, e in altri casi le personalità multiple evocate
non sono più scomparse prima di un lungo tempo” (Omni Magazine 10(4):76, 1988).
Sotto ipnosi, il soggetto è pronto ad accettare ogni tipo di distorsione, ad avere la sua realtà
plasmata dalla volontà dell’ipnotista. In molti casi è facile discernere le convizioni religiose
dell’ipnotista nelle storie raccontate dai suoi pazienti.
Il rischio di costruire scenari completamente fittizi mediante l’ipnosi non può essere ignorato.
Anzi è già accaduto molte volte. Ricorderemo i numerosi casi di donne che durante un trattamento
d’ipnosi per problemi comuni scoprirono di aver subito abusi sessuali durante l’infanzia, il che
alla fine si rivelò essere falso.
Persino Freud abbandonò l’ipnosi come metodo di trattamento quando scoprì i tanti casi di falsi
ricordi. Più ancora, fu osservato che i ricordi “scoperti” sotto ipnosi possono arrivare a
sostituire i veri ricordi dopo che la sessione d’ipnosi è terminata, distorcendo completamente la
vita della persona. Questo caso è chiamato “false memory syndrome” (sindrome dei falsi ricordi).
I tribunali specie all’estero sono al corrente di questi pericoli e molti di essi non accettano
testimonianze rese da persone che sono state precedentemente ipnotizzate. Lo stesso dicasi per i
casi di abusi sessuali sui bambini, scoperti mediante ipnosi, che si rivelarono essere falsi. Il
quadro non cambia per i ricordi di vite precedenti e per i ricordi di rapimenti extraterrestri.
Un altro fattore compromettente è la preparazione che la persona subisce prima della seduta: la
persona viene informata dello scopo della regressione, e questo induce in lei una grande
aspettazione. Il desiderio conscio di conoscere la verità sulle sue “vite precedenti” indubbiamente
influenza le risposte date sotto ipnosi.
Una terza possibilità per spiegare questi fenomeni appartiene specificamente al campo della
psichiatria. Le personalità multiple sono conosciute in essa come disturbi della personalità. Una
stessa persona può cambiare nel giro di poco tempo anche fino a 20 diverse personalità, come se
stesse giocando diversi ruoli successivi. Queste personalità contraddittorie hanno mentalità,
comportamenti, voci e persino sessi diversi dalla persona reale. Di solito accade che una delle
personalità conosce e osserva gli atti e i pensieri delle altre, ed è anche in grado di parlare a
nome di tutte.
Dal punto di vista psichiatrico, le testimonianze di vite precedenti confermate mediante ipnosi
possono essere il risultato di un disordine da personalità dissociate indotto attraverso l’ipnosi.
Ciò si è verificato in diversi casi di cura della schizofrenia: nel tentativo di far uscire fuori le
personalità nascoste e reintegrarle con quella reale, molti casi di ipnosi hanno invece prodotto
nuove personalità, che sono rimaste attive anche dopo il trattamento. E’ dunque possibile creare
personalità addizionali e ricordi addizionali mediante l’ipnosi.
Comunque, resta ancora un mistero al quale le interpretazioni naturalistico-scientifiche non hanno
una risposta soddisfacente: come sono distribuiti i ruoli delle “vite passate”, chi decide quale
sarà la prossima a manifestarsi? Non può essere un processo casuale. Ian Wilson scrive: “Da qualche
parte, in qualche modo, deve esserci un “direttore”. E’ come guardare uno show di marionette,
guardare i fili che le animano, senza vedere il burattinaio”. Chi potrebbe essere il regista dello
show delle personalità multiple? La spiegazione naturalistica dice che dev’essere la mente della
persona, laddove la coscienza è suddivisa in entità separate, una delle quali assume il ruolo di
dirigere le altre. A conferma di questo si può dire che a volte, durante l’ipnosi, una certa parte
della mente continua ad essere cosciente, continua a ricevere dati dall’area reale che la circonda.
Il problema irrisolto in questa spiegazione è la motivazione che anima tale entità (rimasta
cosciente nella mente della persona) ad agire in questo modo. Perché dovrebbe ingannare altri
riguardo a delle vite precedenti?
Giungiamo dunque a un’altra possibile spiegazione per il ricordo di vite precedenti. In
parapsicologia è chiamato channeling (canalizzazione), termine che rappresenta il fenomeno di
trasmettere delle informazioni generate da entità spirituali esterne al nostro mondo. Spesso
agiscono attraverso delle persone (i medium) mentre sono in stati alterati di coscienza. Nel
channeling vi sono sempre esseri esterni personali (spiriti) coinvolti nella trasmissione di
informazioni attraverso i medium. L’annichilimento della coscienza normale attraverso l’ipnosi crea
le condizioni ottimali per contattare questi “maestri” esterni, che possono presentare se stessi
come personalità delle vite passate di una persona. Si può rigettare questa ipotesi solo presumendo
che l’entità che sta comunicando attraverso il medium non ha motivo di mentire quando afferma di
essere una personalità reincarnata e non uno spirito esterno.
Esistono moltissimi casi di simili entità che, come è stato scoperto in seguito, hanno mentito;
analizzeremo comunque in dettaglio più avanti la loro possibile identità e le loro motivazioni.
In conclusione, il solo criterio per poter stabilire la veracità dei “ricordi di vita precedente” è
la nostra fiducia nell’ipnotista e nella sua interpretazione di tali ricordi. Esamineremo quindi le
altre “prove decisive” per la reincarnazione attraverso il ricordo di vite passate.
IL RICORDO SPONTANEO DI VITE PRECEDENTI DA PARTE DI BAMBINI
Un’altra categoria di esperienze citate come prove a favore della reincarnazione sono i casi in cui
certe persone, quasi tutti bambini sotto i 10 anni d’età, ricordano spontaneamente eventi di
presunte vite passate, insistendo di essere qualcun altro che ha vissuto in epoche passate. I
dettagli da essi menzionati riguardo ai luoghi, alle persone e agli avvenimenti del passato, circa i
quali normalmente non potrebbero sapere niente, si rivelano corrispondere alla realtà quando si
investiga nell’area indicata.
Le approfondite ricerche del Dr. Ian Stevenson e i suoi libri su questo argomento sono ben noti.
Sebbene i casi di ricordi spontanei di vita precedente da parte di bambini sono significativamente
più pochi delle testimonianze prodotte sotto ipnosi, sembrano però essere molto più convincenti.
I casi delle ragazze indiane Swarnlata e Shanti Devi sono due dei più noti. All’età di 3 anni
(Swarnlata) e 4 anni (Shanti Devi) hanno cominciato ad affermare di aver vissuto in una vita
precedente come mogli e madri di due bambini, in un villaggio lontano. L’elemento più sbalorditivo è
che hanno menzionato fatti specifici relativi alle loro presunte vite precedenti, e quei fatti sono
stati verificati da degli investigatori. Possiamo immaginare quanto siano rimasti sorpresi i figli
della madre defunta nel vedersi visitare da una bambina di 4 anni che asseriva di essere la loro
madre reincarnata (o altri parenti in altri casi simili). Spesso in questi casi si sviluppano dei
disturbi emotivi. Stevenson commenta: “In molti casi questi bambini rigettano i loro genitori
dicendo che non sono i loro veri genitori, e spesso vagano per le strade in cerca della loro vera
casa. In altri casi, insistono per essere riuniti ai loro ex mariti, o mogli, o figli. Un bambino
indiano era così appassionatamente legato a una donna che lui diceva essere stata sua moglie, da
cercare di riaverla indietro, causando grande dolore a se stesso e a lei” (Omni Magazine, 10(4):76,
1988).
Comunque, esistono altre interpretazioni possibili, al di là della reincarnazione. Una di esse è la
possibilità che questi bambini siano venuti in contatto con delle entità spirituali, tramite
channeling. Il bambino in questo caso è inconsapevolmente il “medium”. Ma questa spiegazione non è
convincente, in quanto i bambini non hanno di solito particolare interesse a stabilire un contatto
con gli spiriti.
Una spiegazione alquanto più probabile è la possessione di questi bambini da parte di entità
spirituali esterne. Si tratta di un fenomeno collegato al channeling, ma questa volta la persona è
obbligata a trasmettere il messaggio dello spirito senza avere la possibilità di apportare un
contributo consapevole all’intero processo. In altre parole, la possessione implica che lo spirito
“invasore” entra nel corpo e prende interamente possesso della consapevolezza dell’essere umano,
agendo come se si trattasse di una personalità di una vita passata.
Va ricordato che quasi tutti i casi di ricordi di vite passate sono prodotti da bambini che li
manifestano tra i due e i cinque anni, quando il loro discernimento spirituale è quasi inesistente,
specialmente riguardo alle entità spirituali. Questa situazione li rende particolarmente vulnerabili
ad essere manipolati da spiriti esterni. Durante la crescita, le entità perdono l’influenza che
esecitavano su di loro, il che potrebbe spiegare perché i ricordi di vita precedente nei bambini
scompaiono dopo i 10 anni d’età.
Si può obiettare che questi bambini non manifestano i classici sintomi di una possessione violenta.
Comunque, le azioni violente e incontrollate non sono la sola forma in cui può manifestarsi la
possessione spirituale.
Una conferma dell’ipotesi della possessione si ha in quei casi in cui lo spirito invasore entra nel
corpo del bambino molto tempo dopo la nascita, e solo allora produce i ricordi di vita passata che
vanno ad interferire con la sua personalità. Sono documentati sufficienti casi del genere in
letteratura. Una breve descrizione di tre di questi casi è fornita da Stevenson, nel suo libro
“Twenty Cases Suggestive of Reincarnation”.
Il primo caso riguarda un bambino indiano chiamato Jasbir, di 3 anni e mezzo, che era gravemente
ammalato ed entrò in un coma che la sua famiglia credette essere morte. Si riebbe qualche ora più
tardi, e dopo diverse settimane dimostrò un comportamento completamente diverso, affermando di
essere un brahmino chiamato Sobha Ram, morto in un incidente nel periodo in cui lui (Jasbir) era
malato. Dato che Sobha Ram era morto quando Jasbir aveva già 3 anni e mezzo, questi ricordi di “vita
precedente” ovviamente non possono essere accettati come prova della reincarnazione. Inoltre,
considerando i tempi dell’incidente e la malattia di Jasbir, è probabile che la “reincarnazione”
dell’anima del brahmino ebbe luogo ancora prima che costui fosse fisicamente morto. Per i 3 anni e
mezzo precedenti entrambi avevano vissuto in villaggi vicini. Mentre parlava attraverso Jasbir, il
presunto “brahmino reincarnato” disse che gli era stato indicato di entrare nel corpo del piccolo.
Ci fu dunque un periodo in cui nel corpo di Jasbir erano presenti due diverse personalità: quella
del piccolo e un’altra che sarebbe dovuta essere quella del brahmino. E’ evidente che non può
trattarsi di reincarnazione, ma di possessione da parte di uno spirito che pretendeva di essere
quello del brahmino.
Il secondo caso, è quello di Lurancy Vennum, una bambina di appena 1 anno, che cominciò a
manifestare la personalità di una certa Mary Roff quando questa (Mary Roff) morì. Questa situazione
durò diversi mesi, mentre la “personalità Mary Roff” affermava di aver occupato il corpo vuoto della
bambina. Dopo questo periodo, Mary Roff la lasciò e la bambina riprese in controllo di se stessa. Le
personalità sovrapposte e i messaggi espressi durante quel periodo sono forti indicatori di
possessione, ed escludono ogni possibilità di reincarnazione.
Il terzo caso riguarda un monaco buddista, Chaokhun Rajsuthajarn, nato un giorno prima della morte
di Nai Leng, la personalità che egli dichiarava di essere stato nella sua vita precedente. Stevenson
commenta in un’intervista: “Ho studiato questo caso con grande cura ma non ho trovato alcuna
giustificazione plausibile per questa discrepanza” (Omni Magazine 10(4):76, 1988).
La possessione spiritica può anche spiegare un’altra “prova” per la reincarnazione che sta
diventando molto popolare: la corrispondenza tra le ferite che hanno causato la morte di una persone
e le “voglie” (macchie colorate) sulla pelle dei bambini che affermano di essere la reincarnazione
di qualche persona. Non significa che qualche spirito sia la causa di queste piccole anomalie
fisiche (almeno, non nella grande maggioranza dei casi), ma piuttosto che da esso provenga il
“suggerimento” del loro significato, specialmente in culture dove la maggior parte delle peculiarità
fisiche e comportamentali sono attribuite a delle vite precedenti (Sud Asia, Libano, indiani del
Nord America).
Non molti casi, comunque, necessitano di una spiegazione elaborata come la possessione. La maggior
parte di questi casi sono infatti da scartare perché non hanno alcuna prova scientifica (un rapporto
medico preciso sulle ferite del defunto), o sono stati indotti da adulti che hanno convinto i
bambini a ritenersi la reincarnazione di un certo parente defunto.
Un fattore importante che può confermare la possessione spiritica sono i casi di predizione della
reincarnazione da parte della gente che vi crede fermamente. Ecco un caso scoperto da Stevenson
nella tribù Tlingit in Alaska:
“Un uomo aveva predetto a sua nipote che sarebbe ritornato da lei e le indicò due segni nel suo
corpo. Erano cicatrici di operazioni. Una era sul suo naso. Aveva avuto un’operazione nell’angolo
del suo occhio destro; l’altra era sulla schiena, ma non so a cosa era dovuta. Comunque, l’uomo
disse a sua nipote: Mi riconoscerai perché nel mio corpo ci saranno delle voglie proprio in questi
punti. Morì, e 18 mesi più tardi sua nipote ebbe un bambino che aveva delle voglie sulla pelle
esattamente in quei punti. Io stesso vidi e fotografai quelle voglie. Questo bambino aveva circa
8-10 anni quando lo vidi per la prima volta. La voglia sulla schiena era particolarmente evidente.
Aveva dei piccoli segni circolari ai lati che sembravano precisamente i segni lasciati da
un’operazione chirurgica” (Venture Inward Magazine, settembre/ottobre 1995).
Un’ulteriore indicazione per comprendere i ricordi spontanei di vite passate da parte dei bambini è
il fatto che esse dipendono dalle culture. Molti casi sono riportati in India e altri in paesi del
Sud Asia, dove la reincarnazione è pienamente accettata. I casi asiatici sono sempre i più ricchi di
dettagli rispetto ai casi occidentali. I bambini occidentali che hanno simili esperienze danno
pochissimi dettagli. Quando è possibile verificare alcuni dei dettagli, di solito si scopre che si
tratta di esperienze del passato di altri membri della famiglia. Il condizionamento culturale gioca
sicuramente un ruolo importante in questi fenomeni.
Per questo motivo, Ian Stevenson fu costretto ad ammettere che i casi da lui studiati possono solo
suggerire l’idea di reincarnazione, ma non offrono nulla neanche lontanamente paragonabile a una
prova (Omni Magazine 10(4):76, 1988).
MOTIVI METAFISICI PER RIGETTARE I RICORDI DI VITE PRECEDENTI COME PROVE
Anche se la regressione ipnotica e il ricordo spontaneo di vite passate fossero privi di
contraddizioni, vi sarebbe ancora un motivo importante contrario alla loro veracità: secondo la
dottrina classica della reincarnazione, l’entità che si reincarna è il sè impersonale (atman o
purusha), accompagnato dal debito karmico. Ogni elemento psico-mentale che definisce la personalità
non appartiene al sè o al corpo sottile, e perciò cessa di esistere alla morte fisica. La memoria è
un tale elemento. Essa agisce solo nei limiti di una vita fisica e svanisce alla morte. Se le cose
fossero diverse, se la memoria potesse passare alle vite successive attraverso la reincarnazione,
avrebbe la stessa natura ontologica del sè, il che è assurdo, perché la memoria appartiene al
dominio psico-mentale della personalità.
Di solito viene affermato che il veicolo che trasporta le impressioni psichiche da una vita
all’altra è il corpo sottile (sukshma sharira nella Vedanta) o il deposito karmico (karmashaya nel
Samkhya-Yoga). Anche se alcuni dicono che questi due elementi agiscono come una sorta di memoria
conscia delle vite precedenti, non possono rappresentare una terza natura ontologica (differente sia
dal sè che dal dominio psico-mentale), che potrebbe giocare il ruolo di memoria personale
trasmissibile da una vita all’altra.
Il karmashaya e il sukshma sharira sono mere espressioni del modo in cui il karma registra i debiti
del passato. Dal momento che il karma rappresenta una legge meccanica e impersonale che funziona con
precisione matematica, il karma stesso non può giustificare lo stato di una persona ad un certo
momento. In altre parole, l’uomo non può comunicare con il suo karma. Il karma spinge semplicemente
l’individuo in uno scenario preordinato, senza comunicare quali debiti devono essere pagati dalle
vite precedenti.
Anche se ci sono delle tecniche di meditazione speciali per ottenere alcune informazioni limitate
sulle vite passate (lo Yoga-Sutra menziona ad esempio la pratica del samyama), esse sono disponibili
sono agli yogi avanzati. E anche allora, la veracità di tali informazioni ottenute in stato di
coscienza alterata è quantomeno dubbio.
Il debito karmico della persona può al massimo essere immaginato per intuito. Ad esempio, i
reincarnazionisti suppongono che un uomo che viene assassinato abbia ricevuto la giusta ricompensa
per l’aver egli stesso commesso omicidio in una sua vita precedente. Neppure i ricordi di tali vite
possono dare informazioni sui “peccati” commessi durante quelle vite. Queste esperienze non cercano
di provare la giustizia del karma, ma solo che le vite passate sarebbero reali. In altre parole, gli
scenari “ricordati” non indicano quali fattori delle vite precedenti hanno prodotto l’incarnazione
attuale, ma si limitano a convincerci che abbiamo vissuto delle vite precedenti e che dobbiamo
credere alla reincarnazione.
A causa delle considerazioni metafisiche sopra menzionate, molti guru orientali non considerano i
ricordi di vite passate come prove valide per la reincarnazione. Nel periodo in cui Stevenson stava
compiendo i suoi studi tra dei bambini indù che affermavano di ricordare le loro vite precedenti,
incontrò uno swami indù dell’ordine Ramakrishna. Egli commentò così quei casi: “Si, è vera [la
reincarnazione], ma non fa alcuna differenza, perché noi in India abbiamo tutti creduto nella
reincarnazione e l’abbiamo accettata come fatto, eppure non ha fatto nessuna differenza per noi.
Abbiamo tanti roghi e uomini malvagi qui in India come li avete nell’occidente” (Venture Inward
Magazine, settembre/ottobre 1995).
Tali ricordi sono ricercati e apprezzati principalmente dagli occidentali, probabilmente a causa
della loro errata comprensione della dottrina della reincarnazione e anche a motivo dell’apparenza
pseudo-scientifica. L’argomento principale per la reincarnazione in oriente ha tutt’altra natura e
sarà ora analizzato.
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