La fede può operare miracoli…
di Swami Sivananda
(DAGLI SCRITTI DI SWAMI SIVANANDA DI RISHIKESH, INDIA)
– UN DISCEPOLO: LA FEDE PUO’ OPERARE MIRACOLI –
Un grande Guru, che viveva sulle rive di un grande fiume e che aveva molte centinaia di discepoli
sparsi dovunque, una volta li convoco’ tutti, dicendo di volerli vedere prima della sua morte, che
sarebbe avvenuta presto. I discepoli favoriti del grande Guru, che vivevano sempre con lui, si
fecero ansiosi e gli si tennero vicini giorno e notte, perche’ pensavano che potesse rivelare loro
finalmente il segreto che lo rendeva tanto grande; temendo tutti di poter perdere una simile
occasione, attendevano con attenzione il momento in cui il mistero sarebbe stato rivelato.
Anche se il Guru aveva insegnato loro molti Mantra segreti, non avevano acquisito poteri e
credevano, quindi, che il Guru avesse tenuto per se’ il metodo che lo rendeva grande. A ogni ora
altri discepoli arrivavano da ogni parte e cominciavano ad attendere con grande aspettativa. Fra gli
altri, venne anche un umile discepolo, il quale viveva lontano, sulla riva opposta del fiume, che
era in piena ed era troppo turbolento per permettere a una barca di attraversarlo. L’umile discepolo
non poteva aspettare, perche’, nel frattempo, il Guru sarebbe potuto morire, ma che poteva fare?
Sapeva che il Mantra insegnatogli dal suo Guru era onnipotente e capace di realizzare qualsiasi
cosa, e la sua fede era tale che, cantando il suo Mantra con fede e con devozione, pote’ camminare
sul fiume. Tutti i discepoli che assistettero all’evento rimasero sorpresi dei suoi poteri e, quando
riconobbero in quel discepolo una persona che era venuta, molto tempo prima, dal loro Guru, era
rimasta per un solo giorno e se n’era andata dopo essere stata istruita in qualcosa, tutti pensarono
che il Guru avesse rivelato a lui il segreto.
In tono severo chiesero al loro Guru perche’ li avesse ingannati in quel modo, anche se lo avevano
sempre servito umilmente per anni e perche’ avesse ceduto quel segreto a uno straniero che era
rimasto li’ soltanto per un giorno, molto tempo prima. Con un sorriso il Guru li invito’ alla calma,
poi convoco’ alla sua presenza il discepolo umile e gli ordino’ di dire agli altri discepoli cosa
gli avesse insegnato molto tempo prima.
L’ansioso gruppo di ascoltatori rimase sconcertato per lo stupore quando gli senti’ borbottare, con
reverenziale timore, con venerazione e con devozione il nome di “Kudu-Kudu”. A quel punto il Guru
disse:
“Sentite, lui ha creduto in esso e ha pensato di aver ricevuto l’indizio che portava al tutto, ed e’
stato ricompensato per la sua fede, la sua concentrazione e la sua devozione. Voi, pero’, avete
sempre dubitato, pensando che rimanesse ancora qualcosa da scoprire, anche se vi ho rivelato Mantra
di grande potere. Questo ha distratto la vostra concentrazione e nella vostra mente ha messo radice
l’idea di un grande segreto.
Stavate pensando costantemente all’imperfezione del Mantra e questa concentrazione non intenzionale
e inosservata sull’imperfezione vi ha resi imperfetti.”
IL DISCEPOLO E IL TEMPIO
C’era una volta un tempio, in una piccola citta’ montana, vicino a un fiume sacro. Il tempio aveva
una porta chiusa molto saldamente e priva di maniglia, che poteva essere aperta soltanto cantando il
nome del Signore. A intervalli di qualche anno tutti i santoni e i sadhus venivano invitati al
tempio e a sedere e a cantare, a turno, uno dei nomi di Dio, davanti alle porte del luogo di culto:
se avesse accettato le loro offerte, Dio stesso ne avrebbe aperto i battenti.
Non lontano dalla citta’ c’era una grotta in cui vivevano un cantore di Mantra molto famoso e un
giovane, che condividevano la loro pratica del Mantra, dormivano per lo stesso periodo di tempo,
mangiavano insieme e meditavano insieme. La grotta era molto piccola, quindi era necessario che
coordinassero le loro attivita’, in modo da non disturbarsi a vicenda e, dal momento che adoravano
entrambi lo stesso aspetto di Dio, fra loro esisteva un’armonia che era quanto di piu’ perfetto puo’
esservi fra due persone dedite allo spirito. Secondo la tradizione, i due si recarono al tempio e
l’opportunita’ di sedersi a cantare davanti alle porte del tempio venne data prima all’uomo piu’
anziano.
Questi sedette davanti ai battenti e levo’ con il canto il cuore e l’anima a Dio. Dopo due settimane
le porte si aprirono con un rumore violento. Giunse quindi il turno dell’uomo piu’ giovane, che
sedette a sua volta davanti alle porte del tempio e prese a cantare. Passo’ una settimana, ne
passarono due e poi tre. Secondo la tradizione nessuno rifiutava di sedere davanti alle porte del
tempio e cantare, non importava quanto tempo questo potesse richiedere, quindi il giovane prosegui’
il canto per un mese, due mesi, poi addirittura tre mesi. All’improvviso ci fu un grande scoppio di
tuono e le porte del tempio si aprirono con una forza tale da scagliare a terra tutti i presenti per
lo spostamento d’aria.
Il giovane torno’ a casa, sedette sotto un albero e si mise a piangere, dicendo:
“Signore, sono cosi’ lontano, cosi’ tanto lontano da te che mi ci e’ voluto tutto questo tempo per
aprire le porte del tempio? Cosa ho fatto? Dimmelo, ti prego.”
Il Signore gli concesse allora una visione e replico’:
“Accantona le tue preoccupazioni, figlio mio. Ero cosi’ deliziato dal tuo canto che mi sono
dimenticato di aprire la porta.”!
UN VERO GURU
Queste sono le caratteristiche di un vero Guru: ha la completa conoscenza dell’Io e dei Veda, sa
rimuovere i dubbi degli aspiranti, ha una visione equanime delle cose e una mente equilibrata. E’
libero da egoismo, ira, lussuria, avidita’ e dall’orgoglio. Alla sua presenza una persona ottiene
Santi e l’elevazione della mente. In India, la terra sacra della filosofia Advaita, la terra che ha
generato Sri Sankar, Dattatreya, Vam Dev e altri che predicavano l’unita’ della vita e della
consapevolezza, e’ adesso diffuso il settarismo, tanto che e’ difficile contare il numero di sette
che oggi vi prevalgono…
Una discordia senza speranza e la disarmonia regnano dovunque, i discepoli di un Guru lottano contro
i discepoli di un altro Guru. Lord Chaitanya, Sri Guru Nanak, Swami Dayananda erano tutti cattolici,
anime elevate. Tutti i loro insegnamenti erano sublimi e universali, non hanno mai voluto stabilire
sette o culti individuali; e, se fossero vissuti adesso, si sarebbero rammaricati per le azioni dei
loro seguaci… Un maestro spirituale non dovrebbe mai creare una sua setta, in quanto fondare una
setta significa creare un centro ispiratore di lotta che disturba la pace del mondo…
Un insegnante puo’ fondare una scuola che diffonda ampi principi universali e dottrine che non
entrano in conflitto con i principi di altri e che possono essere universalmente accettati e seguiti
da tutti. Alcuni [insegnanti spirituali]… non hanno creato un Ashram… non hanno tenuto
conferenze… non hanno avuto discepoli, e tuttavia i loro nomi sono stati trasmessi come quelli di
celebri maestri. Essi hanno creato un’impressione indelebile nella mente delle persone con la loro
vita esemplare… Le vibrazioni di un’anima realizzata purificano tutto il mondo, anche se
quell’anima rimane isolata in una remota grotta sull’Himalaya…
Puo’ un paziente valutare i meriti di un medico non appena entra nel suo studio? I discepoli
ignoranti, che non hanno esperienza riguardo al sentiero dello spirito, cominciano immediatamente a
mettere alla prova e a esaminare il loro Guru, arrivano a conclusioni affrettate e a deduzioni
basate sulle apparenze esteriori e sul modo di vivere… Anche se si vive insieme [ad anime
realizzate] non si puo’ capire a fondo il loro cuore e la profondita’ del loro sapere. L’Jnana e le
esperienze spirituali sono condizioni interiori. Un giovane con poco addestramento… si atteggia a
Guru… le persone superficiali e ignoranti vengono ingannate… le donne sono facilmente raggirate,
vengono attratte dalla musica dolce e dalla melodia…
Questi Guru le influenzano facilmente, ne fanno i loro strumenti… le sfruttano. Aprite gli
occhi… usate la ragione… state attenti ai Guru fasulli… alcuni si creano dei discepoli per
farsi servire quando diventano vecchi.
DEVOZIONE AL GURU Il Guru e’ Brahma stesso… una sua parola e’ una parola di Dio. Perfino la sua
presenza, o compagnia, e’ esaltante, ispira e incita… Vivere insieme a lui e’ educazione
spirituale. Lui conosce il sentiero dello spirito, conosce le trappole e le insidie lungo la strada
e avverte per tempo gli studenti. E’ lui quello che rivede i vecchi, sbagliati, perniciosi Samskara
degli aspiranti, che rimuove il velo dell’Avidya, tutti i dubbi, Moha, le paure ecc., desta la
Kundalini e apre l’occhio interiore dell’intuito. Un aspirante assetato di verita’, che ha profonda
fede nel suo Guru e che e’ molto impaziente di assorbirne gli insegnamenti puo’ bere il nettare
soltanto da lui e puo’ attingere dal suo Guru in proporzione all’intensita’ e al grado della fede
che ha nei suoi confronti. Il Guru mette alla prova i discepoli in diversi modi.
Alcuni di essi lo fraintendono e perdono la fede in lui, con la conseguenza di non trarre beneficio
dai suoi insegnamenti. Lo studente e l’insegnante dovrebbero vivere insieme come un padre e un
figlio affezionato, con estrema sincerita’ e devozione; l’aspirante dovrebbe avere un atteggiamento
di estrema ricettivita’, in modo da assorbire gli insegnamenti del maestro, perche’ soltanto in
questo caso trarra’ da essi beneficio spirituale. Nelle fasi iniziali, il discepolo si trovera’ a
dover affrontare molte difficolta’ e dubbi lungo il suo sentiero, quindi dovra’ avere qualcuno a cui
potersi rivolgere per chiarire tali perplessita’. Si dovrebbe essere attenti nella scelta del Guru e
non lasciarsi trasportare dalla convinzione che qualcuno possegga un grande Mahatma…
Non si dovrebbe cambiare Guru dopo averne scelto uno… E’ bene vivere con [il Guru e i suoi
discepoli] o frequentarli per qualche tempo… Se il Guru esprime un punto di vista contrario e’
necessario ascoltarlo, ma non cambiare il proprio principio centrale e basilare… E’ soltanto il
Guru colui che puo’ scoprire i vostri difetti. La natura dell’egoismo e’ tale che non sarete in
grado di vedere da soli le vostre mancanze… Sul sentiero dello spirito dovrete estrarre le vostre
stesse ossa, ridurle in polvere, ricavarne olio e far ardere lo stoppino con tale olio per parecchi
anni. Soltanto allora Dio apparira’ davanti a voi…
Qual’ e’ la natura della vostra meta? E’ l’immortalita’. Non vi pare che per ottenerla sia giusto
impegnarsi con fatica? Il Karma Yoga e’ estremamente necessario per l’evoluzione dell’uomo… La
perfezione etica puo’ essere ottenuta soltanto seguendo le istruzioni del vostro Guru e praticando
il sacrificio dell’altruismo… Per un Karma Yogin l’impegno e’ adorazione… questo e’ il modo per
annullare orgoglio, vanita’ e una falsa idea di superiorita’. L’energia e’ indistruttibile. Cio’ che
ho detto non sara’ vano. Quando viene emesso, un suono non va mai perduto e tutti coloro che sono in
sintonia con le mie vibrazioni trarranno beneficio dal mio discorso. IL GURU E IL DISCEPOLO Dal
momento che e’ sotto l’influenza di un’ignoranza senza inizio, l’uomo ha bisogno dell’aiuto di un
Precettore per arrivare all’Autorealizzazione. Come non puo’ vedere la propria schiena, cosi’ un
uomo non puo’ vedere i propri errori.
Quando si vive con il proprio Guru si deve essere preparati a svolgere con disponibilita’ qualsiasi
lavoro venga da lui assegnato. Un aspirante che si prodiga per il suo Guru, con grande devozione,
nei servizi personali, purifica in fretta il proprio cuore, e questo e’ il modo piu’ sicuro e piu’
facile per arrivare all’autopurificazione. L’intensa dedizione nei confronti del proprio Guru e il
fedele rispetto dei suoi insegnamenti sono le qualita’ essenziali per essere un vero discepolo…
Guru bhakti attinge alla grazia del Precettore e concede in ultima istanza illuminazione e
benedizione…
La grazia del Guru fluisce verso il discepolo, se questi ha un atteggiamento di effettiva
ricettivita’ e ha fede sincera nei confronti del suo Guru. L’ego individuale, le idee preconcette, i
pensieri meschini, i pregiudizi e gli interessi personali dovrebbero essere abbandonati, in quanto
ostacoli alla messa in pratica degli insegnamenti e delle istruzioni del Guru… E’ necessario
abbandonarsi completamente per ottenere la Grazia del Guru… L’amore per il Guru dovrebbe generare
amore per tutto l’universo, perche’ si dovrebbe vedere lui in tutto. Il sentiero spirituale non e’
come la stesura di una tesi di laurea, e’ una cosa del tutto diversa, in cui l’aiuto di un
insegnante e’ necessario in ogni momento. Al giorno d’oggi, i giovani aspiranti diventano
autosufficienti, arroganti e assertivi, a loro non importa di adempiere agli ordini di un Guru…
Vogliono l’indipendenza fin dall’inizio. Applicano in maniera assurda e con intelletto pervertito la
Dottrina Neti-Neti.
Se non si riesce ad avere un Guru ideale, si puo’ accettare anche un uomo che ha percorso per alcuni
anni il sentiero della realizzazione, che e’ retto e onesto, privo di egoismo e di orgoglio, che ha
un buon carattere e una buona conoscenza dei Sastra. Guardatevi dagli pseudo-Guru… [che] esibiranno trucchi, o espedienti mirabolanti per attirare la gente… non vi lasciate ingannare
dalle belle parole. Guru e discepolo dovrebbero conoscere, a fondo, ciascuno la natura dell’altro.
Lo studente dovrebbe essere in grado di esplorare le idee e i principi del suo Guru e, a sua volta,
questi dovrebbe essere in condizione di individuare i difetti e le imperfezioni dello studente. Al
Guru dovrebbe essere permesso di effettuare uno studio completo della natura interiore
dell’aspirante… Il discepolo dovrebbe mettere a nudo ogni difetto e debolezza… permettere di
essere messo alla prova dal suo Guru in modo che questi abbia assoluta fiducia in lui.
GURU E INIZIAZIONE
E’ meglio se si riesce a ricevere il Mantra dal proprio Guru, in quanto migliore e’ l’effetto sul
discepolo. Il maestro impartisce il suo Shakti insieme al Mantra. Se non si riesce a trovare un
Guru, si puo’ scegliere un Mantra, a seconda dei propri gusti e delle proprie esigenze e ripeterlo
quotidianamente con il pensiero, con Shraddha e Bhava.
Anche in questo modo si persegue la purificazione e si ottiene la realizzazione di Dio. Non e’
necessario che il metodo dell’iniziazione…. sia lo stesso per ogni devoto. A seconda delle
esigenze dell’aspirante il Signore predisporra’ per lui una guida adatta al temperamento del Sadhak.
Iniziazione, ispirazione e conseguimento del sapere dipendono dagli sforzi personali dell’aspirante
e dalla sua serieta’. La grazia del Signore discende su di lui, a tempo debito, quando la sua lotta
continua e paziente per la realizzazione non e’ piu’ necessaria. Alcuni, come Yogi Milarepa, devono
servire duramente il loro maestro per un lungo periodo di tempo, mentre altri ottengono
immediatamente l’iniziazione.
Questo dipende dal Sadhana spirituale e dall’evoluzione del Sadhak. Lo Yogi Milarepa ha dovuto
affrontare una serie di difficolta’ quando era al servizio del suo Guru, ha dovuto compiere atti
sovrumani di eroismo e di coraggio prima di essere iniziato. Saggi e rishi antichi hanno sottoposto
i loro discepoli a severe prove, prima di concedere loro la propria fiducia. Intuitivamente sapevano
se uno studente era adatto all’iniziazione. Ai neofiti veniva affidato il compito di custodire le
vacche, di procurare nella foresta combustibile per l’Ashram, di lavare gli abiti del Guru e di
svolgere altre faccende che possono apparire molto umili agli occhi dei moderni Sadhaka. Per Sadhaka
come Sweataketu, Indra, Satyakama, e altri ancora, ognuno di questi lavori era un atto di yoga, o di
adorazione, nei confronti del Guru. Per loro nulla era umile e dedicavano tutte le loro attivita’ al
loro maestro, senza motivazioni egoistiche.
Di conseguenza hanno presto conseguito il Chitta Shuddi, hanno studiato e dominato i Veda e, infine,
hanno acquisito la conoscenza dell’Io Supremo. Gutama scelse quattrocento vacche magre e deboli e
chiese a Satyakama Jabala, il suo discepolo, di accudirle e di tornare da lui soltanto dopo che
fossero diventate mille. Prima di desiderare la grazia del suo maestro, l’aspirante la deve
meritare. La grazia divina giunge soltanto quando il devoto ne ha un’effettiva sete e quando e’
pronto a riceverla. Se viene accostato da un aspirante che vuole percorrere il sentiero del sapere,
un santone Bhakta puo’ indirizzarlo per l’iniziazione a un Guru vero e proprio… ma un santo
arrivato alla perfetta realizzazione puo’ concedere l’iniziazione lungo qualsiasi sentiero.
E’ molto difficile conoscere il particolare yoga mediante il quale il Guru ha raggiunto la
perfezione, a meno che lui stesso non lo riveli all’aspirante per compassione. Nessun Sadhak sara’
tanto coraggioso da rivolgere una simile domanda al suo Guru, per timore di essere considerato
impertinente. Tranne che nei casi di Sadhak gia’ avanzati, l’iniziazione giunge dopo un periodo di
lungo e paziente servizio nei confronti del precettore. Durante tale servizio il discepolo dovrebbe
entrare in stretto contatto con il Guru e cercare di assorbire tutte le sue buone qualita’.
Se nella sua natura e’ accentuata la tendenza a trovare difetti negli altri, il discepolo non
riuscira’ a imparare nulla dal precettore e il suo progresso spirituale arrivera’ a un punto morto.
In assenza di un Sad-Guru arrivato alla realizzazione, gli aspiranti anziani che hanno percorso per
lungo tempo il sentiero spirituale, che sono al di sopra dei desideri deteriori, che hanno servito a
lungo i loro precettori e che sono Sannyasin, possono anch’essi aiutare un neofita… Se non e’ in
grado di trovare un simile aspirante avanzato, un neofita puo’ seguire gli insegnamenti contenuti
nei libri scritti da santoni arrivati alla realizzazione… tenendo con se’ una foto di un Guru
realizzato e adorandola con fede e devozione.
A poco a poco il neofita ne trarra’ ispirazione. Il Guru potrebbe addirittura apparire in sogno
all’iniziato e dargli ispirazione al momento opportuno. Il discepolo diventa come il Guru, dopo aver
seguito per qualche tempo le sue istruzioni… Un vero discepolo e’ colui che segue le istruzioni
del Guru nella lettera e nello spirito, che diffonde fino alla fine della sua vita gli insegnamenti
del Guru fra anime meno evolute lungo il sentiero.
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