La forza ispiratrice degli Aforismi di Gandhi
Tratto da:
M. K. GANDHI
< Aforismi e pensieri >
A cura di Massimo Baldini
(Il sentiero della non violenza richiede molto
più coraggio di quello della violenza)
TASCABILI ECONOMICI NEWTON
INTRODUZIONE 9
Gandhi è stato definito “un Diogene nell’azione, un San Francesco
nell’umiltà, un Socrate nella saggezza. Alcuni hanno sostenuto che praticò
la “religione dell’umanità”; altri, hanno affermato che “ascoltarlo, quasi
sempre è vita religiosa” .
Indubbiamente, l’unica categoria che può illuminare tutti gli aspetti della
sua avventura umana e intellettuale è quella religiosa. Del resto,
presentando la sua Autobiografia, Gandhi parla della sua vita come di un
insieme di “esperimenti in campo spirituale” 1 e afferma:
“Ciò che voglio raggiungere – e che faticando e soffrendo ricerco da
trent’anni – è l’autopercezione, trovarmi faccia a faccia con Dio, arrivare
al Moksha. Io vivo e agisco e sono a questo scopo, tutto ciò che dico e che
scrivo, tutti i miei sforzi in campo politico, hanno questo fine ultimo”.
Gandhi fu un grande mistico, un grande cercatore di verità e, cioè, di
Dio, poiché, come egli amava ripetere, “la Verità è Dio”. Egli ebbe a
dichiarare a più riprese di non sentirsi un Mahatma, ma di essere, a sua
volta, in cerca di un guru.
Non riteneva neppure di aver compiuto cose eccezionali; aveva cercato solo
di raggiungere la verità e i sistemi per raggiungerla erano alla portata di
tutti.
“Mi sono convinto, egli scriveva, che ‘ciò che posso fare io lo può fare
anche un bambino: i sistemi per raggiungere la verità sono semplici e ardui
nel contempo, possono sembrare difficilissimi ad una persona arrogante e
facilissimi invece ad un innocente. Colui che ricerca la verità dovrebbe
essere meno che polvere, la gente calpesta la polvere, ma l’umiltà di colui
che ricerca la verità dovrebbe essere tale d indurlo a lasciarsi schiacciare
anche dalla polvere'”.
(MASSIMO BALDINI)
– La preghiera e il silenzio –
Dio ha migliaia di nomi, o piuttosto, Egli è il Senzanome. Possiamo
adorarLo o pregarLo con qualsiasi nome ci piaccia.
Alcuni Lo chiamano (Rama), altri (Krishna), altri ancora Lo chiamano
(Rahim), e infine c’è chi Lo chiama (Dio). Tutti adorano lo stesso spirito,
ma come non tutti i cibi incontrano ogni gusto, nemmeno tutti i nomi
esercitano lo stesso richiamo su tutti. Ognuno sceglie il nome secondo le
proprie associazioni; Dio, essendo Colui che abita dentro di noi,
l’Onnipotente e l’Onnisciente, conoscerà i nostri più riposti sentimenti e
risponderà ad ognuno secondo i propri meriti.
L’adorazione è preghiera, perciò, non va eseguita con le labbra, ma con
il cuore. Ecco perché possono levarla tanto il muto che il balbuziente,
tanto l’ignorante che lo stupido. E le preghiere di coloro le cui lingue
sono dolci come nettare, ma che hanno il cuore pieno di veleno, non vengono
mai ascoltate. Colui che, perciò, voglia pregare Dio, deve mondare il
proprio cuore.
(Young India),(24 settembre 1925, p. 331)
La supplica, l’adorazione, la preghiera non sono superstizioni, sono atti
più reali del mangiare, del bere, del sedere o del camminare. Non è
un’esagerazione dire che essi soli siano reali e che tutto il resto sia
irreale.
Tale adorazione, o preghiera, non è una folata di eloquenza; non è un
puro omaggio a parole. Si sprigiona dal cuore. Se, perciò, raggiungiamo la
purezza del cuore di quando è “svuotato di tutto tranne che d’amore”, se
accordiamo ogni corda nel modo appropriato, esse “vibreranno di una musica
inaspettata”.
La preghiera non ha bisogno di discorsi. Essa è per sua natura
indipendente da ogni sforzo dei sensi. Non ho il minimo dubbio che la
preghiera sia un infallibile mezzo di pulizia del cuore dalle passioni. Ma
va associata alla massima umiltà.
(An Autobiography or The Story of My Experiments with Truth),(pp. 51-52)
E’ meglio, quando si prega, avere un cuore senza parole piuttosto che
delle parole senza un cuore.
(Young India),(23 gennaio 1930, p. 25)
Io credo che la preghiera sia l’anima e l’essenza stessa della religione,
e perciò la preghiera deve essere il nocciolo della vita di un uomo, dato
che nessun uomo può vivere senza religione. Vi sono alcuni che
nell’egocentrismo della propria ragione affermano di non aver nulla a che
spartire con la religione. E’ come se un uomo dicesse che respira, ma che
non ha naso. Vuoi per ragione, vuoi per istinto, o per superstizione, l’uomo
deve per forza ammettere una qualche sorta di relazione con il divino.
Nemmeno il più incallito agnostico, o ateo, potrà negare il bisogno di un
qualche principio morale, rispetto a cui distinguere fra bene e male, a
seconda dell’osservanza o dell’inosservanza dello stesso.
(Young India),(23 gennaio 1930, p. 25)
La preghiera è, o postulativa, o, nel suo senso più ampio, una comunione
interiore. In entrambi i casi il risultato è lo stesso. Anche quando si
prega per chiedere qualcosa, la richiesta dovrebbe riguardare la pulizia e
la purificazione dell’anima, al fine di liberarla dagli strati di ignoranza
e tenebra in cui è avvolta. Dunque, chi brama di risvegliare il divino in sé
deve ricorrere alla preghiera. Ma, la preghiera non è un mero esercizio
della bocca, o delle orecchie, né una mera ripetizione di formule vuote. Non
serve a niente ripetere ‘Ramanama’, finché si vuole, se l’anima non è
partecipe. Nella preghiera è meglio avere un cuore senza parole che delle
parole senza il cuore. La preghiera deve rispondere distintamente al
richiamo dello spirito che la brama. Un’anima affamata gusterà una preghiera
sentita proprio come un uomo affamato gode di un pasto sostanzioso.
(Young India),(23 gennaio 1930, p. 25)
La preghiera non ha bisogno di parole. E’ di per se stessa indipendente
da qualsiasi sforzo sensoriale. Non ho il minimo dubbio che la preghiera sia
un mezzo infallibile per ripulire il cuore dalle passioni. Ma deve
combinarsi con la massima umiltà.
(An Autobiography) (1966), p. 54)
L’uomo che prega sarà in pace con se stesso e con il mondo intero, l’uomo
che si occupa degli affari del mondo senza un cuore disposto alla preghiera
sarà miserabile e renderà miserabile anche il mondo.
(Young India), 23 gennaio 1930, p. 26)
La preghiera serve a ricordare Dio e a purificare il cuore; può essere
offerta anche quando si resta in silenzio.
(Harijan),(20 aprile 1947, p. 118)
Una preghiera sentita è indubbiamente lo strumento più potente di cui
l’uomo disponga per sconfiggere la viltà e tutte le altre inveterate cattive
abitudini.
(Young India),(20 dicembre 1928, p. 420)
Come il corpo ha bisogno del cibo, l’anima ha bisogno della preghiera. Un
uomo può essere in grado di fare a meno del cibo per un certo numero di
giorni […] ma, se crede in Dio, non può, non dovrebbe vivere un momento
senza preghiera.
(Young India),(15 dicembre 1927, p. 424)
Non andiamo al tempio ad adorare l’immagine di pietra, o di metallo, ma
Dio che vi risiede. L’immagine diventa ciò che l’uomo la fa diventare. Essa
non ha un potere indipendente dalla santità di cui l’investe l’adoratore.
Perciò ognuno, compresi i bambini, dovrebbe osservare perfetto silenzio
durante la preghiera.
(Harijan),(28 aprile 1946, p. 112)
La preghiera è impossibile senza una viva fede nella presenza di Dio
dentro di noi.
(Young India),(20 dicembre 1928, p. 420)
La preghiera è la prima e l’ultima lezione nell’apprendere la nobile e
coraggiosa arte di sacrificarsi nelle varie circostanze della vita,
culminanti nella difesa della libertà e dell’onore della propria nazione.
(Harijan),(14 aprile 1946, p. 80)
L’uomo ripete spesso il nome di Dio a pappagallo e si aspetta dei frutti
dall’agire così. Il vero cercatore deve avere quella fede viva che scacci la
menzogna della ripetizione meccanica non soltanto dal proprio cuore, ma
anche da quello degli altri.
(Harijan),(5 maggio 1956, p. 113)
La preghiera “è la chiave del mattino e il catenaccio della sera”.
(Young India),(23 gennaio 1930, p. 25)
Chi ha provato la magia della preghiera può fare a meno del cibo per
giorni e giorni, ma non può resistere un solo momento senza preghiera.
Perché, senza preghiera, non c’è pace interiore.
(Young India),(23 gennaio 1930, p. 25)
Dovrebbe essere regola generale quella di non rimandare le preghiere per
amore di nessuno al mondo. Il tempo di Dio non si ferma mai. Fin dall’inizio
la ruota del Suo tempo continua a girare senza soste. Anzi, non c’è inizio
per Lui o per il Suo tempo […] Come ci si può permettere di non cogliere
l’occasione di offrire preghiere a Colui il cui orologio non si ferma mai?
(Harijan),(5 maggio 1946, p. 113)
Non faccio nulla senza la preghiera. L’uomo è un essere fallace. Non può
mai essere sicuro dei propri passi. Ciò che può sembrargli una risposta alla
preghiera potrebbe essere soltanto un’eco del proprio orgoglio. L’uomo deve
darsi come guida infallibile un cuore perfettamente innocente, incapace di
fare del male.
(Young India),(25 settembre 1924, p. 113)
Il vero pentimento è un requisito essenziale della preghiera.
(Harijan),(21 aprile 1946 p. 94)
La vera meditazione consiste nel chiudere gli occhi e le orecchie della
mente a tutto ciò che non sia l’oggetto stesso della propria devozione. Per
cui la chiusura degli occhi durante le preghiere è un aiuto a tale
concentrazione. La concezione umana di Dio è’, naturalmente, limitata.
Ognuno deve, perciò, pensarLo come meglio gli aggrada, sempre che la
concezione si pura ed edificante.
(Harijan),(18 agosto 1946, p. 265)
Può pregare com sincerità solo colui che è convinto di avere Dio dentro
di sé. Chi non possegga tale convinzione può fare a meno di pregare. Dio non
si offenderà, ma posso dire per esperienza che chi non prega è certamente un
perdente.
(Harijan),(18 agosto 1946, p. 265)
Un cercatore della verità deve stare in silenzio.
(Young India),(6 agosto 1925 p. 274)
L’esperienza mi ha insegnato che il silenzio fa parte della disciplina
spirituale di un seguace della verità. L’inclinazione a esagerare, a
reprimere, o distorcere la verità, volenti o nolenti, è una debolezza
naturale dell’uomo, e il silenzio è necessario per superarla. Un uomo di
poche parole raramente sarà irriflessivo nei suoi discorsi; misurerà ogni
parola.
(An Autobiography or The Story of My Experiments with Truth),(p. 45)
Il silenzio delle labbra cucine non è silenzio. Si può raggiungere lo
stesso risultato tagliandosi la lingua, ma nemmeno quello sarebbe silenzio.
E’ silenzioso colui che, potendo parlare, non proferisce alcuna parola
inutile.
(Harijan),(29 aprile 1933, p. 5)
La preghiera serve a ricordare Dio e a purificare il cuore, e la si può
offrire anche osservando il silenzio.
(Harijan),(20 aprile 1947, p. 118)
Siccome credo che la preghiera silenziosa sia spesso una forza più
potente di ogni atto esplicito, nella mia impotenza prego continuamente,
fiducioso che la preghiera di un cuore puro non resti mai inascoltata.
(Young India),(22 settembre 1927, p. 321)
Non c’è verità in un uomo che non sappia controllare la propria lingua.
(Young India),(17 settembre 1925, p. 318)
La preghiera è il solo mezzo per portare ordine, pace e quiete nei
nostri atti quotidiani […] Prendetevi cura della cosa vitale e tutto il
resto si aggiusterà da solo. Rettificate un angolo di un quadrato e tutti
gli altri andranno automaticamente a posto.
(Young India),(23 gennaio 1930, p. 26)
La preghiera non è un ozioso passatempo per vecchie signore. Propriamente
compresa e applicata, è lo strumento d’azione più potente.
(Harijan),(14 aprile 1946, p. 80)
Dio risponde alla preghiera a modo Suo, non a modo nostro. I Suoi modi
sono differenti da quelli dei mortali. Quindi, sono imperscrutabili. La
Preghiera presuppone la fede. Nessuna preghiera si leva invano. La preghiera
è come ogni altra azione. Porta frutto, che ce ne accorgiamo o no, e il
frutto della preghiera sincera è assai più potente della cosiddetta azione.
(Harijan),(29 giugno 1946, p. 215)
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