La gestione del respiro tra scienza e tradizione yogica
Consapevolezza e Spiritualità
Il soffio vitale che connette mente e corpo ci permette di modulare ansia e stress e di sondare la natura della coscienza
Redazione Scienza e Conoscenza – 07/05/2020
Articolo di Lorenza Melosini tratto da Scienza e Conoscenza n.72
Che il controllo del respiro sia efficace per modulare l’espressione emotiva è ormai una competenza assodata. Questo è vero nel senso comune o nei semplici consigli che un amico può darci in una situazione di stress – uno tra tutti quello di farsi “un bel respiro” – ma lo è anche, da quasi 40 anni, in più complessi sistemi di terapia come il rebirthing, il training autogeno, la respirazione integrata, tecniche che usano la respirazione per aiutare il paziente a schiudere parti molto profonde del Sé.
Respiro, sistema nervoso simpatico e parasimpatico
Intuitivamente e per molto tempo nell’ambito della ricerca scientifica si è pensato che la respi- razione potesse avere risvolti anche sul corpo e sui processi fisiologici, per documentare i quali però è 1,2 stato necessario attendere gli anni Duemila. Si è quindi scoperto che il respiro lento e controllato interviene – probabilmente mediante lo stimolo del nervo vago – all’interno dell’equilibrio fra le due componenti principali del sistema nervoso autonomo – quella del simpatico, che regola le risposte di attacco e fuga, e quella del parasimpatico che regola il riposo, il recupero e la digestione – spostando l’ago della bilancia verso la seconda, con effetti sulla fisiologia cardiovascolare e viscerale. In ricerca questo ha corrisposto all’individuazione di indicatori nuovi, che rispondessero all’esigenza di misurare concetti di modulazione, come l’Hearth Rate Variability, il rapporto Low Frequency/High Frequency, la Respiratory Sinus Arrhythmia, ed è stata indagata la loro correlazione con stati emotivi, fisiologici e patologici, oltre che con pattern elettroencefalografici (EEG). Non moltissimo invece è ancora noto sui circuiti neurali attivi nelle pratiche respiratorie.
Questo potrebbe essere legato alla limitata diffusione della ricerca di tipo speculativo: lo studio del respiro in campo applicativo è condotto infatti insieme a quello di altre tecniche (meditazione, Hata Yoga) il che rende difficile riconoscere la peculiarità dei suoi effetti e dei propri circuiti centrali. La tendenza è quella quindi di usare dei modelli neurali che basandosi su alcune evidenze consolidate ipotizzano le modalità di funzionamento della fisiologia respiratoria e delle sue relazioni.
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Nuove scienze, Medicina Integrata
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