La legge di Murphy

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La legge di Murphy

di: Alessio Mannucci – ecplanet.net

“Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe,
allora qualcuno lo farà, e lo farà nel momento peggiore possibile”.

Secondo la nota “legge di Murphy”, ogni sviluppo tecnologico comporta delle conseguenze
catastrofiche involontarie. L’origine di questa teoria è attribuita a un tecnico dell’aeronautica
militare, il capitano Edward Murphy, uno degli ingegneri a capo degli esperimenti con
razzo-su-rotaia fatti dalla U.S. Air Force nel 1949 per testare la tolleranza del corpo umano
all’accelerazione (project MX981). Uno degli esperimenti prevedeva un set di 16 accelerometri
montati su diverse parti del corpo del soggetto: c’erano due maniere in cui ciascun sensore poteva
essere incollato al suo supporto, e, inevitabilmente, c’era chi li montava tutti e 16 nella maniera
sbagliata.

Murphy pronunciò la prima versione della sua storica legge che fu riportata dal soggetto del test
(il maggiore John Paul Stapp) a una conferenza stampa pochi giorni più tardi. In pochi mesi la
“legge di Murphy” si diffuse in tutti gli ambienti dell’ingegneria aereospaziale. Furono poi
prodotte molte varianti. La maggior parte sono variazioni del genere: “Se qualcosa può andare storto
allora lo farà”; questa è conosciuta anche come “legge di Finagle” o “legge di Sod”.

Ad esempio, il nostro abuso di antibiotici ha portato all’emergere di batteri molto più pericolosi e
resistenti agli antibiotici stessi. Similmente, quando si è tentato di eliminare le zanzare
portatrici di malaria con il DDT, l’effetto è stato di fargli acquisire una maggiore resistenza.

Un’altra famosa applicazione della legge di Murphy riguarda l’ambito domestico: “La probabilità che
una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è
proporzionale al valore di quel tappeto”. Le mini-catastrofi domestiche hanno assunto oggigiorno
dimensioni più che allarmanti: non risparmiano nessuna fascia d’età e nei paesi sviluppati
rappresentano la prima causa di morte per i bambini, anche se il gruppo in assoluto più colpito è
ovviamente quello delle casalinghe.

La “legge di Murphy” ha dato vita ad una diffusa, spesso grottesca, letteratura, con un’infinità di
corollari. Un interessante “corollario alla rovescia” è che se un problema è capace di aggiustarsi
da solo lo fa generalmente dopo che è stato dato l’allarme e sono state messe in moto varie risorse
per cercare di risolverlo. La legge di Murphy non deve essere vista come motivo di disperazione o
rassegnazione, ma al contrario, è vera e propria “saggezza popolare”; è uno strumento di conoscenza,
di efficace progettazione, gestione e comportamento.

Se fingiamo di credere che esistano tecnologie, metodi o “piani” infallibili e/o perfettibili, siamo
condannati ad andare incontro alla catastrofe. Se invece in qualsiasi progetto teniamo conto del suo
potenziale catastrofico, l’inevitabile incombenza dei “fenomeni Murphy”, possiamo cercare di
impostarlo con la necessaria flessibilità, mettendo in conto anche gli errori e le circostanze
impreviste come parte del “sistema”.

D’altronde, tutti i sistemi sono complessi, coinvolgono interazione e reazione tra molte parti,
qualsiasi cambiamento introdotto nel sistema produrrà effetti a cascata difficili da prevedere; e
questo è specialmente vero quando sono coinvolte azioni umane.

Alessio Mannucci
E-mail: hugofolk@ecplanet.com

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