La liberazione di Sai Baba

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LA LIBERAZIONE

da: “Sai Baba e la liberazione”

La mente è uno strumento sottile, attraverso la quale possiamo ottenere sia
la liberazione che la prigionia nell’illusione. Tutto dipende da come la
manipoliamo. Ci può condurre per la via reale fino alla porta della
realizzazione, se lo desideriamo, ma può anche farci vagare per ciechi
meandri dove ogni passo conduce ad una oscurità più profonda.

Sai Baba dice:

“Girati verso il mondo oggettivo e sei schiavo, vai verso
Dio, sei sulla strada della liberazione. L’uomo ha tre strumenti principali
per elevarsi: intelligenza, mente ed intelletto. L’uomo resta prigioniero
dell’oscurità quando la mente viene resa schiava dai sensi, e diventa
conscio della Realtà, il Sé, l’Atma che tutto pervade, quando questa viene
regolata dall’intelletto. Per questo, la mente può essere causa sia di
liberazione che di schiavitù.
Il primo requisito sul sentiero spirituale è un sincero desiderio, una
sincera “brama” per Dio. Senza questa brama non è possibile conoscere Dio.

Con l’esercizio continuo dell’amore, si sarà in grado di conoscere l’Atma
dentro di noi. Non possiamo realizzare il Sé fino a quando siamo preda
delle impurità, della dualità degli opposti che fluttuano intorno a noi.
Quando le impurità vengono rimosse, la mente resta in uno stato di purezza.
In questo stadio, se volgiamo all’interno il nostro sguardo, possiamo avere
la visione della Divinità, e realizzare il Sé.

La brama per Dio dev’essere nutrita dalla fede e dalla devozione. Questa
brama può esistere solo dopo che il ricercatore ha acquisito la
discriminazione fra il transitorio e l’eterno, fra il giusto e lo
sbagliato, cosa che lo condurrà al distacco dal transitorio e
all’attaccamento per l’eterno, immutabile Sé. Egli realizzerà allora che
tutto ciò che è legato ai sensi è transitorio ed illusorio.

A questo punto entrano in gioco le tecniche Yoga e la necessità di cambiare
le proprie attitudini verso la vita e di trasformare se stessi.
Ognuno deve seguire la sua propria strada in questo. Quelli che già sono
arrivati possono solo dare incoraggiamento e fornire una guida generica. E’
inevitabile che, prima o poi, tutti torniamo dove il nostro viaggio,
attraverso le nascite e le morti, è cominciato: cioè, a Dio.

È solo nel lungo silenzio della meditazione profonda che possiamo
contattare la Coscienza Suprema. Ma questo non è facile. Solo pochi
raggiungono questa dimora di beatitudine. La missione del ricercatore è di
praticare la meditazione senza deviare dal sentiero. Il resto viene solo
per la Sua grazia. Non dipende dal numero di giorni, o dal numero delle ore.

Alcuni necessitano di molte vite per arrivarci, altri raggiungono la meta
già in questa vita. Dipende

DALL’ASPIRAZIONE, FEDE, DEVOZIONE E CAPACITÀ
DI SEGUIRE LA DISCIPLINA SPIRITUALE.

Con la meditazione si può, quindi, raggiungere il Samadhi, sebbene sia uno
stato difficile da raggiungere. In quell’oceano ogni traccia di nome e
forma scompare, la dualità degli opposti sparisce ed uno è liberato.
Dio non ha favoriti, la Sua grazia ed il Suo amore scorrono per tutti, è la
nostra recettività che ci fa ricevere, o meno, i Suoi doni. Con l’amore e
la devozione possiamo trasformare la nostra coscienza e renderla “aperta” a
ricevere l’amore e la Grazia di Dio. L’amore è il ponte fra il devoto e
Dio. Attraverso l’amore si stabilisce un rapporto personale con Dio. Per
Sua grazia il nostro stato di coscienza cambia e realizziamo il nostro vero
Sé.

Per via dell’illusione l’uomo tende ad identificare la sua realtà con il
corpo fisico, dimentica il divino in Sé ed invece ascolta il richiamo
dell’animale in se stesso, cadendo giù fino al più basso livello di
coscienza. E’ trascinato dalle attrazioni del mondo fenomenico e pertanto
corre dietro ai desideri per il mondo e alle sue attrattive, i desideri si
moltiplicano e quando non li può soddisfare soffre.

E’ consumato dalla gelosia, dai desideri irrealizzati, degradato dalle
passioni violente e dai desideri lussuriosi, dalla paura, la rabbia, il
risentimento, la frustrazione, la disillusione ed il disappunto. La
lussuria, l’ira, l’attaccamento e l’orgoglio si alternano nella sua natura
ed egli corre dietro alle soddisfazioni temporanee dei sensi, perde la pace
mentale, soffre per le miserie ed i tradimenti e rinasce sempre e di
nuovo nelle basse forme di vita perpetuando il suo stato di schiavitù.

Nel momento in cui la mente non è più soddisfatta di questa
rappresentazione materiale, l’anima cerca oltre e diventa instancabile
nella suo perseguimento di una via di uscita dal mondo illusorio.

È assolutamente vero che Dio è presente ovunque, fuori dal tempo e dallo
spazio, che è senza forma. Ma è anche manifesto nel nostro cuore, come il
nostro più intimo Sé. La sua luce risplende costantemente nella cavità del
nostro cuore. Perciò, non c’è bisogno di andare da nessuna parte per
realizzarlo, perchè non è trovabile da nessuna parte, fuorchè nel nostro
cuore. Nella profondità del nostro cuore, là, Lui si trova, splendente, in
qualità di nostro Sé, come Anima delle anime. Nel profondo del nostro cuore
c’è uno spazio luminoso, il “Hriday Guha”. Qui, è l’essenza del nostro
essere. Dobbiamo meditare su quello spazio luminoso, come regione della
realizzazione del Sé, come dimora del Sé spirituale, e, questo, finchè
non
ci si è identificati con quello, finchè non si è diventati coscienti che
non si è il corpo fisico, ma lo Spirito luminoso. Quando ci si trova uniti
all’Essere Supremo, si è fuori dallo spazio e dal tempo, si è Assoluta
Coscienza, che è perfezione, beatitudine ed esistenza infinita oltre ogni
limitazione. è un oceano di luce, senza traccia di tenebre, senza morte,
dove c’è luce e solo luce.

Per raggiungere questi risultati, dobbiamo fare alcuni passi per provvedere
le condizioni necessarie. La prima cosa da fare è disciplinare se stessi.
Con una vita disciplinata, tenendo la mente fuori dal mondo esteriore degli
oggetti (fenomenico), cercando di astrarsi dai contatti col mondo dei sensi
e saturandosi di Ananda.

Le formazioni psichiche della mente-ego sono molto forti ed è molto
difficile per l’individuo liberarsi dalle loro morse. Questo succede
perchè la coscienza individuale resta imprigionata nei desideri della
mente-ego, i quali sono così potenti che l’anima individuale diventa schiava
di questi desideri. Queste formazioni psichiche intorno al Sé sono piene di
desideri, piaceri fisici e sensuali, associazioni etc. che risultano in
varie relazioni col mondo esterno, che mai può dare felicità permanente
all’individuo. Queste relazioni, desideri ed associazioni devono venir
trascese per poter trovare la pace permanente e duratura.

Una delle tecniche di meditazione nello Yoga della devozione, attraverso la
quale la mente alla viene trascesa, è la ripetizione costante del Nome di
Dio, con amore per Dio nel cuore. La ripetizione satura la mente ad un tale
livello che gli strati psichici intorno ad essa, che vengono in linguaggio
semplice chiamati impurità, cominciano a scomparire ed il devoto subisce
una profonda trasformazione. Alla fine la mente è trascesa ed uno arriva
allo stato di Coscienza Cosmica.

tratto da lista Sadhana

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