La libertà di essere se stessi

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La libertà di essere se stessi

(di Avikal Costantino)

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Se anche tu sei uno di quelli con questa folle passione di essere te stesso
e sei stato morso dalla curiosità e ti trovi quindi a farti domande qua e là
e, soprattutto, se ti domandi cose come: “Chi sono io?, Che ci faccio qui?,
Cos’è l’amore?”, sta attento perché dovrai fare i conti con Medusa prima di
essere ammesso al prossimo livello.

Lei è il mostro del giudizio e del pregiudizio che sbarra la strada alla
possibilità di fare l’esperienza diretta di se stessi e della realtà. Usa
strumenti come il senso di colpa, la vergogna, le opinioni, i criteri di
comportamento ed altro ancora. Mi ricordo che avevo 12 o 13 anni quando per
la prima volta mi accorsi della presenza del mostro dentro di me. Stavo
camminando nelle strade di Venezia quando sentii qualcosa di simile ad un
muro che mi circondava: un muro che creava una barriera invisibile tra me e
gli altri ed una bufera dentro i suoi confini.

Molti anni dopo capii che quel muro era uno dei sintomi della presenza di
Medusa. Molti anni dopo avevo raccolto sufficiente comprensione e capacità
per essere in grado di riconoscere la presenza del giudice interiore, i suoi
attacchi, le sue strategie, le sue funzioni e soprattutto il dolore e la
separazione che crea.

Com’è che questo mostro, anche chiamato superego, il critico interiore o il
cane che abbaia, mantiene il controllo?

Osserva questo momento e nota la tua esperienza: forse è il modo in cui sei
seduta, o la sensazione dello schermo di fronte a te e delle lettere delle
parole, o la luce e i suoni intorno a te.qualunque cosa sia, puoi notare che
immediatamente vi è la presenza di un commento collegato alla tua
esperienza: “mi piace, non mi piace, è buono, non lo è, mi fa sentire bene”
o qualunque altro giudizio, valutazione o paragone. Il mostro è in azione:
non ci lascia mai soli, è sempre lì a commentare, valutare ed elaborare.
Appena facciamo I conti con un giudizio e creiamo un pò di spazio, se ne
presenta un altro. Togliamo di mezzo un pregiudizio e compare il
paragonarsi.

Come nel mito, quando l’eroe taglia un serpente dalla testa di Medusa
immediatamente ne cresce un altro e probabilmente, come nel mito, possiamo
essere liberi solo tagliando la testa. Ma non lo facciamo, al contrario,
facciamo di tutto per far finta che il giudice non esista, per negare la sua
presenza. Perché? Sopravvivenza è la semplice risposta. Siamo convinti nel
profondo dell’essere che non possiamo sopravvivere senza il giudice.

Il superego, che Osho chiama coscienza, è l’internalizzazione dei nostri
genitori e di tutte le figure d’autorità del nostro passato e ci serve per
garantire e mantenere la nostra sopravvivenza ed una certa salute mentale.
Ma, come sappiamo, sopravvivere e vivere non sono la stessa cosa.

Lavorando con le persone e condividendo con amici ho avuto modo di osservare
chiaramente che anche dopo anni e anni di meditazione e ricerca eravamo
ancora nella prigione, appesantiti e sminuiti dalla presenza di questa
agenzia coercitiva interna. Riconobbi tutto ciò anche osservando la mia
paura e rabbia durante la pratica delle arti marziali, in molti anni di
lavoro sull’Hara ed infine nel lavoro con Faisal Muqaddam e il Diamond Logos
Teachings.

Diventò anche chiaro che non c’è risoluzione possibile di alcun conflitto
interno (che sono sempre conflitti tra Ego e Superego) senza uscire
radicalmente dalla negazione enorme della presenza del giudice e senza un
confronto diretto con lui. Una volontà incrollabile d’essere libero. Nella
tradizione mistica uno dei miti di questo scontro è la battaglia tra Davide
e Golia.

Allora, è la testa della medusa che va tagliata. Abbiamo bisogno di una
spada. Per fortuna non dobbiamo cercare tanto perché l’abbiamo già: la
nostra consapevolezza. Ma presto ti accorgi che è inutile avere una spada se
non sai usarla, devi praticare.

Questa pratica è l’auto-inchiesta: significa che decidi che hai una
missione – muoverti al prossimo livello – e che sei pronto a reclamare le
ricchezze e l’abbondanza, i regali e la bellezza e tutte le sorprese che
questa vita ti offre e che è arrivata l’ora di guardare il mostro in faccia.

Ciò che produce l’auto-inchiesta è la comprensione. Comprensione non sul
fatto che i giudizi siano giusti o sbagliati ma piuttosto del meccanismo
psichico che li manifesta, li sostiene e del loro funzionamento. Attraverso
l’auto-inchiesta arriva la realizzazione che ogni volta che “sei te stesso”
si attiva il meccanismo e, attraverso varie forme di punizione (colpa,
vergogna, sminuirsi ecc.), ti ritira verso “come dovresti essere” (bello,
intelligente, gentile, spirituale, sexy, di successo, magro, forte,
illuminato e tutti gli altri attributi che ti vengono in mente).

Una volta che capiamo veramente come funziona il meccanismo e come ci
attacchiamo ad esso, allora possiamo smettere di perdere il nostro tempo con
i singoli giudizi (i serpenti) e siamo pronti ad usare la spada e tagliare
la testa di Medusa.

L’ultima cosa di cui hai bisogno è d’imparare a stare allerta così da poter
accorgerti quando Medusa ti attacca. Per essere allerta hai bisogno di
essere presente ed il modo più facile per esserlo è stare nel corpo. Di
nuovo puoi usare l’auto-inchiesta per imparare a portare questa presenza nel
corpo domandandoti il più spesso possibile : Qual è la mia esperienza del
mio corpo in questo momento?” così che ogni pensiero, ogni emozione o
percezione sia riconosciuta nella sua manifestazione fisica in questo famoso
qui/ora.

Allora un giorno sei qui, presente nel corpo, allerta, con la spada della
tua consapevolezza che brilla tagliente, e ti senti radicato e centrato e
fiducioso perché ti sei allenato con dedizione e passione e vedi Medusa che
si avvicina con il fuoco nei suoi occhi e ad un tratto tutto r a l l e n t a
i n s i e m e a l t u o r e s p i r o e tutto diviene così chiaro e
definito come in un mattino cristallino sulla montagna, e tu ti lasci andare
in questo momento. e senti così forte in te quel folle desiderio di essere
te stesso.e elevi la tua spada, ti fermi a mezz’aria e, all’improvviso,
riconosci anche in Medusa un’opportunità per praticare presenza.

Il fatto stesso di tornare al momento presente, il fatto stesso di coltivare
la nostra attenzione e lo stare allerta, ci porta dove non abbiamo neppure
bisogno di usare la spada e uccidere Medusa.
I maestri Zen chiamano medusa il “Cane che abbaia”. Quando siamo presenti e
allerta il cane può abbaiare ma non ci sono ripercussioni in noi o la
necessità di interagire o difenderci dagli attacchi del superego. Abbaiare è
la natura del cane così come giudicare e avere pregiudizi è la natura del
superego. Non abbiamo bisogno di cambiarlo e non abbiamo bisogno di
ascoltarlo. Una rilassata presenza prende il posto della negazione, essere
allerta prende il posto della reattività.

Trascendiamo integrando.

In tutti i miei anni da ricercatore non ero mai venuto in contatto con alcun
corso che trattasse specificamente del superego. È certamente presente in
approcci terapeutici come Primal e Fisher-Hoffman ed è uno degli ostacoli
principali da superare in processi radicali quali Satori e il Path of Love,
ma in nessuno di questi gruppi la presenza del giudice viene affrontata
direttamente.
Fu attraverso la mia associazione con Faisal Muqaddam e il Diamond Logos
Teachings che nel 1997 ebbi chiara la necessità di creare un percorso
specifico sul giudice interiore e la sua relazione con l’ego.
Oltre a regolare la sopravvivenza, la funzione principale del superego è
mantenere lo status quo creando confini con cui ci identifichiamo.
L’esperienza
di “spazio” che abbiamo a volte ha a che fare con la caduta o dissoluzione
temporanea di uno o più confini e del giudice. In quello spazio

l’Esistenza, l’Essere, Dio, l’Assoluto, ci inonda e riempie e per un attimo
siamo di nuovo riconnessi con la nostra vera natura.

Ho creato allora un gruppo nel quale la presenza del giudice può essere
svelata, capita e trasformata.

Primo passo: accettare che il giudice dirige la nostra vita attraverso
giudizi, opinioni, criteri, pregiudizi, ecc. e diventare consapevoli
dell’ambiente
limitato in cui viviamo e delle strategie di controllo.
Secondo passo: capire perché abbiamo un superego, come si è formato, quali
sono le sue funzioni e come, dove e quando ne abbiamo bisogno.

Terzo passo: imparare a difendersi consapevolmente dagli attacchi e le
manipolazioni del superego e a dis-identificarsi sia dal superego (il
genitore internalizzato che attacca) e l’ego (il bambino che reagisce).

Quarto passo: spostare l’attenzione alla vera guida interiore. Riconnetterci
con la capacità dell’esperienza diretta e la conoscenza oggettiva. Osho
chiama questo il movimento dalla coscienza alla consapevolezza.

“Non c’è alcun bisogno di sviluppare una coscienza. Ciò di cui abbiamo
bisogno è consapevolezza non coscienza. Coscienza è una cosa falsa. La
coscienza è creata dalla società, è un metodo sottile di schiavitù. La
società ti insegna cosa è giusto e cosa è sbagliato e comincia ad insegnare
al bambino prima che egli sia consapevole, prima che possa decidere da solo
cosa è giusto e cosa è sbagliato, prima che sia consapevole di cosa gli
succede, prima che si sia svegliato. Tutte quelle idee di genitori, di
preti, d’insegnanti, di politici e santi, tutte quelle idee si mescolano
dentro di lui e diventano la sua coscienza. E a causa di questa coscienza
egli non sarà mai in grado di sviluppare la consapevolezza, perché questa
coscienza è una pseudo consapevolezza. E se tu sei soddisfatto con quello
che è falso non penserai mai a ciò che è reale..

Ogni volta fai qualcosa che la tua coscienza giudica sbagliato ti senti in
colpa, soffri, senti dolore dentro. Hai paura, tremi, c’è ansietà. È la
paura di perdere il paradiso, è la paura dell’inferno, la paura che potresti
andare nell’inferno..questa è la coscienza. La coscienza è arbitraria e
artificiale. La coscienza è necessaria alla società che non ti vuole
intelligente. E così invece di aiutarti ad essere intelligente ti da regole,
leggi e ti dice come comportarti: non fare questo, non fare
quello…All’inizio
sarà difficile perché non avrai una mappa. La mappa è contenuta nella
coscienza. Ti dovrai muovere senza una mappa, in territorio sconosciuto,
senza istruzioni.. I vigliacchi non si possono muovere senza istruzioni, i
vigliacchi non si possono muovere senza mappe. E quando ti muovi con mappe e
istruzioni non puoi entrare in nuovi territori, in situazioni sconosciute.
Continui a muoverti nel conosciuto, non salti mai nello sconosciuto. Solo il
coraggio può abbandonare la coscienza.

Coscienza vuol dire tutta la conoscenza che hai già e consapevolezza vuol
dire essere vuoto, completamente vuoto, e muoversi nella vita con quel
vuoto, guardando attraverso quel vuoto e allora ogni azione ha una grazia
incredibile. E tutto ciò che fai è giusto.” (Osho, The Fish in the Sea is
not Thirsty, #11)

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Avikal sta preparando un libro dal titolo: ‘La Libertà di essere te stesso:
il giudice interiore ed il conflitto tra dovere ed essere’

Il sito di Avikal Costantino è www.integralbeing.com

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