La Luce sul Sentiero 2

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La Luce sul sentiero 2

– di Mabel Collins –

(parte seconda)

17 . Cerca la via

– Nota –

Queste tre parole sembrano forse troppo esigue per stare da sole. Il
discepolo dirà: «Studierei io questi pensieri se non cercassi la via?» Pure,
non passare innanzi con fretta. Fermati e rifletti un poco. E’ la via che
desideri, o c’è in te la visione di una vaga prospettiva di grandi altezze
che po­trai scalare, di un avvenire grandioso che potrai conseguire? Sta in
guardia. La via deve essere cercata per sé stessa, non per riguardo ai tuoi
piedi che devono calcarla.

Vi è relazione tra questa regola e la diciassettesima del­la seconda serie.
Quando, dopo secoli di lotte e numerose vittorie, avrai vinto la battaglia
finale e domandato il se­greto finale, tu sarai pronto ad andare più oltre.
Quando il segreto finale di questa grande lezione è rivelato, in esso si
apre il mistero della nuova via – sentiero che conduce al di fuori di ogni
umana esperienza e che è assolutamente oltre ogni umana percezione, o
immaginazione. Ad ognuno di questi stadi bisogna fermarsi a lungo e
riflettere bene. Ad ognuna di queste tappe è necessario assicurarsi che la
via fu scelta per sé stessa. La via e la verità che vengono in prima – indi
segue la vita.

18 . Cerca la via ritirandoti al di dentro

19 . Cerca la via avanzando coraggiosamente al di fuori

20 . Non cercarla per una sola via. Per ogni temperamento vi è una via che
appare la più desi­derabile. Ma, la via non si trova con la devozione
soltanto, con la sola contemplazione religiosa, con l’ardente progresso, con
opere d’abnegazione, con la studiosa osservazione della vita. Nessuna di
queste vie può, da sola, condurre il discepolo più di un passo avanti. Tutti
i gradini sono necessari a formare la scala. I vizi degli uomini divengono
gradini della scala, a misura che sono sormontati.

Le virtù dell’uomo sono gradini invero neces­sari e di cui non si può in
alcun modo fare a meno. Pure, benché generino un’atmosfera favorevole ed un
avvenire felice, sono inutili se rimangono da sole.

L’intera natura dell’uomo dev’essere saggiamente utilizzata da colui che
desidera entrare nella via. Ogni uomo è assolutamente a se stesso la via, la
verità e la vita. Ma egli è ciò sol quando afferra con fermezza la propria
individualità e, in forza della sua volontà spirituale risvegliata,
riconosce che questa individualità non è lui stesso, ma quella cosa ch’egli
ha con fatica creata per proprio uso e per mezzo della quale egli si
propone – man mano che il suo progresso sviluppa la sua intelligenza – di
raggiungere la vita che trascende l’individua­lità. Quando egli sa che la
sua vita separata, così meravigliosamente complessa, per questo solo esiste,
allora veramente e allora soltanto egli è sulla via. Ricercala immergendoti
nei misteriosi e gloriosi abissi del tuo più profondo essere. Ricercala
provan­do ogni esperienza, utilizzando i sensi al fine di com­prendere lo
sviluppo ed il significato dell’indivi­dualità e la bellezza e l’oscurità
degli altri fram­menti divini che lottano al tuo fianco e compongono la
razza alla quale appartieni.

Ricercala per mezzo dello studio delle leggi dell’essere, delle leggi della
natura, delle leggi del soprannaturale; e ricercala facendo la profonda
sommissione dell’anima alla Stella Velata che arde dentro a te. Grado a
grado, mentre vigili e adori, la Sua Luce si farà più forte. Allora saprai
d’aver trovato il principio della via. E quando ne avrai raggiunto il
termine, la sua luce diverrà ad un trat­to la luce infinita.

Nota

Ricercala provando ogni esperienza, e ricordati che con questo io non voglio
dire: «Cedi alle seduzioni dei sensi, alfine di conoscerle». Prima di essere
divenuto un occultista puoi far ciò, ma non dopo. Quando hai scelto il
sentiero e vi sei entrato, non puoi cedere a queste seduzioni senza
vergogna. Pure puoi esperimentarle senza orrore; puoi pe­sarle, osservarle,
provarle e aspettare con pazienza e fiducia l’ora in cui esse non ti
toccheranno più. Ma, non condannare l’uomo che cede; stendigli la mano come
a un pellegrino confratello i cui piedi son divenuti pesanti dal fango.

Ricordati, o discepolo, che, per quanto grande sia l’abisso che separa
l’uomo buono dal peccatore, ben più grande è quel­lo che separa l’uomo buono
da colui che ha conseguito la conoscenza, e addirittura incommensurabile tra
l’uomo e colui che è sulla soglia della Divinità. Perciò, sii cauto per
timore di considerarti cosa diversa dalla massa. Quando hai trovato il
principio della via, la stella dell’anima tua mo­strerà la sua luce: e per
mezzo di quella luce vedrai quanto grande è l’oscurità in cui essa arde.
Mente, cuore, cervello son tutti oscuri e tenebrosi fino a che la prima
battaglia non sia stata vinta.

Non essere sbigottito e atterrito da tale vista; tieni gli occhi fissi sulla
piccola luce ed essa cresce­rà. Ma fa che l’oscurità interna ti aiuti a
capire l’impotenza di coloro che non han visto luce alcuna, le cui anime
so­no immerse in una caligine profonda. Non biasimarli, non ritirarti da
essi, ma prova a sollevare un poco del pesante Karma del mondo; porgi aiuto
alle poche mani forti che im­pediscono alle potenze delle tenebre di
ottenere completa vittoria. Allora, entri a far parte di un’associazione di
gioia che porta invero terribile fatica e profonda tristezza, ma anche
grande e sempre crescente gaudio.

21 . Aspetta che il fiore sbocci nel silenzio che segue la tempesta: non
prima

Esso crescerà, getterà i suoi germogli, produrrà rami e foglie, formerà
bocciuoli mentre la tempesta continua, mentre la battaglia dura. Ma, finché
l’in­tera personalità dell’uomo non è dissolta e distrut­ta, finché non è
tenuta dal divino frammento, che l’ha creata, come semplice soggetto di
grave espe­rimento ed esperienza; finché l’intera natura non ha ceduto e non
è divenuta soggetta al suo più alto Sé, il fiore non può aprirsi. Allora
sopravverrà una calma simile a quella che nei paesi tropicali segue la
pioggia torrenziale, quando la natura lavora così rapidamente, che si può
vederne l’azio­ne. Tal calma verrà allo spirito travagliato. E nel silenzio
profondo accadrà l’evento misterioso, che prova che la via è stata trovata.
Chiamalo col no­me che vuoi: è una voce che parla dove non è voce alcuna; –
è un messaggero che arriva, un messag­gero senza forma né sostanza; oppure
è il fiore dell’anima che si è aperto. Non può essere descritto da metafora
alcuna. Ma può esser cercato, atteso e desiderato anche fra l’infuriare
della tempesta. Il silenzio può durare un momento di tempo e può durare
mille anni. Ma finirà. Pure ne porterai teco la forza. Ripetutamente la
battaglia dev’essere combattuta e vinta. Solo per un intervallo la natu­ra
può far sosta.

– Nota –

L’aprirsi del fiore è il momento glorioso dello svegliarsi della percezione,
con essa vengono la fiducia, la sapienza, la certezza. La pausa dell’anima è
un istante di meraviglia e il susseguente momento di soddisfazione, quello è
il silen­zio. Sappi, o discepolo, che coloro i quali passarono attra­verso
il silenzio, che ne hanno provata la pace e ritenuta la forza, desiderano
ardentemente che tu pure lo attraversi. Perciò, nell’Atrio della Sapienza,
quand’egli è capace d’en­trarvi, il discepolo trova sempre il suo Maestro.

Queste sono le prime fra le regole che stanno sulle pareti dell’Atrio
della Sapienza. Coloro che chiedono avranno. Coloro che desiderano
leggere, leggeranno. Coloro che desiderano imparare impa­reranno.

– Nota –

Coloro che chiedono, riceveranno. Ma benché l’uomo or­dinario chieda
continuamente, la sua voce non è udita. Ciò, perché egli chiede soltanto con
la mente, e la voce della mente è intesa solo su quel piano in cui la mente
agisce. Perciò non prima che le prime 21 regole siano passate dico che
coloro che richiedono riceveranno.

Leggere, nel senso occulto, è leggere con gli occhi dello spirito. Chiedere
è sentire la fame interna – la bramosia delle aspirazioni spirituali. Esser
capace di leggere significa aver ottenuto il potere, in piccola parte, di
appagare quella fame. Quando il discepolo è pronto per imparare allora è
accettato, confermato, riconosciuto. Così deve essere, perché egli ha accesa
la sua lampada ed essa non può rimanere nascosta. Ma è impossibile imparare
finché la prima grande battaglia non sia stata vinta. La mente può
riconoscere la verità, ma lo spirito non è capace di riceverla.

Traversata una volta la tempesta e ottenuta la pace, è sempre possibile
imparare, anche se il discepolo vacilla, esita e si disvia. La voce del
silenzio rimane seco e quand’anche egli abbando­nasse del tutto il sentiero,
la voce un giorno risuonerà e lo dilanierà separando le sue passioni dalle
sue possibilità di­vine. Allora, con dolore e disperate grida dei suo sé
inferio­re abbandonato, egli ritornerà.

Perciò dico: La pace sia con voi. «Io vi do la mia pace» può solo essere
detto dal Maestro ai discepoli diletti che sono come Lui stesso. Vi sono
taluni, anche fra coloro che ignorano la sapienza orientale, ai quali ciò
può esser detto, di giorno in giorno, più completamente.

LA PACE SIA CON VOI

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