La matematica è una religione, ossia la logica dei pirloti è giurassica
In alcune occasioni mi sono chiesto se i numeri siano inerenti alla realtà o se siano delle forme
che la mente pone nella realtà per conferirle un ordine. Purtroppo gli scientisti ed i ripetitori
acritici dei dogmi banditi dai Cicappini non hanno la più pallida idea che esistono significativi
orientamenti all’interno del pensiero matematico inclini a negare la sostanzialità dei rapporti
numerici.
Se, infatti, secondo i matematici platonici, l’universo ha una struttura geometrica e numerica, i
concettualisti ritengono che siano gli uomini a costringere la realtà entro modelli matematici. I
formalisti considerano i teoremi delle tautologie e le relazioni matematiche coerenti in sé, ma non
riferite alla natura. Per i formalisti la matematica è un gioco come quello degli scacchi. Gli
intuizionisti, infine, che evitano di ricorrere ad entità non intuitive, opinano che una formula
matematica descriva solo l’insieme di calcoli compiuti per ottenerla. Gli intuizionisti aggiungono
alle due categorie del vero e del falso, una terza possibilità: l’indecidibile.
Da questa rapida rassegna dei principali indirizzi nelle scienze matematiche si arguisce come i
platonici che, di solito, sono realisti, ossia sono persuasi che le leggi fisiche (traducibili in
equazioni) sono connaturate al mondo, si trovino in uno splendido isolamento.
Benché possa sembrare paradossale, sono gli intuizionisti, con i loro concetti astrusi, ad
avvicinarsi maggiormente allessenza contraddittoria del reale. Infatti la categoria
dell’indecidibile richiama il principio di Heisenberg e, più in generale, la logica quantistica in
cui, postulando una terza eventualità, si supera la dialettica bipolare (vero/falso) della logica
aristotelica. La logica e la scienza dunque tendono a scivolare verso l’indeterminazione, quasi
verso unermeneutica, considerata un tempo tipica solo delle discipline umanistiche ?
Pare di sì, almeno sotto certi rispetti, se Godel addirittura stabilì che non è possibile
dimostrare la coerenza di nessun sistema assiomatico abbastanza vasto da includere l’aritmetica. Il
teorema di Godel dimostra che la matematica è una religione ed è l’unica che può provare di esserlo,
perché contiene un sistema di idee basate su proposizioni che non possono essere provate né per via
logica né per mezzo di osservazioni. (R. Barrow)
Di fronte a tali acquisizioni del pensiero logico-matematico, lontano mille leghe dagli ingenui
convincimenti ammanniti nei libercoli scolastici tanto affannosamente compulsati da
pseudo-scienziati, come si può giudicare un’asserzione come la seguente ? Se una persona crede, non
c’è ragionamento, prova, logica, fatto al mondo che possa dissuaderlo dalla sua fede e troverà
sempre una scusa per giustificare tutto, ma anche il contrario di tutto, restando nella sua
convinzione, proprio perché di fede acritica si tratta e non di ragionamento logico.
Ora, questa affermazione che sembra piena di buon senso, è, invece, caduca, riduttiva ed opinabile,
poiché contrappone in modo semplicistico e volgare (in senso letterale) la logica alla fede,
prescindendo quindi dalle concezioni dei matematici e dei logici più avanzati (o dei logici tout
court ?). Si tratta in verità, di un debolissimo argomento che ignora, tra le altre cose, la natura
controversa degli assiomi aritmetici: ad esempio, che uno uguale è ad uno, come dimostrammo, è un
postulato indimostrabile, sebbene evidente di per sé, per giunta smentito dalla fisica quantistica.
Chi ragiona secondo antiquati criteri meramente peripatetici rivela di non aver compreso nulla
dellincredibile complessità del reale (Vedi Il rasoio ha perso il filo) e dei modelli culturali
(compreso quello scientifico) che consentono di conoscerne alcuni aspetti e di interpretarli.
Anche la logica quindi contiene degli elementi fideistici, come la fede ha una sua interna ragione.
In fondo il cuore ha delle ragioni che la ragione non ha.
Fonte: Zret zret.blogspot.com/
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