La Medicina del Benessere

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La Medicina del Benessere

del Prof. Tommaso Addonisio

Aspetti storici ed evoluzione del pensiero Medico occidentale

Il termine medicina trova la propria origine nel verbo latino medeor o mederi, che significa curare,
apportare cure, e solo nel periodo classico assunse i significati odierni di arte medica,
medicamento e rimedio.
Attualmente viene definito come la scienza che ha per oggetto di studio le malattie, la loro cura e
la loro prevenzione (2).
Se per medicina si intende qualsiasi atto o procedimento finalizzato all’allontanamento di un agente
patogeno, di un sintomo morboso, di un qualsivoglia elemento che turbi lo stato di salute, allora si
può certamente dire che l’origine di questa scienza coincida con l’origine stessa dell’uomo e che
sia strettamente legata a risvolti di carattere religioso, filosofico, paleontologico ed etnologico.

Durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli storici, sono
i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, e medicina
scientifica.
Solo nella medicina empirica, con l’approfondimento delle conoscenze, la comprensione dei fenomeni
naturali trascendendo da segni divinatori, si assiste al costituirsi di una forma embrionale di
scienza, derivata dalla constatazione della relazione tra una causa ed un effetto, che permette la
formulazione di successive ipotesi, definendo in tal modo il punto di partenza del ragionamento
scientifico. Anche se la nascita del pensiero scientifico si può far risalire alla comparsa delle
prime scuole mediche in Italia (Scuola di Salerno e Scuola di Crotone e Sicilia), è in Grecia che
avviene la completa e definitiva emancipazione del medico sul sacerdote con la costituzione del
concetto di “clinica”.
La seconda metà del V sec. a.C., costituisce una tappa decisiva nel pensiero medico dell’occidente,
periodo in cui vennero definite le regole del sapere scientifico, momento dunque, della nascita
della letteratura medica e dell’arte della medicina.

I primi scritti del padre della medicina Ippocrate risalgono, infatti a questo periodo, in cui la
medicina si costituisce in teche, termine greco che definisce due nozioni indissociabili l’arte e la
scienza, da cui la medicina appartiene alla categoria delle arti aventi per oggetto l’uomo.(1)
E’ il tempo in cui, si assiste all’affermarsi del convincimento che non c’è arte senza metodo e al
definirsi delle discipline fondamentali della conoscenza. La figura del medico ippocratico si
presentava come un uomo dotato di serietà professionale e di abilità tecniche, il suo operare era
basato sul canone observatio et ratio e la sua interpretazione della malattia era pura, ovvero una
lettura di un fenomeno relativo all’organismo che nella formulazione della prognosi rifuggiva dalle
divinazioni e dalle influenze magiche. L’insegnamento ippocratico, era inoltre dominato dai principi
terapeutici della vis medicatrix naturae e dal primo comandamento dell’arte sanitaria: primum non
nocere.

Secondo la dottrina ippocratica, l’organismo era regolato da 4 umori, in equilibrio tra loro. Una
condizione di alterazione di tale equilibrio, era nocivo per la salute e si manifestava con stati
morbosi derivanti da 3 cause principali: l’ambiente, i traumi, e il regime. Proprio in quest’ultimo,
si trovava infatti la base di una educazione tesa a mantenere la salute nell’uomo sano, con una
guida equilibrata degli alimenti e a recuperare il benessere nell’uomo malato con l’aiuto dei
farmaci.
Il medico esprimeva un giudizio di prognosi sul decorso, situazione corrente e possibile evoluzione
della malattia e la terapia corretta, dopo un esame accurato del malato e anamnesi minuziosa,
promuoveva la rimozione dall’organismo anche per vie chirurgiche della materia alterata quindi
dell’umore corrotto in eccesso.
La medicina di Ippocrate si mantenne viva fino al XVIII e la sua tradizione continua a vivere
attraverso gli scritti tra cui il celebre Giuramento, che conserva ruoli di validità generali,
imponendosi come un modello di riferimento, in cui gran parte dei medici vede i valori fondanti del
suo sapere professionale.(2)

La Scuola Salernitana
E’ considerata la più antica ed illustre istituzione medievale medica del mondo occidentale. In essa
confluirono le più grandi correnti del pensiero medico, ricevette difatti, una sana eredità araba,
che arricchì e potenziò in uno schema scolastico, ovviandone le necessarie manchevolezze, sì da
offrire garanzie sulla reale efficienza del proprio insegnamento.(3)
Le prime testimonianze storiche certe risalgono all’inizio del IX° sec.: in quel tempo lo studio
della medicina a Salerno era principalmente pratico e le innovazioni che questa scuola introdusse
sono tutt’ora patrimonio universale dell’arte medica.
La scuola salernitana rivolse la sua attenzione, in primo luogo al malato, introducendo un nuovo
modello di approccio terapeutico che distaccandosi definitivamente dalla teoria religiosa, secondo
la quale è inutile curare il corpo in quanto la vera salvezza non appartiene al mondo terrestre,
mirava a non accettare lo stato di malattia ma a curarlo, combatterlo e innanzitutto a prevenirlo,
intervenendo con ben precisi strumenti medici. Il concetto di medicina della scuola di Salerno,
basato su approfonditi studi anatomici sul corpo umano, include ed esalta l’importanza dell’armonia
psico-fisica e il valore di una dieta corretta ed equilibrata, principi che ancora oggi sono ripresi
e riaffermati dalla medicina psicosomatica e dalla scienza dell’alimentazione.

I precetti fondamentali della scuola salernitana sono raccolti nel Flos Medicinae Salerni (detto
anche Regimen sanitatis salernitanum o Lilium medicinae): è un trattato igienico-profilattico a
carattere divulgativo che espone una serie di norme scritte in versi che individuava una serie di
elementi esterni all’organismo (alimentazione, luoghi, fattori climatici, attività fisica…) che
andavano controllati e regolati al fine di conservare e migliorare la salute dell’individuo.
Veramente notevole era la conoscenza delle erbe medicinali (l’issopo contro le bronchiti e le
affezioni respiratorie, la ruta per la vista, il colchico come antireumatico), e delle tecniche
chirurgiche. La Scuola Salernitana, libera da qualsiasi impaccio accademico, poté insegnare la
medicina nella maniera che le è propria, e cioè eminentemente clinica: non vani ragionamenti, non
virtuosismi dialettici, non sofistiche deduzioni, ma osservazioni pratiche, nelle quali sembra
rispecchiarsi il pensiero moderno, frutto inconfondibile di un esercizio intelligente e di geniali
applicazioni terapeutiche. La somministrazione dei medicamenti per via perlinguale, l’avvolgimento
di sostanze terapeutiche di gusto sgradevole in foglie di lattuga come ancora oggi si fa con le
ostie, il consiglio d’inumidire l’aria della stanza in particolari affezioni, sembrano consigli di
medici d’oggigiorno, mentre si ritrovano dati da medici salernitani: gli obbiettivi della scuola
salernitana, dunque, non sono tanto affermazioni di nuove scoperte, quanto valorizzazione di basi
essenziali dell’arte sanitaria o di sue parti vitali, tramandate attraverso un’ininterrotta
tradizione indigena, e latina.

In conclusione, dunque, la letteratura medica salernitana rende testimonianza dell’origine pratica
ospedaliera, infermieristica della scuola, nella quale in principio si esercitò una pratica
quotidiana e in seguito, acquistando sempre maggior rinomanza, comportò anche un inizio di
insegnamento che, alla fine, raggiunse quei livelli che la storia ufficiale ci tramanda (3).

La medicina del Benessere
L’esercizio della medicina prima che diventasse professione, è sempre stato inteso come la necessità
di un individuo di occuparsi della salute di un proprio simile, in modo da restituire a quest’ultimo
la condizione di benessere e di efficienza psico-fisica.
La medicina del Benessere è un nuovo modo di esercitare la professione medica, che mira al
mantenimento e potenziamento dello stato di benessere dell’individuo.
E’ un movimento culturale e scientifico che basandosi sul primo comandamento dell’arte sanitaria
ovvero, “primum non nocere”, persegue come obbiettivo il miglioramento in toto del benessere
psico-fisico della persona, ottimizzando i suoi standard esistenziali, in termini qualitativi e di
stili di vita.

Nel corso dei secoli la figura del medico si è andata progressivamente trasformando: se nella
cultura orientale si è sempre tenuta in grande considerazione l’unità corpo-spirito, in occidente il
percorso filosofico che ha accompagnato l’arte medica ha fatto sì che l’uomo diventasse soprattutto
oggetto di osservazione e di studio.
Nel corso dei secoli la Medicina con l’introduzione di nuovi strumenti e metodiche, da una parte ha
acquisito capacità diagnostico-terapeutiche valide ma dall’altra ha perduto l’arte di guarigione,
scindendo la malattia dal malato. La direzione in cui volge la Medicina del benessere è intesa a
riappropriarsi, della capacità di guarire interessandosi ad una visione globale e servendosi di una
terapia a vasto raggio, che promuove la ricerca del benessere fisico, mentale e spirituale e non
solo semplice risoluzione sintomatologia della patologia (4).

In questo modo non si intende un semplicistico recupero del passato, bensì una cosciente
rivalorizzazione degli antichi insegnamenti della cultura ippocratica e della tradizione
salernitana, alla luce di nuove conoscenze.
Questo processo di sintesi permette di porre il benessere del paziente al centro dell’attività
medica, e requisito essenziale al buon esito terapeutico è la conoscenza dettagliata di tutti gli
aspetti possibili della situazione personologica, fisiologica e patologica della persona.

La medicina del Benessere esalta e differenzia nettamente lo stato di salute dallo stato di non
malattia, definendo lo star bene non unicamente l’assenza di patologie organiche o psicologiche, ma
una condizione ottimale che permette all’individuo di esprimere al meglio tutte le proprie
potenzialità fisiche e psicologiche.
Una persona, nel momento in cui tutte le sue funzioni vegetative sono in equilibrio, è un essere nel
quale tutte le cellule hanno come obiettivo lo stato di salute. La tendenza innata di ogni organismo
vivente, è infatti, proprio il mantenimento e il recupero dello stato di salute.

La medicina del Benessere ricalcando questo istinto primordiale, si rivolge all’individuo sano,
avvalendosi degli strumenti della medicina preventiva, e ripristinandone e recuperandone aspetti
trascurati, pur essendo i principali fondamenti di quest’ultima.
Vuole essere intesa come, una educazione rivolta in egual modo al singolo soggetto e agli operatori
sanitari, basata su semplici e ben note ma ormai ignorate regole mediche e norme di comportamento
igienico, rinnovando l’approccio terapeutico e rimandando l’uso di farmaci solo in casi strettamente
necessari.

Non si propone di svilire l’attività farmaceutica bensì di farne un uso concreto e cosciente. In
questo modo la medicina del benessere non solo pone le basi per un innovativo percorso terapeutico
ma ha effetti interessanti anche sulla spesa pubblica sanitaria, abbattendo i costi attuali, che
vengono sostenuti per la cura di malattie degenerative. La diagnosi frettolosa ed imprecisa, la
prescrizione di farmaci incongrua ed eccessiva, l’ossessionante obbiettivo di raggiungere il
risultato terapeutico, trascurando l’attenta valutazione del rapporto costo-beneficio, sono i mali
della Medicina del nostro secolo.

Conclusione
La medicina del benessere, si pone come un programma innovativo di rivalorizzazione e di recupero
della tradizione classica, che ha posto le basi per lo sviluppo della moderna arte medica.
Si rivolge ad individui sani, e mira al mantenimento del loro stato di benessere, inteso nel senso
più ampio del termine, coprendone dunque ogni aspetto; da quello somatico, fisiologico a quello
mentale.
La sua ricerca, supportata da diverse discipline, sfocia in una nuova arte medica, che ha come
risultati importanti risvolti economici e sociali.

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