La meditazione è la più grande avventura umana…

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La meditazione è la più grande avventura umana…

Tratto da: “l Libro Arancione”

– di Osho –

Edizioni Mediterranee

“La meditazione è la più grande avventura umana…”

La meditazione è un’avventura, la più grande avventura che la mente umana possa intrapren­dere. Meditazione è semplice esistere, senza far nulla: nessuna azione, nessun pensiero, nessuna emozione. Esisti semplicemente ed è pura gioia. Dove ha origine questa gioia se tu non fai nulla? Viene dal nulla o, meglio, viene da ogni cosa, dal tutto. Non ha bisogno di una causa perché l’esistenza si compone della sostanza chiamata gioia.

La meditazione non ha alcun obiettivo

La meditazione appare sul tuo orizzonte solo dopo che hai messo alla prova tutte le tue aspirazioni e ne hai riconosciuta l’insufficienza, quando hai passato in rassegna l’intero arco delle tue aspirazioni e ne hai riconosciuta la falsità. Hai visto che non portano da nessuna parte, che continui a muoverti in cerchio: tu non cambi mai. Le tue aspirazioni non ti abbandonano neppure un istante, ti go­vernano, ti fanno impazzire, creano sempre nuovi deside­ri nessuno dei quali viene mai realizzato: le tue mani so­no sempre vuote come prima. Quando hai visto questo, quando hai scrutato nella tua vita e hai constatato che ogni aspirazione è un fallimento…

Nessuna aspirazione ha mai avuto successo, nessuna aspirazione ha mai dato felicità. Esse non fanno che pro­messe che non mantengono mai. Un’aspirazione fallisce, ne insorge un’altra che di nuovo ti fa promesse… e ti in­ganna ancora. Una delusione segue all’altra, finché un gior­no ne diventi improvvisamente consapevole: d’un tratto vedi il meccanismo, e proprio questa percezione è l’inizio della meditazione. La meditazione non ha nessun seme in sé, non ha motivazione alcuna. Se mediti per un motivo, non stai meditando, in quel caso ti stai concentrando. E sei ancora nel mondo: la tua mente si interessa ancora a cose futili, cose banali. In tal caso sei ancora parte di questo mondo. Ne sei parte anche se la tua meditazione è rivolta a realizzare Dio. Sei parte di questo mondo an­che se mediti per conseguire il Nirvana, perché la medi­tazione non ha una meta.

La meditazione è l’intuizione che tutte le mete sono false.
Meditazione significa comprendere che i desideri non portano da nessuna parte.

– Stare semplicemente seduti –

Meditare significa dedicare qualche minuto alla non at­tività. Le prime volte sarà molto difficile: all’inizio è la cosa piú difficile del mondo, ma alla fine sarà la piú fa­cile. È facilissima, per questo è cosí

Se chiedi a qualcuno di sedere semplicemente in si­lenzio senza far nulla, diventerà irrequieto, sentirà un for­micolio alle gambe, gli sembrerà che al corpo stia succedendo qualcosa di strano. Diventerà cosi irrequieto perché non è abituato a non Far niente. È come una automo­bile col motore acceso che gira anche se la macchina è ferma, continua a girare c si surriscalda sempre di pii. Ti sei scordato come si Fa a spegnere il motore.

Questa è meditazione: l’arte di spegnere il motore del­la mente.

Respirare: il mantra più profondo

ll respiro entra in te: lascia che il tuo essere sia uno specchio del respiro che entra. II respiro esce: lascia che il tuo essere sia uno specchio del respiro che esce e sen­tirai discendere su di te un silenzio straordinario. Seguire il respiro che entra ed esce, entra ed esce, è il mantra pili profondo che sia mai stato inventato.

Tu respiri qui e ora. Non puoi respirare nel domani e non puoi respirare nel passato. Devi respirare in que­sto momento, anche se nel frattempo sei in grado di pen­sare al domani e riesci a pensare al passato. Cosi il cor­po rimane nel presente e la mente continua a saltare tra il passato e il, futuro: esiste una dissociazione tra il corpo e la mente. Il corpo risiede neI presente e la mente non è mai nel presente: non si incontrano mai. Non si incro­ciano mai! Ed è a causa di questa dissociazione che sor­gono ansia, tensione e angoscia. Sei teso: questa tensione è ansia. La mente deve essere portata al presente, per­ché non esiste un altro tempo.

Innanzitutto devi danzare, perché nella danza le tue corazze scompaiono. Innanzitutto devi urlare di gioia e cantare, cosi la tua vita ac­quista energia. Innanzitutto ti devi abbando­nare alla catarsi, così tutto ciò che hai repres­so viene buttato fuori, il corpo viene purifi­cato da veleni e tossine e anche la tua psiche viene purificata da traumi repressi e da ferite. Una volta che questo sia accaduto e hai riacquistato la capacità di ridere e sei in grado di amare, allora è il momento del Vipassana.

– Bhagwan parla del Vipassana –

Siedi in silenzio e comincia a osservare il tuo respi­ro. Il punto di osservazione piú semplice è all’entrata del naso. Quando il respiro entra, avvertine il contatto all’ini­zio del condotto nasale: osservalo da quel punto. Il con­tatto sarà più facile da osservare, il respiro sarebbe trop­po sottile: all’inizio limitati a osservarne il contatto. Il respiro entra e tu lo senti entrare: osservalo. E poi ac­compagnalo, seguilo. Scoprirai che a un certo punto si ar­resta. Si ferma da qualche parte vicino all’ombelico; per un attimo, per un pat, si arresta. Quindi, risale verso l’esterno: seguilo, di nuovo percepisci il contatto del re­spiro che fuoriesce dal naso. Seguilo, accompagnalo verso l’esterno: di nuovo arriverai a un punto in cui per un attimo brevissimo il respiro si arresta. E il ciclo riprende un’altra volta.

Inspirazione, pausa, espirazione, pausa, inspirazione, pau­sa. Dentro di te quella pausa è il fenomeno più misterio­so. Quando il respiro è entrato in te e si è fermato, non c’è nessun movimento: quello è l’attimo in cui si può in­contrare Dio. Oppure quando il respiro esce e poi si ar­resta, e non esiste alcun movimento.

Ricorda, non lo devi arrestare tu: si ferma da solo. Se lo interrompi volontariamente, quell’istante ti sfuggirà, perché colui che agisce interferirà e scomparirà il testimo­ne. Tu non devi interferire. Non devi alterare il ritmo della respirazione, non devi né inalare né esalare. Non è come il Pranayama dello yoga, dove tu intervieni per con­trollate iI respiro. Non è la stessa cosa. Non alteri affatto il respiro, lasci spazio al suo fluire naturale, alla sua na­turalezza. Lo segui quando esce e lo segui quando entra.

E presto ti accorgerai dell’esistenza di due pause. In queste due pause si trova la porta. E in quelle due pau­se perverrai alla comprensione, vedrai che il respiro in se stesso non è vita, forse è nutrimento per la vita, come altri cibi, ma non è fa vita. Perché quando il respiro si arresta, tu sei presente, assolutamente presente: sei per­fettamente consapevole, assolutamente cosciente. E anche se il respiro si è arrestato, se il respiro non c’è pii, tu ci sei ancora.

Praticando questa osservazione del respiro — che il Buddha chiama Vipassana, oppure Anapanasati yoga — se continui a osservare, a osservare, a osservare, ti accorge­rai che pian piano la pausa aumenta e si allarga sempre di più. Alla fine accade che la pausa dura per diversi mi­nuti. Una inspirazione e la pausa._ e per alcuni minuti il respiro non esce. Tutto si è fermato. TI mondo si è fermato, il tempo si à fermato, i1 pensiero si è fermato. Perché non è possibile pensare quando il respiro si arresta. E quando il respiro si arresta per diversi minuti, è asso­lutamente impossibile pensare, perché il processo del pen­siero ha costantemente bisogno di ossigeno e il tuo pro­cesso cognitivo è profondamente connesso con la respi­razione.

Quando sei in collera il respiro ha un ritmo; quando sei eccitato sessualmente ha un altro ritmo; e quando sei in silenzio il ritmo del respiro cambia di nuovo. Quando sei felice hai un ritmo di
respirazione e quando sei triste ne hai uno diverso. Il respiro cambia secondo gli umori della mente. Ed è vero anche il contrario: quando il re­spiro cambia, cambiano anche gli umori della mente. E quando il respiro si arresta, anche la mente si ferma.

Con l’arrestarsi della mente, il mondo intero si ferma: perché la mente è il mondo. E in questa pausa riuscirai a percepire per la prima volta il respiro all’interno del respiro; la vita all’interno della vita. Questa è un’esperien­za liberatoria. È un’esperienza che ti rende pii sensibile nei confronti di Dio; poiché Dio non è una persona ma l’esperienza della vita stessa.

La meditazione è semplice gioia per il proprio esistere. La
meditazione è semplice gioia di essere nel proprio essere.

– Vipassana –

“La porta della consapevolezza”

Trova un luogo comodo dove sederti per 45-60 mi­nuti. E bene sedere alla stessa ora e nello stesso posto ogni giorno, ma non
necessariamente in un posto silenzio­so. Esperimenta finché non trovi la situazione in cui ti sen­ti a tuo agio. Puoi fare una o due sedute ai giorno, ma non fare mai una seduta se non è trascorsa almeno un’ora da quando hai mangiato, e aspetta almeno un’ora dopo la seduta, prima di andare a dormire.

È importante sedersi con la testa e la schiena erette. Gli occhi devono restare chiusi e il corpo dev’essere il pini /ermo possibile. Puoi usare un seggiolino da meditazione o una sedia con lo schienale rigido, oppure dei cuscini si­stemati come meglio credi.

Non esiste una tecnica di respirazione particolare: va benissimo il respiro naturale. Il Vipassana si basa sulla consapevolezza del respiro, per cui si devono osservare sem­plicemente l’inspirazione e respirazione in qualsiasi punto del corpo in cui si riesce ad avvertirne maggiormente la sensazione: all’altezza del naso o dello stomaco o del ples­so solare.

Il Vipassana non è concentrazione e non si tratta di osservare il respiro per un’ora intera. Quando affiorano pensieri, emozioni o sensazioni, oppure quando sorge in te la consapevolezza di un suono, di un odore o della brezza all’esterno, lascia semplicemente che la tua atten­zione li segua. Qualsiasi cosa affiori può essere osservata come una nuvola che scorre nel cielo: non ti ci devi at­taccare, né la devi respingere. Ogni volta che puoi sceglie­re cosa osservare, torna alla consapevolezza del respiro,

Ricorda, non devi aspettarti nulla di speciale. Non esi­ste successo né fallimento, né vi sarà progresso. Non c’è nulla da capire o da analizzare, ma possono insorgere in­tuizioni di qualunque tipo. Le domande e i problemi pos­sono essere visti come misteri con cui divertirsi.

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