La meditazione è la sola via che porta alla felicità

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La meditazione è la sola via che porta alla felicità

di Swami Sivananda Sarasvati

Tratto da:

< CONCENTRAZIONE E MEDITAZIONE >
SWAMI SIVANANDA SARASVATI
EDIZIONI MEDITERRANEE
RISTAMPA 1985
TITOLO ORIGINALE DELL’OPERA:
< LA PRATIQUE DE LA MEDITATION >

La necessità di meditare

La meditazione è la sola via che porta all’immortalità, alla felicità eterna. Coloro che non praticano, né la concentrazione, né la meditazione sono dei veri assassini dell’Atman (Isha- Upanishad, 3° mantra). Sono, in effetti, dei cadaveri viventi, degli infelici. Essi sono dei poveracci ed allo stesso tempo degli inguaribili avari.

Il saggio taglia il nodo dell’egoismo con la spada affilata della meditazione costante. In seguito, viene l’alba della suprema conoscenza dell’Io, o pura illuminazione interiore, o Realizzazione. Il saggio liberato non conosce più, né il dubbio, né l’illusione. Tutti i legami del karma sono spezzati. Perciò, siate sempre dediti alla meditazione; è la chiave principale che apre il reame della felicità eterna.

I grandi sapienti di una volta o rishis, come Yajnavalkya Uddalaka, ecc, acquistarono la conoscenza dell’Io, che assicura la comunione suprema mediante un’intensa meditazione.

Così come avete bisogno di nutrimento per i vostri corpi, così le vostre anime reclamano il nutrimento sotto forma di preghiere, di ripetizioni della parola consacrata (japa), di riunioni religiose (kirtanas), di meditazione, eccetera.

Come vi sentite agitati quando il vostro cibo non è pronto al momento desiderato, così proverete una certa agitazione se non pregherete mattina e sera, alle ore propizie, o se abbandonerete per un certo tempo la pratica della preghiera o del japa. Il nutrimento dell’anima è più necessario di quello del corpo. Dedicatevi dunque, regolarmente alla preghiera, al japa ed alla meditazione.

Così come fate crescere nel vostro giardino gelsomini, rose e gigli, così dovreste coltivare i fiori rappresentati dai pensieri di pace, d’amore, di bontà, di purezza, ecc. nel vasto giardino del vostro intimo (antahkarana). Innaffierete questo giardino mentale con la vostra introspezione, con la vostra meditazione ed i vostri pensieri sublimi; ne allontanerete le cattive erbe rappresentate dai pensieri inutili o discordanti.

Se vedete dei fiori su di un mango, pensate che ci saranno presto dei manghi. Allo stesso modo se avete la pace interiore (shanti) siate sicuri che giungerete presto ad una buona meditazione e che coglierete il frutto della conoscenza ( jnana).

Il simile attira il simile; è una grande legge. Coltivate dei buoni pensieri, meditate.

Attirerete a voi i saggi e gli asceti (sadhus, yogin, siddhas). Le loro vibrazioni saranno benefiche per voi e le vostre eserciteranno su di essi una forza di attrazione.

I frutti della meditazione

Lo stesso Indra, Signore dei deva, che nuota nella sua ricchezza, non può godere della felicità trovata dal saggio dalla mente ben concentrata, libera da ogni desiderio, che riposa in piena coscienza (svarupa) e che porta su ogni cosa lo stesso sguardo.

Imparate l’autodisciplina, acquistate una mente stabile mediante la costante pratica della meditazione. Fissate la vostra mente su Dio; giungerete così alla via divina. La luce brillerà e il flusso degli attributi divini vi penetrerà. Svaniranno tutte le tendenze negative; saranno conciliate tutte le forze contraddittorie e voi godrete della perfetta armonia, della felicità senza uguale, della pace definitiva.

La meditazione è la sola vera via regale che porta alla salvezza. Essa mette fine alle pene, alle sofferenze, alle amarezze perché ne distrugge le cause. La meditazione procura la visione dell’unità, il sentimento dell’Uno senza secondo. Essa è il pallone, il paracadute e l’aeroplano che permette all’aspirante di prendere il volo verso il regno della felicità eterna, della pace duratura e della gioia immortale.

La meditazione è la strada che bisogna seguire per raggiungere la divinità; essa porta l’aspirante direttamente alla coscienza divina, essa è la scala mistica che va dalla terra al cielo, la scala divina degli yogin che li conduce sulle cime della coscienza superiore (asamprajnata-samadhi). È la scala che permette di elevarsi fino al cielo della pura coscienza (chidakasha), fino alla nozione di pura unità (advaita) e al dissolversi in questa pura unità (nishtha), la perfetta liberazione (mukti) dei vedantisti. Senza essa non è possibile nessun progresso spirituale; è il traghetto grazie al quale l’adoratore scivola facilmente verso l’altra riva, quella del più elevato grado di estasi (bhava-samadhi) in cui beve il miele dell’amore divino (prema), nettare d’immortalità.

Una meditazione regolare apre la strada alla conoscenza intuitiva, rende la mente calma e stabile, sveglia i sentimenti di estasi e mette l’aspirante yogin in contatto con la sorgente suprema, con l’anima universale (Purusha). Quando camminate sicuri sulla strada della meditazione (dhyana-yoga) i dubbi svaniscono da soli. Troverete da voi dove posare i piedi sui gradini della scala spirituale; una misteriosa voce interiore vi guiderà. Ascoltatela molto attentamente!

Se alla sera caricate l’orologio, esso camminerà regolarmente per ventiquattro ore. Così se meditate per un buon periodo di tempo nel momento più favorevole (brahma-muhurta), potrete operare in pace per tutto il giorno. L’intero organismo sarà caricato di vibrazioni spirituali, di onde divine.

Molti dubbi si risolveranno da soli durante la meditazione; ciò non avverrà immediatamente, in qualche caso; per quanto il vostro maestro vi spieghi, vi sono cose che non potete capire agli inizi; dovrete maturare un poco e quando vi sarete evoluti, i dubbi, che qualche anno prima vi tormentavano, saranno dissipati.

Quando si forma un grosso ascesso, o in caso di colica o di appendicite, potete provare un acuto dolore. Ma quando dormite non sentite nulla; lo stesso avviene quando siete anestetizzato. Solo quando la mente è in connessione con il corpo, si manifesta la sofferenza. Se potete eliminare tale connessione tra la mente ed il corpo, il dolore sparirà. L’Atman è la felicità che ha preso forma (ananda-ghana). Tutte le vostre pene termineranno se ritirate la vostra mente dal corpo e dagli oggetti esteriori per fissarla sull’Atman mediante una costante meditazione.

La meditazione è il solo modo di stornare tutte le miserie umane. Non ce n’è un altro.

Il vero riposo si ottiene durante la meditazione quando la mente è mantenuta nell’Atman. Il cambiamento di occupazione può costituire un riposo; il fatto di restare oziosi e di permettere alla mente di vagabondare senza freno, come un elefante in amore o di compiacersi in vane fantasticherie, non può portare riposo.

L’uomo incapace di fissare la propria mente nella meditazione non può avere nessuna conoscenza dell’Io. L’uomo incostante è inadatto alla meditazione; egli non può né venerare, né conoscere l’Io, né può provare un bruciante desiderio di liberazione (moksha); non può avere la pace della mente. E come potrebbe esserci felicità per coloro che non sono in pace?

Comincerete così ad esercitare un controllo graduale anche nel regno dei sogni. Quando la vostra mente commetterà una cattiva azione la fermerete. Durante il sogno vi aiuterà la forza della disciplina spirituale (sadhana) praticata con vigilanza; sarà il segnale di un progresso spirituale. Fate molta attenzione ai vostri sogni.

Questo mondo è pieno di miserie e di sofferenze. Se volete sbarazzarvi delle pene e delle afflizioni inerenti al susseguirsi di morti e di rinascite (samsara), dovete dedicarvi alla meditazione. È il sentiero che porta alla divinità; è la via regale che conduce al regno di Brahman; è la scala misteriosa che va dalla terra al cielo, dall’errore alla verità, dalle tenebre alla luce, dal dolore alla gioia, dall’inquietudine alla pace, dall’ignoranza alla conoscenza, dalla morte all’immortalità. La meditazione ci dirige verso la conoscenza dell’Io, cioè verso la pace eterna e la suprema felicità. Essa ci prepara all’esperienza integrale, detta anche conoscenza intuitiva diretta.

La verità è Brahman; la verità è Atman; essa è semplice
e pura. Non potete giungere alla verità senza riflessione e senza meditazione.

Osserva il silenzio; conosci te stesso; conosci Questo. Immergiti in Questo!

Senza l’aiuto della meditazione non riuscirete a conoscere l’Io, non avanzerete verso lo stato divino; non vi libererete dagli ostacoli della mente, non entrerete nell’immortalità.

Senza la meditazione non conoscerete mai il supremo splendore, le glorie immortali dell’Atman.

Strappate il velo che ricopre l’anima praticando una regolare meditazione; per mezzo suo liberatevi dei cinque involucri (koshas) che nascondono l’Atman e giungerete alla beatitudine finale della vita.

Il fuoco della meditazione distrugge le impurità causate dal vizio. Dopo interviene bruscamente la conoscenza della saggezza divina, che conduce alla liberazione finale (mukti).

Esistono parecchi metodi efficaci di allenamento mentale, essenziali per la cultura della mente, in special modo per l’educazione della memoria, della riflessione, del discernimento, la ricerca della sua vera identità mediante la domanda chi sono io? (vichara). La pratica della meditazione è in sé un potente metodo per chiarificare la memoria. L’allenamento della memoria contribuisce potentemente ad accedere alla meditazione.

La meditazione è un tonico energico, sia per il corpo che per la mente. Le sacre vibrazioni penetrano in tutte le cellule del corpo e ne guariscono le malattie. Quelli che meditano non hanno spese mediche. Le onde potenti e mitiganti che si alzano durante la meditazione esercitano la loro benefica influenza sulla mente, sul sistema nervoso, sugli organi e le cellule del corpo.

L’energia divina fluisce liberamente, come l’olio che cola senza rumore da un recipiente nell’altro (taila-dhara) dai piedi del Signore fino all’organismo dell’aspirante (sadhak).

Se potete meditare per mezz’ora di seguito, sarete capaci di sostenere, pieni di pace e di forza spirituale, la lotta della vita per tutta una settimana. Tale è il benefico effetto della meditazione. Poiché dovete trattare con menti diverse nella vita quotidiana, trovate nella meditazione la forza e la pace che vi risparmieranno disordini e tormenti.

Uno yogin che medita regolarmente ha un fascino magnetico. Quelli che l’avvicinano subiscono l’influenza della sua voce dolce, della sua forte parola, dei suoi occhi luminosi, del suo colorito brillante, della sua buona salute, del suo buon comportamento, delle sue virtù, della sua natura divina. Come un granello di sale buttato in un vaso pieno d’acqua si scioglie e si diffonde per tutto il liquido, come il dolce profumo del gelsomino pervade l’atmosfera, così l’aura, l’irraggiamento spirituale s’infiltra nella mente degli altri; costoro ne ricavano gioia pace e forza per sé. Si trovano ispirati dalla parola dello yogin e la loro mente si eleva al suo contatto.

La meditazione apre la porta della mente alla conoscenza intuitiva e ha più di un potere. Meditate, meditate! Non perdete un solo minuto. La meditazione allontanerà da voi le miserie della vita; essa è la sola via. La meditazione è nemica della mente, finisce con l’annientarla (mano-nasha).

II

Il mahatma, la “grande anima ” che medita in una grotta solitaria dell’Himalaia aiuta il mondo con le sue vibrazioni spirituali, più di quanto lo aiuti il sant’uomo
(sadhu) che predica
dall’alto del pulpito. Come le vibrazioni sonore attraversano l’etere, così le vibrazioni spirituali di chi medita si propagano a lunga distanza e portano a migliaia di uomini pace e forza.

Quando il meditante è divenuto privo di mente, penetra ed attraversa il mondo intero. Gli ignoranti lanciano una falsa accusa, quando tacciano d’egoismo i sadhus che meditano in una grotta.

Costruite, attraverso una regolare meditazione, una solida fortezza spirituale, create intorno a voi un’aura magnetica impenetrabile ai più potenti messaggeri di Maya o di Satana!

La concentrazione della mente di Dio, dopo la purificazione, può portarvi la conoscenza vera e la vera felicità. Voi siete trascinato verso le cose esteriori dall’attaccamento (raga) e l’illusione (moha).

Concentratevi su Dio nel vostro cuore. Tuffatevi profondamente e restate immerso.

Sarete ispirato durante la meditazione quando la vostra mente è sattvica, cioè fissata ad un alto livello spirituale. Comporrete dei bei poemi e risolverete i più complessi problemi della vita. Dovrete eliminare anche quei movimenti sattvici che a loro volta dissipano l’energia mentale. Dovrete elevarvi sempre più in alto, fino all’Uno senza secondi (Atman). Se non vi tuffate profondamente, se non vi immergete nella meditazione silenziosa, non arriverete alla piena felicità (ananda) della gloria divina. Non potrete gustare completamente la pace e la felicità, fino a quando vi manterrete sui limiti della divinità, e resterete sulla soglia divina.

Durante la meditazione, alcune visioni non sono altro che la materializzazione dei vostri propri pensieri mentre certe altre, al contrario, hanno una realtà oggettiva.

Soltanto quando le impressioni subcoscienti (vasanas) sono cancellate e i desideri (sankalpas) totalmente spenti, si manifestano la vera pace e la vera ananda. Se fissate la vostra mente, anche solo per cinque minuti, sul Signore Krishna, su Shiva o sull’Atman, la disposizione superiore della vostra mente (sattva guna) la impregna totalmente, e siete per quei cinque minuti nella pace e nella felicità. Per mezzo della vostra più elevata attitudine alla saggezza (buddhi), potete paragonare la beatitudine (ananda) che deriva dalla meditazione ai piaceri effimeri dei sensi, e troverete che quella è un milione di volte superiore agli altri. Meditate e provate questo ananda; solo così ne riconoscerete il reale valore.

Se, per esempio, un aspirante, che si trova nel Cachemire, medita sul suo guru o guida spirituale, che è invece nell’Himalaia, tra i due si stabilisce un legame definito. Il guru emette delle radiazioni di potenza, di pace, di gioia, di felicità, indirizzate all’aspirante, in risposta ai suoi pensieri; costui è immerso in questa corrente d’energia magnetica. La corrente d’elettricità spirituale scorre con movimento uniforme dal maestro al discepolo, come l’olio che si versa da un recipiente in un altro. L’allievo può impregnarsene o, al contrario, allontanarsene in proporzione al suo grado di fede. In qualunque momento il discepolo mediti sinceramente sul suo maestro, questi sente immediatamente che gli arriva una corrente di preghiere o di pensieri elevati, e ciò lo commuove. Chi possiede la vista astrale interiore può vedere chiaramente una sottile linea luminosa che congiunge il discepolo al maestro creata dal movimento vibratorio dei pensieri sattvici che attraversano l’oceano della mente (chitta).

Un impulso improvviso d’illuminazione mistica mette fine all’esistenza empirica, e sparisce del tutto anche l’idea di ricordarsi di qualcosa, che sia l’universo od anche solo la stretta individualità d’uno spirito di questo mondo.

Quando lo yogin è giunto all’ultimo stadio della meditazione e del samadhi, tutti i residui delle sue azioni sono interamente consumati. Egli giunge alla liberazione in questa stessa vita. È un vivo liberato (jivanmukta).

La meditazione procura una gran quantità di forza spirituale, di pace, un vigore ed una vitalità nuove; è il miglior tonico della mente. Il meditante che si irrita spesso dimostrerebbe che non si dedica ad una buona meditazione ininterrotta e che c’è qualche cosa di manchevole nella sua disciplina (sadhana).

La meditazione sviluppa pensieri forti e puri. Le immagini mentali sono chiaramente disegnate e ben particolareggiate. I buoni pensieri hanno una solida base; ogni confusione svanisce con la chiarificazione delle idee.

Come un bastoncino d’incenso emana di continuo un delicato profumo così dal viso d’un aspirante che si dedica ad una regolare meditazione si sprigionano in continuazione un dolce odore, una divina luminosità (brahma-varchasa) ed un’aura brahmica magnetica (tejas). Coloro che sono dei praticanti regolari avranno un viso calmo, sereno, gradevole, una voce dolce e gli occhi luminosi.

Come la coltura è assolutamente inutile in un terreno duro o in una terra satura di sale, così resta senza frutto la meditazione senza rinuncia (vairagya).

Il fuoco della meditazione consuma tutte le turpitudini dei vizi. Ed improvvisamente sopraggiungono una conoscenza e una saggezza divine che conducono direttamente alla liberazione finale (mukti).

Durante la contemplazione siete in contatto spirituale con la Luce immobile. Siete sbarazzati di ogni vostra impurità. L’anima che tocca questa luce ne è mondata. Quando una lente è posta alla luce del sole brucia la paglia che si trova nel suo raggio. Allo stesso modo se il vostro cuore, nel vostro intimo più profondo, è aperto con fervore e diretto verso Dio, la Luce di purezza e d’amore, che illumina la vostra anima, consumerà ogni vostra imperfezione col fuoco dell’amore divino. La luce arreca una maggiore energia ed un grande benessere..

Tutte le cose visibili sono Maya. E Maya svanirà grazie alla conoscenza (jnana) e alla
meditazione sull’Atman. Bisogna esercitarsi nella eliminazione di Maya, che provoca distruzione per mezzo della mente. Distruggere la mente significa dunque annullare Maya. La meditazione sull’Atman (nidhi-dhyasana), è il solo modo per riuscirci. Il Signore Buddha, il re Bhartrihari, Dattatreya hanno tutti vinto Maya e la loro mente con la sola grazia di una profonda meditazione. Entrate nel silenzio; meditate; meditate!

Coloro che praticano la meditazione si accorgono d’avere più sensibilità di coloro che non meditano; perciò lo sforzo fisico imposto al corpo è enorme.

Talvolta anche gli aspiranti già progrediti, cominciano a pensare. – Cosa può essere dunque questo stadio di realizzazione divina? Come mi apparirà Dio? Quale aspetto avrà nella mia visione? – La realizzazione suprema sorpassa ogni descrizione; non c’è la più piccola possibilità di descriverne un’immagine. Essa è pace perfetta, felicità ineffabile, silenzio profondo. Mentre la mente, l’intelletto cessano di funzionare, si leva la conoscenza spirituale. C’è esperienza intuitiva interna. È tutto ciò che vi si può dire e dovrete farne l’esperienza voi stessi nel samadhi o stato di sopracoscienza.

Il vagabondaggio mentale si arresterà progressivamente grazie ad una regolare meditazione, che allontanerà ogni irritabilità ed aumenterà sensibilmente la pace della vostra mente.

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