di Jon Kabat-Zinn
Per questo tipo di meditazione la cosa migliore è ispirarvi agli alberi.
Avvicinatevi a una pianta o, ancor meglio, entrate in un gruppo di alberi e
guardate all’esterno in una sola direzione. Evocate la sensazione di
sviluppare radici nel terreno e di ondeggiare lievemente, come fanno gli
alberi mossi dalla brezza. Rimanete immobili, in unisono col vostro
respiro, assorbite ciò che vi sta di fronte oppure chiudete gli occhi
percependo l’ambiente circostante, l’albero più vicino, ascoltatelo,
sentite la sua presenza, toccatelo con la mente e il corpo.
Usate la respirazione per aiutarvi a immedesimarvi nel momento… con la
sensazione del vostro corpo eretto, che respira, vivendo istante per
istante.
Al primo segnale di stanchezza, conservate la stessa posizione ancora un
poco, ricordando che gli alberi rimangono immobili per anni, talvolta per
tutta la loro vita se sono fortunati. Cercate di capire se hanno qualcosa
da insegnarvi sull’immobilità e sul mantenere il contatto. Dopo tutto
penetrano nel terreno con le radici e il fusto, toccano l’aria col tronco e
i rami, la luce solare e il vento con le foglie. Tutto, in un albero
eretto, esprime contatto. Provate a fare altrettanto, anche per brevi
periodi di tempo, a entrare in contatto con l’aria sulla pelle, con la
sensazione dei piedi sul terreno, dei suoni dell’ambiente, della danza di
luce, colori e ombre, la danza della mente.
*prova*: rimanete eretti dovunque vi troviate, nel bosco, in montagna,
presso un fiume, nel soggiorno di casa vostra o semplicemente in attesa
dell’autobus. Quando siete soli, potete rivolgere i palmi delle mani al
cielo, a braccia aperte in varie posizioni, come rami e foglie,
disponibili, aperti, ricettivi, pazienti.
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