La meditazione soggettiva

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La meditazione soggettiva

di Flavio Alterisi

Volgere l’attenzione verso l’interno, attraverso la visualizzazione di
immagini o suoni, ha un grande potere di trasformazione sullo stato mentale
ed emotivo. E’ il tipo di meditazione più diffuso e attualmente più
praticato.

Laddove la “meditazione oggettiva” è la concentrazione della propria
attenzione e delle proprie energie psichiche verso un obiettivo esterno,
materiale e tangibile (come la risoluzione di un problema matematico, o la
ricerca del percorso più breve su una mappa), la “meditazione soggettiva” è
invece un orientarsi verso l’interno, con un obiettivo di azione non sul
mondo esterno, ma sul proprio mondo interiore.

Essa può essere indirizzata verso due direzioni: verso la soggettività pura,
ed è la più difficile; oppure verso oggetti psichici: concetti, suoni,
parole o immagini. Molti aspetti della realtà possono diventare oggetti di
meditazione soggettiva: fiori, nuvole, volti, simboli, qualità, ecc. .
Durante la meditazione l’attenzione interiore si concentra sulla percezione
della natura del soggetto prescelto o sulla pronuncia del suo nome, sulla
visualizzazione della sua forma oppure sulle sue diverse qualità.

Ma due tipi di oggetti, nella psiche, sono particolarmente rilevanti: quelli
delle dimensioni del suono e della luce. Gli organi esterni, gli occhi e le
orecchie, ci rapportano con il mondo esterno; così come gli organi interni,
dell’udito e della vista, ci mettono in contatto con le dimensioni interne.

La meditazione rivolta verso la luce sviluppa la coscienza della vista
interiore potenziando la visione di oggetti mentali attraverso la tecnica
della “visualizzazione”.

Una tra le più conosciute, ed efficaci, è quella diretta verso i simboli, in
senso generale; i mandala e gli yantra (India), in particolare. Sono forme
simboliche, spesso colorate, che rappresentano una “visione del mondo”:
dell’universo o dell’essere umano. La contemplazione di uno di questi
simboli favorisce la sua percezione – e aumenta sempre più nel tempo – non
solo della sua totalità, e i suoi significati, ma anche delle singole parti
che lo compongono, e dei loro significati.

La meditazione verso il suono è invece focalizzata nello sviluppo dell’udito
(all’inizio esterno, poi interno) e della voce, sia come armonia che come
potenza.

La tecnica più conosciuta consiste nella ripetizione di un suono – con, o
senza significato – o una parola o un canto (i mantra, in India, Giappone e
Tibet; oppure i canti gregoriani, in Occidente). Spesso il significato delle
parole, o dei suoni utilizzati, non è rilevante (a volte la speculazione su
di esso è addirittura controproducente); ma, la potenza deriva dalla
concentrazione sul suono in sé, sul suo ritmo, sulla percezione della
sonorità che trasporta lungo le dimensioni, sull’identificazione con essa
che amplifica la coscienza, la trasforma e ne favorisce sviluppi.

Sembra una contraddizione in termini parlare di “oggettività” quando la
meditazione viene rapportata normalmente al mondo soggettivo, eppure molta
della nostra attività quotidiana è di fatto un tipo di meditazione.

Ogni volta che un uomo si concentra per risolvere un problema pratico,
svolge una attività mentale concentrata su un oggetto materiale – cioè una
meditazione – rivolta verso la materia: quindi, fa una meditazione
oggettiva.

Mentre la meditazione soggettiva è quella finalizzata alla scoperta, alla
percezione e alla padronanza del mondo soggettivo, interno o interiore, la
meditazione oggettiva è indirizzata verso il mondo oggettivo. Il cosiddetto
“mondo della realtà”.

La meditazione oggettiva contempla intensamente la natura in sé, con le sue
leggi, conduce verso le scoperte scientifiche, oppure si indirizza verso gli
strumenti – oggettivi – che possono servire nel mondo oggettivo (ma anche
soggettivo). Si indirizza soprattutto verso lo sviluppo delle tecnologie,
come le macchine utensili, ma anche verso nuovi processi logici, le
attrezzature mentali utili per la vita materiale e psicologica.

In pratica, l’attività concentrata di gruppi di esseri umani – aiutati o no
da strumenti – coordinata e integrata verso un fine, è meditazione. Quando è
indirizzata al mondo oggettivo, è meditazione oggettiva.

In fondo, buona parte dell’attività umana nell’attuale società occidentale –
scientifica ed economica, industriale e commerciale, legislativa o
riguardante la comunicazione – consiste nel lavoro di gruppi coordinati di
menti umane, diretti verso un obiettivo che riguarda o il controllo della
materia e le sue leggi, oppure gli strumenti per ottenerlo.

La meditazione oggettiva, ovviamente, interessa anche la singola persona.

Le implicazioni e le utilità sono straordinarie, soprattutto in rapporto
alla direzione che essa può prendere, diretta verso oggetti materiali,
esterni alla mente stessa, oppure mentali.

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