DHYANA
“La meditazione negli insegnamenti di Sri Satya Sai Baba”
di J.S.Hislon
Mother Sai Publications
(Ottava parte)
– I cinque involucri e l’io –
Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere, Mente, Intelletto ed Ego sono i primi elementi con cui si
formò l’Universo. I1 fango, o la creta, è l’elemento base con cui si modella un vaso e, perciò, è la
causa materiale del vaso. II vasaio, senza la cui idea (sankalpa) e applicazione non potrebbe
nascere il vaso, è la sua causa efficiente. Allo stesso modo, Prakriti è la causa materiale del-
I’Universo e Brahman la sua causa efficiente. È per volere di Brahman che nella creazione hanno
avuto origine infinite sfaccettature di questo Universo dinamico dalle molteplici forme e
innumerevoli oggetti. E tuttavia dobbia- mo ricordare che è Brahman colui che ha manifestato Se
stesso in questo In- finito. Krishna esortò Arjuna ad ignorare la diversità nell’unità e a discerne-
re l’unità nella diversità. Si deve comprendere la non dualistica natura atmica di questo mondo
molteplice.
Dhyana conferisce all’uomo la capacità di riconoscere questa unità e di di- scernere sia
l’Immanenza che la Trascendenza di Dio.
– I quattro stati di coscienza –
L’unico onnipervadente Brahman permea tutto l’Universo degli oggetti ani- mati ed
inanimati. Questo Brahman onnicomprensivo ha assunto la forma udibile della parola primordiale AUM.
In questo Sommo Parabrahman so- no sintetizzati quattro inseparabili elementi: Vishva, Taijasa,
Prajna e Turiya.
Lo stato di veglia (Jagratavasta), è lo stato di coscienza ordinario ed è in relazione col
mondo grossolano della materia. Fornisce una conoscenza em- pirica del mondo fenomenico, servendosi
di sensazioni e di percezioni. Pos- siede diversi modi di conoscenza ed essi sono costituiti dai
cinque organi di azione (Karmendriya), dai cinque organi di percezione (Jnanendriya), le cin- que
energie vitali (Prana), la mente (Manas), l’intelletto (Buddhi), la coscienza (Citta) e l’ego
(Ahamkara). Questi 19 aspetti della conoscenza sensoriale o empirica nello stato di veglia si
integrano fra loro. In sostanza, è questa co- noscenza che brama ardentemente i piaceri del mondo
materiale.
Lo stato di coscienza di sogno (Svapnavasta), ha la facoltà di riconoscere ed avere a
livello subconscio una pallida idea della sacra esperienza di divini- tà e santità. È correlata ad
aspetti più sottili della conoscenza ed esperienza umane. In questo stato si hanno impressioni più
sottili delle esperienze di veglia.
Lo stato di Prajna (Prajnavasta) e quello di Turiya (Turiyavasta) hanno caratteristiche
differenti. II Prajnavasta è uno stato di coscienza trascenden- tale, in cui la dicotomia fra il
grossolano ed il sottile scompaiono nella super- coscienza: rimane il puro “Prajna”, ossia la
coscienza di Divinità. In questo stato, le facoltà di differenziazione e diversificazione della
mente sono inatti- ve. Ecco perché si sostiene che il Prajnana è Brahman. È per venire incontro allo
scalatore di questa vetta della Divinità che Krishna ha esposto nella Bha- gavad Gita la “Sadhana di
Dhyana”, il sentiero della Meditazione. Nel Praj- navasta tutti i desideri mondani e le smanie
vengono sublimati nella beatitudine di un’esperienza spirituale. La brillante luce del Prajnana
risplende stabil- mente in questo stato di coscienza più elevata.
II Turiyavasta è il più alto stato di coscienza, dove si sperimenta l’essenza dell’Atma. II
discepolo fa esperienza della tranquillità, della Divinità e della non-dualità. Si tratta di uno
stato di supercoscienza puro, placido e stabile, in cui tutti gli attributi discriminanti e
differenziali sono trascesi e assorbiti nell’eterna ed assoluta Realtà di Brahman.
La recita o il canto dell’AUM (Omkara) contempla la fusione dei tre suoni primordiali: A, U
e M. Queste tre lettere rappresentano rispettivamente lo stato di coscienza di veglia, di sogno e di
sonno profondo e simboleggiano anche Brahma, Vishnu e Mahesvara, la Trinità che personifica le
realtà cor- rispondenti ai tre stati di coscienza sopra menzionati. Come in un rosario un filo
trapassa i grani per tenerli insieme, così Brahman trapassa tutte le anime e le fa essere
interdipendenti e correlate fra loro.
L’autorealizzazione consiste nell’immediata, intima e uniforme compren- sione
dell’Assoluto, suprema ed integrale realtà di Brahman: è una mistica esperienza che oltrepassa
mente, spazio e tempo. Dhyana è un sussidio per raggiungerla. L’occhio non può vedere se stesso.
Allo stesso modo, I’Atma non può vedersi. Se una bambolina di sale viene perduta nelle profondità
del mare, vi si scioglie e diventa irrecuperabile. Così pure, il Jivatma che cerca il Paramatma
perde la propria individualità e identità. Brahman è un oceano che non si può scandagliare. L’anima
di una persona che va in cerca di Dio diviene una con Dio. L’Atma e il Paramatma sono
ontologicamente identici e non duplici. Non sono che aspetti del livello di coscienza più elevato.
Nella Meditazione, la mente, l’intelletto e i vari sensi sono trascesi per mezzo
dell’autocontrollo. Nello stato superconscio di Dhyana, tutti i dualismi, le dicotomie, le
differenze e le relatività scompaiono. Dhyana è sinonimo della conoscenza assoluta della Divinità: è
una visione ed una via verso il Divino, che conduce al Sat-Cit-Ananda, ossia alla Realtà integrale
dell’Essenza- Coscienza-Beatitudine. Essa fa raggiungere la beatitudine senza fine, confe- risce la
beatitudine dell’Atma ed ottiene all’uomo la suprema beatitudine e la beatitudine dell’assenza di
dualismo.
– Esperienze di Meditazione –
Un discepolo avrà diversi tipi di esperienze durante la meditazione. Quan- do egli è
assorto nella Divinità ode suoni di ogni genere. È come se sviluppas- se una specie di percezione
extrasensoriale. Sente dei suoni di strumenti musicali come la vina, il mirdanga ed il flauto.
Queste dolci melodie sono simbolo di Dio che prende forma. Sono i risultati iniziali di Dhyana.
Durante i primi stadi della meditazione, tutti gli organi sensoriali diventano ipersensibili e que-
sta acutizzazione della sensibilità fa sì che il meditante abbia delle reazioni ai suoni e alle
visioni straordinarie. Col passare del tempo questa ipersensibi- lità, ovvero questa facoltà di
percezione extrasensoriale si raffina nella più alta facoltà di ascoltare la Voce stessa del
Silenzio, il suono primordiale del Divino Pranava. Il discepolo è in ascolto della ripetizione e
dell’eco della Vo- ce Primeva: AUM. Così egli sperimenta l’ineffabile ed inesprimibile beatitu- dine
dello stato di Supercoscienza o Turiya.
Durante la meditazione profonda, alcuni praticanti sentono come se il lo- ro corpo fosse
diventato molto pesante e non riescono a muoversi liberamen- te. Alcuni altri, invece, sperimentano
una sensazione di estrema leggerezza e levitano verso l’alto. Altri ancora hanno la sensazione di
tremore e brividi. II discepolo dalla mente tenace e salda non si farà innervosire da queste fan-
tastiche esperienze paranormali, ma continuerà indisturbato la sua disciplina
Paramahansa Ramakrishna attraversò tutti questi stadi di meditazione, dal- l’avente forma
al privo di attributi. Nel corso della sua evoluzione spirituale la Madre Divina gli Si rivelò sotto
la forma di Kah. Ma l’Atma è privo di forma. Perciò si consiglia al discepolo di lasciare alle
proprie spalle tutte le forme e i nomi e di tentare l’esperienza del Brahman Senza Forma. L’Asso-
luto Brahman privo di forma e attributi concede la più elevata estasi spiri- tuale. II meditante
rimane incantato e rapito dal divino afflato del Brahman senza attributi e sperimenta la beatitudine
perfetta.
Un novizio deve incominciare la meditazione su una forma di Dio. Osservi tutte le norme, sia
puntuale e regolare nella sua disciplina. Un alberello deve essere protetto dagli animali. Bisogna
mettergli attorno una recinzione, af- finché possa crescere fino a divenire un grosso albero. II
recinto non sarà più necessario quando sarà un enorme albero. Similmente, norme e regolamenti sono
necessari ad uno che si trova alle prime armi con la meditazione, men- tre un discepolo avanzato non
dipende da sostegni esteriori, perché può an- dare in trascendenza ogni volta che lo desidera. La
meditazione gli è spontanea ed abituale.
Dhyana non va confusa con Dharana, che è semplice concentrazione. II primo stadio di
concentrazione dovrebbe essere portato a termine dalla contempla- zione e dal fatto che si è
assorti. Questo essere assorti conduce alla meditazione.
La Meditazione non è monopolio di qualche particolare religione. È un programma universale
e pratico per ottenere la conoscenza uniforme di Dio.
La mente trema, è agitata, difficile a sorvegliare, difficile a drenare,
L’intelligente la scaglia alla mira come un arciere la freccia
Come un pesce tratto dall’acqua e buttato sulla sponda, si scuote la mente Per
sfuggire al dominio della mente
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