La Meditazione, spiegata da Sri Sai Baba – J.S.Hislon – Quinta parte

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DHYANA

“La meditazione negli insegnamenti di Sri Satya Sai Baba”

di J.S.Hislon

Mother Sai Publications

(Quinta parte)

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– LA TECNICA –

Alcune preziose esortazioni prima di incominciare.

L’uomo che, con la mente e l’intelletto purificati e trasformati dalla Meditazione, si
rende conto che la propria natura ed’ “Essenza-Coscienza-Beatitudine” e riesce a vivere con questa
consapevolezza, acquista nuovo vigore. Un frutto si conosce veramente soltanto dopo averlo mangiato
e gustato tutto, senza avanzi. Cosi’ l’uomo, dopo aver preso gusto alla Meditazione ed aver
eliminato tutti i dubbi e le discussioni in proposito, vi si dedichera’ con rinnovato fervore. Vi
esorto, dunque, a cominciare oggi stesso, anzi in questo stesso momento, questa pratica grandemente
benefica.

La Meditazione va fatta con entusiasmo, con fiducia e assiduità, nel pieno rispetto delle
regole prescritte, se si vuole ottenere non solo un buon esito, ma anche la visione del Signore.

Un altro ripasso sul metodo di Dhyaina

II posto destinato alla seduta di meditazione dev’essere sopraelevato dal pavimento di
uno o due pollici circa; stendeteci sopra una stuoia di “durbha” e su questa una pelle di daino;
copritevi con una leggera coperta bianca a contatto col vostro corpo e poi sedetevi nella posizione
del Padmasana, col piede destro poggiato sulla coscia sinistra e il piede sinistro sulla coscia
destra. Le mani, palme verso l’alto e dita unite, poggiate sulle ginocchia; gli occhi semichiusi o
chiusi del tutto. Poi, servendosi di messaggi mentali, rilassate il collo, le spalle, le mani, il
torace, le mascelle, I’addome, le dita, la schiena, le cosce, le ginocchia, le caviglie ed i
piedi. Ora potete cominciare la Meditazione, richiamando alla mente il Nome e la Forma preferiti,
insieme con la sacra sillaba OM.

Durante questa fase rimanete immobili e quieti, liberi da divagazioni mentali: nessun pensiero su
fatti accaduti, nessuna traccia d’ira o di rancore, nessun ricordo doloroso devono intromettersi. Se
questo accade, non badateci: per neutralizzare quei pensieri, bisogna indurne altri, tali che
alimentino il proprio fervore nella Meditazione. Ovviamente, sul principio ciò sembrerà difficile.

– II vero scopo di Dhyana –

Se si seguono scrupolosamente le regole indicate per la Meditazione, e’ pos- sibile
ricevere, abbastanza rapidamente, la Grazia Divina.

E’ probabile che discepoli di ogni parte del mondo si applichino a Japa e Dhyana. Ma deve
essere innanzitutto chiaro lo scopo di queste discipline. Se manca questa conoscenza di base, la
gente si appresta a compierle con l’idea che abbiano a che fare col mondo materiale e con la
speranza che la loro effi- cacia si estenda ai successi che appartengono al mondo dei sensi. E
questo è un grave errore! II fine di Japa e Dhyana è di ordine spirituale: è la concen- trazione sul
Signore, è la rivincita sugli attaccamenti sensuali, è la gioia che si cerca dietro tutti gli
oggetti materiali.

Ciò che maggiormente conta non è il sacrificio che si è disposti a fare per pregare Dio, nè
il numero degli anni impiegati, nè la quantità di norme e di prescrizioni seguite e neppure il
numero delle preghiere in sovrappiù; bensì il fervore della mente che prega, la paziente attesa dei
risultati, I’intensità della concentrazione per conseguire la Beatitudine Divina, I’indifferenza
verso i piaceri e le lusinghe del mondo e la costante, instancabile attenzione ai pro- pri doveri
morali e sociali.

* * *

Sono tre i sentieri piu’ comuni scelti dagli aspiranti quando si trovano alle soglie della
pratica meditativa: il sentiero sattvico, quello rajasico e quello tamasico.

Il sentiero sattvico

è quello di chi ritiene che pregare e meditare sia un dovere e, per compier- lo, è disposto a
sopportare qualunque difficoltà. Costui è pienamente con- vinto dell’illusorietà del mondo materiale
e, perciò, si dedica esclusivamente al bene in qualsiasi condizione e circostanza. Non desidera che
il bene altrui ed è sempre affabile con tutti; vive col pensiero fisso al Signore e medita co-
stantemente su di Lui senza mai curarsi dei frutti che la Meditazione e la Pre- ghiera procurano, e
che lascia completamente a Dio.

II sentiero rajasico

In questo caso, I’individuo è sempre impaziente di vedere il risultato della propria azione.
Se non gli è possibile disporne, la negligenza e il disgusto si insinuano lentamente in lui e, alla
fine, lo soverchiano, mentre Japa e Dhya- na si inaridiscono.

I1 sentiero tamasico

E’ il peggiore. Chi lo percorre pensa al Signore soltanto nei momenti di pe ricolo o di acuta
sofferenza, oppure quando è vittima di gravi lutti o dolori. Questo genere di persone, in momenti
simili, prega e promette riti, offerte di vivande particolari o l’edificazione di un tempio. Costoro
calcolano bene la quantità di cibo e l’entità dell’elemosina da deporre ai piedi del Signore, il
numero degli inchini e dei giri intorno al santuario e chiedono una ricom- pensa proporzionata! La
mente e l’intelletto di chi si accosta alla Meditazio- ne con questa disposizione d’animo non
potranno mai essere puri.

Attualmente, la maggior parte delle persone che fanno Japa e Dhyana, se- gue il sentiero
rajasico o quello tamasico. La vera finalità di Japa e Dhyana è la purificazione della mente e
dell’intelletto e, per raggiungere questo sco- po, non c’è che da seguire il primo, che è il pi¨
adatto, e cioè il sentiero sattvico.

– La scuola-guida delle “asana” –

Fino a quando il fine della Meditazione non è stato raggiunto, è opportu- no seguire la
disciplina tradizionale che riguarda le “asana”, o posizioni del corpo, e attenersi fedelmente alle
sue regole. Ma, dopo aver raggiunto lo sco- po della Meditazione, ossia dopo che la mente e
l’intelletto sono stati domati e sono ormai sotto controllo, ci si può immergere nella Meditazione
in qua- lunque posto ci si trovi, sul letto, su una sedia, su una roccia, o in viaggio.

Una volta che avete imparato a portare una motocicletta, potete guidarla su qualsiasi strada
e in qualsiasi condizione. Ma, mentre state imparando, è indispensabile seguire certe regole di
equilibrio, per la propria incolumità e per quella di coloro che vi stanno intorno. Allo stesso
modo, coloro che si impegnano nella disciplina della Meditazione devono seguire un certo cor- so per
allenarsi. In quel periodo, nessuna modifica deve essere apportata. Per questo, le forme rajasiche e
tamasiche di meditazione non potranno mai con- siderarsi autentiche. II meglio è quando la
disciplina diviene pienamente sattvica

– La tecnica vera e propria –

Lo schema che segue è stato preparato sintetizzando tutte le direttive di Sai Ba- ba sul modo di
predisporsi alla Medilazione. Talvolta, piccole differenze sono dovute a particolari per i quali è
consentita una certa libertà di movimento.

II canovaccio è ricavato dal testo in uso a Prashanti Nilayam per il secondo gruppo di Balvikas
(ragazzi dai 9 ai 12 anni) ed è stato corredato dalle varie di- dascalie raccolte da un gran
numero di interventi di Svami.

1. – Preliminari

1.1 – Prepara davanti a te una candela accesa, che abbia una fiamma stabi- le, non
oscillante.

1.2 – Siedi comodo, ma con la colonna vertebrale diritta, isolato da terra con materiale
ligneo, o di lana. Copriti con una coperta di lana o cotone (a seconda del clima).

1.3 – Ricordati di rivolgere una preghiera a Dio, perchè ti sia Guida e So- stegno durante
questo viaggio verso di Lui. Buona cosa è predisporsi recitan- do salmi, preghiere, ripetendo il
Nome di Dio, oppure leggendo storie sacre.

1.4 – Esegui alcuni respiri profondi, senza forzature. Le spalle ed il torace non devono
alzarsi ed abbassarsi accentuatamente per accompagnare il re- spiro, ed il respiro stesso deve
essere così lieve da non essere percepito dagli altri.

1.5 – Accompagna il respiro, senza intervenire sul suo ritmo, formulando mentalmente la
sillaba SO, durante l’inspirazione, e HAM, durante l’espira- zione. Mentre sei in ascolto del
SO-HAM, rimani testimone del tuo respiro: sii come un osservatore cosciente della tua respirazione e
del profondo signi- ficato del mantra SO-HAM.

Mantieniti in questa fase per 5-10 minuti.

Alla fine la respirazione sarà notevolmente più calma. Se sei particolar- mente agitato,
prolunga questa fase.

2. – Omkara

Canta con decisione, ma senza gridare e molto lentamente, 21 OM, la silla- ba sacra, da cui
tutto l’Universo ha origine e vita.

Se ne recitano 21, perchè si riferiscono agli elementi, secondo la sequenza che segue.
Mentre esegui questo esercizio, gusta il silenzio che si sperimenta
dopo ogni AUM. “A” parte dall’ombelico, “U” è nella cavità orale, “M” fa vibrare le lab- bra e
sale alla testa.

2.1 – I 5 organi di azione (Karmendriya)

1) AUM – Lingua, Parola 2) AUM – Mani, Lavoro manuale 3) AUM – Gambe, Locomozione 4) AUM –
Orifizi escretori, Escrezione 5) AUM – Organi della vita, Procreazione

2.2 – I 5 organi di percezione (Jnanendriya)

6) AUM – Udito 7) AUM – Tatto 8) AUM – Vista 9) AUM – Gusto 10) AUM – Odorato

2.3 – I 5 soffi o impulsi vitali (Prana)

11) AUM – Naso e Cuore 12) AUM – Plesso solare > Piedi 13) AUM – Le “Nadi”(Diramazioni praniche in
tutto il corpo) 14) AUM – Naso o SommitÓ del capo 15) AUM – Cuore o Plesso solare

2.4 – I 5 involucri o elementi vitali (Panchakosha)

16) AUM – Etere 17) AUM – Aria 18) AUM – Fuoco 19) AUM – Acqua 20) AUM – Terra

21) AUM – L’anima individuale (Jlvatman).

2.5 – Concludi con SHANTI, SHANTI, SHANTI. Continua ad essere te- stimone del flusso e
riflusso del respiro

3. – La Luce (Jyoty)

3.1 – A questo punto, puoi aprire gli occhi e guardare tranquillamente e stabilmente la
fiamma della candela accesa all’inizio.

3.2 – Dopo circa 1 minuto di concentrazione sulla luce, richiudi gli occhi: vedrai una
proiezione riflessa di quella fiammella. Se non la visualizzi, riapri gli occhi e punta nuovamente
lo sguardo sulla fiamma della candela.

3.3 – Diffondi quella luce all’interno della testa e fa che sfiori tutte le cellu- le del
cervello.

Afferma mentalmente:

3.4 – Porta lentamente e dolcemente la fiamma nella regione del cuore e visualizza la sua
luce nel mezzo dei petali di quel loto (con la Forma di Dio che prediligi, al centro della luce:
Baba, il Sacro Cuore di Ges¨ù il Buon Pa- store, Krishna, la Madre Divina,…). Immagina i petali
del loto che si schiu- dono a uno a uno, illuminando il cuore. Detergi ogni pensiero, sentimento ed
emozione in quella luce, rimuovendo così le tenebre.

La luce si estende sempre più e diventa sempre più intensa: i cattivi senti- menti non
possono pi¨ sussistere.

Ora pensa:

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