La Meditazione spiegata da Sri Sai Baba – J.S.Hislon – Settima parte

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DHYANA

“La meditazione negli insegnamenti di Sri Satya Sai Baba”

di J.S.Hislon

Mother Sai Publications

(Settima parte)

– La respirazione, So Nam e la forma –

II corpo fisico soggiace a determinati limiti. Per esempio, in esso si ripete un continuo
processo di inspirazione ed espirazione. È stato provato che la vita può essere prolungata in
dipendenza della durata del ritmo del respiro.

Più rapido è il ritmo respiratorio, più breve è la durata della vita. Ci sono degli esempi che lo
dimostrano. Gli elefanti e gli uomini inalano ed esalano il respiro 12-13 volte al minuto. Se l’uomo
si attiene a questo ritmo può an- che sperare di vivere fino a cent’anni. I serpenti e le tartarughe
respirano se- condo un ritmo di 7-8 volte al minuto. Di conseguenza, la durata della loro vita può
raggiungere una media di 200-300 anni. Le scimmie, i cani e i gatti respirano da 30 a 40 volte al
minuto. Perciò la loro media non supera i 12-13 anni. I conigli respirano ad un ritmo di 40-50 volte
al minuto, e la loro vita a mala pena dura da 5 a 6 anni.

Più veloce è il ritmo respiratorio, più breve è la durata della vita e vicever- sa. Come
regolare il respiro? II respiro dovrebbe essere così leggero che, se fosse posta sotto le narici
della polvere fine, non dovrebbe scomporsi mini- mamente. La pratica dello yoga serve a rallentare
il ritmo del respiro fino a questo livello.

Nella parola SO-HAM N.d.R. Hong So) , la lettera “So” sta ad indicare il Paramatma,
ossia il Divino. “Aham” indica il Jlva, ossia l’uomo. Nella crasi di queste due lettere, si ottiene
la pronuncia di “Soham”. Quindi, si perviene alla convinzione che Jlva e Paramatma vanno di pari
passo. Meditare sulla parola “So-ham” è una pratica comune nel nostro paese, finalizzata al
riconoscimento dell’identità e dell’unità dell’uomo (Jlva) con Dio (Brahman).

Libera da forma e nome, essendo l’Uno senza secondo, rimanendo sempre pura e
nell’unico ruolo di testimone, la Divinità risiede nel dominio dell’At- ma e viene descritta con le
lettere “Tat”. Quando l’uomo si concentra e me- dita su TAT, da questa sua meditazione uscirà TVAM.
La parola ASI è sempre a portata di mano per fondere “Tat” con “Tvam”. La combinazione di queste tre
parole dà origine alla sacra frase: “TATVAMASI”, il cui senso dovreb- be essere ben compreso. Ho già
ricordato che “Tat iva tvam” indica la posi- zione dell’insegnante e che “Tvam iva tat” indica
quella dello studente.

L’insegnante spiega agli alunni il significato di “Tat” e lo studente, ricoprendo il ruolo del
“Tvam”, comprende l’apparenza del “Tat”. L’unione fra chi insegna e ciò che viene insegnato è il
destino del processo di insegnamento.

Dobbiamo perciò eliminare le sensazioni e le convinzioni che aderiscono alle apparenze esteriori. La
nozione del Divino deve rivelarsi ed essere unificata in Lui. Quali sono queste manifestazioni
esteriori? Quelle relative ai corpi grossolano, sottile e causale.

Pronunciando il suono “Aham”, sono implicate tre qualità o guna: “satt- va” (purezza),
“rajas” (attività) e “tamas” (inerzia). Questo suono, che cor- risponde all’ego associato ai tre
“guna”, si alterna fra i tre aspetti del corpo e si manifesta come Brahma, Vishnu e Maheshvara, tre
differenti caratteri- stiche del mondo fenomenico. Tutto quanto vediamo e sperimentiamo in que- sto
mondo materiale va considerato come Vritti, ossia una specie di lavoro.

La stessa azione dell’ascoltare qualcuno è un processo che può andare sotto il nome di “vritti”.
Invece, l’ascolto e la recitazione del Nome di Dio per diffondere sacre vibrazioni non sarà mai
un’occupazione mondana. È qual- cosa che sta fra Pravritti e Nivritti e fa sì che queste due vengano
ricondotte all’unità. Se volete trasformare gli aspetti mondani di Pravritti in azioni sce- vre da
attaccamento, ossia in Nivritti, è necessario compiere alcune discipli- ne (sadhana) e pratiche
spirituali, che si possono ricondurre alla Meditazione o Dhyana.

(SSB 1973, 218s)

Se avete Me come oggetto della vostra meditazione, sedetevi in una posi- zione
confortevole, comodi ma non afflosciati, e lasciate andare la mente su storie buone o su qualche
episodio estratto da storie sacre, in modo che i sen- si si allontanino dai tentacoli delle
preoccupazioni terrene e possano essere acquietati e sottomessi.

Poi, con il nome di Sai sulle labbra, tentate di disegnare con il “pennello” del sentimento
e con la “mano” dell’intelletto, un’immagine di Sai: lenta- mente dai folti capelli, al viso, al
collo; dall’alto verso il basso, passando del tempo in contemplazione di tutti gli aspetti della
forma, secondo il disegno che vi viene. Poi, quando l’effigie è completata, ricominciate dai piedi
sino alla testa, in modo che la vostra attenzione non si allontani nemmeno per un attimo dalla Forma
che amate e sulla quale volete meditare.

Aum – il nome di Dio

Incarnazioni del Divino Amore!

L’indistruttibilità dell’Essere Supremo è un concetto accettato da tutte le religioni e da
tutte le fedi. Se Dio viene accettato come l’Essere Eterno e l’In- cantatore Cosmico, ciò è dovuto
proprio alla Sua indistruttibilità. L’indistrut- tibilità (Aksharatva) è la Forma di Dio e il nome
più adatto a questo Dio indistruttibile è “Aum”. AUM, il Verbo primordiale, è la quintessenza di
tutti i Veda e la sorgente di tutte le Sacre Scritture (Shastra). Esso costituisce la base, il
nucleo di tutti gli insegnamenti religiosi e delle conoscenze più svariate.

AUM si compone di tre lettere, ognuna delle quali ha caratteristiche pro- fonde. “Aum” è la
Parola primordiale, che dà vita a tutte le altre parole.

Tutti i Veda, le Upanishad e i Purana hanno celebrato in molti modi il Pra- nava, ossia l’Aum. È
impossibile a chiunque avere una piena conoscenza o anche solo fornire una descrizione completa
della parola sacra “Aum”. È una parola che esprime in tutta la Sua Pienezza il Divino. Essa è la
forma di Brahman percepibile all’udito, è Ciò che pervade l’universo degli esseri animati ed
inanimati, è la Divina Luce che risplende, è la Parola, è l’Eterna Delizia, è il Trascendentale, è
la Madre della stessa Illusione, la Coscienza Creativa di Brahman ed il Buon Auspicio. “Aum”,
dunque, ha questi otto tesori divini, è divinamente prezioso e va identificato con il Nome di Dio.

I1 mondo è soggetto a decadenza e a distruzione. Ciò nonostante, in que- sto mondo
distruttibile l’Indistruttibile, il Brahman trascendentale Si mani- festa. Pur permeando il mondo,
Brahman non è soggetto a distruzione.

Nel vaso c’è l’argilla, ma nell’argilla non c’è il vaso. I vasi sono il risultato di un
processo di creazione e, perciò, è perituro. E tuttavia l’argilla esiste nei vasi. La bollicina
d’acqua nasce dall’acqua stessa per un processo creativo e, perciò, torna a dissolversi. Nondimeno,
anche in quella bollicina è presen- te dell’acqua come una sottile membrana che racchiude
all’interno l’aria. In maniera analoga, l’Indistruttibile Si manifesta nella creazione e Si rende in
essa presente insieme con il perituro. “Aum” esprime tutto questo.

Nel Ramayana, Lakshmana, Bharata e Satrughna mostrano le qualità espresse rispettivamente
dalla tre sillabe A, U e M. Rama è la stessa personi- ficazione dell’Aum. Nella Bhagavad Glta,
Krishna dichiara di essere il Pra- nava, l’Aum dei Veda:

«’O figlio di Kuntl, Io sono il sapore dell’acqua, la luce del sole e della luna, la sillaha AUM
nei mantra vedici.” (BG 7*8)

Patanjali esaltò il Pranava come il nome di Dio più appropriato. Nella reli- gione hindu, non esiste
mantra o passo scritturistico che non sia radicato nel- l’Aum. Si dovrebbe dunque cercare di capire
il profondo significato del sacro Pranava, il Verbo che era in principio.

Aum è un nome di Dio che può essere accettato universalmente. I Cristia- ni, nelle loro
preghiere quotidiane, dicono “Amen”. Esso non è altro che una variante di Aum . “Aum” ha una
pertinenza e una adattabilità universa- le, trascende tutte le barriere di tempo, spazio, religione
e cultura, e può es- sere proferito da tutti gli uomini.

La vita è un fiume potente e i desideri costituiscono le sue acque. I pensieri sono le
innumerevoli piccole onde di questo fiume. Le aspirazioni sono i coc- codrilli che vi abbondano e le
illusioni sono i suoi vortici. Soltanto uno yogi può attraversare un fiume tanto terribile, in
quanto egli solo ha raggiunto il controllo sulla volubilità della mente, come afferma Patanjali. Il
flusso d’ac- qua di un fiume normale può aumentare o diminuire, ma il fiume della vita, allargando
continuamente le acque dei desideri, non si ritrae mai e può rag- giungere una tale ampiezza da
rompere gli argini e divenire una distesa d’ac- qua furiosa e incontrollabile. Per attraversare un
tal fiume, dunque, è assolutamente necessaria una barca. “Aum”, il nome di Dio, è la barca che vi
farà attraversare questo fiume. Gli antichi Rishi hanno attraversato age- volmente il turbolento
fiume della vita con l’aiuto della barca del “Prana- va”~ II “Pranava” ha il potere di salvare il
mondo dal “pralaya”, ossia dal diluvio universale.

Perchè 21 OM?

II compito di un Seva, ossia di colui che svolge servizio, va accompagnato ad una
disciplina individuale, la cui osservanza va mantenuta quotidianamente con sincerità e regolarità.
La recita del Suono Primordiale (Pranava) rappre- senta una delle forme di tale impegno spirituale.

A Prashanti Nilayam, si è stabilito che la recita dell”‘OM” deve essere ri- petuta 21
volte, di primo mattino. Questo numero non è arbitrario, ma rive- ste un suo Darticolare significato

L’uomo è costituito dai seguenti elementi:

-5 Karmendriya (Organi di azione)

– 5 Jnanendriya (Organi di conoscenza)

– 5 Prana (Soffi vitali)

– 5 Kosha (Involucri della materia che racchiudono la Scin- tilla Divina, la Realtà).

In totale, 20. La recita della sillaba “OM” per 21 volte purifica questi 20 veicoli per rendere il
21°, I’uomo, pronto per la fusione finale con il Rea- le. II principio della vita si fonde nel
Supremo Assoluto. II Jlvatatvam o principio della vita può essere raffigurato come il cocchiere dei
20 compo- nenti, cavallo compreso. Infine, dopo la recita dei 21 OM, completate ripe- tendo tre
volte “Shaanti”. Questo chiude il processo di purificazione. II primo “Shanti” è per la purezza del
corpo, parte del Sé. II secondo è per la purezza della mente. II terzo è per la purezza dell’anima.
La recita del Pranava vi tonificherà e calmerà le agitazioni della mente, rendendo più veloce la
disce- sa.

“La pelle, le orecchie, gli occhi, il naso e la lingua sono gli strumenti della percezione sensitiva
( Buddhindriya) e servono per avere la nozione dei dati esterni. Gli organi della parola, le mani,
gli organi di locomozione, di escrezione e di generazione sono gli stru- menti di azione
(Karmendriya) ed hanno la caratteristica di eseguire vari lavori.

“Segue il prana che diviene: prana, apana, vyana, udana, samana secondo le molteplici fun- zioni
loro inerenti o secondo le modificazioni che subisce, come avviene per l’oro o per l’ac- qua, ecc.”

“II prana è fluidico e informale in se, come può esserlo l’aria. Nelle Samkhya-karika i “cinque
soffi” sono definiti in questo modo:

Prana si estende dal naso al cuore ed ha uno speciale rapporto con la bocca e la parola, il
cuore e i polmoni.

Samna si estende dal cuore al plesso solare, riguarda il nutrimento del corpo ed è in
special modo collegato con lo stomaco.

Apana domina dal plesso solare ai piedi, interessa gli organi escretori, o dell’eliminazione
e quelli della nascita; è quindi collegato con gli strumenti della generazione e del ricambio.

Udana si trova tra il naso e la sommità della testa, è in specifico rapporto con il
cervello, con il naso, con gli occhi, e quando è direzionato vengono a coordinarsi le aree vitali e
la loro conseguente utilizzazione. Sovrintende anche al movimento mediante il quale l’interno
sperimentatore esce dal corpo nel samadhi e al momento della morte.

Vyana è quel complesso di energia pranica che si distribuisce in modo uniforme attraverso
tutto il corpo. Passa le migliaia di nadl esistenti nell’intero organismo. Questi cinque soffi
vitali sono collegati ai cinque centri di forza lungo la colonna vertebrale.

Controllando queste varie energie si può ottenere una salute perfetta oltre che una
longevità considerevole.

Tutta la Prashna Upanishad è dedicata alla specificazione delle virtù del prana. Nella
Vrhadaranyaka Upanishad si trova la descrizione delle forze vitali (VI; 1,1-14).” (Da “Vivekacu-
damani”, Roma 1981).

OM è il Suono Primordiale causato dalle vibrazioni del creato per mezzo del Volere emerso
da Colui che è privo di attributi, il Nirakara, il Nirguna Brahman. Viene anche chiamato il
Sabdabrahman, in quanto “Sabda” vuol dire “suono”. OM è un composto di tre suoni: A, U e M. Proprio
come le lettere D, I, O prese insieme si pronunciano DIO, così e lettere A, U, ed M si pronunciano
OM. “A” vibra nell’addome, “U” nella lingua all’interno della cavità orale e “M” sulle labbra. Ma
quando la OM viene pronunciata, il suono emana dalla regione ombelicale.

La OM va recitata lentamente e con decisione. I1 suono deve somigliare a quello di un aereo
che si va avvicinando a voi e poi vola via lontano: un suono inizialmente basso, in graduale
crescendo fino a sfumare lentamente nel silenzio. II silenzio che segue è un’esperienza che ha
valore quanto il Pra- nava stesso. “U” è lo zenit, il monte Kailash che viene raggiunto dal suono
adorante. “A” è il “Nadhi” (I’Ombelico), I’inizio. “M” è la fine.

Nello Sn Chakra, la figura mistica nella quale viene installato ed invocato il Parashakti,
ossia il Principio dell’Energia Cosmica (e la Divinità che vi pre- siede) è la OM, il centro di
tutto, attorno a cui ruotano tutti gli altri simboli. Anche l’uomo deve fare questa installazione.
La OM è il vero principio vita- le di ogni mantra e, metaforicamente parlando, di ogni uomo. I1
“Mantra” è ciò che può salvare l’uomo, che è solo “Mana”, ossia mente, per mezzo della quale egli
può meditare sul “Mantra”. Potete ottenere questo “Prana- vasadhana” osservando come il respiro
entra ed esce dai polmoni, e prestan- do ascolto al mormorio “SO”, prodotto dal respiro quando
entra, e al mormorio “HAM”, quando esce.

Dovete riflettere sul significato di So-Ham: “Quello io sono”. Chi siete? Voi siete Quello,
una scintilla del Divino. Non siete il corpo, i sensi, la men- te, I’intelligenza, ecc. con cui vi
state identificando. Voi siete Dio, solo in- trappolati dall’illusione di essere legati a questo
corpo.

Approfondimento sul sito www.sublimen.com

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