La Meditazione, spiegata da Sri Sai Baba – J.S.Hislon – Terza parte

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DHYANA

“La meditazione negli insegnamenti di Sri Satya Sai Baba”

di J.S.Hislon

Mother Sai Publications

(Quarta parte)

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La pratica che vi darà la liberazione finale dovrebbe essere considerata come un alberello in tenera
età. Per questa pratica, la recinzione, che chiameremo disciplina, è assolutamente necessaria. La
ragione di questo sta nel fatto che cattive compagnie, cattivi pensieri e cattive unioni potrebbero
sopravvenire per distruggere la giovane pianta della pratica. Per evitare che tutto ciò porti
distruzione va accettata ed osservata una disciplina, che funge da recinto di protezione. Quando la
pianticella che cerca la liberazione, una volta cresciuta, sarà diventata un grande albero, allora,
anche se si avvicineranno cattive idee, cattivi pensieri e cattive compagnie, il grande albero sarà
tale che tutti questi visitatori ne trarranno solo piacere e felicità ed essi non potranno più fare
alcun danno all’albero.

Ecco perché, quando vi mettete a fare Dhyana e desiderate essere in Meditazione, dovreste
cercare di mettervi nella posizione detta del “Padmasana” (La posizione del loto). Anche se cattive
qualità e cattivi pensieri non vi toccano, il tipo di calzoni stretti che indossate voi oggi finisce
per rendere difficoltosa quella posizione.

Non bisogna sedersi sulla nuda terra, ma su una tavola di legno, o su una stuoia e
qualcosa di simile. E non proprio su una tavola di legno nudo, ma con un panno steso sopra.
All’inizio dovreste cercare di utilizzare una tavola che vi tenga sollevati almeno due centimetri
dal suolo. Ci sono delle ragioni che spiegano l’uso di una tavola di legno: la terra conduce e
trasmette delle correnti. Quando sedete in Meditazione, a motivo dell’energia divina che vi
attraversa in forza di Dhyana, le correnti terrestri non devono disturbarvi. Quindi procuratevi una
tavola. L’impianto elettrico di una casa viene collegato al suolo con uno speciale filo che si
chiama “terra”. Allo stesso modo, dobbiamo considerare il nostro corpo come la nostra casa. Perciò,
mentre nella casa del nostro corpo siamo intenti a far crescere fino a rendere stabile la corrente
divina si dovrebbe impedire che le forze vadano a disperdersi nella terra.

Ecco la ragione per cui gli antichi ci hanno suggerito l’uso di una tavola.

È una buona abitudine anche alzarsi alle 4,30 del mattino, nelle ore del Brahma Muhurta.
Siete giovani e, se non incominciate ad allenarvi adesso che la mente è fresca e il corpo vigoroso,
non vi sarà più possibile in vecchiaia, quando il vostro corpo sarà debole e privo di flessibilità.
In tarda età sarà assai difficile acquisire questa abitudine.

La vostra è, invero, l’età più adatta per apprendere ed assimilare molte sacre verità. Le pratiche
spirituali rimandate alla vecchiaia non danno un gran risultato. Ci sono molti che contano di fare
tutto questo quando si ritireranno in pensione. Prima di dimettersi, continuano a dire: Il dovere è
Dio; il lavoro è preghiera” . Così vanno avanti, accettando ogni genere di lavoro dal governo, o da
agenzie private. Questo non è giusto. Sarebbe meglio che vi dedicaste a quella pratica in quel
momento, senza procrastinare.

Anche il Bhagavata lo afferma. Quando i servitori e i guardiani della Morte (Yama) vi trascineranno
con una corda e vi costringeranno a muovervi senza indugio e a seguirli perché il vostro tempo è
scaduto, i vostri parenti diranno “Non c’è più speranza; portate via questo corpo”, vostra moglie e
i vostri figli non faranno che piangere e dire “Ora è tutto finito; non c’è alcuna speranza”. Come
pensate di pronunciare il nome di Dio e di offrirGli la vostra devozione. Auguro che comprendiate
ora, in giovane età, il significato della Meditazlone e incominciate subito a praticarla, così da
essere di esempio alla nazione intera.

Prima di assumere la posizione del Padmasana e sistemarvi sull’asse di legno, accendete
una piccola candela davanti a voi. Fissate lo sguardo su quella luce per un minuto circa; poi
chiudete gli occhi: sentirete che la luce è dentro di voi e potrete percepirla proprio al centro del
cuore, concepito come un fiore di loto.

Se non riuscite ad avere la percezione del Jyoti nel loto del vostro cuore, riaprite gli
occhi, fissate ancora quella luce, richiudeteli e riprovate a visualizzarla. Provate e riprovate col
pensiero sempre rivolto a quella piccola fiammella, fino a che la sua luce non rimanga bene impressa
nella vostra mente, tanto da potervela raffigurare al centro del cuore. Poi, da qui, orientatela
verso ogni parte del corpo.

Portatela al collo, alla bocca, alle mani, alle gambe, alle orecchie, agli occhi, alla testa e da
qui portatela all’esterno, nell’ambiente che vi circonda. Immaginate di estenderla ai vostri
parenti, agli amici e a coloro che amate. Non solo. Estendetela anche a coloro che vi sono ostili; e
poi, via via a tutti gli uccelli, alle bestie e ad ogni oggetto che vi circonda.

Dove passa la luce, l’oscurità si dilegua. È questo il senso della frase upanishadica
“Thamaso ma Jyotlrgamaya”. Dal momento in cui ha lambito i vostri occhi, le visioni negative si sono
disperse; illuminando le orecchie, le ha rese inaccessibili alla maldicenza; sfiorando la lingua, ne
ha purificato le parole; attraversando la testa, ne ha fugato ogni pensiero malefico; entrando nel
cuore, ne ha dissipato i sentimenti malvagi che lo inquinavano e lo immunizza per il futuro. I1
cuore non sarà più inquinato da cattive idee. I piedi toccati da quella luce, non andranno più in
luoghi disdicevoli e le mani, raggiunte dalla stessa luce, non commetteranno più azioni cattive. La
parola cattivo qui è sinonimo di tenebroso. In verità, se avete fatto in modo che questa fiammella
si diffonda dovunque, in ogni punto non esisterà più la possibilità che le tenebre o il male abbiano
il sopravvento. Se, dopo esservi impegnati nella Meditazione, continuate ad agire scorrettamente, è
segno che la luce non ha raggiunto l’organo responsabile dell’azione riprovevole.

Per mezzo della Meditazione, non solo le vostre inclinazioni cattive verranno rimosse, ma,
in loro vece, subentreranno ideali ed attitudini nobili e santi. Non solo, ma potreste anche avere
il glorioso Darshan di Ishvara, o fare l’esperienza dell’Advaita, ossia dell’Unità, poiché la Luce
che c’è in voi, si trova in tutti gli esseri umani, in tutti gli uccelli ed in tutti gli animali.

Quella Luce è dappertutto. Alcuni di voi potrebbero avere dei dubbi e chiedersi: “Bene, a noi piace
Rama; Egli è il nostro Dio. A noi piace Krishna; è il nostro Dio. A noi piace Svami: Egli è il
nostro Dio. Perché dunque non meditare direttamente su una di quelle Forme anziché tenersi davanti
una luce?” Ebbene, una figura o una forma particolare non permane, è soggetta a mutamento, è
effimera. Non è giusto che poniate la vostra concentrazione su qualcosa di transitorio e di
impermanente. Ci vuole qualcosa che non cambi. Ecco perché è necessaria una candela. Nella luce
immutabile nella vostra Meditazione, potrete inserire la forma che più amate e che volete pregare.
Non c’è niente di sbagliato nel far questo. Ma una forma o “Rupa”, fisica o immaginaria, è di per se
stessa destinata a cambiare, mentre la luce di una fiamma non cambia di intensità, anche se un
numero stragrande di persone se ne serve per accendere la propria candela.

La fiamma originaria, la sorgente, si chiama Akhanda Jyotl. Coloro che vengono ad attingere alla
sua luce si chiamano Jlvan Jyotl. Numerosi sono i Jlvan Jyotl e tutti hanno preso luce da una
singola Akhanda Jyotl. Collocando nel cuore di ciascuno individuo (Jlva) questo Jyotl accadrà che
questo singolo “Jlvam Jyoh” andrà ad immergersi nell”‘Akhanda Jyot1″ e sarà facile capire il
concetto di Advaita, ovvero dell’Unità su cui si regge l’intera Creazione.

A questo scopo, è indispensabile conservare un’ora ed un luogo precisi.

II luogo può anche cambiare: oggi potete essere a Brindavan, domani a Ban- galore, dopo domani da
qualche altra parte, come a Madras: non è sempre possibile costringere un corpo che si muove a
mantenere un posto fisso per la Meditazione. Ma, se cambia il posto, bisogna avere la massima cura
affin- ché l’ora sia sempre la stessa. Se vi disponete a spandere tutto l’amore di cui siete capaci
in quell’ora stabilita per la Meditazione, sicuramente e puntual- mente Dio verrà riceverlo e ad
elargirvi ogni felicità. Dovete dare a Dio l’A- more che nasce dal vostro intimo; se saprete
offrirGlielo al momento opportuno, Egli non mancherà di raccoglierlo e di inondarvi di gioia

– Condizioni per meditare –

Soham per zavorrare la mente…

La mente è molto sottile ed evanescente, leggerissima e permeabilissima, si fa trascinare
qua e là senza meta ad ogni folata di desiderio. Si comporta come uno stame di cotone privo di semi:
è molto più leggero del batuffolo di lanugine che vaga in lungo e in largo senza mèta. Perciò, se
volete tenerlo a freno, gli dovete agganciare qualcosa di pesante. Indubbiamente, il corpo che
ospita la mente è pesante; ma la mente è anarchica e volubile. Fugge via come le pare e piace.

La mente va gravata di lavoro, a mò di zavorra. Questo lavoro si chiama Dhyana.

Concentratevi sul labbro superiore, fra le narici, proprio di fronte all’arco nasale.
Inspirate attraverso la narice sinistra, chiudendo la destra con il pollice destro. Quando il
respiro entra, mormora SO (che significa “Lui”). Poi espirate attraverso la narice destra, chiudendo
la sinistra. Quando il respiro esce, mormora HAM (che significa “Io”). Inspirate ed espirate
lentamente, senza fretta, consci dell’identità del “Lui” (il Signore) e dell”‘Io” (voi), che viene
asserita, fino a che la respirazione e la consapevolezza vanno avanti naturalmente, e non ci si fa
più caso. Fate che la mente, come un guardiano, controlli il respiro in entrata e in uscita, ascolti
con l’orecchio interiore il mor- morìo del SO-HAM ed assista, come testimone, all’asserzione che vi
rivela di essere il Divino, il nucleo dell’Universo. Questa è la Meditazione che vi darà successo.

Stabilizzata la Meditazione sul SO-HAM, proseguite dedicandovi al con- solidamento nella
mente della Forma Divina che preferite. Raffiguratevi quella Forma dalla testa ai piedi, per un
tempo di almeno 15/20 minuti. Sofferma- tevi su ogni suo particolare e stampatevela chiaramente nel
cuore. Poi ritrat- teggiatela dai piedi alla testa, come prima. Ciò servirà a farvi collocare sta-
bilmente la Forma Divina sull’altare del vostro cuore.

Allora vedrete in tutti soltanto quella Forma; in tutti gli esseri ritroverete solo Lui.
Realizzerete l’Uno nel Molteplice. “Sivoham”, “Soham”: lo sono Siva, Io sono Lui, solo Lui è.

(SSS VII, 381s)

…e per affogare i sentimenti cattivi.

All’inizio della vostra seduta di Meditazione – inspirando SO ed espirando HAM –
armonizzate il respiro e il pensiero. Respirate delicatamente, con na- turalezza; non fatelo in modo
artificiale e forzato. II respiro deve fluire den- tro e fuori, lieve e silenzioso, tanto che un po
di farina tenuta vicino alle narici nel palmo della mano non si dovrebbe sollevare. Più rapida è la
respirazione, più combustione si verifica, e quindi minore la durata della vita. Una respi- razione
lenta acquieta e calma le emozioni. La sensazione di rilassamento pro- dotta dalla ripetizione del
SO-HAM è determinante per una proficua seduta di Meditazione.

Ma, per avere rilassamento, questo non basta: occorre avere una mente li- bera da spinosi
rancori ed essere aperti all’amore verso tutti. II desiderio è una tempesta; I’avidità è un vortice;
I’orgoglio è un precipizio; I’attaccamen- to è una valanga; l’egoismo è un vulcano. Allontanate
questi sentimenti, af- finché, quando fate Japa o Dhyana (Ripetizione del Nome o Meditazione), non
turbino la vostra serenità. L’Amore deve regnare sovrano nel vostro cuore, se volete che il sole
radioso, la brezza rinfrescante e l’acqua zampillante della vostra gioia alimentino le radici della
fede.

(SSS VII, 38-39)

– Un bagaglio leggero per un viaggio confortevole –

Al fine di sviluppare ed aumentare la capacità di concentrarvi durante l’o- ra di
Meditazione, dovete ridurre le vostre esigenze e sottrarvi alla schiavitù dei desideri. Cercate di
vedere ogni cosa con. gli occhi di un testimone disinte- ressato ed evitate di farvi avanti ad ogni
costo col rischio di rimanere intrap- polati. Quando i legami si saranno allentati, vi sentirete
felici e leggeri. Quando farete trasloco, vi vedranno caricare sul carro scarpe vecchie ed inutili,
stuoie, scope ed ogni genere di mobili ingombranti ! Voi non avete il coraggio di but- tar via
quelle cianfrusaglie ingombranti che avete conservato per tanto tem- po e alle quali vi siete
affezionati. Eliminatele invece e viaggate leggeri, come si conviene fare anche nel viaggio della
vita.

(SSS VII, 324)

Sei passi, uno dopo l’altro, prima di Dhyana.

Voi Mi dite: “Svami, sto praticando assiduamente la Meditazione da 50 anni, ma non riesco
ancora a concentrarmi!” Questa è una confessione im- pudente. Dhyana è al settimo posto nei passi da
fare per giungere al Sama- dhi, ossia al dominio totale sulla mente.

Finché non vi sarete saldamente consolidati nelle sei precedenti tappe, con- tinuerete a
far scivolate che vi faranno allontanare da Dhyana, nonostante i vostri insistenti esercizi per
arrivarci.

II 1° passo è il controllo dei sensi;

il 2° è il controllo delle emozioni e degli impulsi;

il 3° è la padronanza del senso di equilibrio e la capacità di mantenere la calma;

il 4° è la regolazione del respiro e dei movimenti delle energie vitali;

il 5° è la prevenzione degli influssi esterni, tendenti a deviare la mente;

il 6° è l’irriducibile attenzione alla propria evoluzione.

Infine si giunge alla Meditazione sulla propria Realtà divina (Dhyana), che si conclude
senza ulteriori difficoltà alla Sua realizzazione nel Samadhi.

Non è tuttavia possibile saltare direttamente al settimo grado e, quindi, balzare
sull’ottavo, senza aver prima superato i sei passi preliminari!

(SSS VII, 124-125)

– I segni di una buona Meditazione –

Dopo i canti della sera, siete soliti fare dieci minuti di Meditazione. Sin qui, tutto
bene. Ma, lasciate che vi domandi se, quando vi alzate dopo quei dieci minuti, scorgete negli altri
una maggiore luminosità, come fossero cir- confusi da un’ aura divina. In caso contrario avete solo
perduto tempo. È aumentata in voi la capacità di amare? Parlate di meno? Vi dedicate al pros- simo
con maggiore sollecitudine? Questi sono tutti segni del buon successo nella Meditazione. II
progresso spirituale deve trovar conferma nel migliora- mento del carattere e del comportamento e la
Meditazione deve mutare il vo- stro atteggiamento verso gli esseri viventi e verso le cose;
altrimenti è un’ipocrisia. Anche un macigno, sotto l’azione del sole, della pioggia e del freddo, si
disintegra nel terreno e si trasforma in alimento per l’albero. An- che il cuore più duro può essere
intenerito, perché vi germogli il Divino.

– Meditare per amare –

Amore è una parola che sta ad indicare il tentativo di comprendere la fal- sita’ del
molteplice e la realtà dell’Uno. L’Amore crea l’unione, mentre l’o- dio separa. L’Amore trasferisce
l’attenzione di se’ sull’altro, in modo che i due pensano, parlano ed agiscono come fossero uno.
Quanto più l’Amore abbraccia, tanto più le varie entità si riducono all’Uno. Amando Me, amate tutti,
perché incominciate a percepire e a conoscere che Io sono in tutti. La Meditazione vi renderà
consapevoli che Io sono Colui che risiede in tutti i cuori, che sono lo stimolo, la motivazione, la
guida, la meta. Apritevi a quel- la visione, a quella consapevolezza e fatene vostro inestimabile
possedimen- to. Allora avrete ciò che spesso Mi chiedete, “Sakshatkara”. II vostro amore deve essere
libero e puro da ogni velo, da ombra o macchia di ego come lo è il Mio, in modo che possa fondersi
in Me.

(SSS VII, 502)

– Si può insegnare a meditare? –

Alcune istituzioni pretendono di addestrare delle persone nella Meditazione e, a tal fine,
organizzano dei corsi! Ma come fidarsi di loro? Tutt’al più si possono insegnare esercizi per stare
seduti in modo corretto o per eserci- tarsi nelle varie posture; ma come può qualcuno aiutare un
altro a rimanere intensamente concentrato? Amate Dio e nessuna distrazione potrà deviare da Lui il
vostro pensiero. (…)

Per avere buon esito dalla Meditazione e dalla preghiera non c’è bisogno di appoggiarsi ad
altri o di prendere contatto con un saggio per farsi suggeri- re un mantra da recitare. Pregate Dio,
che è in voi, e da Lui avrete la guida di cui avete bisogno.

Rivolgete la vostra mente a Dio, dedicatevi a Lui e scoprirete che la vita è una corrente
ininterrotta di beatitudine. Se disponete di un ventilatore, do- vete orientarlo verso di voi, per
trarne sollievo. Allo stesso modo, la mente orientata con risolutezza verso Dio, potrà darvi la
beatitudine della Libe- razione.

(SSS VII, 338)

– Le ultime esortazioni sul tema –

Oggi la gente sta sprecando il proprio tempo in nome della Meditazione. Costoro sanno
forse tener ferma la propria mente per un solo minuto? No! Si siedono in una postura particolare per
mezz’ora, un’ora, ma non fanno che perdere tempo. Siete forse capaci di rimanere con una mente ferma
per un’ora? La mente corre all’impazzata come una scimmia! Mentre sprecate tempo nel respingere
questa scimmia impazzita e nel cercare di tenerla a freno, essa se ne scappa ancora via.

Considerate il vostro dovere come Dio e intraprendete ogni attività per amor Suo. Allora
il lavoro si trasformerà in adorazione (In inglese si gioca sull’assonanza dei due termini “work” =
lavoro e “worship” = adorazione, NdT). Considerate ogni lavoro come il lavoro di Dio. Quella è vera
Meditazione! Non raggiungerete la Meditazione chiudendo semplicemente gli occhi e mettendovi in
posizione meditativa. La gioventù d’oggi sta sprecando il proprio tempo prezioso, a causa di questo
equivoco sulla Meditazione.

Considerate qualunque lavoro facciate come un lavoro di Dio.

Considerate il vostro corpo come uno strumento.

Sviluppate la convinzione che Dio sta servendosi del vostro corpo come di uno strumento
per compiere quel lavoro.

Qualunque servizio intraprendiate con l’ausilio dell’egoismo non può essere servizio
gradito al Signore. Sacrificate il vostro egoismo, considerate tutto come divino. Un approccio del
genere all’attività è reale Meditazione. Con quell’altro genere di Meditazione si spreca tempo,
vita, energie, tutto. Continuate a fare tutto recitando il Nome di Dio. Tutte le azioni saranno
santificate da questo approccio.

Non confinate Dio in un luogo. Qualunque cosa vedete, vi trovate dentro Dio. Se vi mettete
a meditare, considerando Dio come fosse limitato in un luogo, rimpicciolite Dio che pervade ogni
cosa e dimostrate di avere una mente ristretta. Siate di larghe vedute. Solo con questo tipo di
discriminazione, giungerete alla saggezza.

(dal Discorso del 3 Settembre 1989 tenuto nel
Mandir di Prashanti Nilayam)

In Te è la sorgente della vita: quando ci illumini, Salmo 36
viviamo nella Luce.

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