LA MORTE E I SUOI MISTERI
di Fabrizio Solazzi
Cari amici, forse vale la pena di approfondire, un poco di più, il fenomeno del contatto con i
defunti; chiamato, anche, negromanzia. Non è cosa semplice comprendere tale argomento, che,
oggigiorno, non viene ancora spiegato chiaramente e sinteticamente, né dalla scienza ufficiale, né
dagli occultisti, antichi o moderni.
Esso rientra, ancora, a far parte di uno dei misteri più oscuri e più importanti per l’uomo: cioè,
quello dell’oltre tomba. Tuttavia, come ricercatori della verità, siamo chiamati a far luce su ciò
che è oscuro e incomprensibile ai nostri occhi.
Bisogna, innanzitutto, affermare, che i miracoli non esistono in natura. Tutto è matematicamente
spiegabile ed ha un suo meccanismo; ma, siccome l’uomo non possiede una conoscenza completa, esatta
ed universale, allora dobbiamo, per forza, ammettere la realtà dei miracoli e dei fenomeni detti
paranormali.
In poche parole, ad ogni fenomeno particolare, a cui è impossibile dare una spiegazione, siamo
costretti ad attribuire il nome di miracolo.
Anche se e lo dobbiamo avvertire – non è lecito all’uomo andare oltre le sue prospettive, la
natura chiude le porte a certi misteri, ponendo dei limiti, che per l’uomo sarebbe pericoloso e
dannoso oltrepassare.
Osserviamo il corpo umano: per esempio, nella digestione vi sono delle valvole che lasciano passare
solo le sostanze necessarie, mentre ne escludono delle altre, che debbono ancora subire un certo
processo di trasformazione, per passare oltre.
Esistono dei canali – sconosciuti alla maggior parte della gente – dove è possibile venire in
contatto con piani di esistenza, paralleli al nostro.
La natura è come una grande casa, con molte stanze analoghe; ma, ognuna, differente dall’altra; non
si può andare, qua e là, per le stanze, in quanto esse sono limitate da muri e porte che, per essere
aperte, necessitano di chiavi; una di queste chiavi – alla portata di tutti, e la più naturale – è
il sogno.
Ma, vi sono altre stanze, alle quali ci è vietato l’accesso; è un pò come per i bambini, ai quali, a
volte, chiudiamo degli usci, nascondendone le chiavi, per evitare che si facciano del male, ed
aspettando, così, che diventino adulti. Allora, saranno loro stessi a nascondere le stesse chiavi ai
loro figli.
Ma, analizziamo il problema – per quanto ci è possibile – sempre rifacendoci all’insegnamento della
tradizione esoterica. L’uomo, è composto, innanzitutto, da tre principi fondamentali: il corpo
fisico, Il corpo astrale (o meglio doppio eterico, cioè l’anima) e lo spirito.
Dopo la sua morte, l’uomo lascia alla natura due cadaveri: uno è il corpo fisico, che ritorna alla
terra; l’altro, è il corpo astrale che ritorna nei piani astrali, ma non ancora morto. Il primo è
visibile e completamente inerte, cioè privo di vita; il secondo è invisibile ai nostri occhi
materiali; ma, visibile, per mezzo di una eccitazione del nostro sistema nervoso.
I medium (a differenza di molti, che hanno bisogno di determinate tecniche, per entrare in sintonia
con l’astrale) sono particolarmente ed esageratamente dotati, per mezzo di uno squilibrio fluidico,
che potrete notare, anche nel loro sguardo fisso e, a volte, perso.
Sono costantemente in contatto con i piani astrali inferiori, come degli allucinati, e riproducono,
per mezzo del fluido magnetico a loro disposizione, e sottomesso alla loro volontà ed immaginazione,
le visioni, rumori, suoni, e materializzazioni di oggetti ed immagini sensibili al tatto.
Avviene allora, un contagio fluidico collettivo; tutti vedono, ascoltano, perfino toccano, la stessa
cosa; e, ciò, accade per mezzo della catena simpatica venutasi a formare tra i partecipanti presenti
all’azione del medium, sottomessi a loro volta alla sua immaginazione ed alla sua volontà.
Tutte le operazioni magiche, o rituali, non hanno altro scopo che quello di esaltare, dinamizzare e
potenziare, per mezzo di segni, profumi ed altro, il fluido sottomesso alla volontà dell’operatore.
In magia nera, più il rituale è ripugnante, e più è efficace. Avviene, allora, come una specie di
ubriacatura fluidica, dove il cervello, a lungo andare, viene congestionato. In alcune tribù, dove
la tecnologia ancora è sconosciuta e si vive in uno stato naturale – per non dire selvaggio – vi è
luso degli eccitanti o droghe, che vengono utilizzati, appunto, per avere visioni in astrale.
Non è credibile dire che il defunto, richiamato per mezzo di una seduta spiritica – o altro – sia
veramente quello desiderato; anzi, si può affermare più il contrario. Ciò avviene perché l’uomo (non
evoluto), dopo la morte fisica, rimane per un certo tempo nei piani astrali, legato alle stesse
passioni che aveva da vivo (tramite il corpo del desiderio); diviene, allora, come una larva; e si
serve, spesso, di esseri umani deboli e squilibrati psichicamente e passionali, soprattutto medium,
per soddisfare e alimentare – tramite loro – le proprie passioni; allungando così la sua permanenza
nel mondo del desiderio, e rallentando, di conseguenza, la sua evoluzione nei piani superiori;
creando al malcapitato che imprudentemente ha giocato con delle forze a lui ignote, degli squilibri
mentali, che sarà ben difficile eliminare.
A mio parere, credo che il miglior modo per aiutare un defunto sia la preghiera, fatta con il cuore;
richiamare un defunto, tornare ad attrarlo verso la terra, e verso tutto ciò a cui egli era legato,
significa fargli del male; soprattutto se, durante la vita, non ha sottomesso le sue passioni, e
non ha percorso sufficientemente la sua evoluzione.
Ecco perché, in certi paesi, quando muore qualcuno si mangia e si fa festa: in Cina, per esempio ci
si veste di bianco.
Viceversa, nell’uomo evoluto, che, in vita, ha saputo dominare le sue passioni, per mezzo della sua
volontà, rimanendo così distaccato dal piano materiale, il suo passaggio in astrale sarà molto
veloce, ed il corpo astrale si decomporrà, come un incenso puro; il suo spirito sarà, così,
purificato e innalzato al piano superiore e divino, per poi doversi reincarnare, dimenticando tutto
della sua vita precedente.
Questo passaggio, in astrale e nella mitologia classica, viene raffigurato con il fiume della
dimenticanza: il Lète.
Sarà per mezzo di questi cicli evolutivi che l’uomo potrà liberarsi dal ciclo delle rinascite,
evitando, così, quella che, nell’Apocalisse, viene chiamata: morte seconda.
Esiste in natura uno specchio comune di tutte le cose, a cui sono stati attribuiti diversi nomi:
mondo astrale, mondo invisibile, Akasa ecc. In esso, vi sono diversi piani di esistenza, dai più
grossolani ai più puri.
Durante il sonno, ognuno di noi vive in piani differenti, a seconda del suo grado di evoluzione e
dello stato interiore; difatti, l’ora che precede il sonno è molto importante.
Prima di addormentarci, non dovremmo mai appesantirci, sia fisicamente con l’alimentazione, sia
mentalmente con letture troppo impegnative ed occulte, o vedere programmi televisivi troppo
violenti.
Se vogliamo migliorare la nostra qualità della vita, dobbiamo osservare anche queste piccole cose;
naturalmente, con elasticità ed equilibrio.
Sarà, per noi, una vera panacea, e ci preserverà da molti mali futuri; causati, molte volte, come
sapete, dallo stress.
Dicevamo che il mondo astrale è lo specchio comune di tutte le cose; è la memoria della natura,
contenente il passato, il presente e il futuro; è il medium cioè, il mediatore – tra il piano
materiale e il piano divino.
Per comprendere tutto ciò, dobbiamo basarci sulla costituzione occulta dell’uomo.
Se, un uomo, vuole creare qualcosa, per esempio un quadro, deve prima avere l’idea di quello che
vuole disegnare; a questo punto, il quadro già esiste nella sua mente, come il negativo di una
fotografia.
Affinché il tutto si realizzi, servono dei mezzi intermediari tra l’idea e l’oggetto da creare;
cioè, le nostre mani, i pennelli, una tela, i colori ecc.. Allora, il quadro potrà realizzarsi.
In analogia, l’idea corrisponde a Dio, il grande Architetto di tutte le cose; i mezzi corrispondono
al piano astrale, cioè alle mani di Dio, le forze con le quali Egli si serve per creare; il
risultato finale, cioè la creazione che vediamo, e nella quale viviamo, è il quadro.
Immaginate, adesso, che questo quadro, col tempo, si deteriori, e sparisca; esso sparirà solo ai
nostri occhi fisici; ma, l’idea di quel quadro rimarrà, sempre, stampata nella memoria di colui che
lo ha fatto; è un pò come per i negativi di una fotografia: possiamo distruggerla, perderla; ma, con
il negativo ne possiamo riprodurre all’infinito.
Ecco perché, nella genesi, è detto che Dio, al settimo giorno, si riposò, perché Egli aveva già
seminato la sua idea, alla natura, la grande operaia di Dio; ad essa spettava sviluppare e
realizzare tutto il resto; e se, anche questo mondo, sparisse come il quadro, tutto rimarrebbe
riflesso nella grande memoria della natura.
Dobbiamo dire che i piani astrali non contengono solo i riflessi ed i ricordi di tutto ciò che
esiste; ma anche delle intelligenze, delle gerarchie di esseri che popolano l’invisibile: entità
concrete, più o meno evolute.
Ora, la differenza del medium, che opera per scopi grossolani ed egoistici, con quella del mago
(nel vero senso della parola, che significa, sapiente) è che, il primo, si trova in stretto
contatto con i riflessi dell’astrale; è come se vedesse la nostra immagine riflessa allo specchio,
anche dopo che ci siamo allontanati, credendo tale immagine essere noi stessi, quindi l’entità vera
e propria. Ma, il più delle volte, non è così; soprattutto quando l’immagine ci appare vestita, e
con lo stesso stato fisico (avvolte sofferente), che aveva da viva.
Il mago, al contrario, riconosce quando si tratta di riflessi, o di raggi diretti cioè, entità
vere e, soprattutto, opera per il bene, con la conoscenza necessaria e coscienziosa, portando il
massimo rispetto a tutto ciò che egli sta facendo; opera a favore della verità, e vuole che solo
essa trionfi, non l’uomo; e, su ogni sua realizzazione, mantiene il più riservato silenzio.
Con la stessa serietà, e coscienza, possiamo anche noi investigare in questo mondo invisibile; in
parte, già lo facciamo, tramite il sogno e, ancor meglio, con la meditazione.
Esistono, poi, altre tecniche, per vedere in astrale, tutte basate su auto magnetizzazioni: tra
queste tecniche, vi sono gli specchi magici.
Il più comune specchio magico è una semplice bottiglia di vetro ( bottiglia di Cagliostro ), piena
d’acqua, perfettamente trasparente: ponete questa bottiglia su una tovaglia bianca, mettete dietro
ad essa una piccola luce, o una candela; concentratevi su un punto fisso, senza mai distogliere lo
sguardo da quel punto; e, se ciò avviene, ricominciate da capo l’operazione.
Potrete vedere, inizialmente, un punto nero, o luminoso, che si allarga, poi, in una macchia
azzurra; e aureola, a volte con cerchi concentrici per poi divenire più chiara, poi, la visione,
molto spesso di un bel paesaggio della natura.
Ma, non tutti hanno il dono di vedere nell’invisibile; per esempio, Padre Pio era uno di quei pochi,
che, senza nessun mezzo, ma solo con quello della sua purezza e bontà, accompagnati da una grande
intuizione, leggeva chiaramente nella luce astrale della vita: questo e’ il vero iniziato, cioè
colui che, con un solo sguardo, sa leggere nel più profondo del cuore umano.
l’importante, in ogni cosa, è avere pensieri positivi ed onesti: allora, qualsiasi cosa faremo sarà
compiuta per mezzo della luce OD; cioè, positiva – al contrario dei malvagi e degli sciocchi, che
fanno determinate cose senza capirne il senso, e per scopi meschini, operando quindi nella luce
OB; cioè, negativa.
Nella vita, sarebbe inutile negarlo, esistono sia i buoni che i cattivi; i primi, colpiscono per
fare del male, per amor del male (anche se amare il male è, di per se stesso un paradosso, poiché il
male si fa solo per ignoranza); i secondi, colpiscono con il bene, per amor del bene, poiché il
peggior male per un cattivo è il bene: per lui, è come un veleno.
Per esempio: se volete punire, per amor della giustizia, un uomo molto avido, fategli notare il
vostro disinteresse per il denaro, ed egli o vi odierà, o diventerà saggio.
Quando Gesu’ disse:” Se qualcuno ti colpisce ad una guancia, donagli anche l’altra”, voleva dire che
l’amore disinteressato, e la non violenza, condannano piu’ di tutti i mali, perché colpiscono, per
mezzo di un magnetismo speciale, direttamente il cuore dell’uomo, e Gandhi sapeva bene questo: la
sua non violenza era il peggiore attacco per i suoi nemici.
Rileggiamo il poema sublime di Caino e di Abele, e capiremo perché Caino uccide suo fratello: che,
con il bene, lo torturava ogni giorno.
Il bene che facciamo ad una persona, per un’altra potrebbe essere un male; quindi, un bene, a volte,
è un male; e un male, un bene.
Ma, come capire quando bisogna usare l’uno, o laltro? Come sapere quando usare la mano sinistra, o
la destra? Tutto rientra nel sapere, nel conoscere il tempo giusto; dobbiamo diventare i contadini
della vita; solo il contadino sa quando è il momento buono per la semina e per la raccolta.
Queste due forze sono, nella loro dualità, sintetizzate nell’Uno-tutto, la più grande forza e
potenza che l’uomo possieda. Il malvagio è colui che è schiavo di questa forza, e non sa né
dirigerla, né contenerla; il saggio, cioè colui che ha educato e rafforzato la sua volontà, conosce
tale forza e sa come contenerla e dirigerla per il bene di tutti: egli compie la volontà della
Divinità con la quale è connesso, e mai la sua.
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