La musica de mondi 5

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La musica de mondi 5

da La Musica della Natura e la Natura della Musica

di Caterina Galli

La Musica nelle piante

Non solo i neonati e l’uomo amano la musica, ma anche gli stessi animali e piante la apprezzano e alcuni affermano anche che queste ultime “cantino” (proprio come “cantano” i pianeti e il DNA).

Furono gli esperimenti del sopra citato Joel Sternheimer ad individuare quelle precise sequenze sonore che aiutano e stimolano la crescita delle piante. Il sistema musicale studiato da Sternheimer prevede la presenza di note, che individualmente interagiscono con un dato aminoacido di una proteina, mentre la sequenza completa corrisponde alla proteina intera. In tal modo la melodia creata attraverso una sequenza di suoni che interagiscono con la struttura biologica di una pianta, si armonizza perfettamente con questa ultima, producendo effetti positivi su di essa. Ad esempio, frequenze “armonizzate” con la pianta stimolano all’interno dell’organismo vegetale la produzione di proteine positive, mentre frequenze “non-armonizzate” ne inibiscono la produzione, compromettendo una buona crescita.

È all’Università di Firenze il centro italiano d’eccellenza per la nuova scienza di neurologia vegetale.
I ricercatori, circa una decina tra italiani, tedeschi e slovacchi, sono guidati da Stefano Mancuso, Professore associato presso il Dipartimento di Ortoflorofrutticultura dell’Università di Firenze. Lo scienziato, che da tempo indaga il regno vegetale convinto com’è che tale sistema sia regolato da un centro di comando che riflette in larga misura l’attività del cervello umano, ci svela come, studiando le radici, assieme al collega dell’università di Bonn, si sono accorti che una piccolissima regione, circa 1 millimetro, dell’apice della radice presentava delle particolarità sorprendenti.

<>. E ancora <>.

Cleve Backster, un tecnico della Cia, costruiva i “lie detector”, ossia le macchine della verità.
Una sera del 1966 decise di applicare tale apparecchio ad una pianta. Da ciò notò con sorpresa che il tracciato era simile a quello di un essere umano. Questa scoperta lo portò ad effettuare diversi esperimenti sul pensiero telepatico delle piante e sulla loro forma di intelligenza, esperimenti che a lungo andare portarono alla scoperta di una musica che fluisce vivida all’interno di qualsiasi essere vegetale.

La Musica delle Piante vede le sue origini negli esperimenti compiuti nei primi anni 70 negli Stati Uniti, esperimenti volti a verificare l’esistenza di una sensibilità di reazione del mondo vegetale a stimoli esterni (luce, calore, colori, suoni). In Italia arriva nei primi anni 80 e, dopo alterne vicende, viene ripresa da Laura Silingardi (musicista, musicologa) e Tiziano Franceschi (consulente informatico ed organizzativo), nella primavera del 2000.

L’apparecchio per la Musica delle Piante consiste in un sistema di rilevazione del movimento linfatico foglia–radice, misurata attraverso un particolare tipo di rilevatore dotato di due sensori posti alle radici e sulle foglie della pianta collegata. Tale apparecchio registra la resistenza elettrica dei tessuti della pianta dovuta alla variazione della densità cellulare della linfa stessa. Le variazioni di resistenza elettrica, vengono poi convertite in segnali digitali, cioè in note musicali secondo lo standard MIDI ed inviati ad una banca dati di timbri musicali. Come tutti gli organismi viventi, le piante subiscono variazioni di resistenza elettrica dovute a vari fattori: fisici e sottili, tra cui importantissimi stati fisiologici ed “emozionali”. Le piante sono delle grandi antenne, dei ricettori sensibilissimi, esse captano dall’ambiente moltissime variazioni energetiche fisiche (campi elettromagnetici statici e variabili, ecc) e “sottili”. Tra queste ultime, molto importanti nella relazione con questi organismi, sono le interazioni con i campi energetici delle persone stesse.

Il risultato finale consiste nel poter udire ciò che normalmente non siamo in grado di vedere né tanto meno di percepire: il movimento vitale di una pianta, le sue reazioni, il suo campo energetico.

Volendo tentare un’analisi musicale del modo di esprimersi in suoni delle piante, si è giunti alla conclusione che esse utilizzano scale arcaiche. Tali scale si rifanno alla modalità greca antica e sono formate da una successione di 4 suoni discendenti (tetracordi) compresi nell’intervallo di una “quarta giusta”. E’ dall’unione di più tetracordi che nascono le armonie musicali composte dalle piante.
E’ anche stato sperimentato che ciascun albero ha una propria “voce” che cambia con il variare delle stagioni, dell’ora, della giornata, dell’età e della specie.
Le piante hanno un vero e proprio periodo di apprendimento, nel quale imparano a conoscere e interagire con l’apparecchiatura, con gli stimoli esterni e con l’operatore. Le piante che non hanno mai suonato normalmente passano i primi minuti di collegamento sperimentando l’ampiezza melodica, percorrendo scale ascendenti e discendenti per poi scegliere una loro particolare ampiezza armonica ed un proprio carattere melodico.

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