La musica de mondi 6

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La musica de mondi 6

da La Musica della Natura e la Natura della Musica

di Caterina Galli

La Musica dei colori, dell’arte e della tecnica

È possibile avvertire, percepire, sentire un suono laddove esso non esista effettivamente come musica?

Questa può essere la tecnica utilizzata dalle persone non udenti: trasformare ciò che vedono in suoni e musica. Il loro silenzio, se vi si pensa, non è fatto solo da vuoti, ma da pieni. Essi riescono ad udire musica e rumori anche dove essi, in un certo modo, non esistono.
A questo proposito mi viene in mente l’esperimento ZEROVOLUME, effettuato dalla banda musicale dei Subsonica, in collaborazione con i Bluvertigo, che consisteva nel trasmettere immagini ritmate e vibrazioni percettibili dai sordomuti, combinate ad una coreografia del linguaggio dei segni. Un brano musicale elaborato per persone non udenti, ma fruibile a tutti.

Un brano musicale che non è espressamente fatto da musica, ma che riesce, nonostante tutto, a trasmetterla, a farla udire.
Così, come un cieco può immaginare paesaggi ascoltando una canzone, un sordo potrà ascoltare una melodia attraverso video.
Un particolare portatore di riflessione può essere il caso del compositore Beethoven, il quale, nonostante la sua sordità riusciva comunque a scrivere musica e dirigere un’orchestra. Questo proprio perché i non udenti, proprio per la mancanza del senso dell’udito, sviluppano una particolare capacità che risiede nel captare le vibrazioni dei suoni attraverso le ossa stesse della scatola cranica.

Il primo tentativo di musica colorata fu eseguito tra il 1725 e il 1735 da Louis-Bertrand Castel, che presentò il Clavicembalo oculare, uno strumento che permetteva di dipingere i suoni con colori ad essi corrisposti, in maniera che anche un sordo potesse giudicare la bellezza di un suono attraverso i colori e un cieco potesse giudicare i colori attraverso i suoni.

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Lo strumento doveva funzionare come un clavicembalo tradizionale, a differenza del quale per ogni nota veniva associato un colore, secondo gli studi personali del signor Castel. Un colore che si mostrava ogni qual volta si fosse pigiato il tasto della nota corrispondente.
Il punto di partenza che ispirò un tale lavoro fu un’opera scientifica che uscì in quel tempo: l’Ottica di Newton (1704).
Come Catsel, tante altre personalità brevettarono macchine tonali, e tante altre tentarono lo studio di un collegamento tra musica e colori.
Un esempio a tal proposito fu il compositore russo Skrjabin, il quale, con il poema sinfonico Prometeo (rimasto incompleto), tentò di ricollegare la musica con sensazioni sia visive, che olfattive, gustative ecc… A ciascun colore, in particolare, era attribuita una specifica valenza etica (ad esempio: il rosso corrispondeva alla volontà umana ecc…). I compositori non furono gli unici, però, ad occuparsi di tale equivalenza.
In campi diversi si possono ricordare, per tutti, il pittore Vasilij Kandinskij e lo scultore Fausto Melotti.

1. Vasilij Kandinskij (1866-1944)

<> (Dello spirituale nell’arte, 1911).

Secondo Hugo Ball, <>

Attraverso l’amicizia con Wagner la sua sensibilità artistica venne sollecitata, portandolo così, gradualmente ad esercitare una pittura simile ad una composizione musicale, una sinfonia di colori.
Le componenti fondamentali della sua estetica, dunque, sono il rapporto sintetico suono-colore e, soprattutto l’idea di un’arte totale, che coinvolga ogni forma di arte.
Egli tenta di ricercare, così, un linguaggio più spirituale che rappresenti l’unione tra musica e pittura. Lo scopo della sua arte sarà fondamentalmente <>, trasformare i prodotti della mente in prodotti materiali attraverso la pittura.

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Verso la fine della prima decade del 1900 Kandinskij dipinse il suo primo acquerello astratto, iniziando da allora ad intitolare le tele attraverso nomi che richiamavano il linguaggio musicale, come ad esempio “composizione”, “impressioni” (legate ad una esperienza diretta della “natura esteriore”), o “improvvisazione” (scaturiti da un “evento di carattere interiore”), ecc… Esse rappresenteranno la prima tappa verso l’evoluzione della forma libera.

In particolare Kandinskij tende ad identificare il manifestarsi dell’esperienza artistica con la “creazione del mondo”: <>.

Un avvenimento centrale per quanto riguarda l’attenzione dell’artista verso la musica è rappresentato dalla pubblicazione del famoso almanacco Der blaue Reiter (Il Cavaliere azzurro), che egli compilò nel 1912, con il quale volle dimostrare che il problema dell’arte non è un problema delle forme, ma un problema del contenuto spirituale.

Di essenziale importanza, inoltre, fu il rapporto che intraprese con il compositore russo (sopraccitato) Skrjabin, per il quale trascrisse la partitura di due pianoforti dell’opera Prometeo.
L’artista, il quale da tempo si interessava degli stessi problemi cari al compositore, fu colpito in particolare dagli studi di quest’ultimo a proposito della luce e dalla tabella di corrispondenze suono-colore utilizzata, per l’appunto, nel Prometeo.
Tale lavoro associava i colori a determinati timbri strumentali, lavoro che svolse anche Kandinskij ne “Il linguaggio dei colori” (incluso in “Dello Spirituale nell’arte”), associando il verde al suono del violino, l’azzurro al flauto, il giallo alla tromba, il rosso agli ottoni e in particolare alla tuba, e così via.

(Si riportano qui di seguito le associazioni suono-colore utilizzate da Skrjabin nel Prometeo)

Skrjabin (accordo di Prometeo)

Do rosso
Sol rosa-arancione
Re giallo
La verde
Mi bianco azzurro (blu luna)
Si bianco azzurro (blu luna)
Fa# blu vivo
Do# viola
La b viola porpora
Mi b grigio acciaio (colore metallico)
Si b grigio acciaio (colore metallico)
Fa rosso-bruno

Kandinskij era in grado di percepire sensazioni uditive in accordo con determinati colori. In un significativo passo di “Dello spirituale nell’arte” si legge: <>.
Operando con questi presupposti, Kandinskij in Dello Spirituale nell’arte ha collegato i colori non solo con i suoni, ma anche con i sensi, i pensieri, le azioni, i temperamenti, organizzandoli in modo corrispondente al loro grado di intensità, in un circolo i cui poli opposti rappresentano la vita tra la nascita e la morte.

Secondo Kandinskij l’opera d’arte si deve manifestare spontaneamente all’artista, il cui compito consiste solamente nel renderla il più fedele possibile alla propria visione. Da ciò se ne deduce l’idea di un’opera d’arte che, per essere tale, deve necessariamente svolgersi su un piano cosciente superiore, estatico.
La danza, in particolare, apparve subito come sintesi fra suono e colore. Essa era considerata come “scultura in movimento”.
Per tale motivo il teatro avrebbe potuto rappresentare un ottimo luogo di sperimentazione per i primi tipi di arte totale. A tal proposito scrisse anche composizioni sceniche come “Il suono giallo”.
Concludendo, in nessun altro pittore del nostro secolo si è manifestato con tanta evidenza l’influsso della musica, quanto in Kandinskij. Questo influsso si è espresso in diverse circostanze e nelle forme più varie, in particolare:

– Nell’ affinità dell’esperienza artistica del pittore con quella di alcuni compositori suoi contemporanei come Skrjabin e nella costante collaborazione con altri musicisti
– Nella capacità di esprimere visivamente i suoni attraverso l’esperienza della ’sinestesia’, la facoltà sensoriale che consente di percepire i colori espressi musicalmente in suoni e viceversa.
– Nella creazione di composizioni pittoriche e sceniche basate su principi derivati dalla tecnica della composizione musicale.
– Nell’ elaborazione di una teoria artistica che, partendo dall’analogia fra il suono e il colore giungesse ad un’opera d’arte sintetica, fondata su tutte le arti.

2. Fausto Melotti (1901-1986)

Molte opere di Fausto Melotti sono ispirate alla musica e allo spirito della sonorità:
<>. (Paolo Fossati).

La sua è una scultura fatta di elementi lineari e geometrici dai quali è esclusa ogni modellazione, in favore di un’assoluta purezza formale.
Ma è dal 1970 che il Melotti liberò la sua vena poetica attraverso l’utilizzo di fili di rame, trasparenti retine metalliche, mobili stracci di garza e titoli significanti, impostando il suo lavoro, non più sul togliere dal pieno, ma sul far emergere dal vuoto.
Le sue creazioni sono <>, afferma lo stesso Melotti.
E ancora: <<È la musica a guidare la scultura>>, colei che fa giungere l’artista ad una sorta di “astrazione musicale”.

Conosonanze – Fausto Melotti
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