La musica può aiutare le capacità linguistiche dei bambini

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La musica può aiutare le capacità linguistiche dei bambini

Secondo uno studio statunitense, lascolto di musica e la partecipazione attiva può aiutare le capacità dei bambini di elaborare suoni e parole

di Sandro Iannaccone – Giornalista scientifico

aprile 27, 2016

Viva la musica, che ti va fin dentro allanima. Secondo uno studio appena pubblicato sui Proceedings
National of the Academy of Sciences, infatti, lascolto e la partecipazione attiva (per esempio
portando il tempo con le mani) alla musica potrebbero il condizionale è dobbligo favorire lo
sviluppo di diverse abilità cerebrali dei bambini, in particolare quelle legate allelaborazione dei suoni e delle parole.

Si tratta del cosiddetto effetto Mozart, secondo il quale, per lappunto, lascolto di musica nella
prima infanzia avrebbe uninfluenza positiva sul cervello. Un effetto che, finora, non è mai stato
dimostrato con certezza: anche in questo caso, infatti, i ricercatori hanno specificato che non è
chiaro quanto durino tali effetti e quanta musica bisogna ascoltare per trarne un reale beneficio.

Nello studio, i ricercatori hanno esaminato 39 bambini di nove mesi di età, assegnandoli casualmente
a un gruppo dascolto o a un gruppo di controllo. Nel primo, composto da 20 bambini, questi
ascoltavano registrazioni musicali mentre i genitori li stimolavano a portare il tempo con le mani.

Le canzoni ascoltate, specifica T. Christina Zhao, una degli autori del lavoro, avevano un ritmo
simile a quello di un walzer, scelto apposta perché più difficile da seguire per un bambino. I
piccoli del gruppo di controllo, invece, non hanno subito alcuna esposizione alla musica.

Una settimana dopo la fine delle sessioni di ascolto, i bambini sono stati sottoposti a scansioni
cerebrali: Mentre erano seduti nello strumento per la scansione, ha aggiunto Zhao, i piccoli
ascoltavano una serie di suoni musicali e di parole, riprodotti in modo che, di tanto in tanto, ci
fosse una perdita del ritmo musicale. Il cervello dei bambini ha mostrato una risposta particolare allinterruzione del ritmo.

Lo stesso fenomeno non è avvenuto nel gruppo di controllo, il che sembra indicare una maggiore
sensibilità allascolto dei suoni e una maggiore capacità di elaborazione negli stessi.

http://www.pnas.org/content/early/2016/04/20/1603984113.abstract?sid=c66f2409-ccc4-442b-a6a9-6cb5c1e 9533e

CC

Imparare a parlare è più facile con la musica

28 aprile 2016

Giocare al suono della musica aiuta i bambini a imparare a parlare più facilmente perché li aiuta a
identificare le differenze nei suoni del linguaggio. La corteccia uditiva e quella prefrontale – che
controlla l’attenzione e altre capacità cognitive – si attivano più rapidamente e intensamente nei bambini esposti precocemente alla musica (red)

da lescienze.it

Far giocare i bambini molto piccoli al ritmo della musica, realizzando una forma iniziale di
educazione musicale, stimola l’attività cerebrale e migliora le capacità di apprendimento del
linguaggio. A dimostrarlo è stata una ricerca condotta da T. Christina Zhao e Patricia K. Kuhl
dell’University of Washington Institute for Learning & Brain Sciences a Seattle, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Proprio come la musica, anche il linguaggio è caratterizzato da marcati modelli ritmici. La
scansione temporale delle sillabe aiuta a definire i suoni vocali e a distinguerli gli uni dagli
altri, e quindi a capire quello che qualcuno sta dicendo: è la capacità di identificare le differenze nei suoni del linguaggio che aiuta i bambini a imparare a parlare.

“I bambini sperimentano un mondo complesso in cui suoni, luci e sensazioni variano continuamente”,
spiega Patricia Kuhl. “Il lavoro del bambino è quello di riconoscere i modelli di attività e
prevedere quello che succederà dopo. La percezione dei modelli è un’importante abilità cognitiva, e
il miglioramento precoce di questa capacità può avere effetti duraturi sull’apprendimento.”

Precedenti ricerche avevano già mostrato che la formazione musicale nella prima infanzia migliora
l’elaborazione dei suoni musicali e delle parole, ma dato che avevano messo a confronto musicisti e
persone che non avevano avuto alcuna educazione musicale, le differenze fra i due gruppi avrebbero potuto essere legate a competenze intrinseche, determinate geneticamente.

Il nuovo studio è stato invece realizzato su un gruppo di bambini di nove mesi, metà dei quali ha partecipato per una settimana a sessioni di
gioco al suono della musica. Alla fine della settimana le ricercatrici hanno sottoposto i bambini a
magnetoencefalografia (MEG) mentre ascoltavano una serie di suoni musicali e vocali.

E’ così emerso che l’intensità e la velocità di attivazione della corteccia uditiva e della
corteccia prefrontale (che è importante per capacità cognitive come il controllo dell’attenzione e
la rilevazione dei modelli) erano superiori nel gruppo che aveva partecipato alle sessioni di gioco
con la musica, suggerendo che queste abbiano migliorato la capacità dei neonati di rilevare i modelli sonori.

http://www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1603984113

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