La musica sul lavoro aumenta la produttività

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La musica sul lavoro aumenta la produttività

Anziché distrarre, la musica sul posto di lavoro pare possa rendere meno stressati i dipendenti e
aumentare creatività e produttività
In molti ambienti di lavoro la musica è bandita perché si ritiene possa distrarre, ma un recente
studio suggerisce invece che distragga e stressi di più il continuo e forte rumore che proviene
magari dalla strada sottostante o di fronte l’ufficio o altro luogo di lavoro.

Dipende dunque dal tipo e l’intensità del “rumore” di fondo se lavoriamo meglio o peggio. Il rumore
prodotto da passaggio di un veicolo, per esempio, si attesta sui 70 decibel circa. Questo stesso
livello potrebbe essere adottato per il grado di volume della musica che dovrebbe fare da sottofondo
al lavoro, suggerisce il professor Ravi Mehta dell’Università dell’Illinois che ha studiato come il
rumore di fondo influenzi il cervello nelle diverse attività di elaborazione, in base al livello del
rumore stesso.

Il rumore di fondo, per avere un certo effetto, deve essere quello giusto. È il cosiddetto
“Goldilocks Principle”, ha spiegato Mehta. Troppo rumore disturba e distrare; troppo poco non
stimola abbastanza o per nulla la mente. Ecco che nei già citati 70 dB si troverebbe la formula
ideale.
Se una conversazione tra amici seduti a un tavolo sviluppa circa 60 decibel, ecco che una sola
autovettura ad andatura normale ne sviluppa circa 70; il traffico più o meno intenso ne sviluppa
circa 85; il clacson di un camion ne sviluppa circa 110.

«Un moderato livello di rumore non solo migliora la creatività e il problem-solving, ma porta anche
a una adozione più ampia di prodotti innovativi in alcune impostazioni – spiega Mehta nel comunicato
UI – Si scopre che circa 70 decibel è il punto migliore. Se si va al di là di questo, è troppo
forte, e il rumore inizia a influire negativamente sulla creatività. Questo è il “principio
Goldilocks”: il giusto sta nel mezzo».
Come prevedibile, l’equilibrio è fondamentale e, non a caso, i ricercatori sottolineano come sia
importante mantenere il “rumore” entro il limite dei 70 dB poiché, oltre questo, iniziano i
problemi.
«[…] Quando si inizia ad andare oltre quel livello moderato di rumore [i 70 dB] ciò che accade è che
la distrazione diventa così grande che inizia davvero influenzare il processo del pensiero», ha
aggiunto Mehta.

Ecco dunque che, visto in quest’ottica, il silenzio non è proficuo: meglio diffondere una musica di
sottofondo o, in mancanza, lavorare con un rumore di sottofondo come per esempio una strada
moderatamente trafficata.
«Questa è la ricerca che le persone possono sperimentare quasi immediatamente – fa notare lo
scienziato – Io lavoro in un bar: come fa il volume sottofondo della musica a influire sulla mia
prestazione? Invece di seppellirsi in una stanza in silenzio cercando di trovare la soluzione a un
qualsiasi problema, camminare al di fuori della propria zona di comfort ed entrare in un ambiente
relativamente rumoroso come un caffè può effettivamente attivare il cervello a pensare in modo
astratto, e quindi generare idee creative», ha concluso Mehta.
Via libera dunque alla musica in ufficio o in altro ambiente di lavoro che sia noiosamente
silenzioso.

[lm&sdp]

lastampa.it

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