LA MUSICALITA’ DELL’ACQUA

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LA MUSICALITA’ DELL’ACQUA

di Fabio Pianigiani

“… utile et umile et pretiosa et casta”
(Cantico delle Creature San Francesco)

I poteri spirituali e terapeutici dei suoni d’acqua, dal mugghiare dell’oceano al mormorio di un
ruscello, sono noti ai popoli di tutte le culture.

Nel maquam rast (musico terapia Islamica) l’acqua ha un ruolo centrale e viene “suonata” dando così
il ritmo alla musica. Il suonatore usa due ciotole per versare l’acqua in un grosso recipiente;
mentre versa da una ciotola riempie l’altra, con un movimento circolare continuo, in modo che il
flusso sia costante. Questa azione crea la base ritmica musicale ed è sempre presente anche quando
non è immediatamente percepibile.

Come vediamo il campo d’azione è interessante, nuovo e di grande attualità, unendo cioè l’aspetto
culturale-artistico a quello della sensibilizzazione per la difesa dell’elemento “acqua”,
abbinandolo alla vibrazione sonora che produce quando entra in contatto con diversi elementi ad
esempio: aria, etere, terra etc.: definiamo così una vera e propria “Musicalità dell’Acqua”.

Ma questo elemento per le stesse ragioni ha ispirato anche autori di letteratura, ad esempio c’è un
bellissimo brano di Corrado Alvaro, contenuto in Gente d’Aspromonte, che recita così:
“L’acqua fa chiasso fra i sassi, fischia e zufola fra le canne, brontola, s’ingorga cupa qua e là,
verso la riva, mentre nel mezzo corre il filo di un torrente come chi non abbia da perder tempo. Si
sente come una lunga armonia da una riva all’altra, le voci lontane divengono meravigliosamente
vicine, spinte dal vento, rotte dalle sillabe dell’acqua che variano i rumori all’infinito come gli
accordi di una musica. Son grida di uccelli, e sembrano canti mutevoli, mentre si spande su tutto la
voce misteriosa dei monti. La corrente del fiume carpisce questi rumori e li trascina nel suo gorgo
come pagliuzze…”.

Moltissimi musicisti famosi si sono ispirati al suono dell’acqua per le loro composizioni, sia per
quel che riguarda gli stimoli uditivi in se stessi, sia per le risonanze emotive che essi
provocavano nel loro sentire musicale. Basti solo ricordare: il valzer del Bel Danubio Blu di
Strauss, la Moldava di Smetana, Musica sull’acqua di Handel, La Mer e Riflessi sull’acqua di
Debussy, Aquarium di Sant Saeus, Water Music di Cage, i Water sounds di Jacques Dudon, etc. A
proposito di G. F. Haendel (1685 – 1759) la leggenda narra che il compositore nel 1715 avesse fatto
ascoltare per la prima volta la Musica sull’acqua al Re Giorgio I, durante una gita sul Tamigi, allo
scopo di farsi perdonare certe inadempienze contrattuali; il Re non solo avrebbe effettivamente
perdonato il suo “dipendente”, ma sarebbe rimasto così entusiasta ed impressionato dalla
composizione, da farsela ripetere per ben tre volte di seguito, mentre l’imbarcazione navigava
placidamente lungo il fiume.

Interessante poi nella musica contemporanea all’inizio degli anni ’70 è il lavoro di Jacques Dudon,
che fu intrigato dall’idea di produrre musica per mezzo dell’acqua. Decise di creare strumenti ad
acqua in tutti i modi in cui sarebbe riuscito a immaginarli. Per molti anni, lavorando vicino
Marsiglia sotto il nome dell’organizzazione Atelier d’Exploration Harmonique (Ateliere di
esplorazione armonica) assemblò un grande numero di congegni per suoni ad acqua. Costruì strumenti
ad acqua grandi e piccoli e si inventò delle attività idromusicali per bambini e per adulti. Costruì
strumenti per esperti musicisti ed altri che non richiedevano neppure la presenza di suonatori.
Costruì strumenti personali non troppo rumorosi, o strumenti pubblici che culminavano con
passeggiate attraverso i parchi pieni di acque sonore e di installazioni interattive. Ci sono
infinite possibilità, ha scoperto Jacques, di utilizzare l’acqua per generare o modulare il suono.
Nei suoi strumenti idrici a percussione, gocce o getti d’acqua colpiscono canne metalliche intonate
o altri oggetti che risuonano. In altri strumenti il flusso dell’acqua di un ruscello fa girare
delle ruote o attiva degli elementi sonori in altre maniere. Con i carillon metallici e i gong
ascoltati per mezzo dell’acqua, gli effetti provocati dalle variazioni tonali sopraggiungono ogni
qualvolta si pone il metallo a diverse profondità. Jacques ha anche costruito molti tipi di flauti:
in alcuni lo spostamento provocato dal movimento dell’acqua all’interno dello strumento mette in
circolo un flusso d’aria lungo un contenitore simile a quello del registratore Quindi, l’acqua non
solo produce suoni, ma viene usata per creare musica: “Ma l’acqua che vi darò sarà per voi fonte di
vita eterna, e non avrete più sete” (dal Vangelo di S. Giovanni, citato da Liszt nei “Jeux d’eau à
la ville d’Este”).

L’acqua, principale nutrimento ed essenza di tutto ciò che in natura è vivo, è per la spiritualità
mistica una fonte di energia divina; nella psicanalisi viene considerata il simbolo dell’inconscio
primordiale, ancestrale. Molte sono le simbologie ed i significati attribuiti all’acqua nella
cultura, nella religione e nelle rappresentazioni artistiche di ogni popolo; ma che relazione ha
l’acqua con la musica? Nel linguaggio comune lo scorrere, il fluire appartengono all’acqua come alla
musica, entrambe simbolo e manifestazione del procedere del tempo. Nelle sue più diverse forme
(fiume, mare, pioggia, neve, ghiaccio, nebbia…) l’acqua è, come la musica, espressione della
creazione infinita che, nel suo incessante mutare, rimane sempre se stessa: “acqua produce musica,
suoni: pensate all’infrangersi delle onde, il ticchettio della pioggia, il gorgoglio di un
ruscello……”.

Un sorprendente messaggio ci giunge dall’acqua attraverso le ricerche di Masaru Emoto, scienziato e
ricercatore giapponese, che ha messo a punto una tecnica per esaminare al microscopio e fotografare
i cristalli che si formano durante il congelamento di diversi tipi d’acqua, come l’acqua di
rubinetto di diverse città del mondo, l’acqua proveniente da sorgenti, laghi, paludi, ghiacciai di
varie parti del mondo; gli venne poi l’idea di esporre l’acqua alle vibrazioni della musica, di
parole sia scritte che dette e fin anche dei pensieri.

Si è visto che i cristalli dell’acqua trattata mutano di struttura, inviando dei messaggi:
le immagini osservate al microscopio mostrano, come l’acqua, sia quasi un nastro magnetico liquido
in grado di registrare in modo molto sensibile le informazioni energetiche che riceve dall’ambiente.

Masaru Emoto, nato nel 1943 in Giappone, ha cominciato nel 1984 le sue ricerche approfondite
sull’acqua, dopo aver incontrato il bio-chimico Dr. Lorenzen, l’inventore della cosiddetta
“microcluster water”, un’acqua energetizzata avente effetti terapeutici. L’acqua di torrenti e
sorgenti incontaminati mostra dei bellissimi disegni geometrici nella struttura cristallina. Mentre
l’acqua inquinata, tossica o stagnante, mostra forma e strutture cristalline distorte e non
armoniche. Con la popolarità recente della musicoterapia, Emoto ebbe l’intuizione di esporre l’acqua
alla musica per vederne gli effetti sulla struttura dell’acqua. L’acqua trattata con parole
“positive”, forma dei cristalli bellissimi, simili a quelli della neve; l’acqua trattata con parole
“cattive” reagisce in modo “negativo”, creando forme amorfe e brutte.

Il lavoro di Masaru Emoto è un grandioso affresco ed un forte stimolo a modificare, per sempre, la
nostra consapevolezza ed il nostro confine tra materia ed energie sottili. Personalmente (e
umilmente) anch’io ho dedicato una mia composizione al tema dell’acqua: Fonte Gaia (Forrest Hill).
Questo CD è costituito da undici pezzi ed in ognuno il sottofondo è creato da diversi campionamenti
di suoni di acqua, che divengono parti essenziale nello sviluppo armonico e melodico delle musiche.
Fonte Gaia narra l’importanza dell’acqua viva, mentre la scelta dei titoli (La Diana, Saraswati,
etc.) vuol far riflettere l’ascoltatore sulla possibilità di un rapporto positivo ed armonico tra
uomo, acqua ed ambiente.

“E così, lungo la storia dell’uomo, di tutti gli uomini della terra, si è navigato il mare o
l’immensità di senso dei suoni armonici nell’identico modo, là dove l’acqua è la metafora della
musica stessa, linguaggio fluido e capace di adattamento alla forma in cui penetra, e per questo,
potenzialmente, linguaggio universale” (Claudio Ronco, Venezia, maggio 2000).

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