LA MUSICOTERAPIA 2

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LA MUSICOTERAPIA 2

Proponiamo questa settimana il secondo articolo della collaboratrice, Paola Perrone, diplomata al
Conservatorio di Novara in Clarinetto e in Musicoterapia al C.E.M.B. di Milano. Lavora come
Musicoterapeuta presso la Casa di Riposo Mons. Comi di Luino, nel Nucleo Alzheimer come
responsabile per l’animazione e la musicoterapia e collabora con il distretto scolastico di Busto
Arsizio, tenendo corsi di aggiornamento sulla Musicoterapia e l’insegnamento della Musica nelle
scuole materne ed elementari.

Federica Leva

www.classicaonline.com/medicalsound/13-02-03.html

Nel primo articolo sulla musicoterapia ho dato una definizione generale di ISO, inteso come un
insieme di suoni o di fenomeni sonori interni che ci caratterizzano e ci individualizzano. A questo
punto possiamo distinguere un iso gestaltico, un iso complementare, un iso gruppale e un iso
universale.

L’ISO gestaltico è il mosaico dinamico che per primo caratterizza l’individuo, è quello che ci
consente di scoprire quello che è il canale di comunicazione per eccellenza del soggetto col quale
cerchiamo di instaurare una relazione terapeutica. La psicologia della Gestalt evidenzia la
necessità di riportarsi alla percezione originaria, all’esperienza immediata, non alterata da
un’ipotesi preconcetta, che deforma la realtà del fenomeno osservato. Ne consegue che la percezione
non coglie un insieme di elementi, ma un tutto.Il soggetto non percepisce un insieme di suoni
elementari, ma una sensazione globale. Alcuni intendono il corpo umano quasi fosse un risuonatore,
ma questo concetto , dice Benenzon, non ha rapporto con il principio dell’ISO poiché entrare in
risonanza con un paziente può facilitare la comunicazione ma anche disturbarla. Invece, la scoperta
dell’ISO non la danneggia mai.

ISO complementare: è l’insieme di piccole modifiche che si attenuano ogni giorno o in ogni seduta di
musicoterapia sotto l’effetto di circostanze ambientali e dinamiche. Cioè l’ISO complementare
rappresenta la fluttuazione momentanea dell’ISO gestaltico sotto l’effetto di circostanze ambientali
specifiche.

L’ISO gruppale è intimamente connesso allo schema sociale all’interno del quale l’individuo evolve.
Occorre un certo lasso di tempo perché l’ISO gruppale si instauri e si strutturi: dipenderà spesso
dalla buona composizione del gruppo e dalla conoscenza dell’ISO individuale di ciascun paziente da
parte del musicoterapeuta. L’ISO di gruppo è fondamentale allo scopo di raggiungere una unità di
integrazione in un gruppo terapeutico in un contesto non verbale. L’ISO gruppale è una dinamica che
pervade il gruppo come sintesi stessa di tutte le identità sonore.

L’ISO universale è un’identità sonora che caratterizza o identifica tutti gli esseri umani,
indipendentemente dal particolare contesto sociale, culturale, storico e psicofisiologico.
Farebbero parte dell’ ISO universale le caratteristiche particolari del battito cardiaco, dei suoni
d’inspirazione ed espirazione, nonché la voce della madre al momento della nascita e nei primi
giorni di vita. Da questo punto di vista l’ISO potrebbe somigliare all’imprinting, tenendo conto di
alcuni punti simili fra ISO e imprinting, la differenza fondamentale sta nel fatto che l’ ISO è un
fenomeno dinamico per eccellenza, in costante evoluzione, mentre l’imprinting è sostanzialmente un
engramma statico. Si verrebbe ad ammettere che al meccanismo di formazione dell’imprinting e anche
sull’apprendimento precoce, potrebbero aprire possibilità di conoscenza più profonde dell’ISO
gestaltico.

L’oggetto intermediario

Un oggetto intermediario è uno strumento di comunicazione in grado di agire terapeuticamente sul
paziente in seno alla relazione, senza dar vita a stati di allarme intensi.

Nello psicodramma questo termine è utilizzato da Rojas Bermudez. Utilizzando le marionette, scoprì
che per tramite loro era in grado di creare legami che consentivano al paziente di uscire dal
proprio isolamento e che gli permettevano di entrare poi in relazione con l’ISO ausiliario, ad
esempio. Osservò anche che i messaggi delle marionette ottenevano una risposta che il terapeuta non
era in grado di ottenere cioè per situazioni particolari, i pazienti rispondevano quando l’emittente
non era un essere umano. Partendo da questa ricerca Bermudez evidenziò lo stesso fenomeno in tutte
le situazioni di intenso allarme per il paziente, nelle quali si aveva a che fare con turbe dello
schema corporeo. In tutti i casi, denominatore comune era il timore di essere invaso o penetrato
dalla fonte emittente, quando presentava caratteristiche umane, veniva a essere per il paziente un
oggetto inoffensivo e pertanto terapeuticamente utilizzabile. Basandosi sulla sua qualità di
oggetto-cosa e sulla sua funzione di intermediario, lo chiamò oggetto intermediario, definendolo
come un mezzo di comunicazione, che permette di agire terapeuticamente sul paziente, senza dar vita
a stati di intenso allarme, con le seguenti caratteristiche:

– esistenza reale e concreta

– innocuità, non dà vita di per sé a reazioni di allarme;

– malleabilità: può essere utilizzato a volontà per qualsiasi ruolo;

– è un “trasmettitore”: permette la comunicazione sostituendosi al legame e mantenendo la
distanza;

– è assimilabile a se stessi: consente una relazione molto intima, in quanto il soggetto può
identificarlo con se stesso;

– è strumentale: può essere utilizzato come prolungamento del soggetto;

– è identificabile: può essere riconosciuto immediatamente

secondo Benenzon gli strumenti musicali e il suono o i suoni che essi emettono possono essere
considerati oggetti intermediari e possiedono quasi tutte le caratteristiche sopra enunciate. Si
deve tuttavia fare una differenza tra la marionetta, in quanto oggetto intermediario, e gli
strumenti musicali. Per quanto riguarda la marionetta, l’emissione sonora partirà direttamente dallo
psicodrammista. Sarà dunque un rapporto molto stretto con la sorgente umana. Lo strumento invece ha
in sé la fonte di emissione sonora che lo caratterizza, che gli è propria e particolare,
indipendentemente dal musicoterapeuta. La marionetta considerata in sé e posta tra paziente e
terapeuta, è un oggetto senza vita, che può solo essere oggetto delle proiezioni del paziente. Lo
strumento, suonato da uno dei due, esprimerà immediatamente la propria identità sonora, ma anche se
non lo si tocca esso è in vibrazione, o può facilmente entrare in vibrazione alla prima emissione
sonora. La distanza che esiste tra oggetto intermediario (strumento musicale) e il musicoterapeuta
consente di accostarsi molto intimamente all’ISO del paziente e del musicoterapeuta. Di conseguenza,
la corretta scelta di un oggetto intermediario nella relazione terapeutica, dipenderà dall’abilità
del musicoterapeuta nell’identificazione dell’identità sonora o ISO gestaltico del paziente.
L’oggetto intermediario è legato soprattutto all’ISO gestaltico e in misura minore all’ISO
universale e complementare.

L’oggetto integratore

Nell’esperienza clinica in musicoterapia, si è spesso osservato come i pazienti, leaders del gruppo,
tendano a scegliere strumenti che divengono facilmente strumenti leaders, essi sono di facile uso,
di grande volume, di grandi dimensioni, ritmici e potenti. Appartengono spesso alla classe dei
membranofoni, degli strumenti a percussione. Tali strumenti, utilizzati nei gruppi di musicoterapia
divengono rapidamente guida degli altri strumenti, e per altro ci si concentra attorno ad essi. Per
queste ragioni sono chiamati oggetti integratori. L’oggetto integratore è dunque strumento musicale
che in un gruppo di musicoterapia prevale sugli altri strumenti e assorbe in sé la dinamica del
legame tra i pazienti del gruppo il terapeuta. L’oggetto integratore è connesso innanzitutto all’ISO
gruppale e secondariamente all’ISO culturale.

Nel prossimo articolo parleremo del laboratorio di Musicoterapia.

Paola Perrone

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