“LA MUSICOTERAPIA” MUSIC-THERAPY – 2

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“LA MUSICOTERAPIA” MUSIC-THERAPY – 2

del dott. Biagio Modica

parte 2

E se la musica può essere definita come l’arte dei suoni
che esprime i nostri sentimenti, quale migliore mezzo
possiamo adoperare per cercare di tirar fuori i nostri
migliori sentimenti istintivi?

E se le ricerche scientifiche più recenti hanno dimostrato
che gli impianti musicali collocati nelle stalle e negli ovili
inducono una maggiore produzione di latte nelle mucche e
maggiore produzione di uova nelle galline, non è forse legittimo
pensare che le note musicali possano agire sui nostri centri
nervosi in maniera da consentire il rilasciamento o il blocco
dei cosiddetti neurotrasmettitori che stanno alla base di
diversi processi fisiologici di ordine nervoso e psicologico?
In effetti, molte attività lavorative del nostro quotidiano e
molte nostre azioni sono accompagnate dalla musica:
una bella canzone, alla radio, può addolcire lo stress di una
lunga coda in auto, una buona musica a volume contenuto
può determinarci il giusto relax nel corso
degli acquisti al supermercato…

Ma la musica non è soltanto quella che ascoltiamo
quando accendiamo la radio, lo stereo, la filodiffusione o la televisione,
la musica è anche dentro di noi, essa esisteva già nella nostra vita
intrauterina, ci ha accompagnati durante il corso della nostra
stessa gestazione, ci ha accolti al momento della nascita,
di ha aiutato crescere, nell’infanzia…
Tutto, intorno a noi, è suono e -in quanto tale-
vive insieme con noi.
Il suono accompagna la nostra giornata e, troppe volte,
purtroppo, anche le nostri notti.
Il suono, che può essere componente della musica o del
rumore, a secondo che abbia delle vibrazioni armonicamente
articolate o meno, fa parte del nostro stesso essere.
Persino il nostro corpo ci invia dei suoni che, spesso siamo
propensi a non accogliere, a relegare a fatti prettamente fisiologici, a
considerarli vergognosi…

Le eruttazioni, i borborigmi, il singhiozzo, la tosse, l’affanno,
la defecazione, il mingere, il masticare, il deglutire, la flatulenza,
il respirare… sono soltanto alcuni dei suoni che
emettiamo “dal” e “con” il nostro corpo, quotidianamente,
spesso senza neanche accorgercene.
Ma esistono anche altri suoni che non possiamo sentire con
l’orecchio umano ma che ci vengono rivelati dall’ausilio di
alcuni strumenti quali il battito cardiaco, lo scorrere
del sangue nei vasi, il movimento dei nostri
centri nervosi…

Altri suoni sono talmente labili che nemmeno pensiamo
di emetterli, come lo sbattere delle ciglia, lo sfregamento
della lingua sul palato, il movimento delle grosse e
piccole articolazioni…

Riceviamo ed emettiamo suoni, che sono musica e rumore, in
maniera volontaria ed involontaria, come a rappresentare,
fisicamente, che il suono è proprio dentro di noi.
I suoni, spesso, sono chiamati a scandire la nostra giornata,
con movenze più o meno casuali: siamo soliti alzarci con
la radiosveglia che ci trasmette musica leggera e, guarda caso,
siamo talmente abituati a far la doccia con il sottofondo di un
notiziario della mattina che, quando c’è lo sciopero dei giornalisti,
ci sembra strano trovarci sotto l’acqua che scroscia…
Nelle caserme, un suono di tromba con melodie diverse segnala
le varie fasi della giornata, dall’alzabandiera al silenzio, attraversando
per l’ora del pranzo, per l’ammainabandiera, per la libera uscita
e per la ritirata.

Le nostre emozioni più intense sono intrise di suoni: il ridere,
il baciare, il piangere, l’accarezzare e persino il picchiare…
L’accarezzare, il fare l’amore, il massaggiare, lo stringere
a sé qualcuno o qualcosa…
Tutto questo è suono che emettiamo o che percepiamo
o, ancora, che emettiamo per lo stesso piacere di
percepire e di far sentire agli altri.
Persino i nostri ricordi di infanzia risultano intrisi di suoni:
i passi della mamma che entra nella nostra stanza, il rumore
delle tapparelle, il suono della campanella che ci indicava di
entrare a scuola e gli altri suoni che indicavano la ricreazione,
il passaggio da una materia all’altra, la fine delle lezioni.

Carosello, Rin Tin Tin, Calimero, Topo Gigio, Susanna,
sono solo alcuni degli esempi di musiche che “sono rimaste dentro”
a quelli della mia generazione e che, ancora oggi, ricordano le serate
passate in famiglia, davanti al televisore, quando avevamo solo due
canali e la pubblicità non era talmente ossessiva da risultare
persino gradevole…

I suoni, quindi, rappresentano un’entità davvero
sorprendente per la nostra mente, avendo la capacità
di stimolare ricordi anche molto lontani e di rimetterci,
seppure momentaneamente, in sintonia con quelle vicende, con
quei tempi che, nel nostro intimo,
vengono a rappresentare.
E questo, per certi versi, può essere uno degli “scopi”
della musicoterapia.
L’allontanamento, seppure momentaneo, da una vicenda attuale
che viviamo con dolore profondo, tramite le emozioni che un
pezzo musicale può essere in grado di trasmettere alla
nostra mente , può risultare utile al nostro cervello…
E non deve apparire molto strano se recenti pubblicazioni
scientifiche hanno dimostrato che la “meditazione” sia
una forma di cura interiore talmente valida da risultare
metodo di longevità.
Sarebbe come voler affermare che non è vero che lo
stress logora il nostro vivere quotidiano e sia causa
di nevrosi e malattie…

Significa solo voler affermare che basti “allontanarci”
anche solo per pochi minuti da quello stress che ci pervade, i
nvade e circonda per ottenere beneficio fisico e psicologico…
In fondo, la meditazione, a prescindere dall’oggetto della
meditazione stessa, ci permette questa forma di “allontanamento”
mentale… che produce benessere.
Ed allora, perché non dovrebbe essere possibile pensare di
dedicare anche un momento alla meditazione della musica?
Ascoltare, meditando, potrà avere un effetto ancor più positivo
sul nostro corpo e sul nostro spirito.
-Non sono questi, forse, i più profondi propositi dei mattutini,
dei salmi, dei vespri?
-Non è questo, forse il più importante fattore
della “pratica” buddista?
-Non è questo, forse, il principale fattore emozionale
degli inni, dei cantici, delle romanze e dei
più moderni concerti?

Nei momenti di rilassamento che la musica concede, il nostro
stesso respiro diviene più profondo, i nostri muscoli, in genere,
risultano più abbandonati… concedendo, in maniera involontaria,
al nostro organismo di ricevere una maggiore quantità di ossigeno…
L’ossigenazione del nostro corpo è un elemento di
vitale importanza: sappiamo, infatti, che questo elemento,
che ci appartiene, biochimicamente e fisiologicamente,
ha potere di tipo antidolorifico, di tipo miorilassante, di tipo
antinfiammatorio e persino euforizzante.
Molti autorevoli fisiologi assicurano, infatti, che se
respirassimo con maggiore attenzione ed in maniera più
accurata, molte malattie che si esplicano con il sintomo
dolore potrebbero essere vinte.
La nostra respirazione, normalmente, è legata agli stati
d’animo che vengono ad interessarci, così che siamo
soliti respirare più velocemente e meno profondamente
tutte le volte che passiamo da uno stato di quiete ad uno
di “allarme” fino allo stato di paura… in cui i nostri atti
respiratori sono molto numerosi ma poco efficaci…
a far fronte al nostro fabbisogno di quel momento
di allerta, magari fino allo svenimento…
E se la musica, così come è stato scientificamente
dimostrato, possiede la capacità di produrre in noi questo
effetto di maggiore ossigenazione, non è naturale chiedersi
perché i lavoratori dei campi, i mietitori, i vendemmiatori,
gli schiavi d’America, le mondine, gli altri raccoglitori
di riso, le raccoglitrici di olive e di cotone e persino
i militari nella marcia, utilizzino “il cantare” per rendere
meno dure le loro attività lavorative?

Cantare, per quegli uomini e donne non significava soltanto scacciare
via i pensieri di una vita grama, cantare per loro significava,
soprattutto, emettere ed ascoltare suoni che rilassando
i muscoli del corpo, anche in concomitanza della fatica,
producevano una più profonda respirazione e, in ultima
analisi, una maggiore resistenza fisica e psicologica.
Certo, forse non lo sapevano… ma è indubbio che
avessero verificato praticamente che, col il canto,
la giornata lavorativa risultasse meno pesante da trascorrere.

***

Oggi è possibile utilizzare la musica per gli stessi scopi, in maniera
razionale e scientifica, con la musicoterapia.
Oggi noi utilizziamo musiche selezionate per Autore e per tipologia di
esecuzione, per cercare di indirizzare il nostro squilibrio energetico
verso una sorta di “contenitore” che sia capace di selezionare i suoni
a noi più cari e confortevoli, restituendoci una sensazione di relax
che si configura in atti di respiro lunghi e pieni, con maggiore acquisto
di ossigeno per le nostre cellule e con maggior senso di forza fisica e
maggiore dedizione ad un pensiero “pulito” da quelle scorie che lo
stress del vivere quotidiano
ha fatto raccogliere nel nostro interno.
In tal modo, potremo realizzare un momento di comunicazione con
noi stessi ed avremo stabilito un ponte d’inizio su cui
intraprendere ulteriori tentativi di avvicinamento
alla nostra anima che è lì,
sempre, anche quando siamo presi dalle troppe cose del vivere
di tutti i giorni e ce ne dimentichiamo…

E lì e non ha altri mezzi per mettersi in evidenza, in caso di
sofferenza, se non con sintomi più o meno sfocati di vertigini,
di senso di instabilità, di immotivata tristezza, di fame
esagerata, di inappetenza, di disagio emozionale fino a sintomi
del tutto nitidi di insonnia, agitazione, cardiopalmo,
paura di morire, panico…

Questa è l’ansia: quella sensazione che, fisiologicamente
tutti, più o meno avvertiamo e che ci può finanche
risultare utile, per affrontare le nostre giornate con
maggiore carica emotiva, ma che, se patologica, è capace
di distruggere le nostre stesse giornate, noi stessi ed i
rapporti che abbiamo con gli altri.
E molti autorevoli autori evidenziano che mai, come in
questa nostra epoca, l’uomo sia stato
affetto da sintomi ansiosi.
Molti neuropsichiatri infantili riportano, nei loro studi
scientifici, come questa patologia, a tutt’oggi, sia
sempre più destinata a riguardare persino i bambini e le
pubblicazioni di medicina veterinaria fanno sempre più
rilevare che l’ansia, oramai, colpisce anche
i nostri animali domestici.

L’ansia da abbandono, da situazione, da supermenage lavorativo,
da lutto, da senso di colpa, da anticipazione, da stato di allarme
ci interessa sempre più da vicino e ci induce a ricorrere al
medico ed a cercare un rimedio.
Gli ambulatori di medicina di base rappresentano il primo
passo a disposizione: moltissimi pazienti si presentano al
proprio medico di famiglia per questo motivo e, soprattutto
nell’ultimo decennio, è stato documentato un notevole
incremento di sintomi psico-somatici e di consumo di ansiolitici.
La musicoterapia si indirizza a correggere, sminuire e
far regredire tutti i disturbi che sono legati all’ansia.
Ed ecco perché molti psichiatri e psicologi, insieme alle cure
classiche con farmaci e con psicoterapia, praticano o consigliano
ai loro pazienti di eseguire sedute di musicoterapia.
Provvedendo a confezionare una sorta di “viaggio” fra suoni
che possano avere la capacità di “catturare” appieno
il nostro interesse, la musicoterapia può agire positivamente
al fine di ottenere una ricarica energetica utile a
produrre quel senso di benessere emotivo e fisico che
sta alla base delle buone condizioni di salute.
E ciò potrà essere ottenuto in modo semplice e naturale,
con il graduale “avvicinamento” a questa forma di medicina
che, con l’armonia dei suoni, utilizzando l’energia emessa
dalle vibrazioni delle note musicali, è capace di ristabilire
l’equilibrio della nostra energia vitale, passando attraverso
fasi emozionali capaci di livellare i nostri scompensi energetici
(che sono causa di angoscia, di insicurezza, di timori,
di trepidazione ingiustificata e di sintomi psico-somatici)
ad un gradiente di maggiore ordine e di ottima funzionalità psico-fisica
(con il ripristino del nostro equilibrio emozionale e del senso di forza).

***

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