La natura della mente – di Lopon Tenpa

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La natura della mente

di Lopon Tenpa

3.2.6. La ricerca della Natura della Mente

Come vi ho detto prima, durante l’interruzione fra due sessioni,
quando non state effettuando la focalizzazione sulla A, ad esempio a
cena o in momento di relax, cercate di non essere come siete
normalmente, ma pensate alla vostra mente, a come vi sembra, da dove
viene, dove va, quale è la sua reale natura e così via.
Focalizzandovi sulla A, farete l’esperienza del rimanere stabilmente
nella contemplazione dell’unico punto, quindi avrete almeno una
piccola idea di come appare la mente; dovete cercare in
continuazione di scoprire come è la mente, dovete pensarci ma senza
aspettative, senza pianificare.
• Dovete osservare quando i pensieri sorgono all’improvviso,
senza preavviso; bisogna verificare con molta attenzione da dove
sorgono i pensieri, se dall’interno del corpo o dal mondo esterno e,
se pensiamo che la mente sorga dall’esterno, dobbiamo chiederci che
tipo di fenomeno ne è la sorgente! (La mente ed i pensieri)
• Tutti sanno che la mente non ha colore, non ha forma, ma non
è sufficiente capirlo intellettualmente, bisogna sperimentarlo,
essere realmente sicuri che sia così. (Le caratteristiche della
mente)
• Di solito si suppone che la mente sia inseparabile dal
corpo, che tutto il tempo essa sia come combinata col corpo, ma
talvolta, quando dormiamo o sogniamo, la nostra mente continua a
lavorare e può andare dappertutto, in luoghi e paesi diversi, mentre
il corpo giace nel letto. (Dove dimora la mente)

3.2.6.1 Dove dimora la mente?

Dovete pensare attentamente a tutti questi aspetti, a come funziona
la mente; anche se siete seduti in una stanza, la vostra mente può
andare ovunque vogliate o desideriate. Questo è un esempio di come
la mente possa viaggiare liberamente, di come lavori sempre e sia
incessantemente occupata. Quando pensiamo a questi aspetti, sembra
che la mente sia esterna al corpo; ma allora come è veramente ? Come
funziona ? Dovete pensarci con attenzione!
Dovete verificare in tutti i modi dove dimora la mente, se
all’esterno o all’interno, in qualche parte del vostro corpo; da
qualche parte deve stare! Se si trova fuori dal corpo, allora dov’è?
Sulla testa o sulla fronte, negli occhi, sui piedi, dove? Se si
trova all’interno invece, sarà nel cervello, nel cuore o nei
polmoni? Dove si trova?
Dovete pensare, controllare accuratamente; secondo voi, dov’è la
mente? Qualcuno ne ha idea?

Intervento: “Nello spazio?”

Nello spazio? La tua mente non è nel corpo, ma nello spazio?

Intervento: “Nel punto su cui io mi sto focalizzando?”

Si, sembra proprio così; se penso alla testa sembra che sia lì, se
penso al braccio anche, se penso alla A, sembra che la mente sia lì.
Ma qual è il suo posto permanente? Questi sono solo posti
temporanei, ma qual è la sua dimora permanente? Ad esempio, il
vostro posto permanente è l’Italia e, se fate un viaggio in Austria,
siete là, ma se qualcuno vi chiede di dove siete, voi
rispondete: “Sono Italiano, abito in Italia”. Dove è quindi la sede
permanente della mente?

Intervento: “Nella natura della mente?”

Uhm, nella natura della mente, ma cosa è la natura della mente, come
è fatta?

Intervento: “È la saggezza”

La saggezza…..; pensate un po’, la mente è qualcosa di molto mobile,
è sensibile, sempre occupata, pensa in continuazione, così si
suppone che sia la mente. D’altra parte, però, sembra anche che ci
siano tanti tipi di mente: la mente irosa, quella pacifica, la mente
dell’attaccamento, a seconda delle circostanze; bisogna trovare la
natura di tutto ciò, dove “natura” significa la realtà ultima di
qualcosa.

3.2.6.2 La mente ed i pensieri

Ad esempio, probabilmente l’avrete appena sperimentato, quando
cercate di focalizzarvi sulla A, sebbene la vostra mente sia tutta
concentrata nel pensare alla A, tuttavia spontaneamente e senza
alcuno sforzo in essa sorgono dei pensieri che non vi lasciano
concentrare sulla A e vi disturbano; questi pensieri sorgono senza
che li aspettiate, in modo imprevisto ed improvviso, proprio come
appaiono le nuvole nel cielo. Allora vi chiedo, da dove sorgono
questi pensieri, come si manifestano, nascono nello spazio esterno e
poi penetrano in voi?
E ancora, quando la vostra mente è tutta concentrata sulla A ed
improvvisamente sorge un pensiero che disturba la vostra
focalizzazione, secondo voi la mente concentrata ed il pensiero che
la disturba hanno la stessa qualità, sono la stessa mente, la loro
sorgente è la stessa?
Il testo dice: “Le radici di tutti i pensieri, i concetti di buono e
cattivo, tutto è la mente”; ma in realtà cos’è la mente?

3.2.6.3 Le caratteristiche della mente

Dobbiamo cercare la sorgente della mente, capire dove va, dove
risiede, dobbiamo sapere, scoprire come appare, qual è la sua forma,
il suo colore. Se non ha forma, come si manifesta? Se ha forma, qual
è?
Bisogna procedere in questo modo: pensare, investigare e cercare di
comprendere tutti questi aspetti della natura della mente, e poi
consultarci con il maestro per chiarire i nostri dubbi; il testo
suggerisce di fare così per qualche giorno, prima di proseguire con
l’insegnamento e con la spiegazione delle altre sessioni.
Quindi, pensateci un po’ su, poi quando avrete qualche idea o
qualche esperienza, l’insegnamento potrà continuare; fino a che in
voi non sorgeranno l’esperienza e la comprensione, il resto
dell’insegnamento sarà come una storiella, niente di concreto.

3.2.6.4 I due modi di procedere

Vi sono comunque due modi di procedere: uno è quello che vi ho
appena spiegato, in alternativa potete ricevere prima
l’insegnamento, poi dovete praticare in modo regolare ed il più
possibile, confrontando le vostre esperienze con quello che avete
ascoltato durante l’insegnamento, verificando se sono in accordo o
meno.
Quando si procede in questo modo, ovvero ascoltando le spiegazioni
ma senza averne prima fatto esperienza e poi praticando, c’è il
pericolo che le vostre esperienze siano solo concettuali perché,
avendo già ascoltato come dovrebbe essere, ne siete condizionati. In
questo modo le vostre aspettative ed i pensieri concettuali, possono
essere d’ostacolo nella realizzazione della natura ultima della
realtà e non d’aiuto.
Comunque non tutti sono uguali, dipende da ciascuno di voi; avete
qualche idea? Se riusciste ad avere qualche esperienza e ad essere
sicuri adesso, sarebbe meglio…..
Pensate: come vi sembra la mente, qual è la sua sorgente?
Quando vi focalizzate sulla A, da dove sorge la mente che si
concentra?
Mentre siete concentrati sulla A, dove vi sembra che la mente
risieda; in quel momento la mente vi sembrava più stabile, ma dove
risiedeva, nel cervello, nel cuore…?
Alla fine, quando avete abbandonato la focalizzazione sulla A,
quando non eravate più concentrati, in quel momento dove era andata
la mente che prima era focalizzata sulla A? Avete qualche idea?

Intervento: “La mente è nel nostro centro, al cuore; nel cervello
c’è il contatto col mondo esterno, perché la mente, per avere un
collegamento ha bisogno della vista, dell’udito, dei sensi in
genere, quindi utilizza il cervello come collegamento con l’esterno,
ma la sua sede non è nel cervello stesso, bensì nel nostro cuore”.

Se la mente risiede al cuore, allora dov’è? Si trova al suo esterno
o al suo interno? In quale delle parti del cuore si trova la mente?
Se tagliamo il cuore in pezzettini, dove è la mente?

Intervento: “La mente è al cuore come posizione, perché il cuore è
al centro dell’essere umano, ma in realtà è come il un “tigle”, è al
di là; prima Lei parlava dei pensieri, che sorgono e passano, ma in
realtà i pensieri non sono la mente, la mente è al di là dei
pensieri”.

E qual è la differenza tra la mente ed il pensiero?

Intervento: “Il pensiero è una espressione della mente, una sua
manifestazione!”.

Allora pensate bene: nel momento in cui la mente è focalizzata sulla
A, siamo completamente concentrati e non ci sono altri pensieri, ma
improvvisamente un pensiero sorge e disturba la focalizzazione della
mente; in questo momento cosa avviene alla mente? Cosa è questo
pensiero che è sorto, è esso stesso mente?

Intervento: “Il pensiero viene dall’esterno, dal cervello, è una
creazione fisica, un prodotto dell’attività del sistema nervoso, un
elaborato; non è l’essenza della mente!”.

E allora dov’è l’essenza della mente, dove è situata? Dobbiamo
trovarla, capire come è fatta; pensate che è possibile trovarla o no?

Intervento: “La mente non è fisica!”.

Non è importante se è fisica o meno, la si può trovare o no?

Intervento: “No, secondo me non si può!”.

3.2.7. L’osservazione della Natura della Mente

Se c’è qualcosa da trovare, dobbiamo sapere come procedere: innanzi
tutto dovremmo esser capaci di spiegare cosa cerchiamo, dovremmo
poter dire : “È così, è questo…”, e non è necessario che sia
qualcosa di fisico.

3.2.7.1 Differenti tipi di mente

In secondo luogo, sappiamo che si usa il termine “mente” in tante
culture, ma in realtà vi sono tanti tipi di mente: la parola
tibetana SEM, ad esempio, indica la mente superiore, mentre SEMGYU
rappresenta la mente inferiore.
La mente superiore è composta da otto differenti livelli mentali,
ovvero le cinque coscienze sensoriali, la coscienza mentale, la
coscienza base, o ordinaria e la coscienza delle emozioni negative,
o ignoranza; la mente inferiore, a sua volta, è composta da
cinquantuno differenti categorie mentali Tutti questi sono
differenti tipi di mente ed in tibetano hanno ciascuno il proprio
nome, non è possibile utilizzare una sola parola per indicare la
mente.
Anche il dubbio, ad esempio, è un tipo di mente, così come la
rabbia, il desiderio, la gelosia; queste sono tutte categorie
mentali, non fisiche, non esiste infatti una rabbia fisica! La
rabbia è legata con l’interno, con la mente, infatti si parla dei
tre o cinque veleni mentali.
D’altra parte, ci sono anche gli aspetti positivi: l’amore, la
compassione, l’altruismo, il bodhicitta, il rifugio, anche questi
sono tutti differenti tipi di mente, ed ognuno di questi aspetti
produce differenti sensazioni nelle persone ed in noi stessi.

3.2.7.2 Gli effetti della mente

Gli effetti della mente si dividono in due categorie: TOGPA e TOME;
togpa è il pensiero concettuale, mentre tome è il pensiero non
concettuale, sebbene il termine “pensiero” non sia esatto, perché lo
colleghiamo subito a qualcosa di concettuale. Tome, ad esempio, è la
coscienza dell’occhio, perché quando l’occhio percepisce una forma,
la percezione avviene direttamente al livello della coscienza
dell’occhio, senza un lavoro concettuale; quando invece pensiamo
alla forma, questo è un processo concettuale.
Quando guardiamo la A è tome, non c’è concettualizzazione, quando
pensiamo alla A allora è togpa, ovvero pensiero concettuale.
Ci sono tanti differenti tipi di mente, di pensieri, comunque li
chiamiamo. Il testo spiega che tra le otto coscienze principali, le
prime sei, ovvero le cinque coscienze sensoriali e la coscienza
mentale, sono impermanenti, temporanee, sono manifestazioni, come
dei raggi della coscienza principale; la coscienza dell’occhio, ad
esempio, permane finché siamo vivi, ma quando moriamo essa non c’è
più, torna alla sua sorgente.
Eppure rimane la nostra mente, che è quella che prenderà la nuova
rinascita, ed è sempre combinata con le menti delle emozioni
negative e con le cause karmiche. Questa è la mente principale.
Se conosciamo la natura della realtà di questa mente, allora tutto
torna alla medesima sorgente.

3.2.7.3 Dov’è l’io

Quando diciamo “io” o “me”, siamo soliti rivolgere l’indice verso
noi stessi, puntando col dito al centro del nostro petto; quindi
questo è “io”, ma quando ci chiedono se il nostro corpo siamo noi,
sappiamo che non è così, sappiamo che il corpo è “nostro”, ma non
siamo “noi”. “Io” e “mio” non sono la stessa cosa. Il braccio,
quindi, è “mio”, ma non sono “io” e così è per la testa e tutto il
resto.
Lo stesso può essere verificato per quanto riguarda l’interno: i
pensieri, la mente, sono “miei”, ma non sono “io”. Alla fine,
allora, chi è questo “io”? Il corpo non sono “io”, la mente non
sono “io”, ma allora cosa rimane? Non c’è nient’altro che resti,
oltre al corpo e alla mente, che possa essere questo “io”. Giunti a
questo punto, dove dovremmo localizzare noi stessi?
Possiamo forse dire che siamo una combinazione della mente e del
corpo, non solo una parte, ma la totalità di questi due aspetti.
Questo è vero, perché in genere quando si dice “io” o “tu”, si
intende proprio la totalità combinata di corpo e mente; è una sorta
di nome che si da al complesso corpo – mente.
Ma…c’è ancora qualcosa, oltre questi aspetti, la parte principale,
proprio quello che intendiamo e indichiamo quando diciamo “io”;
quando moriremo, ad esempio, lasceremo il nostro corpo, ma non per
questo possiamo dire che scompariremo! Saremo ancora lì, vivi e
presenti per raccogliere tutto il karma che abbiamo accumulato nelle
vite precedenti, buono o cattivo, che sia. Saremo ancora lì.
Una volta morti, dovremo prima di tutto visitare il Bardo, fare
questa esperienza, poi rinascere e, se saremo dei bravi praticanti,
dovremo illuminarci. Avremo abbandonato il nostro corpo, non è più
lì con noi, eppure noi siamo ancora presenti; quindi non possiamo
dire che il nostro corpo siamo noi! Cosa resta quindi che possiamo
ancora indicare come noi stessi? Resta la nostra mente!
Ma attenzione, la vostra mente è “vostra”, assolutamente non
siete “voi” stessi.
Ora, quindi, dove siete “voi”? Vi siete persi!
Vi siete persi, ma ancora una parte di voi è rimasta: “vostro” è
rimasto, voi vi siete persi!

Intervento: “La sede della nostra mente è la nostra coscienza; noi
siamo la nostra coscienza deposito”.

OK, ma cosa è la coscienza deposito?

Intervento: “Forse si può solo dire cosa non è, posso dire: non è
così, non è colà, non è questo, non è quello…”.

Si, ma cos’è quello?

Intervento: “È il vuoto che rimane!”.

Il vuoto? Questo significa che la mente non esiste, che non c’è
niente?”

Intervento: “No, non c’è niente!”

Quindi non c’è niente…..

Intervento: “No, è un’illusione”.

Questo significa che tu non hai la mente! Allora, qual è la
differenza tra te ed il tuo cadavere? Se nel corpo non c’è la mente,
qual è la differenza tra una persona viva ed il suo cadavere?

Intervento: “Una persona morta, non ha più gli attaccamenti che ha
quando è in vita!”.

OK. Come vedete, bisogna pensare con molta, molta attenzione a tutti
questi punti, altrimenti c’è il serio pericolo che perdiate voi
stessi!

Domanda: “Gli studiosi moderni di fisica quantistica sostengono che
tutto l’universo sia “mente”; cosa ne pensa Rinpoche?”

….. Tutto l’universo è mente…..! Ma prima dobbiamo capire cosa è la
mente! Se non sappiamo cosa è la mente, come facciamo a dire che
tutto l’universo è mente?

Torniamo a noi, si diceva che la mente non esiste; quindi cosa resta
adesso? Ora che non abbiamo più la mente e non possiamo più parlare,
né pensare…..

Intervento: “Non si può rispondere a questa domanda, si risponde col
silenzio!”

OK, così restiamo in silenzio. Quando non parli, capisci cosa è la
mente? Se è così, allora va bene!

Intervento: “Intendevo dire che non si può spiegare queste cose con
un processo razionale, per questo si sta zitti; perché l’irrazionale
non si può spiegare!”

3.2.7.4 La mancanza di esistenza inerente

OK, adesso allora cercheremo di trovare la risposta.
Questo di cui stiamo parlando è ciò che si chiama “la mancanza di
un’esistenza inerente”; tutto è un’illusione, tutto è creato dalla
mente. Il Sutra, il Tantra lo Dzog Chen, ed io suppongo anche la
altre tradizioni religiose, parlano proprio di questo. Anche gli
scienziati dicono che l’universo è fatto di vuoto, materia ed
energia…..
Noi, però, dobbiamo cercare di capire qual è la base di tutto ciò,
deve esserci qualcosa, altrimenti è come parlare di un coniglio con
le corna, ovvero di qualcosa che non esiste. Le corna del coniglio
sono proprio un esempio lampante di non esistenza.
Diciamo che la nostra mente e tutte le apparenze sono illusorie, che
non esistono inerentemente, ma ciò non significa che non esistono
come le corna del coniglio! Le apparenze dei fenomeni sono
illusorie, ma ancora esistono, come illusioni.
Noi tutti dobbiamo agire, dobbiamo camminare in questa illusione!
Soffriamo in questa illusione, gioiamo in questa illusione, troviamo
i nostri percorsi in questa illusione, quindi non possiamo mai dire
che è inesistente come le corna del coniglio; eppure, nonostante
ciò, è certamente un’illusione.
Tutto è un nome, noi siamo il nostro nome, diamo un nome a tutto e
poi questo resta come qualcosa di concreto, di reale; tutti viviamo
sulla base dei nomi che diamo.
Noi stessi siamo così, comunque ci chiamiamo e finché siamo in vita,
associamo il nostro nome alla combinazione del nostro corpo e della
nostra mente; una volta morti, il nostro nome viene associato alla
mente che rinasce ancora ed ancora. Questo è il principale supporto
a cui associamo l’idea di noi stessi.
Immaginiamo, ad esempio, una persona che si chiama John. John è un
individuo a cui abbiamo dato questo nome e, fintantoché è vivo,
quando indichiamo una qualunque parte del suo corpo, sappiamo che si
tratta di John, lo realizziamo subito; gli abbiamo dato un nome e
questo nome è rimasto ad indicare lui, questa è la nostra
immaginazione!
Per suo figlio, però, lui è il padre, per il fratello è il fratello,
per i suoi amici è un’ottima persona, per i suoi nemici è un
individuo terribile; possiamo dare tante qualificazioni a John, ma
dal suo punto di vista, dal punto di vista della realtà, lui non è
nessuna di queste qualificazioni.
Dal punto di vista della sua realtà, lui non è nemmeno John, perché
se “fosse” John, allora dovrebbe rimanere “sempre” John, ma lui sarà
John solo per un po’ di tempo, settanta, ottant’anni, forse molto
meno, e poi cambierà nome!
Prima che nascesse non era John, dopo la morte, dal suo punto di
vista, non sarà più John; è così!
Quando è in vita, però, la sua mente ed il suo corpo per noi sono
John; quando morirà, corpo e mente si separeranno ed il corpo si
decomporrà e diventerà polvere, ma nella nostra visione, avendogli
dato il nome John, la sua consapevolezza si chiamerà ancora con
questo nome, ecco perché John deve rinascere. Questo è il nostro
punto di vista.
Noi individuiamo la sua mente, la sua consapevolezza come John,
quindi quando la sua mente assume una nuova rinascita, per noi è
John che rinasce. Quando diamo un nome, diventa così; ma dal punto
di vista di colui che chiamiamo John non è così, non si può
associare un nome dal punto di vista della realtà.
Per noi, quindi, tutto si basa e dipende dal nome, ma non possiamo
certo dire che noi siamo solo un nome, che non esiste niente e che
quindi possiamo fare quello che vogliamo; non dobbiamo pensare che
John è solo un nome che abbiamo dato e che quindi non deve
sopportare il karma che ha accumulato nelle vite precedenti. E’
vero, John è morto, il suo corpo è andato, lui non è più John perché
è invisibile a noi, ma la sua coscienza, quella che noi chiamiamo
John, comunque la chiamiamo, prenderà una rinascita e sopporterà le
conseguenze del suo karma.
Ciò che rinasce è proprio questa coscienza, il fiume di
consapevolezza che noi, ad esempio, chiamiamo “padre”, ma che dal
suo punto di vista, dal punto di vista della realtà, non è nostro
padre perché, se così fosse, dovrebbe rimanerlo per sempre, ma non è
così.
Eppure per noi questo nome è qualcosa di molto importante, perché
bilancia il vuoto, la vacuità; quando diciamo vacuità, infatti, noi
la associamo con l’idea di niente, di vuoto totale, ma non è così.
È vuoto, ma tutto è perfetto e tutto esiste in esso, capite?
Vuoto significa che niente esiste in modo inerente, il vuoto è
proprio la mancanza di esistenza inerente; ma ciò non significa che
voi siete vuoto: voi siete lì!
Prendiamo ad esempio questo tavolo: noi diciamo che la realtà di
questo tavolo è la vacuità, ma voi potete pensare che non è così
perché il tavolo è duro, solido, possiamo toccarlo; eppure, quando
cerchiamo attentamente in ogni sua parte, non possiamo trovare il
tavolo, tavolo è solo un nome.
Nonostante ciò, non possiamo certo dire che il tavolo non esiste
più! Ciò che chiamiamo tavolo è l’insieme di tutte queste parti ed
esiste, ma non inerentemente: in realtà la sua esistenza è vacuità.
A questo punto, il concetto di vacuità secondo la scuola Madhyamika
e secondo lo Dzog Chen si differenziano.

3.2.7.5 Il concetto di vacuità secondo la scuola Madhyamika

Secondo i Sutra, vacuità significa che quando cerchiamo il tavolo e
lo scomponiamo nelle sue parti, non possiamo trovarlo, nel senso che
non possiamo trovare il tavolo esistente inerentemente; il fatto che
non abbiamo trovato il tavolo esistente inerentemente, non significa
che non c’è più il tavolo!
Possiamo trovare il tavolo come nome, come illusione, questo è ciò
che abbiamo chiamato tavolo; quando cerchiamo il tavolo e non lo
troviamo, ciò che non troviamo è il tavolo esistente inerentemente.
Questa mancanza di esistenza inerente è l’aspetto vuoto del tavolo,
la vacuità del tavolo, e si chiama realtà assoluta.
Anche se il tavolo non esiste inerentemente, tuttavia esiste come
nome, come illusione; l’esistenza del tavolo come nome o illusione è
chiamata verità relativa.
Questo è il punto di vista della scuola Madhyamika.
Un punto molto importante, però, è che la verità assoluta e quella
relativa sulla natura del tavolo e di qualsiasi cosa in generale non
devono mai essere separate, ma sempre unificate, combinate insieme.
Quando pensate che, non avendo trovato il tavolo, esso non esiste
neanche come nome o illusione, cadete nel nichilismo, non potete
capire l’unione della realtà relativa ed assoluta del tavolo.

3.2.7.6 Il concetto di vacuità secondo lo Dzog Chen

Dal punto di vista dello Dzog Chen, si accetta che il tavolo sia
vuoto di esistenza inerente, così come afferma il sistema
Madhyamika, ma questo non è sufficiente, non basta capire solo
questo aspetto per spiegare la verità assoluta della realtà del
tavolo. Dire che il tavolo è solo un nome e che esiste come
illusione non è sufficiente!
“Tavolo” è ancora solo un nome, ma la stessa sostanza materiale che
compone il tavolo dovrebbe essere come luce, quindi il tavolo stesso
è vuoto; dal punto di vista dello Dzog Chen il tavolo “è” vuoto.
Per noi è difficile immaginare che il tavolo sia vuoto, ma dal punto
di vista dello Dzog Chen esso ha la stessa qualità di un arcobaleno,
o degli oggetti che popolano i nostri sogni.
In realtà, tutte le manifestazioni della natura possono avere
un’apparenza pura o impura, a seconda di quella che è la nostra
realizzazione o non realizzazione della realtà della natura; ciò
causa differenti apparenze o, come si dice, visioni.
Tutto è creato da noi, dalla nostra mente, dall’attaccamento o
desiderio e così via. Dal tempo senza inizio fino ad ora siamo
rinati così tante volte e per tutto questo tempo non abbiamo mai
rivolto la nostra attenzione verso noi stessi, ma ci siamo sempre
rivolti all’esterno; questo ha reso sempre più concreto “l’esterno”,
così come dall’acqua si può formare il ghiaccio.
Noi non capiamo, non ci siamo realizzati, questo significa che
sempre guardiamo fuori seguendo i pensieri, attaccandoci agli
oggetti dei nostri sensi, giudicando nel bene e nel male; se vediamo
qualcosa di bello proviamo desiderio, se vediamo qualcosa di
spiacevole proviamo avversione, e così via. Facendo così, tutto
diventa sempre più concreto.
Se invece guardiamo indietro, tutto torna agli elementi, gli
elementi tornano alla luce, prima in una forma di energia ancora
grossolana, poi in una forma d’energia più sottile ed infine alla
luce; se guardiamo indietro, quindi, tutto torna alla luce. Questa
luce, però, non è quella intesa dalla fisica, ma è l’energia, quel
qualcosa che è la sorgente delle energie delle cinque luci colorate,
che a loro volta possono produrre tutte le cose.
Per questo si dice che il samsara ed il nirvana sono perfetti, che
tutto è perfetto, perché l’energia può manifestare tutto, può
produrre tutto.
Questo tornare alla luce, o come vogliamo chiamarlo, dov’è? Come
possiamo capirlo? Possiamo capirlo solo rivolgendoci a guardare
indietro, rivolgendoci ad osservare la nostra stessa mente. Ecco
perché nello Dzog Chen si parla sempre della mente, ecco perché
quando si parla della natura dell’esistenza si parla sempre della
natura della mente, perché se osserviamo la mente e troviamo la
natura della mente, allora tutto si dissolve lì!
Ora torniamo alla questione che vi avevo fatto all’inizio: cosa è la
mente?

3.2.7.7 La Natura della Mente

La mente sembra molto brillante, molto veloce, manifesta tanto
movimento; tutto ciò possiamo definirlo come mente, ma se osserviamo
ognuno di questi aspetti con attenzione, se cerchiamo bene, vedremo
che in essi non c’è niente di sostanziale, niente che esista
inerentemente.
Eppure la mente sembra qualcosa di molto attivo, di molto potente;
ma allora che cos’è, qual è la sua realtà?
Se cerchiamo di verificare, se ci rivolgiamo ad osservare la nostra
mente, possiamo vedere che qualunque pensiero sorga, se lo
osserviamo con attenzione, scomparirà da sé e non riusciremo a
trovare niente di speciale; ma nel momento in cui il pensiero
scompare, non significa che esso non esiste, o che si è perso oppure
che è andato da qualche altra parte. Quando il pensiero sparisce,
significa che si dissolve nella sua propria realtà.
Dopo che il pensiero si è dissolto, voi restate comunque nella
realtà di questa mente, di questo pensiero, qualunque sensazione
abbiate avuto; in quel preciso momento, potete avere una particolare
esperienza: non ci sono nuovi pensieri che sorgono, quello che era
sorto è sparito, non c’è nessuna attività. Così voi restate in
questo stato che è di non attività, ma comunque pieno di
consapevolezza, questo stato in cui la vostra mente è normale, non
c’è torpore o agitazione, non c’è qualcosa di differente, le vostre
attività mentale e fisica sono normali, non mostrano niente di
strano o di sbagliato.
Vi sentirete calmi e spaziosi, come un foglio bianco, ma ciò non
significa che sarete come bloccati, potrete comunque fare qualsiasi
cosa e lo stato di calma, di stabilità e di spaziosità della vostra
mente permarrà.
All’inizio, troverete una specie di separazione tra il pensiero che
è scomparso mentre lo osservavate ed il sorgere del pensiero
successivo, nello spazio tra i due potrete trovare questo stato di
spaziosità e chiarezza.
Proprio questa è la realtà della mente, o del pensiero, comunque lo
intendiate; dovete avere un’esperienza come questa, poi potremo
parlarne più approfonditamente.

Lopon Tenpa

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