La Naturopatia e il “sentire secondo natura”.

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La Naturopatia e il “sentire secondo natura”.

di Deborah Pavanello – auraweb.it

Non è sempre semplice definire cosa sia la naturopatia, in quanto quello che potremmo designare come
un “orientamento di tipo bionaturale”, è oggi una realtà eterogenea nella quale confluiscono diverse
tecniche ed approcci, alcuni molto antichi, che sono giunti fino a noi dal passato greco e latino e
dalla tradizione popolare, ed altri più recenti come i test realizzati attraverso strumentazioni
bioelettroniche.

LA NATUROPATIA E IL “SENTIRE SECONDO NATURA”

Sicuramente la naturopatia, come la stessa etimologia della parola ci dice, è un “sentire secondo
natura”, un modo di approcciarsi a tutto quello che ci circonda attraverso una sensibilità orientata
verso quanto è semplice, non certo nel senso di “superficiale” o “banale”, ma di essenziale.

La stessa valutazione dell’individuo che si fa in naturopatia non tiene infatti conto solo dei
sintomi o dei disturbi che la persona lamenta, ma cerca di andare più a fondo per scoprirne le vere
cause, assecondando anche quell’orientamento secondo il quale un’attenta analisi dell’aspetto
psicofisico generale della persona serva ad individuarne l’unicità e quindi a mettere in atto un
intervento su misura.

C’è di più, il naturopata non dovrebbe “entrare in scena”, come a volte a accade, dopo che “si è
provato di tutto e tanto se è naturale non fa male”. Intanto perché non è sempre vero che “se è
naturale non fa male”, anche se molti prodotti sono poco o per niente tossici per l’organismo, e poi
perché il naturopata non è un medico, il suo compito non è di risolvere patologie che necessitano di
conoscenze e dell’intervento di altri specialisti. Il suo compito è piuttosto quello di evitare che
queste patologie si manifestino correggendo eventuali squilibri, informando su quale può essere una
dieta corretta, su quali rimedi, per esempio fitoterapici, possono essere più indicati, e così via.

IL RUOLO DEL NATUROPATA

Secondo il mio punto di vista, il naturopata è soprattutto un educatore, alcuni lo definirebbero un
“consulente della salute”, che si è formato in modo serio e che è in grado di utilizzare diversi
metodi olistici e non invasivi per accogliere ed aiutare quanti desiderano sviluppare le proprie
potenzialità individuali sul piano del corpo, della psiche e delle emozioni, sempre nel massimo
rispetto delle scelte della persona.

Il naturopata può inoltre accompagnare chi ha la necessità di raggiungere un nuovo equilibrio
psicofisico per mezzo di interventi mirati a stimolare quello che già in antichità era considerata
la più grande ricchezza di ognuno di noi, ovvero la nostra naturale capacità di autoguarigione. Il
suo ruolo è inoltre fondamentale per quanto riguarda la prevenzione, un tema ormai in primo piano
anche nell’abito della Salute Pubblica e della società più in generale, infatti individui più
consapevoli, sono anche cittadini migliori.

Ho parlato di “raggiungere un nuovo equilibrio psicofisico”, perché in genere chi si rivolge al
naturopata deve essere pronto a modificare alcune abitudini di vita (il tipo di alimentazione è un
classico), ed anche alcuni schemi mentali, per poter diventare consapevoli dei propri punti deboli e
delle proprie qualità e quindi occuparsi in prima persona del proprio benessere.

La guarigione non è infatti il ritorno a qualcosa che si conosce, ad un stabilità psicofisica del
passato, che di fatto, se ci riflettiamo su, ci ha portato a sentirci “male”, ma l’approdo ad un
nuovo modo di essere, di gestire il nostro corpo, di vivere le nostre emozioni, di scegliere, di
essere protagonisti. Veri risultati duraturi si ottengono infatti solo se siamo propensi ad imparare
che in Natura tutto scorre, tutto è in continuo movimento e che anche noi, in quanto parte di questo
universo, non ci sottraiamo a questa Legge. In questo modo, l’aiuto del naturopata, dopo le
indicazioni iniziali, può diradarsi nel tempo ed essere richiesto saltuariamente come “controllo”
del proprio stato generale.

IL LUNGO VIAGGIO DELLA NATUROPATIA

E’ a partire dagli anni ’70-’80 del XX secolo che assistiamo in effetti ad una vera e propria
“esplosione” dell’interesse per le tecniche naturali sia manuali (riflessologia, massaggio
tradizionale, massaggio cinese, Shiatzu, ecc.) che non (floriterapia, oligoterapia, iridologia,
ecc.) da parte di vasti settori della popolazione che oggi scelgono uno stile di vita più naturale
non solo per quanto riguarda la salute in senso stretto, ma anche in altre forme che vanno dai
viaggi “ecologici” e solidali con le popolazioni autoctone, i gruppi d’acquisto, l’attenzione e la
cura per l’ambiente.

Si tratta di un atteggiamento che probabilmente traduce la necessità di scegliere la qualità in un
mondo dove l’offerta in quantità è ormai eccessiva, è un modo per prendersi cura di sé, del prossimo
e della Terra, e per “trattarsi bene”. Nonostante un maggior interesse per l’ambito bionaturale
abbia caratterizzato la seconda metà del Novecento, la naturopatia ha radici ben più antiche.

Sebbene il termine “naturopata” sembra sia stato usato per la prima volta nell’ Ottocento da Lust
(un allievo di Kneipp). Le conoscenze su cui si basa la formazione in naturopatia devono molto al
passato greco e latino (in particolare alla famosa Teoria degli umori ipopcratica) e al patrimonio
di quella che viene comunemente definita “medicina popolare”.

Anche il Medioevo ci ha lasciato importanti insegnamenti, si pensi alla Scuola Salernitana e a Santa
Hildegarda di Bingen, la religiosa benedettina nei cui scritti troviamo la spiegazione delle
alchimie che collegano il mondo umano, il mondo vegetale e quello animale secondo una visione che
oggi chiamiamo “olistica”. Se ci rivolgiamo ad Oriente non possiamo non parlare delle antichissime
tradizioni cinese e indiana i cui principi vengono spesso utilizzati tanto per la valutazione
energetica quanto per l’intervento terapeutico.

Dicevo che in un certo senso la naturopatia moderna nasce nell’Ottocento, quando si cominciano a
definire gli ambiti di studio e di ricerca. E’ soprattutto in Inghilterra e in Germania (paesi
ancora oggi all’avanguardia in questo settore) che la naturopatia comincia a strutturarsi per poi
diffondersi anche oltre Oceano. Tra le figure di maggior spicco ricordiamo Hahnemann, il padre
dell’omeopatia, Preissnitz, che sottolineò e sfruttò l’effetto benefico della vita all’aria aperta,
Kneipp, il quale sperimentò in prima persona l’effetto terapeutico dell’acqua, e che fu chiamato dai
suoi pazienti Wasserarzt, il medico dell’acqua, ed infine Graham, che fu tra i primi a promuovere
l’alimentazione vegetariana e l’uso di cereali integrali.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Se in un primo tempo e soprattutto negli Stati Uniti giocano un ruolo di primo piano gli igienisti,
concentrati principalmente sulla disintossicazione e la depurazione dell’organismo, successivamente,
la naturopatia si spinge ben oltre l’aspetto prevalentemente fisico della depurazione, orientandosi
verso tecniche che possono offrire un’armonizzazione più profonda anche a livello psicoemotivo.

Attualmente sono numerose le persone che, pur non intraprendendo la professione naturopatica,
decidono di seguire una formazione in questo campo per migliorare il proprio stile di vita e quello
dei propri cari, convinte che la logica della prevenzione, del rispetto degli equilibri naturali,
della responsabilità della propria salute sia un ottimo investimento per il futuro.

Per quanto concerne l’ambito legislativo italiano, in Lombardia, come in altre regioni, è stata
promulgata una legge per il riconoscimento della figura professionale dell’operatore in discipline
bionaturali e si è in attesa dell’uscita delle norme operative. Il riconoscimento effettivo di
questa figura professionale sarà tuttavia possibile solo a livello nazionale, dove sono del resto
già in atto tutta una serie di interessanti iniziative.

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