Secondo lo psicologo Jonathan Haidt (2003), le emozioni di tipo morale differiscono dalle emozioni
di base (tristezza, gioia, rabbia, paura, sorpresa) in quanto sono intrinsecamente legate al
benessere sociale oltre che al benessere dell’individuo.
Qual è la natura della moralità? È una domanda su cui si dibatte da decenni. Allo stesso tempo,
esiste anche una neurobiologia della sensibilità morale? Oggigiorno, alcune abilità come la
sensibilità sociale, la consapevolezza sono considerate centrali per levoluzione dellumanità.
Di recente, sono state presentate nuove proposte che sottolineano il ruolo degli elementi emotivi e
intuitivi nel processo decisionale dellessere umano (1). La ricerca in neurobiologia è riuscita a
risalire ad alcuni meccanismi e strutture cerebrali coinvolte nelle emozioni di base. Tuttavia, si
sa ancora poco dellorganizzazione delle emozioni complesse o secondarie come le emozioni morali
(1).
Il campo delle neuroscienze affettive ha cominciato a esplorare diverse emozioni morali attraverso
tecniche di neuroimaging ed elettrofisiologiche. Sta emergendo, di fatto, una nuova disciplina
chiamata neuroscienza affettiva il cui scopo è studiare separatamente le emozioni coinvolte nelle
operazioni mentali elementari dai loro corrispondenti substrati neurali.
Le emozioni, pertanto, possono essere definite come fenomeni multifattoriali complessi in grado di
esercitare una potente influenza sul comportamento dellessere umano e che consentono il suo
adattamento allambiente (2).
Emozioni morali
Secondo lo psicologo Jonathan Haidt (2003), le emozioni morali differiscono dalle emozioni di base
(tristezza, gioia, rabbia, paura, sorpresa) in quanto sono intrinsecamente legate allinteresse o al
benessere sociale, oltre che al benessere dellindividuo.
Si potrebbe quindi dire che le emozioni morali derivano dallinterazione tra gli individui oppure
quando vengono percepite delle violazioni morali. Haidt sottolinea anche che le emozioni di base
provengono dalle idee, ma anche dallimmaginazione, dal ricordo o dalla percezione. Daltra parte,
le emozioni morali sono emozioni complesse legate agli interessi o al benessere della società, così
come al benessere individuale.
Le emozioni morali sorgono inoltre in circostanze che vanno al di là della sfera immediata. Sono
indispensabili perché favoriscono la coesione dei gruppi. Il senso di colpa, la gratitudine e la
compassione sono esempi di emozioni pro-sociali.
Tuttavia, le emozioni morali possono anche agire sulla disgregazione e la riorganizzazione sociale.
In questo caso ci riferiamo, ad esempio, al disprezzo, la xenofobia e lindignazione. Haidt
distingue quattro sottogruppi di emozioni morali:
Rivolte allesterno (disprezzo, rabbia, disgusto).
Rivolte a se stessi (vergogna, turbamento, senso di colpa).
Legate alla sofferenza degli altri (ad es. empatia).
Legate allapprezzamento altrui (gratitudine, timore, elevazione).
La neurobiologia della sensibilità morale
Attraverso i secoli, le teorie filosofiche hanno adottato un approccio logico-deduttivo nei
confronti della moralità al fine di individuare i principi universali che possono guidare il
comportamento umano (1).
I cambiamenti osservati nel comportamento morale in presenza di disfunzioni cerebrali hanno fornito
dati oggettivi. Ecco perché è nato lapproccio scientifico alla moralità: la neuroscienza cognitiva
morale.
In questo contesto, la moralità è considerata come un insieme di costumi e valori; un insieme di
elementi che i gruppi culturali adottano per guidare il comportamento sociale. Tale punto di vista,
pertanto, non contempla lesistenza di valori morali assoluti (1).
A quanto pare, lorganizzazione neurale di emozioni complesse o secondarie, come le emozioni morali,
è ancora semisconosciuta. Secondo la letteratura, si ipotizza che i fenomeni morali emergano
dallintegrazione di:
Conoscenza sociale contestuale (rappresentata nella corteccia prefrontale).
Conoscenza sociale semantica (immagazzinata nella corteccia temporale anteriore e posteriore).
Stati motivazionali di base (che dipendono da circuiti cortico-limbici).
Basi neurali della cognizione morale
Per determinare le basi neurali della cognizione morale, i ricercatori si avvalgono di studi
condotti su pazienti con danni acquisiti. Si sa, ad esempio, che alcune aree del cervello sono
cruciali nel comportamento morale.
Eslinger e Damasio (1985), autori di spicco nello studio della neurobiologia della sensibilità
morale, hanno descritto alcuni deficit nella condotta morale di pazienti con danni della corteccia
prefrontale ventromediale acquisiti in età adulta.
È stato in seguito dimostrato che le lesioni della corteccia prefrontale ventromediale acquisite in
età precoce provocano danni o deterioramento della condotta o del ragionamento morale. Sembra quindi
che lo sviluppo morale possa essere influenzato da lesioni precoci nella corteccia prefrontale (1).
Oltre alla corteccia prefrontale, nella neurobiologia della sensibilità morale sono coinvolte altre
aree del cervello. Anche alcuni cambiamenti strutturali nel lobo temporale anteriore (sia acquisiti
che dello sviluppo) possono compromettere la condotta morale.
Una disfunzione del circuito neurale che coinvolge la regione del solco temporale superiore (STS) è
chiave nella percezione sociale. È associata, ad esempio, alla difficoltà nella comunicazione
intenzionale tipica dalle persone con autismo. Ciò porta a prova in misura minore emozioni come
lorgoglio e la vergogna.
La sensibilità morale e cognitiva sono state fondamentali nellevoluzione dellessere umano. Il
cervello delluomo contiene una rete specializzata nellelaborazione morale ancora in parte
sconosciuta. Si tratta, dunque, di un ambito in gran parte da esplorare.
Bibliografia
Solís, F. O., & García, A. E. V. (2008). Neurobiología de la sensibilidad moral. Revista
Neuropsicología, Neuropsiquiatría y Neurociencias, 8(1), 115-126.
Davidson, R. J. (1998). Affective style and affective disorders: Perspectives from affective
neuroscience. Cognition & Emotion, 12(3), 307-330.
Haidt, J. (2003). The moral emotions. Handbook of affective sciences, 11(2003), 852-870.
Eslinger, P. J., & Damasio, A. R. (1985). Severe disturbance of higher cognition after bilateral
frontal lobe ablation patient EVR. Neurology, 35(12), 1731-1731.
it.wikipedia.org/wiki/Jonathan_Haidt
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