La nocivita’ dell’inquinamento elettromagnetico

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La nocivita’ dell’inquinamento elettromagnetico

Scienza e Fisica Quantistica

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Campi elettromagnetici da stazioni radio base ed elettrosensibilità: uno studio francese ne prova il
legame e ci mette in guardia dal 5G

Redazione Scienza e Conoscenza – 30/11/2020

Questo articolo di Fausto Bersani Greggio è tratto da Scienza e Conosenza n. 74

Partendo da uno studio epidemiologico residenziale condotto in Francia e inerente a esposizioni a
campi elettromagnetici generati da Stazioni Radio Base (SRB) per telefonia cellulare, viene
approfondita la possibile correlazione con sintomi riconducibili a sindromi da elettrosensibilità
(EHS).

L’argomento riveste una particolare rilevanza soprattutto in prossimità della realizzazione della
rete di quinta generazione (5G).

Che cos’è l’elettrosensibilità

L’elettrosensibilità (EHS) è una malattia che nasce come effetto dell’inquinamento elettromagnetico
a breve o a medio termine. I primi studi sperimentali risalgono a circa trent’anni fa. In genere si
tratta di persone che hanno sviluppato un’ipersensibilità patologica multi-organo, spesso come
risultato di qualche evento scatenante di natura elettromagnetica, chimica, infettiva o fisica.

Si può verificare sia a livello residenziale che lavorativo, può interessare esposizioni
elettromagnetiche sia di alta che di bassa frequenza e, in ogni caso, si presenta a valori
decisamente inferiori rispetto a quelli sanciti dalle normative vigenti.

I sintomi più diffusi sono neurologici (mal di testa, vertigini,

disturbi di concentrazione e della memoria, disturbi del sonno, astenia), cardiovascolari
(tachicardia, vampate di calore), dermatologici (bruciori, arrossamenti, formicolii), disturbi della
vista, solo per citarne alcuni.

Interessano più frequentemente la popolazione femminile (70%) e non esistono limiti di età a cui si
possono manifestare: si tratta di una patologia che di fatto può colpire anche i bambini.

Possiamo stimare che questo fenomeno interessi circa il 3-4% delle persone e che il 10% della
popolazione colpita manifesti una grave disabilità.

Per contro esiste una forte componente di negazionisti che per anni ha sostenuto, e sostiene, si
tratti di un “effetto nocebo” o che comunque interessi persone affette da turbe o disturbi
psicosomatici.

Oggi sappiamo, grazie a studi condotti in particolare da ricercatori francesi che l’EHS può essere
diagnosticata con biomarcatori, quindi può essere valutata in modo oggettivo e misurabile.

Fra gli studi territoriali uno in particolare, pur con alcuni limiti quali ad esempio la mancata
rilevazione strumentale puntuale dei campi elettromagnetici e l’assenza di un’analisi approfondita
di eventuali fattori di confondimento, si distingue per la raccolta sistematica dei dati, offrendo
interessanti spunti di approfondimento.

L’indagine epidemiologica a cui sto facendo riferimento è stata condotta in Francia da R. Santini5,6
e riguarda la frequenza con cui si presentano i sintomi EHS in funzione della distanza dalle SRB
(Stazioni Radio Base) per la telefonia cellulare.

Sulla base dei dati raccolti è possibile dimostrare, in modo statisticamente significativo, che, in
media, la frequenza di tali sintomi, da un certo punto in poi, decresce in modo inversamente
proporzionale al quadrato della distanza dalle antenne.

Questo andamento ricalca il comportamento di un parametro fisico noto con il nome di densità di
potenza* (DP) del campo elettromagnetico il quale, pertanto, risulterebbe essere un indicatore più
significativo del semplice campo elettrico

o campo magnetico nell’indagine relativa ai possibili effetti delle radiofrequenze/microonde
sull’uomo.

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SCIENZA E CONOSCENZA N. 74 DA CUI È TRATTO QUESTO ABSTRACT

Scienza e Conoscenza n. 74 – Ottobre/Dicembre 2020 >> bit.ly/35LVm0D

Rivista Nuove scienze, Medicina Integrata

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