La Nuova Storia sul “nostro mondo”

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La Nuova Storia

di Bruce Lipton

da www.scienzaeconoscenza.it/

La Nuova Biologia rivela che gli esseri umani non sono un caso ma parte integrante dell’ambiente ed
elemento vitale interdipendente nella trama della vita.
Se vogliamo che il “nostro mondo” cambi, deve prima cambiare quello che ci raccontiamo sul “nostro
mondo” – la nostra storia

Tenetevi forte – stiamo per fare una corsa meravigliosa!

Quella attuale non è la prima crisi che mette in pericolo la vita della civiltà. Lo storico Arnold
Toynbee ha descritto la società come un “organismo” vivente che attraversa determinati ritmi
universali di crescita, sviluppo e decadenza. Toynbee ha rivelato che i cicli vita/morte della
società sono guidati da modelli di sfida-e-risposta. Ha inoltre affermato che una società si
sviluppa velocemente, raggiunge l’equilibrio e infine entra in una situazione di “sbilanciamento”
che produce nuove sfide ambientali. Le sfide provenienti dall’ambiente a loro volta provocano una
risposta nella società. Le culture che si trovano ad affrontare sfide minacciose, si aggrappano
inevitabilmente a idee fisse e modelli rigidi. Quando la struttura sociale di una civiltà e i suoi
modelli di comportamento diventano troppo rigidi, quella società soccombe non riuscendo più ad
adattarsi alle situazioni mutevoli.
Le attuali crisi globali sono veri presagi di un imminente sconvolgimento che farà vacillare le
fondamenta della civiltà. Mentre l’attenzione mondiale si concentra sulla paura dell’estinzione, le
intuizioni della nuova scienza di frontiera offrono uno scenario diverso, sostenendo che l’umanità
si trova al vertice di un imminente cambiamento evolutivo.

La comunità umana sta affrontando una situazione simile a quella della comunità cellulare contenuta
da una larva di farfalla. Miliardi di cellule s’impegnano a tempo pieno nella maturazione della
larva che si nutre e cresce ininterrottamente. A un certo stadio di sviluppo, i processi metabolici
cominciano a interrompersi e la vita nella prima comunità cellulare attiva della larva comincia a
svanire. Tra le cellule morenti della larva, una popolazione emergente di cellule immaginali
(imaginal cells – il corsivo è dell’autore) progressive “pensanti” risponde a una nuova
consapevolezza. Queste cellule collaborano alla ristrutturazione della loro società per creare una
farfalla, una nuova organizzazione che permette di sperimentare il futuro livello superiore della
loro evoluzione.

Poiché la luce della nostra civiltà comincia a oscurarsi, le minoranze creative, l’equivalente delle
“cellule immaginali” umane, rispondono alle nuove scelte di sostegno vitale. La sopravvivenza è
fondata sulle nostre scelte che, a loro volta, sono completamente dipendenti dalla nostra
consapevolezza collettiva, le “verità” sulle quali viviamo. Le verità fondamentali che formano
collettivamente una società si possono definire i suoi paradigmi di base.
Secondo Thomas Kuhn, un paradigma è una struttura teorica che rappresenta le “verità” alla base di
ogni particolare sistema di credenze, sia di natura scientifica che religiosa, economica o politica.
In modo particolare, un paradigma di base rappresenta le “verità” accettate da una civiltà nel
rispondere a tre domande fondamentali. Come siamo arrivati qui? Perché siamo qui? E…adesso che siamo
qui, come possiamo trarne il meglio?

Le culture usano le verità del paradigma di base per comprendere il significato delle esperienze di
vita. Se le percezioni di un paradigma sono esatte, ci sarà offerta un’opportunità di usufruire di
salute e coerenza. Se le percezioni sono distorte, in tal caso lo saranno anche la vita e la
società.
Un cambiamento nelle credenze paradigmatiche di base produce inevitabilmente uno sconvolgimento e
una riorganizzazione drammatica della civiltà umana. La storia della civiltà occidentale rivela
l’ascesa e la caduta di tre varianti culturali precedenti, ognuna definita dal proprio paradigma di
base unico. Il carattere di queste culture è descritto come Animista, quello che rappresenta le
culture aborigene come i Nativi Americani (o Indiani d’America) o i Druidi Celtici; Politeista,
esemplificato dalle culture Egiziane, Greche e Romane, e Monoteista, ossia la cultura
Giudeo-Cristiana formata dalle “verità” della Chiesa. Con il Monoteismo, le eterne domande della
civiltà ottennero come risposta le seguenti “verità”: Come siamo arrivati qui? Per intervento
Divino. Perché siamo qui? Per compiere azioni di moralità. E, Adesso che siamo qui, come possiamo
trarne il meglio? Vivendo secondo le leggi della Bibbia.

Quando tutte le culture oltrepassarono i limiti della comprensione e dell’influenza del proprio
paradigma, si arrivò all’evoluzione di nuove credenze, che a loro volta provocarono la futura
versione della civiltà. L’ultimo sconvolgimento culturale avvenne quasi centocinquanta anni fa
quando la civiltà rifiutò le credenze paradigmatiche Monoteiste della Chiesa e, al loro posto,
adottò le “verità” offerte dalla Scienza Moderna.

Per oltre due secoli la scienza aveva creato i “miracoli” tecnici superando quelli della Chiesa, ma
le “verità” scientifiche non riuscirono a sostituire la Chiesa come dispensatrice di verità. La
Chiesa mantenne la sua posizione potente solo perché la Scienza non fu in grado di fornire una
risposta soddisfacente alla prima domanda del paradigma: “Come siamo arrivati qui?”

Darwin e il destino dell’attuale civiltà
Ma tutto cambiò nel 1859 quando Darwin pubblicò la sua opera, Le Origini della specie: per mezzo
della selezione naturale o il preservarsi delle razze favorite nella lotta per la vita. […] Adottando la teoria scientifica dell’evoluzione e non quella delle origini divine, la civiltà passò
ufficialmente dall’era del Monoteismo a quella attuale del Materialismo Scientifico.

Due dogmi fondamentali della teoria di Darwin modificarono drammaticamente il destino e il carattere
della civiltà attuale. In primo luogo, la teoria mise in evidenza che le variazioni ereditarie,
responsabili dell’evoluzione da una specie a un’altra, nascono a seguito di mutazioni random (per
es., mutazioni genetiche). Definendo le mutazioni ereditarie “incidenti”, la scienza soppresse il
ruolo di Dio nel formare la biosfera, e in modo particolare, nel provvedere alla nostra esistenza.
Fondamentalmente, la Scienza sostiene che l’unica ragione o scopo della nostra esistenza è
nientemeno che un’avventura genetica rischiosa e incerta. Come “turisti casuali”, non abbiamo alcuna
responsabilità verso il pianeta o l’uno verso l’altro.

La seconda caratteristica della teoria Darwiniana che regola la cultura si esprime nel concetto
della selezione naturale. Non tutte le mutazioni ereditarie sono uguali, alcune aumentano la
sopravvivenza, alcune la minacciano, mentre la maggior parte è neutra. La selezione naturale indica
che la Natura favorisce la sopravvivenza degli individui più adatti. Nel capitolo finale dell’
Origine della Specie, Darwin riporta di un’inevitabile “lotta per la vita”, e di un’evoluzione
guidata dalla “guerra della natura, contro la carestia e la morte”.

Aggiungete ciò all’opinione Darwiniana sulla casualità dell’evoluzione e avrete un mondo, descritto
poeticamente da Tennyson, che possiamo definire “rosso di zanne e artigli”, una serie di lotte
insignificanti e cruente per la sopravvivenza. Per Darwin, la lotta e la violenza non sono solo
parte della natura animale (umana), ma costituiscono le “forze” principali che guidano il progresso
evolutivo. A causa della sua influenza sul paradigma di base della società, la teoria Darwiniana ha
avuto un impatto profondo sulla formazione dello stato attuale della civiltà. Nell’era del
Materialismo Scientifico, gli esseri umani hanno acquisito le seguenti “verità” per rispondere alle
solite domande: Come siamo arrivati qui? Attraverso un’evoluzione casuale. Perché siamo qui? Siamo
solo incidenti genetici, perciò la nostra esistenza non ha alcun motivo. E… adesso che siamo qui,
come possiamo trarne il meglio? Vivendo secondo la legge della giungla, mentre combattiamo nella
lotta per la sopravvivenza.

Mentre la Scienza misura il successo evolutivo in termini di sopravvivenza di un individuo, tuttavia
non stabilisce i “mezzi” necessari per ottenerlo. La vita viene percepita solo come una “lotta” con
vincitori e vinti. Un Uzi (pistola mitragliatrice israeliana) è un potente mezzo per assicurarsi la
sopravvivenza, come lo è possedere una grande cervello o esprimere amore. In questo mondo basato
sulla competizione, spesso la moralità viene considerata un impedimento alla realizzazione del
“successo” evolutivo.

La teoria Darwiniana, valutando in modo erroneo il significato di evoluzione, la descrive come una
inevitabile “gara” per la sopravvivenza. I leader mondiali, nello sforzo di aderire a questa
filosofia, si sono impegnati per assicurare la sopravvivenza, incoraggiando la competizione basata
sulla violenza nella “lotta per la sopravvivenza” così come viene percepita. È proprio questa
convinzione, in origine selezionata per il suo valore di sopravvivenza, ad aver sollecitato la
violenza e lo sconvolgimento ecologico che oggi sta distruggendo la nostra civiltà.

Sempre più problematica, la nostra esistenza “senza scopo” ha inciso profondamente sull’armonia
globale allontanandoci dall’ambiente e l’uno dall’altro. Nell’inseguire il suo destino Darwiniano,
la civiltà ha contribuito a un numero sempre maggiore di crisi globali, sfide ambientali che
minacciano la nostra sopravvivenza collettiva. Come ha rivelato Toynbee, le sfide ambientali
provocano una reazione nella società.

La luce all’uscita dal tunnel
A insaputa del grande pubblico, una rinascita biologica sta profondamente sfidando le credenze
paradigmatiche correnti che regolano la civiltà contemporanea. Le recenti scoperte scientifiche
forniscono una nuova storia impellente talmente diversa (in originale out of the box, ndr)
dall’opinione prevalente che anche per la scienza è difficile accettare le sue implicazioni. È una
storia di armonia e relazione, di vita e d’amore. Curiosamente, le “nuove” intuizioni riecheggiano
una “verità” fornita all’umanità cinquant’anni prima che Darwin formulasse la sua teoria.

Il biologo francese Jean-Baptiste de Lamarck fornì nuove interpretazioni sul significato della vita
pubblicando il primo rapporto scientifico sulla teoria dell’evoluzione (1809). Per chi ricorda
vagamente la biologia studiata alle superiori, il nome Lamarck rimarrà associato per sempre
all’opinione che le giraffe svilupparono colli lunghi perché “desideravano” raggiungere foglie e
frutti sospesi troppo in alto. L’idea che gli organismi primitivi abbiano una coscienza con cui
possono influenzare la propria evoluzione è ridicola e fa passare Lamarck per un pazzo. Fu proprio
questa l’intenzione del massimo scienziato francese Baron Cuvier, un Creazionista, che diffamò
volutamente Lamarck e screditò la sua teoria per “mantenere” il controllo della Chiesa sul paradigma
Monoteista. Se Lamarck aveva ragione circa l’evoluzione, allora la “verità” della versione biblica
della Creazione, sostenuta dalla Chiesa, era sbagliata.

Se Lamarck fosse stato vivo per difendersi, avrebbe messo in evidenza che l’evoluzione era basata su
un’interazione collaborativa “istruttiva” tra gli organismi nella biosfera che permette alle forme
di vita di sopravvivere, adattandosi ai mutamenti ambientali dinamici. Questo è evidente quando si
osserva la relazione perfetta tra gli organismi e i loro ambienti; gli orsi polari non vivono nei
tropici e le orchidee non crescono nell’Artico. Lamarck sosteneva che l’evoluzione era il risultato
di organismi che acquisiscono e superano le mutazioni ambientali, dovendo affermare la loro
sopravvivenza in un mondo in costante cambiamento.
La teoria secondo la quale esista uno “scopo” per l’evoluzione è collegata alla visione di Lamarck.

Quando un organismo entra in un ambiente, la sua esistenza e i processi vitali modificano tale
ambiente. Mentre le modifiche cambiano l’ambiente, le nuove condizioni che ne derivano offrono
un’opportunità all’origine di nuove specie, per “bilanciare” quei cambiamenti ambientali. Un esempio
è l’evoluzione della fotosintesi delle piante che conduce a uno squilibrio ambientale. La
fotosintesi, che preleva biossido di carbonio (anidride carbonica) e libera ossigeno di scarto
nell’atmosfera, era rischiosa. L’eccesso di ossigeno nell’atmosfera avrebbe provocato
inevitabilmente una combustione spontanea, incendiando il mondo! Tuttavia, alti livelli di ossigeno
fornirono una nuova nicchia permettendo l’evoluzione di animali che respirano ossigeno e liberano
biossido di carbonio di scarto. Di conseguenza, l’evoluzione animale “bilanciò” le mutazioni
ambientali prodotte dalle piante.

Le false credenze sulla teoria di Lamarck era fondata sulla voluta interpretazione erronea di Cuvier
della parola francese besoin, che significa sia bisogno che desiderio. Lamarck usò la parola besoin
per intendere “bisogno”, per esempio: “gli animali hanno bisogno di evolversi”. Cuvier insinuò che
Lamarck usasse besoin per intendere “desiderio”, in modo da ottenere una nuova interpretazione della
frase: “gli animali hanno il desiderio di evolversi”. Alla luce della denigrazione di Cuvier, le
idee di Lamarck sull’evoluzione erano ridicole. Ora, dopo oltre 175 anni dalla morte di Lamarck e le
diffamazioni di Cuvier, la scienza sta scoprendo che “l’intenzione evolutiva” può essere molto più
vicina alla verità di quanto lo stesso Lamarck avrebbe immaginato. […] [continua sul n°24, pag. 59]

Bruce H. Lipton Ph.D, biologo molecolare e libero docente la cui ricerca innovativa sulle cellule
staminali lo ha reso un pioniere della nuova biologia. E’ l’autore del bestseller: La biologia delle
credenze – MacroEdizioni2006.
www.brucelipton.com

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