La Piramide
di Carmen Meo Fiorot
Tratto dal libro “Dai che ce la fai” Demetra edizioni
Credo di aver già raccontato in qualche mio scritto questa storia. Di ritorno da un viaggio in
Guatemala io, mio marito e Angelo, il nostro testimone di nozze. ci siamo fermati a visitare la zona
delle Piramidi.
Siamo saliti molto entusiasti sulla prima piramide, poi un po’ meno entusiasti sulla seconda, sino
alla cima. Scesi sudati e affaticati, rannicchiati per terra, abbiamo dichiarato che sulla terza
Piramide manco per sogno saremmo saliti. Ma, mentre prendevamo questa decisione, un giovane uomo con
una gamba sola ci passò davanti saltando come un grillo e si arrampicò, scalino dopo scalino, su per
la terza piramide. Ci vergognammo come ladri e lo seguimmo.
Dal giorno in cui vidi quel giovane con una gamba sola saltare da uno scalino all’altro sino ad
arrivare alla vetta del colosso di pietra, quella Piramide mi è rimasta infissa nella mente. La vedo
nel ricordo vivido, e ogni giorno le aggiungo nuovi significati e simbolismi.
Per me gli scalini, stretti e disagevoli, rappresentano i vari passaggi di crescita delle persone di
buona volontà, quelle che hanno veramente il vivissimo desiderio di raggiungere la cima. Ecco, anche
ora. il ricordo è fortissimo. Vivo una specie di sogno, più reale del reale. Siamo lì, io, Dino mio
marito e Angelo, il nostro testimone di nozze, alla base della terza piramide, tutti e tre piegati
su noi stessi che diciamo: “Non ce la facciamo più”. Ma poi arriva chi ci scuote e vedi caso – è una
persona con una gamba meno di noi, e col suo esempio ci tira fuori dal nostro vigliacco stato di
rinuncia. Rivivo ora gli stessi sentimenti di allora, ma con maggiore intensità e consapevolezza.
Eccomi al primo scalino. “Cosa non va’! mi chiedo Perché questa pigrizia!” Ma aggiungo subito:
“Desidero cambiare”, e poi “Voglio tirar fuori tutta la forza che è in me. So che posso far questo”.
Sia pure a fatica. riesco a passare al secondo scalino. “Dai che ce la fai – mi dico. – L’obiettivo
è di arrivare lassù. Vedi la cima? Quando arriverai là in alto, ti sarà finalmente chiaro tutto il
tuo valore e saprai cosa puoi ottenere dalla vita. Ma tieni ben presente che il desiderio di
arrivare alla cima dev’essere costantemente molto, molto forte”.
A me sembra di avere desiderio a sufficienza, e infatti passo al terzo scalino. Ma chiedo a me
stessa: “E allora, perché queste resistenze? Perché questa voglia di tornare indietro? Devo
analizzarmi. Che immagine ho di me? Di una persona vincente o perdente? Temo che il problema sia
proprio qui. Cos’hanno mai fatto gli altri di me e che cosa ho fatto io di me stessa? Mi fermo per
un po’ a rivedere il mio passato. Quanti errori! Quanti atteggiamenti sbagliati anche da parte delle
persone che credevano di amarmi e da parte degli educatori! E io, perché sino a questo momento non
sono intervenuta per rimediare ai pasticci del passato? Voglio cominciare ora. voglio a tutti i
costi salire, anche se il solo pensiero di cambiare mi costa fatica. Una cosa però è certa: voglio,
desidero cambiare, non mi accontento più di sentirmi limitata e non mi basta più accettare quello
che mi arriva dal di fuori. Voglio essere io a far accadere le cose”.
Ed eccomi al quarto scalino. Ancora, in fondo all’anima, un dubbio mi assale. Ma, io, desidero
veramente fare questi sforzi? in fondo non stavo poi tanto male con le mie abitudini, le mie
certezze, la mia tranquillità. Vorrei guardare indietro, mentalmente, la mia vita, ma mi sovviene
della moglie di Lot, trasformata in statua di pietra. Meglio guardare avanti, che qui significa
guardare in alto. Alzo gli occhi e vedo lassù una figura luminosa che mi chiama. Mi rendo conto che
quella persona sono io, o almeno la parte luminosa di me, che già è lassù, libera e vibrante. Io, la
persona che voglio e desidero essere, forte, sicura e coraggiosa, decisa ed entusiasta
felice e sana onesta e amorevole.
Allora, è proprio vero che tanta forza è in me, e tante le ricchezze che sono in me. Dai che ce la
fai, mi dice la mia voce interiore.
E passo al quinto scalino. Vedo i miei due accompagnatori: arrancano faticosamente. “Forza, forza
-dico loro – stiamo vicini, sarà più lieve la salita”. Ed essi mi raggiungono. Sento che, se
camminiamo vicini, la fatica si dimezza. “Abbiamo proprio bisogno di stare gli uni accanto agli
altri”, penso. “È proprio vero che non siamo isole.” (E mi riprometto di tener sempre presente
questa considerazione, per tutta la vita.) Gli altri, così come sono, con le loro qualità, i loro
difetti. le loro caratteristiche personali, le loro abilità, le loro abitudini. E mentre mio marito
filosofa sui riti che in passato hanno avuto luogo intorno e su quella piramide, Angelo scherza,
ride, ci fa divenire, ma anche preoccupare perché, piccolo e tondo com’è, rischia in ogni momento di
precipitare.
E così, insieme, passiamo al sesto scalino. Se ce l’abbiamo fatta a salire fin qui, significa che
possediamo forza e capacità. In effetti, guardiamoci bene. Quanti doni il Cielo ci ha dato? Perché
ci capita a volte d’invidiare ciò che gli altri hanno avuto? Ciascuno di noi è “unico, meraviglioso,
insostituibile”. Stiamo un po’ fermi su questo scalino a elencare i nostri valori, le nostre
possibilità. Ci rendiamo conto che tali possibilità sono senza fine e che non c’è motivo al mondo
per cui dobbiamo sentirci inferiori agli altri. Nello stesso tempo percepiamo che anche gli altri
hanno il sacrosanto diritto di essere rispettati e stimati per i loro valori.
E facendo queste considerazioni, passiamo al settimo scalino. Sì, tutte belle le riflessioni che
abbiamo fatto sin qui, ma intanto per arrivare lassù dobbiamo faticare ancora molto, Nessuno ci
porterà in braccio. Possiamo contare solo sulle nostre forze. Sentiamo però la consolazione di
essere in tre a far la scalata. L’amore e l’amicizia sono una gran cosa. dico con enfasi e Dino e
Angelo acconsentono. Dino cita il “De amicizia” di Cicerone.
Passiamo all’ottavo scalino. Per fortuna a questo punto c’è un piano di sosta. Tutti e tre ci
sediamo, ci guardiamo soddisfatti e orgogliosi per avere superato queste prime difficoltà e
riesaminiamo i freni che ci inibivano. Saltano fuori allora le solite storie:
“Mio padre era troppo severo, mia madre eccessivamente protettiva, mai mi hanno detto: “Bravo o
brava” o “Dai che ce la fai”. la maestra mi puniva sempre, mi facevano notare che mio fratello, o
mia sorella o i miei cugini erano più bravi di me, mi hanno sempre detto che ero tanto gracilino(a),
e così via, con la giaculatoria delle recriminazioni.
“Basta – intervengo con forza – finiamola con questi piagnistei. Andiamo avanti, vediamo come
possiamo rimediare ai disastri del passato. Ma attenzione: sincerità, onestà e desiderio. A ogni
scalino sono tanti ancora ciascuno di noi dirà qualcosa che vuol superare o cambiare”.
Appena passiamo al nono scalino, inizia Angelo, che è obeso: “Devo dimagrire. Dopo questa storia di
oggi, lo desidero fortemente. Vedrete che quando sarò magro potrò salire anche sulle montagne più
facilmente. Ancora mi brucia la vergogna del mio “incrodamento”. Ricordi Dino? sulle montagne sopra
Cortina. Ora, appena tornerò a casa, andrò da un dietologo. Già mi vedo bello, asciutto, senza
questa pancia che mi pesa. Magari riuscirò poi a trovarmi anche una novia (la fidanzata, in lingua
spagnola). Andiamo, andiamo”.
Al decimo scalino Dino esclama: “Io m’impegnerò a fare ancor più esercizio fisico. Vedete, ragazzi,
come fa bene salire. Su, su… “
All’undicesimo scalino, io che avevo detto: “Scaleremo questa Piramide al nostro prossimo viaggio”
mi riprometto di mai più procrastinare, per nessun motivo, di non avere indecisioni, di non farmi
venire la tentazione di spostare al domani quello che, sia pure a fatica, è possibile fare oggi.
Certo, a volte devi scorticarti le mani per aiutarti a salire. Ma vai, vai che ce la fai – mi dico.
Al dodicesimo scalino Angelo, il nostro testimone di nozze, medita ad alta voce:
“Ma vedi un po’. Io ho sempre guardato gli altri dall’alto, dalla mia cattedra di professore. Devo
riconoscere che ho sempre snobbato gli altri e ho tentato di sminuirne il valore. Ora però capisco
che forse facevo questo per un mio reale, seppur nascosto, senso di inferiorità. Una bella lezione
quella che ho ricevuto oggi da quel diavolo scatenato senza una gamba… Me la ricorderò. Andiamo,
su!”
Al tredicesimo scalino “Non credi Angelo – dice Dino – che dovresti anche smettere di fumare? Non
senti che ansimi come una locomotiva? Qui non si tratta solo di pancia, ma di bronchi e polmoni”. A
questo punto Angelo s’inchioda e dice: “Non ce la faccio proprio più”. Allora mi affianco a lui e
gli dico piano piano: “So che già li stai programmando per il “non-fumo”, ma intanto… respira
profondamente e rilassati.., inspira, espira e rilassati, inspira, espira e rilassati, visualizza il
colore rosso… Anzi, non è necessario che tu lo visualizzi mentalmente. Guarda alla tua destra e
vedi quel sole immenso che sta tramontando e… rilassati.., sentiti impregnato del calore del sole,
della sua energia, della sua forza”. Angelo mi è molto riconoscente per questo aiuto, promette che
smetterà di fumare e che verrà a frequentare un corso di Dinamica Mentale.
Passiamo al quattordicesimo gradino. Anch’io, per la verità, sento addosso una grande stanchezza. Mi
rendo conto che quando sono partita dall’Italia per questo viaggio ero stremata. Mi chiedo perché ho
l’abitudine di lavorare sempre troppo, senza sosta. Voglio forse punirmi? O penso di non essere
degna di donarmi del tempo per il riposo, per lo svago, per la mia creatività? Mi riprometto di
iniziare dopo il mio ritorno in patria una vita equilibrata, di regalarmi ogni giorno delle ore per
pensare, per ascoltare della buona musica. per creare, per giocare, per ballare se ne ho voglia, per
fare la mia siesta pomeridiana. Il lavoro sarà poi sicuramente più proficuo e io non arriverò più a
quei gradi di stanchezza estrema per cui a volte ho l’impressione di non essere più io.
Ora comunque bisogna andare avanti: la cima ci attende.
Al quindicesimo gradino commentiamo il fatto che, al fine di raggiungere un obiettivo, ci vuole non
solo decisione, ma tenacia e costanza, per continuare nella strada intrapresa. Ci vuole soprattutto
entusiasmo e fiducia. Credo che la parola entusiasmo significhi “Dio in noi”. Se percepiamo questa
deità in noi, sentiamo come il nostro io può espandersi e diventare goccia preziosa nel grande
oceano, o splendido raggio di luce nel cielo immenso.
Dal sedicesimo gradino lavoriamo per riesaminare, al fine di cancellare, una serie di miserie,
alcune delle quali nel passato ci hanno sminuito: le disonestà, le paure, la mancanza d’integrità
morale, i tradimenti, la mancanza d’impegno personale nella formazione del nostro carattere, la
mancanza di disponibilità nei riguardi del nostro prossimo, l’egoismo, l’incapacità di amare, la
negazione del perdono, il non saper guardare a visioni lontane, ma anche, l’incapacità di vivere il
“qui e ora”, l’aridità nell’esprimere pienamente i sentimenti, la pigrizia che ci impedisce di
esporre le nostre ragioni con calma, l’essere sordi all’ascolto degli altri, quando vogliono
comunicare con noi, la rigidità che ci toglie la possibilità di comprendere profondamente gli altri
e di accettare che non la pensino come noi, il rifiuto di accogliere anche i dolori, i fallimenti,
le perdite che la vita molto spesso comporta, l’ignoranza che ci impedisce di capire che ogni
persona, come ogni razza, ha le proprie caratteristiche e al di là del colore della pelle, i propri
valori.
Così procedendo, scalino per scalino, e analizzando i comportamenti che abbiamo tenuto nel nostro
passato, e programmando lealmente il cambio in positivo per il futuro, arriviamo all’ultimo gradino.
C’è una porta di fronte a noi, chiusa. Di dentro, ci arriva una voce: “Quando sarete pronti, quando
avrete soddisfatto tutti gli impegni che vi siete assunti in questa scalata e quando percepirete che
avete conquistato la vostra maturità e il vostro equilibrio, allora la porta si aprirà davanti a
voi. E la porta del vostro futuro: un futuro di pace. di serenità, di gioia, di sicurezza, di totale
armonia mente-corpo e perché no? se lo vorrete, anche di successo e di ricchezza in ogni senso”.
Un tragitto, da terra sin lassù, che ci è sembrato un’eternità, e tuttavia sotto un certo aspetto,
sempre più lieve, perché il nostro desiderio è andato via via ravvivandosi e l’ansia di arrivare
alla meta è diventata sempre più forte. Giunti alla cima, ci sentiamo inondati di luce. E una luce
che cancella tutto il negativo del passato e ci riempie di energia positiva.
Ora, di lassù, vediamo tutte le altre persone che stanno salendo. Ciascuna è su uno scalino
differente, ciascuna ha le proprie difficoltà, ma tutte hanno la nostra medesima ansia di superare
tali difficoltà per raggiungere la vetta. Noi desideriamo ardentemente che anche loro ce la facciano
a salire. Che emozione quando lo spiazzo davanti alla grande porta è finalmente pieno di gente
felice e soddisfatta. Allora è proprio così: veramente siamo tutti fratelli e veramente per tutti
noi è possibile scalare la grande Piramide della vita e arrivare alla meta.
Carmen Meo Fiorot V. Presidente dell’Accademia Europea C.R.S.-IDEA
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