La postura – Jon Kabat Zinn

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La postura

di Jon Kabat Zinn

Quando sedete con forte intenzionalità, è come se il corpo stesso coi
suo portamento dichiarasse profonda convinzione e impegno. Una
posizione assisa dignitosa e già un’affermazione di libertà e di
armonia, bellezza e ricchezza della vita.

A volte ci si sente in sintonia con questa posizione, altre no. Anche
quando siete depressi, oppressi o confusi, sedersi può affermare la
forza e il valore della vita. Se sarete in grado di imporvi la
pazienza necessaria per sedersi anche brevemente, potrete entrare in
comunicazione con l’intima essenza del vostro essere,
indipendentemente dal fatto che vi sentiate su o giù, liberi o
oppressi, lungimiranti o confusi. Questo è il nucleo della
consapevolezza stessa e non fluttua a seconda dello stato mentale o
delle vicende della vita. È uno specchio che riflette imparzialmente
ciò che entra nel suo campo. Questo comporta sapere perfettamente che
la vostra situazione attuale o quanto nel passato ha inciso sulla
vostra vita cambierà inevitabilmente per forza propria e unicamente
per questa ragione occorre conservare l’immagine riflessa del momento
presente -osservarla, assimilarne la presenza, lasciarsi trasportare
dalle onde della sua evoluzione come vi portano le onde del vostro,
tesso respiro, convinti che, prima o poi, troverete il modo di agire,
di arrivare a un accordo e procedere oltre. Non dovete far altro che
osservare, lasciare le cose come stanno e percepirle pienamente
momento per momento.

l.a meditazione consapevole da seduti non corrisponde a un tentativo
di rifugiarsi in uno stato « meditativo » di estraniamento, di
completo assorbimento o di rifiuto per sfuggire ai problemi e alle
difficoltà. Al contrario, è la disponibilità a prendere di petto
sofferenza, confusione, senso di perdita, se dominano il momento
presente, continuando a osservare per un periodo di tempo prolungato,
al di là interiormente viene ascoltata. Ma noi siamo pronti ad
ascoltare?

Sappiamo udire le correnti dell’esperienza diretta in questo momento,
in quello, e in quell’altro ancora…?

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prova: sedete con dignità per trenta secondi. Annotate le vostre
sensazioni. Provate a stare eretti con dignità. Come sono posizionate
le spalle? E la colonna vertebrale e il capo? Cosa significherebbe
camminare con dignità?

– Rivolgersi all’interno –

È facile crearsi l’impressione che la meditazione consista
nell’addentrarci o nel dimorare in noi stessi. Ma «interno» ed
«esterno» sqto distinzioni limitative. Nella tranquillità della
pratica formale noi rivolgiamo effettivamente le nostre energie verso
l’interno, scoprendo però che nella mente e nel corpo conteniamo il
mondo intero.

Dimorando in noi stessi per periodi prolungati riusciamo a prendere
coscienza dell’inanità di guardare sempre al di fuori di noi alla
ricerca di felicità, comprensione e saggezza. Non che Dio, l’ambiente
o gli altri non possano aiutarci a essere felici o a trovare
soddisfazione. E solo che felicità, soddisfazione e comprensione,
anche di Dio, non potranno mai essere più profonde della nostra
capacità di conoscere noi stessi interiormente, di affrontare il mondo
esterno dal profondo appagamento che si prova sentendosi a proprio
agio nella propria pelle e in intima familiarità con le modalità di
mente e corpo.

Dimorare tranquillamente in noi stessi ogni giorno, anche solo per
breve tempo, ci permette di prendere contatto con ciò che di più reale
e affidabile alberga dentro di noi e che più frequentemente viene
trascurato o non sufficientemente sviluppato. Quando riusciamo a
rimanere concentrati su noi stessi, anche per brevi periodi di tempo,
di fronte agli stimoli mondani esterni, senza sentire la necessità di
rivolgerci altrove per qualcosa che ci completi o ci renda felici,
possiamo sentirci come a casa nostra indipendentemente da dove ci
troviamo, in pace con le cose cosi come sono, un momento dopo l’altro.

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Non uscire di casa per vedere i fiori.

Amico mio, rinuncia a quell’escursione.

Nel tuo corpo vi sono fiori.

Ogni fiore ha mille petali-

Questo basta come luogo dove sedere.

Sedendo là avrai un laqmpo di bellezza

nel corpo e fuori,

prima e dopo i giardini

(Kabir)

******

“Il pesante è la radice del leggero, la quiete è la fonte di ogni
movimento.Così il maestro: egli viaggia un giorno intero senza
allontanarsi da casa.. Sebbene intorno a lui ci siano un accampamento
militare e torri di osservazione, egli rimane tranquillo e al di sopra
delle cose. Come potrebbe comportarsi con leggerezza nei riguardi
dell’impero il padrone di diecimila carri da combattimento? Se si
comporta con leggerezza allora perde la radice; se con agitazione,
allora perde il dominio.”

Lao Tzu, Tao-te-Cbing

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«Volgi il tuo occhio all’interno, e scoprirai migliaia di regioni nel
tuo cuore Vergini tutte. Viaggiale tutte e fatti esperto in
cosmografia interiore. »

Thoreau, Walden

Nella tradizione Zen, un maestro (Shunru Suzuchi Rosili) ci ha
lasciato questa descrizione: « l.o stato mentale che esiste quando
sedete nella posizione corretta e di per sé illuminante… Queste
forme (medi-
tazioni da seduti) non sono mezzi per raggiungere il giusto state
mentale. Assumere questa posizi me e già lo stato mentale corretto».

Quando sedete a meditare siete già in contatto con la vostra natura
più autentica.

Praticare la meditazione da seduti, dunque, significa innanzitutto e
soprattutto sedere in modo che il corpo affermi, irradi e trasmetta un
atteggiamento di presenza e l’impegno ad accogliere e accettare
qualsiasi cosa avvenga in qualsiasi momento. E’ una forma di distacco
e di incrollabile stabilità, come uno specchio terso che rifletta
unicamente, di per sé vuoto, ricettivo, aperto. Questo atteggiamento è
già
implicito nella postura, proprio nel modo che scegliete per sedere.

La postura è espressione dell’atteggiamento.liceo perché nella pratica
della meditazione da seduti molti trovano che l’immagine della
montagna aiuti ad approfondire la concentrazione e la consapevolezza.
Evocando qualità di elevazione,
compattezza, maestà, immobilità, radicamento si contribuisce a
immettere queste qualità direttamente nella posizione e
nell’atteggiamento.

li importante farle emergere costantemente nella meditazione.
Praticare ripetutamente incorporando dignità, tranquillità,
incrollabile equanimità di fronte a qualsivoglia stato mentale che si
presenti soprattutto quando non siete gravemente disturbati o scossi,
può forni-
re una base solida e affidabile per conservare consapevolezza ed
equanimità anche durante i periodi di estrema tensione e turbamento
emotivo. Ma solo se farete pratica, pratica, pratica.

Pur essendone spesso tentati, non ci si può limitare a pensare di aver
capito come comportarsi consapevolmente e accantonare questa capacità
per utilizzarla solo nelle occasioni più imporranti. La forza di
queste circostanze, infatti, é tale da sopraffare immediatamente
voi e le vostre idee romantiche sull’equanimità e la padronanza della
Ogni fiore ha mille petali.

Questo basta come luogo ove sedete. Sedendo là avrai un lampo di
bellezza nel corpo e fuori,
prima e dopo i giardini.

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prova: la prossima volta che provate un senso d’insoddisfazione, di
privazione o vi sembra che le cose non vadano per il verso giusto,
rivolgetevi all’interno, solo come esperimento. Cercate di percepire
l’energia di quell’attimo. Invece di prendere una rivista o di andare
al cinema, telefonare a un amico, cercare qualcosa da mangiareo darvi
da fare in un modo o nell’altro, create un posto per voi stessi.
Sedetevi e immedesimatevi nel vostro respiro, anche solo per pochi
minuti. Non cercate nulla, né fiori, né luce, né un attraente
panorama. Non esaltate le virtù, non condannate i demeriti di
alcunché. Non pensate nemmeno « Ora entro in me stesso ». Sedetevi e
basta. Collocatevi al centro dell’universo. Lasciate le cose come
stanno.

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