La pranoterapia 3

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La pranoterapia 3

– di Anonimo –

(terza parte)

°°°

– Esempio di mummificazione –

Tutti potete fare questa prova a casa vostra e scoprire se siete in grado di cedere parte della
vostra energia. Munitevi di alcuni aranci,(in alternativa vanno bene anche i mandarini) in numero
pari, per esempio di 6.

Divideteli, ponendone 3 su un piatto e 3 su un altro. Disponeteli un luogo appartato, destinato a
riporre i due piatti. Lasciate uno dei due piatti in un armadietto e trattate solo l’altro.

Imponete le mani attorno agli agrumi, per almeno due volte al giorno, per un tempo di 10 minuti a
trattamento, senza toccarli ed ogni volta riponeteli nel luogo prescelto, che deve essere distante
dall’altro.

Dopo una decina o quindicina di giorni al massimo già dovrete avere i primi risultati, infatti gli
aranci trattati avranno dovuto cominciare a perdere peso corporeo, svuotarsi del contenuto liquido
ed indurirsi, scurendosi. A questo punto confronterete i due contenuti dei piatti, che avete tenuto
separati. Se non doveste avere risultati, potete sempre riprovare.

– Distinguere la mano radiante dall’assorbente –

Le mani sono lo strumento indispensabile a realizzare una corretta donazione pranica, ma è
necessario che vengano usate entrambe, secondo la loro esatta funzione che è la seguente: La mano
radiante viene indicata come irrirradiante, altrimenti detta attiva e serve a dare energia.

La mano assorbente viene indicata come riv – assorbente o riverbante, altrimenti detta passiva e
serve a scaricare l’energia.

Molti però non sanno che le mani non sono identiche fra loro e che assolvono a una funzione ben
distinta, infatti una delle due mani è quella radiante, che nella stragrande maggioranza dei casi si
rivela essere quella destra, mentre la sinistra è spesso assorbente

Questa manifestazione però, non è la regola assoluta e non tutti i pranoterapeuti hanno la mano
destra radiante e la sinistra assorbente, infatti non sono rari i casi di inversione di polarità. In
alcuni casi piuttosto rari, entrambe le mani possono assolvere contemporaneamente alle due esigenze
opposte, cioè irradiano e assorbono insieme.

Per ottimizzare la terapia pranica è necessario conoscere la polarità esatta delle stesse: quale
assorbe e quale irradia, per trasmettere e assorbire energia quando e dove sia necessario. In
pranoterapia, si concentra il proprio intervento attraverso l’erogazione dell’energia da
pranoterapeuta a paziente e dall’assorbimento da parte del pranoterapeuta dell’infiammazione che il
paziente porta su di sé, tentando di scaricarla e quindi di lenire sofferenze e dolore fisico. Con
l’uso della camera Kirlian fra le altre cose, si ottiene anche la possibilità di distinguere la
differenza esistente fra le due mani.

Un’altra possibilità di evidenziazione di tipo semplice ma visibile, è che la mano radiante spesso
durante la seduta pranoterapeutica tende a gonfiarsi più della mano assorbente, anche se poi dopo la
seduta entrambe le mani tornano normali.

Esistono altri metodi, ma sono poco affidali, fra questi l’uso del pendolo radiestesico, ma dato che
il pendolo si muove solo se tenuto fra le dita da una persona, non è possibile essere certi
dell’oggettività dell’esame, che va bene solo per un approccio che non sia professionale.

Alcuni, in maniera del tutto empirica, mettono le loro mani a una distanza ravvicinata della pelle
di un soggetto, che si presti all’esperimento, per farsi riferire la variazione della temperatura
che questi percepisce, fra le due mani. Considerando che anche la persona che accetta questa prova,
ha un suo modo soggettivo di percepire il caldo e il freddo, anche questa si rivela una prova molto
approssimativa. Inoltre non è esatto considerare che l’energia irradiata, debba per forza essere più
calda di quella assorbita, infatti alcuni pranoterapeuti emettono energia a più bassa gradazione di
temperatura corporea e la loro energia, non viene percepita come calda, dal paziente che si vi si
sottopone.

E’ anche importante tenere in considerazione il fatto che la conoscenza delle proprie polarità, farà
sì che il pranoterapeuta possa evitare alcune problematiche, conseguenti all’uso errato dei propri
mezzi, ma che non è sufficiente a stabilirne le qualità terapeutiche, che si potranno comprendere
nell’evoluzione del terapeuta, che non ha altro mezzo di sperimentazione che la terapia diretta e il
tempo necessario a produrre risultati.

Anche in pranoterapia si possono produrre per il pranoterapeuta alcuni eventi nocivi legati al tipo
di attività che svolge e poiché il pranoterapeuta non può fare a meno di assorbire energia, deve
mettere a frutto le esperienze fin qui sommate, per evitare i danni che gli possono derivare da uno
svolgimento non corretto della propria professione, nel continuo contatto con la sofferenza in
genere.

I pranoterapeuti spesso durante lo svolgimento delle sedute hanno la sgradevole sensazione di
sentire su di sé gli effetti delle malattie dei loro pazienti, a lungo andare questa problematica
può diventare insopportabile e non pochi hanno dovuto rinunciare alla professione. La differenza che
sta fra il percepire la vibrazione negativa e l’assorbire l’energia negativa è molta, anche se il
pranoterapeuta può non distinguerla, difatti la vibrazione negativa fa pensare al pranoterapeuta di
aver di fronte una persona negativa, perché il contatto con la stessa gli produce disturbo e
inconsciamente la ricollega al male.

L’assorbimento dell’energia in surplus a causa della malattia di cui soffre il paziente è invece un
fatto inevitabile, da cui non è possibile prescindere, ma non per questo il pranoterapeuta si
accorge sempre di subirlo e alla lunga potrà egli stesso mettere a dura prova la propria resistenza
fisica.

Nonostante ciò, le vibrazioni negative ed il loro assorbimento, non possono essere paragonate al
contagio che avviene invece attraverso il contatto dell’operatore sanitario con pazienti affetti da
malattie infettive.

Per tutti coloro che fanno pranoterapia è necessario osservare alcune regole fondamentali:

Per evitare i danni che gli potrebbero derivare dall’assorbimento di una parte delle vibrazioni
negative, il pranoterapeuta dovrà attenersi a queste semplicissime tecniche: tenere per alcuni
minuti mani e braccia fino al gomito, sotto l’acqua corrente fra un paziente e l’altro, ma è bene
farlo preventivamente, anche quando non si ha contatto diretto con i pazienti, ma semplicemente per
scaricare quell’energia di cui il pranoterapeuta spesso si carica;

in mancanza di acqua, è possibile appoggiare le mani al muro, purché non sia tappezzato, in questo
caso basta un semplice calorifero o delle tubature che conducano acqua verso terra;

in alternativa, si possono poggiare i piedi nudi (senza calze) sul pavimento, facendo attenzione che
non sia fatto di materiale isolante, come parquet o plastica o ceramica. Ciò che conta in queste
semplici tecniche è che l’oggetto di scarico deve essere un buon conduttore di energia.

tenere molto pulito l’ambiente nel quale si svolgono le sedute; arieggiare l’ambiente nel quale si è
operata la seduta di pranoterapia, fra un paziente e l’altro;

evitare di tappezzare i muri, le moquette sul pavimento o il linoleum plastico, nonché il parquet,
in mancanza della possibilità di poter attuare questa norma, mettere una piastra di rame sotto i
piedi del pranoterapeuta, accanto al lettino della seduta;

– evitare i colori forti alle pareti, ma scegliere preferibilmente questi tre: azzurro – verde –
grigio;

evitare indumenti sintetici durante le sedute di pranoterapia, perché non favoriscono il perfetto
flusso e l’assorbimento energetico;

togliere e far togliere tutti quegli oggetti metallici e non, che stringono e impediscono la
circolazione: cinture, anelli, orologi, colletti, ecc.

Per coloro che operano professionalmente è necessario osservare altre regole fondamentali:

il pranoterapeuta deve tenere conto dei propri limiti fisici, non può sopportare un carico di lavoro
tale da debilitarsi, motivo per cui dovrà fissarli in modo tale da non superarli, stabilendo il
numero dei pazienti che è in grado di sopportare durante l’arco della giornata; in secondo luogo,
entro la regola suddetta, è indispensabile che il pranoterapeuta tenga ben distinta la sua vita
privata dallo studio, poiché è assolutamente necessario, far intercorrere dei periodi di pausa, che
esistono già in ogni professione. In questo modo si può evitare che i pazienti abusino della
disponibilità del pranoterapeuta e magari lo chiamino anche la notte.

Quando un pranoterapeuta scambia la propria disponibilità limitata con una assoluta, poiché crede
sia suo dovere essere sempre disponibile, commette un errore di giudizio e di presunzione, creando
le premesse perché fra lui e i suoi pazienti avvengano dei veri travasi di energia, noti con il
termine di “vampirismo” che sono fra le cause più frequenti dei malanni che possono incogliere al
pranoterapeuta durante lo svolgimento della sua professione.

Infine, per un buon mantenimento energetico è necessario che, anche durante il periodo di attività,
si debbano frapporre opportuni periodi di riposo, che permettano un buon ricarico di energie e non
conducano invece all’esaurimento delle proprie risorse.

Tutto quanto è stato scritto fino ad oggi sulla pranoterapia, anche se è certamente utile per avere
indicazioni precise al riguardo di questa realtà, potrebbe diventare inapplicabile, se al momento di
instaurare un rapporto di coppia, fra terapeuta e paziente, questo non dovesse avvenire nel modo
corretto. Il principio della relazione che deve instaurarsi è lo stesso di quello che si trova a
realizzarsi in ogni altra disciplina in cui, un soggetto che in questo caso si definisce paziente,
ha bisogno di affidarsi a qualcuno che assuma il ruolo di esperto.

Sono fuori di dubbio i principi che regolano la serietà di ogni professione, ma nel caso specifico
dei pazienti, questo non basta.

E’ molto importante la fiducia verso il proprio terapeuta e il sentire che questa è ben riposta, ma
è anche importante che il terapeuta capisca bene quale tipo di paziente ha di fronte e accetti di
condividere con lui le altre terapie mediche, o chirurgiche, che il paziente deve essere libero di
scegliere.

Oggi il rapporto fra paziente e pranoterapeuta è molto cambiato, infatti il primo non si rivolge più
al secondo, solo come accadeva un tempo, quando lo considerava l’estrema razio, o l’ultima spiaggia.

Oggi i pazienti scelgono liberamente terapeuta e terapia e molte volte ricorrono in contemporaneità
a più metodi. E’ anche molto forte il ritorno ad una certa “naturalezza”, si sente il richiamo verso
situazioni in cui la carica e il rapporto umano siano liberi di manifestarsi e non restino troppo
freddi o tecnici, come accade nelle indagini cliniche.

Per ultimo è molto facile che fra i due si instauri un transfert, proprio come accade in molte
discipline mediche. Questo è un fattore positivo, poiché permette la conduzione di terapie che hanno
bisogno di lunghi tempi, ma è necessario che il pranoterapeuta non abusi mai di questo rapporto
apparentemente privilegiato, che si è venuto a creare, è importante che si renda conto anche della
necessità di lasciare libero il decorso della patologia, ma anche l’evoluzione del transfert, che
deve inevitabilmente terminare, in caso contrario il rapporto diventa morboso e dannoso a entrambi.

DEONTOLOGIA PROFESSIONALE

Come in ogni professione anche in pranoterapia esistono delle linee guida al comportamento corretto
dell’operatore. Non esistendo attualmente una legge già ratificata, ma soltanto delle proposte che
sono state stilate in collaborazione con fli esperti dell’A.MI.Universiti, vi esponiamo qui di
seguito, quelle per ora in uso nell’Associazione, scritte su suggerimento del dr. Massimo Inardi, in
quanto fanno riferimento al metodo base già sperimentato dagli operatori sanitari, con particolare
riferimento ai medici.

1) AMBIENTE DI LAVORO

– Deve essere il più possibile confortevole, igienicamente in accordo con le esigenze di
illuminazione, temperatura, umidità, areazione e superficie sufficiente per movimenti ed operazioni
terapeutiche da eseguire in posizioni comode e con libertà di azione.

2) ATTREZZATURE INDISPENSABILI DEGLI AMBIENTI STESSI

– L’ambiente deve contenere un lettino di tipo medico o un opportuno divano su cui il paziente possa
comodamente distendersi e permanere per il tempo richiesto dalla terapia, una comoda poltrona per i
trattamenti limitati al capo e alle spalle; inoltre è necessario considerare il rispetto della
privacy per il paziente che potrebbe avere la necessità di liberarsi di alcuni indumenti
ingombranti. Il pranoterapeuta da parte sua dovrà indossare un camice pulito e presentarsi in
maniera igienicamente curata.

3) CONSULENZA MEDICA

– Sarebbe sempre consigliabile la collaborazione con un medico, per cui è necessario fornire al
sanitario l’uso di un locale di tipo ambulatoriale, ove possa compiere tutte le sue operazioni
diagnostiche e di accertamento nei riguardi dell’ammalato in condizioni di inderogabile riserbo e
segreto.Il pranoterapeuta può essere presente alla visita, per ricevere dal medico i consigli e
suggerimenti.

4) TECNICA PRANOTERAPEUTICA

– Ogni pranoterapeuta può avere o preferire una propria personale tecnica, che viene elaborata o in
base all’esperienza, o ai consigli dei consulenti o dei docenti del corso frequentato. Prima
dell’inizio di ogni terapia è opportuno che il malato legga e firmi personalmente (o un parente se
il paziente è impossibilitato a farlo o è minorenne) una dichiarazione dalla quale risulti che egli
volontariamente si sottopone in piena libertà alla pranoterapia, dalla quale non sono promessi né
garantiti risultati da parte del pranoterapeuta.

5) TARIFFA DELLE PRESTAZIONI

– Il rapporto terapeuta paziente è un rapporto puramente libero ed “a richiesta”, nonché concordato
preliminarmente al primo contatto (magari all’atto della visita medica preventiva e del rilascio del
nulla-osta medico), perciò diventa necessario considerare che da parte del pranoterapista vi è una
prestazione, che si prevedono spese di organizzazione e di segreteria, per cui il compenso dovrebbe
costituire la sostanza precisa di questo rapporto di pattuizione.

6) NUMERO DELLE APPLICAZIONI

– Ordinariamente un ciclo terapeutico può andare dalle 10 alle 15 applicazioni fino ad un massimo di
20, perché il paziente al termine del ciclo deve poter constatare la positività stessa delle
applicazioni in relazione alla reazione personale. Il paziente può essere invitato a farsi rivedere
e fare un nuovo ciclo a breve distanza, anche per poter vedere le modificazioni in prospettiva e per
consolidare le stesse al ripetersi dei cicli.

7) TEMPO DI APPLICAZIONE

– l’esperienza acquisita ci ha portato a considerare come valida una durata di applicazione che va
dai 15 ai 20 minuti, lasso di tempo che può prolungarsi a 30 minuti nelle prime applicazioni, quando
occorra anche fare la conoscenza, parlare e comprendere i bisogni personali, psicologici ed
esistenziali dell’ammalato.

8) ATTEGGIAMENTO DEL PRANOTERAPEUTA NEI RIGUARDI DELLE TERAPIE ORTODOSSE

– il terapeuta non deve assolutamente ingerirsi su ciò che il malato ha ricevuto come schema
terapeutico dai medici curanti o dagli specialisti. Il medico consulente è l’unica persona deputata
ad atti o interventi medici, il pranoterapeuta inoltre non deve permettersi di sconsigliare
interventi chirurgici consigliati da specialisti.

9) RAPPORTI CON SANITARI DIVERSI DAI CONSULENTI

– Se il nullaosta all’ esecuzione della pranoterapia viene da un consulente diverso dal consulente
del pranoterapeuta, esso ha lo stesso valore liberatorio, salvo a sottoporre il malato in seguito al
controllo del consulente per questioni particolari in maniera tale che i due medici possano
esaminare collegialmente il malato ed accordarsi.

10) RAPPORTI CON IL FISCO E REGOLARIZZAZIONE DELLA POSIZIONE FISCALE NONCHE’ ASSISTENZA LEGALE IN
CASO DI CONTROVERSIE

– E’ necessario che il pranoterapeuta regoli la sua posizione nei riguardi del Fisco, ad evitare
accuse di frode od evasione e quindi noie provenienti da questo particolare lato. Stante l’attuale
legislazione in materia non vi sono attualmente precise tutele legali, fuorché quelle provenienti
dall’iscrizione del pranoterapeuta ad una Associazione.

11) PUBBLICITA’

– E’ un aspetto spinoso e pieno di incognite; bisogna ricorrervi in modi e forme che non siano
troppo sfacciate e che non garantiscano cose assolutamente irraggiungibili e soprattutto non
facciano promesse di impossibile mantenimento.

12) SEGRETO PROFESSIONALE

– Costituisce per il medico consulente e per il pranoterapeuta un obbligo tassativo, che va
mantenuto e salvaguardato in ogni momento. Ogni malato è opportuno venga consultato sulla eventuale
pubblicazione e comunicazione dei risultati della terapia nel suo caso e nei modi d’uso Avvertenza
valida per tutta la sezione:

Non dovete usare i metodi indicati in sostituzione delle cure mediche normali, ma solo come
coadiuvante, per curare o prevenire disagi.

Oggi più che mai, viviamo troppo velocemente e siamo travolti da oneri che noi stesso abbiamo
voluto. E la vita stessa che ce lo richiede: i valori, l etica, il senso comune dell intendere il
bene e il male, fanno sì che ci imprigioniamo in comportamenti, troppo controllati, non adatti al
singolo, ma stabiliti soltanto in base alla morale e ai valori sociali, fonte di stress e
sofferenza.

Non siamo stati abituati a scaricare verso l esterno le nostre preoccupazioni, ma a nasconderle
anche a noi stessi, così si accumulano e si somatizzano, generando numerosi disturbi, anche molto
perniciosi. Così i nostri pensieri inconsci, diventano la fonte stessa dei nostri malesseri, poiché
chi è insoddisfatto non riesce ad amarsi e accettarsi e tende a commettere una serie di
comportamenti correttivi, che però si rivelano dannosi per il corpo e la mente.

Per fare un esempio, il senso di solitudine, le arrabbiature, le sofferenze in amore, le
frustrazioni sul lavoro o in famiglia, i problemi economici, non ci gratificano, così ci nascondiamo
dietro le apparenze, senza accorgerci che tale comportamento sostitutivo non ci compensa veramente,
anzi finisce per diventare dannoso. Il bisogno di apparire belli, vincenti, e tutto quello che
crediamo sia il meglio per essere amati dagli altri, ci inducono in disordini comportamentali, che
si rivelano un boomerang, che torna contro di noi.

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