La pratica della compassione e della saggezza 2
(A cura di Luciano Villa e Graziella Romania, Centro Studi Tibetani FPMT Sangye Cioeling Sondrio,
e-mail: sangye@libero.it)
(seconda parte e fine)
Dobbiamo abituarci ala meditazione, essa ha il potere di trasformare la nostra mente.
Quando preghiamo per lo sviluppo degli insegnamenti del Buddha, non intendiamo sviluppare la
costruzione di templi, stupa o statue delle divinità, ma espandere in noi stessi le più elevate
qualità interiori, attraverso la comprensione e la pratica degli insegnamenti del Buddha. Non basta
capire il significato dei suoi insegnamenti: è fondamentale metterli in pratica! Occorre sviluppare
saggezza, basata sulla comprensione dei testi, degli insegnamenti, attraverso uno studio serio ed
impegnativo, basandosi sul confronto.
Occorre ampliare la saggezza basata sulla convinzione, sulla contemplazione, sull’ascolto, sulla
meditazione. Dobbiamo abituarci ala meditazione, essa ha il potere di trasformare la nostra mente.
Sperimentare gli insegnamenti di Buddha significa ascoltarli e meditare. Quando vedo, sento e
ascolto: di conseguenza, medito. Dobbiamo sviluppare la saggezza quando osserviamo gli esseri cadere
nelle emozioni affliggenti, dobbiamo essere in grado di riconoscere queste situazioni, identificare
il loro potenziale distruttivo. Da parte nostra dobbiamo sempre più incamminarci verso la strada
della trasformazione della nostra mente, sviluppandone le qualità positive.
Perché i Buddha sono considerati i vittoriosi?
Esaminiamo il testo di Atisha: la “Lampada del sentiero dell’illuminazione”. Egli esordisce con
l’omaggio a Manjustri, ai Buddha dei tre tempi: del passato, del presente e del futuro. Perché i
Buddha sono considerati i vittoriosi? Perché essi sono considerati i conquistatori delle forze
negative, i vincitori delle emozioni affliggenti, delle oscurazioni della nostra mente. Sono i
vittoriosi perché la loro via c’indica il cammino per l’illuminazione. I Buddha sono infiniti,
perché senza numero sono gli esseri illuminati. Il Sangha è connesso alla suprema emanazione del
corpo di Buddha. Il Dharma sviluppa la nostra introspezione interiore, sviluppa saggezza perché ci
porta alla comprensione della realtà ultima che contraddistingue gli esseri superiori. Il Buddha
rappresenta lo stadio del non più apprendimento.
Cos’è la verità convenzionale e cos’è la verità ultima?
Nell’Abisamayalankara si sviluppa il concetto delle due verità: convenzionale ed ultima, quella che
va oltre al modo comune in cui appaiono le cose, che trascende quelle apparenze che ci fanno
sembrare reale ciò che non lo è.
Dobbiamo capire come esiste una realtà oltre le apparenze. Per questo motivo il Buddha insegnò
l’esistenza delle due verità: quella convenzionale è la fonte della nostra sofferenza, mentre la
verità ultima è la più profonda. Essa è percepibile solo attraverso ragionamenti e riflessioni. Solo
una mente valida può giungere alla comprensione ed alla distinzione tra queste due forme di realtà.
Capire le verità del Buddha significa riuscire a vedere la realtà come un’interconnessione di
fenomeni. Equivale a vedere la sofferenza, a vedere le cause della sofferenza, a vedere la
possibilità di far cessare la sofferenza.
Occorre giungere alla comprensione della mancanza d’esistenza intrinseca dei fenomeni, essi non
esistono di per sé, ma in quanto determinati da cause e condizioni. Occorre giungere alla percezione
dell’ignoranza, alla sua comprensione come radice della sofferenza, come mente errata di percezione
distorta della realtà. In questo modo si percepisce l’ignoranza. E’ così possibile purificare la
nostra mente: al punto di raggiungere il Nirvana e la liberazione dal samsara. Capendo le due
verità, quella convenzionale e quell’ultima, si comprendono anche le quattro nobili verità.
Il riconoscimento della natura interindipendente.
Ricordiamo gli insegnamenti di Nagarjuna: “Solo coloro che sono animati dalla compassione possono
trarre beneficio dagli insegnamenti del Buddha.”
Cosa significa? Vuol dire che il Buddha, vedendo la sofferenza degli altri esseri, prova un gran
desiderio di volerli liberare da questo stato. Egli giunge a queste determinazioni attraverso un
ragionamento che parte dal concetto dell’origine interdipendente delle visioni errate, e giunge a
riconoscere l’ignoranza come la causa principale dei 12 anelli dell’origine interdipendente. Sono
conclusioni basate su un solido ragionamento e su fondamenta corrette. Eliminando le visioni erronee
si coltiva il sentiero e la visione corretta. Quanto più si analizzano le visioni erronee, si vedrà
che esse mancano di fondamento. Quali sono le visioni corrette? Esse sono basate sul riconoscimento
della natura interindipendente, dell’interconnessione esistente tra ogni fenomeno, tra ogni
elemento. Gli insegnamenti del Buddha mirano a svelare il velo dell’ignoranza, facendo riconoscere
le interconnessioni alla base di qualsiasi elemento. Il raggiungimento dell’illuminazione o stato di
Buddha è riservato a chi praticherà la compassione per molto tempo, anzi da tempo immemorabile.
Tutti gli insegnamenti dei grandi maestri sono improntati alla compassione.
E’ molto importante giungere a conoscer il significato profondo dell’insegnamento basato sulla
compassione. Prendere rifugio significa incamminarci a ricercare le qualità di tali insegnamenti del
Buddha, significa nutrire devozione per il Buddha perché mossi dal desiderio di raggiungere quello
stadio, consci del fatto che anch’egli all’inizio era afflitto dalle emozioni affliggenti, tuttavia
egli giunse a rendersene conto e sviluppò efficaci antidoti per liberarsene. Anche noi, abbiamo le
sue stesse potenzialità. Nella nostra mente non esiste differenza alcuna tra le capacità del Buddha
e le nostre. Anche noi abbiamo la capacità di comprendere tutti i fenomeni e la loro realtà ultima,
la natura ultima della mente, che dobbiamo giungere a svelare in quanto priva di contaminazioni, di
difetti e di concezioni errate. Allora scopriremo che le emozioni affliggenti s’originano per certe
circostanze. Ci renderemo conto che le emozioni affliggenti, se ne verifichiamo l’origine, sono
causate dall’ignoranza.
Chandrakirti diceva: “Quando, per rimuovere l’ignoranza, sviluppiamo la visione ultima delle cose,
ci renderemo conto di aver trovato il metodo più valido per rimuovere le emozioni affliggenti. In
quel momento avremo scoperto la via della saggezza e avremo scoperto come migliorare le qualità
della nostra mente. Scopriremo la visione corretta, scopriremo che la natura del continuum mentale è
stabile se non è offuscata dall’ignoranza. Allora, tutte le emozioni affliggenti svaniranno.
Anteporre la pratica della compassione a quella della vacuità.
In tutti i casi in cui la natura della nostra mente è afflitta dalle emozioni affliggenti, per
potercene liberare dobbiamo rifarci alla purezza della nostra mente. Per guadagnare la purezza
iniziale è perciò necessario intraprendere la via della purificazione. Nel tantra s’intraprendono
pratiche sottili per riconoscere la natura sottile della mente. Non dimentichiamo, tuttavia, che chi
segue la via del Buddha privilegia la pratica della compassione a quella della vacuità: praticare la
sola comprensione della vacuità non conduce alla realizzazione, ma è un antidoto contro le emozioni
affliggenti. Dobbiamo vedere la vacuità come rinuncia: rinuncia all’ignoranza, all’attaccamento,
all’orgoglio, all’invidia, all’arroganza, ai nostri difetti mentali. Allora non riconosceremo come
reali le emozioni affliggenti, realizzeremo il nirvana e lo stato di Arhat, ma per giungere allo
stato di Buddha occorre sviluppare la compassione.
Dobbiamo essere mossi da una motivazione pura.
Possiamo parlare di due tipi di bodhicitta: convenzionale ed ultima. Entrambe sono basate
sull’altruismo e sulla comprensione della realtà ultima, affinché tutti gli esseri possano
raggiungere l’illuminazione. Se vogliamo comprendere il significato profondo della “Lampada per
l’illuminazione” di Atisha e delle 37 pratiche del Bodhisattva, dobbiamo essere mossi da una
motivazione pura.
Il testo d’Atisha inizia con la richiesta del pio re del Tibet occidentale Cianciub ‘O, di dare
insegnamenti alla portate dei tibetani. Egli non chiede né iniziazioni, né alti insegnamenti: ma
quelli comprensibili da tutti. Cianciub ‘O domanda al gran saggio Atisha insegnamenti generali, ed
insegnamenti in base alle attitudini individuali, anche per individui selezionati, per individui
speciali.
Per questo è necessario intraprendere il cammino della purificazione ed uno studio serio e
diligente.
“CIAN”, in tibetano significa purificare le emozioni negative affliggenti. Mentre “CIUB” equivale a
interiorizzare le nostre positività.
Il nostro oggetto da raggiungere è la grande illuminazione: sulla base della mente umana che
s’impegna nella meditazione si sviluppa la natura della mente che realizza lo stato di Buddha.
Questo è il sentiero per rimuovere le concezioni errate.
Perché Atisha usa il termine “Lampada”? Perché l’insegnamento è paragonabile, per Atisha, alla
lampada che illumina le tenebre dall’ignoranza delle visioni errate.
Abbiamo tre tipi d’individui che praticano il sentiero:
1. gli individui con capacità intellettive limitate, la loro intelligenza è decisamente superiore a
quella degli animali, è la strada di chi cerca di osservare la moralità, le pratiche virtuose, di
chi cerca di realizzare un’alta concentrazione e un alto livello di meditazione, prova una felicità
basata sull’esperienza dei sensi, cerca di uscire dalla esistenza ciclica per il beneficio di sé
stesso, segue il sentiero per raggiungere la rinascita umana;
2. gli individui dallo scopo intermedio: tentano d’uscire dal samsara anche per raggiungere lo
stadio della rinascita umana perché disgustati dal samsara stesso, ma comprendono che ciò è solo un
momento di transizione verso l’illuminazione, comprendono le cause della sofferenza samsarica, al
cui interno si prova sofferenza, rendendosi conto di non poterne uscire se non controllando le
emozioni affliggenti, e si rendono conto che afferrandosi ad esse si entra nell’esistenza ciclica.
Sperimentano una forma di pace personale, una liberazione per sé, una cessazione delle emozioni
affliggenti per sè stessi, intendono conseguire questa forma di pace per raggiungere il nirvana in
forma solitaria non per il beneficio degli esseri senzienti. E’ una via praticata anche dai
bodhisattva.
3. gli individui dallo scopo elevato: sono coloro che cercano di eliminare la sofferenza degli altri
attraverso l’esperienza della sofferenza personale, rendendosi conto che la mente personale è
afflitta da emozioni affliggenti, causa della sofferenza stessa. Costoro si prodigano di rimuovere
la sofferenza degli altri esseri senzienti e dalle sue cause, a partire dalle sue impronte, per la
liberazione di tutti gli esseri. E’ il sentiero compassionevole, è la pratica del bodhicitta per
tutti gli esseri senzienti, è la pratica delle sei perfezioni, è la via delle persone superiori che
tentano di raggiunger l’illuminazione per la salvezza di tutti gli esseri senzienti.
Il raggiungimento della mente stabile
Veniamo ora alle 37 pratiche del Bodhisattva di Tomgey Sangpo, maestro di grande disciplina, famoso,
tra l’altro, per la sua capacità di rendere mansueti e disciplinati gli animali (lupi, agnelli,
capre), facendoli vivere in armonia gli uni vicino agli altri. E’ l’insegnamento fondamentale per
chi intende intraprender il sentiero del Bodhisattva. Atisha prosegue con la parola “Namo”: cosa
significa? E’ l’omaggio a Lokesvara, la divinità compassionevole, che induce allo sviluppo
dell’altruismo. Chi ha visto i fenomeni profondi non giunge né ritorna. Il significato di ciò è
l’omaggio ad Avalokitesvara, alla conoscenza, premessa alle qualità compassionevoli. Queste sono
strettamente connesse, sono immerse nello stadio ultimo della realtà: è lo stadio di raggiungimento
della mente stabile, che non osserva i fenomeni né come subentranti, né sul punto di scomparire.
Così Nagarjuna riuscì a vedere i fenomeni: come privi di separazione dal loro sorgere e dal loro
scomparire, ma completamente collocati nella natura ultima della vacuità. Egli raggiunse una visione
complessiva del continuum dei fenomeni, giungendo a possedere la saggezza di vederne la loro natura
ultima. E’ una mente capace di vedere simultaneamente sia la natura convenzionale sia quella ultima
dei fenomeni, della realtà. Si tratta d’adempiere il gravoso compito di liberare la mente degli
esseri senzienti che non sono ancora emancipati, e di far avanzare, di far maturare sulla via della
liberazione le loro menti. Si tratta quindi di raggiungere le più alte qualità. L’omaggio ad
Avalokitesvara esprime il proposito che tutti gli esseri senzienti raggiungano l’illuminazione.
E’ importante conoscere le pratiche
Omaggio alle tre porte: corpo, parola e mente. Attraverso queste s’esprime la nostra attività. La
prosternazione del corpo può essere totale o parziale, o mezza prostrazione. La prostrazione con
tutto il corpo, che, per tutta la sua lunghezza, con le palme delle mani entra a contatto col suolo
è un po’ come la completa caduta a terra d’un albero. Essa ha il pregio di procurare più meriti, ma
occorre una perfetta forma fisica per poterla praticare. La mezza prostrazione la possiamo
considerare impropria.
Nel congiungere le mani dobbiamo far caso di porre i pollici all’interno, come se custodissimo un
gioiello: corpo-parola-mente. Ricordiamoci, inoltre, di portare le mani al capo: e non al collo!
Con la prostrazione verbale rendo omaggio alle qualità del Buddha.
E’ IMPORTANTE CONOSCERE LE PRATICHE, PERCHÉ, SE INSERITE IN UN CONTESTO VERO E PROFONDO, ESSE
CONCORRONO AL RAGGIUNGIMENTO D’UNA FELICITÀ DURATURA, E NON AD UNA PACE TEMPORANEA. NON
DIMENTICHIAMO CHE LE PRATICHE VIRTUOSE, E QUELLE DEL DHARMA LO SONO PER DEFINIZIONE, SONO FONTE DI
PACE E DI FELICITÀ.
Perché la pratica vera e profonda delle 37 pratiche è in grado di farci ottenere questi risultati?
Le 37 pratiche del Bodhisattva sono tese alla liberazione di sé stessi e degli altri dall’oceano del
samsara della sofferenza. Tutti noi abbiamo la potenzialità di porre in atto queste 37 pratiche.
Tutti possiamo impegnarci in questo cammino per gli altri: ascoltare, meditare, rimanere concentrati
giorno e notte.
Dobbiamo essere in grado di riconoscere la preziosità della vita umana, proprio in base alle sue
potenzialità che, come ho appena accennato, possono favorire enormemente il cammino verso
l’illuminazione, per liberare dal samsara gli altri esseri senzienti. La vita umana è un bene molto
difficile da conseguire. Per questa ragione occorre conservare al meglio il proprio corpo, che mai
va lasciato deteriorare. Le grandi potenzialità che possiamo raggiungere col nostro corpo, le
dobbiamo dedicare per beneficiare gli altri esseri. Attualmente sul globo ci sono circa sei
miliardi d’esseri umani, pochi di questi hanno avuto l’occasione d’incontrare gli insegnamenti del
Buddha. Ma, se sono pochi gli individui che hanno incontrato l’insegnamento del Buddha, ancor meno
sono coloro che accettano l’esistenza del nirvana, che si impegnano sulla via dell’illuminazione:
non solo per sé stessi ma per il beneficio di tutti gli esseri. Sono pochi coloro che possiedono dei
libri utili a poter intraprendere le pratiche del Dharma. Anche tra i Buddisti pochi hanno chiarezza
sul significato della liberazione, della via dell’omniscenza, pochi hanno intrapreso queste
pratiche.
Non dimentichiamo che, sulla base della vita umana è possibile raggiungere le più alte rinascite. In
che modo? Attraverso il cammino della moralità, della meditazione stabilizzativi, della saggezza.
Nagarjiuna e Millarepa raggiunsero l’illuminazione in una sola vita.
Ebbene, proprio perché questo supremo bene della vita ci permette di raggiungere velocemente
l’illuminazione, anche questa grandissimi maestri c’insegnano che occorre tenere in grandissima
considerazione questa preziosa esistenza. La vita umana può essere basata su grandi scopi, tesa a
grandi obiettivi eccellenti. Tuttavia, NON DIMENTICHIAMO CHE TUTTI I FENOMENI SONO CONDIZIONATI DA
CAUSE E CONDIZIONI: QUESTE NON POSSONO ORIGINARSI DI PER SÉ NÉ, DA ALTRI AGENTI LORO ESTERNI. NON
DIMENTICHIAMO CHE LA PREZIOSA RINASCITA UMANA È ANCH’ESSA IL RISULTATO DI PRECISE CAUSE E
CONDIZIONI, BASATE SULLA PUREZZA DELLE PRATICHE DI ETICA, DI DISCIPLINA MENTALE, DI MORALITÀ. DAL
MOMENTO CHE È VERAMENTE MOLTO DIFFICILE OTTENERE LA PREZIOSA RINASCITA UMANA, E POICHÉ ORA L’AVETE
OTTENUTA, COMPORTATEVI COME SE PER VOI FOSSE VERAMENTE L’ULTIMA OCCASIONE.
Non fate come coloro che: per i primi venti anni della loro vita non ci pensano affatto, nei quattro
lustri successivi riconoscono l’importanza di praticare il Dharma ma continuano a procrastinarne la
data d’inizio dicendosi troppo occupati, e nell’ultimo ventennio decidono che è ormai troppo tardi
per iniziare a praticarlo veramente.
Abituatevi a vedere gli altri esseri come se foste voi stessi.
Non basta, infatti, esprimere la determinazione di voler praticare riconoscendo nella preziosa
rinascita umana un bene unico: dobbiamo da subito impegnarci a realizzare questo cammino. Ora che
avete resa piena di significato questa preziosa rinascita umana, sviluppate la pratica della
Bodhicitta, della mente altruistica, della gran compassione: la mente che desidera che tutti gli
esseri senzienti siano liberi dalla sofferenza. Si tratta di far sorgere un incommensurabile
sentimento di compassione per gli altri esseri, basato su una concezione libera dall’attaccamento,
sia che siano amici o che si tratti di parenti. Altrimenti cadiamo in una concezione distorta,
svilupperemmo attaccamento e disarmonia. Preoccupiamoci, invece, indiscriminatamente per tutti gli
esseri senzienti, perché siano liberi in modo equanime dalla sofferenza e dalle sue cause, inclusi i
nostri nemici. Abituatevi a vedere gli altri esseri come se foste voi stessi, attribuendo a tutti
gli altri lo stesso diritto che avete voi di liberarvi dalla sofferenza e di provare la felicità.
Rendiamoci conto che gli altri esseri possono essere afflitti da diversi tipi di sofferenza.
Osserviamo i nostri sentimenti, verifichiamo se proviamo invidia per il nostro vicino che ha appena
cambiato l’automobile, il frigorifero, ha rinnovato la casa, magari ha dovuto farsi imprestare dei
soldi per realizzare questo suo sogno.
Rendiamoci conto di come tutti gli esseri sono uniti dai legami delle afflizioni del samsara.
Facciamo in modo di giungere ad identificare in noi stessi questa sofferenza. Rendiamoci conto che è
difficile percepire la sofferenza degli altri esseri senzienti. Dobbiamo giungere a sviluppare un
forte senso di rinuncia. Ma rinuncia di cosa? Rinuncerò alle emozioni affliggenti che mi causano
sofferenza e svilupperò invece un forte desiderio di liberare gli altri esseri dalla sofferenza e
che raggiungano l’illuminazione. Altrimenti, le vostre pratiche del Dharma rimarranno solo dei fatti
esteriori. Non pianteranno delle solide radici in voi stessi.
Occorre quindi ascoltare, contemplare e meditare giorno e notte per raggiungere l’illuminazione,
l’onniscienza. Svilupperò la chiara visione della vacuità basandomi sulla legge naturale secondo la
quale tutti i fenomeni sono interconnessi. Noi, invece, siamo portati a vederli come indipendenti.
Anche nel mio caso non ho realizzato la vacuità, ma la percezione che la realtà è interconnessa. Per
rimuovere l’ignoranza ho sviluppato le convinzioni basate sulla conoscenza e sui tre oggetti del
rifugio. La pratica della bodicitta deve essere pertanto sostenuta dalla pratica della saggezza
che conosce la realtà ultima, basata sulla realizzazione dell’interconnessione fra tutti i
fenomeni.
In tal modo la nostra vita diventerà piena di significato. E’ importante praticare la bodhicitta,
iniziamo dalle persone che ci sono più vicine, dai nostri genitori, dalla nostra famiglia, dai
nostri amici, ai nostri colleghi di lavoro, fino a comprendere le persone a noi estranee, che non
conosciamo, includendo, per concludere, anche coloro che ci sono antipatici o verso cui proviamo
avversione.
Come rendere piena di significato la vostra vita?
Abbandoniamo gli oggetti dell’attaccamento. Ciò non vuol dire, tuttavia, che dobbiamo abbandonare
casa, proprietà e lavoro. Non significa che dobbiamo lasciare i nostri luoghi di vita, ma vuol dire
che dobbiamo lasciare ciò che ci provoca un forte senso d’attaccamento. Svegliatevi invece più
presto di mattino, ed andate a letto presto la sera: dedicate alle pratiche ogni momento
disponibile. Se sceglierete di vivere in un luogo pacifico ed isolato, vi accorgerete che le vostre
emozioni affliggenti diminuiranno sempre più, e la vostra mente ne beneficerà. Come rendere piena
di significato la vostra vita? Come valorizzare la nostra rinascita umana? Rendiamoci innanzitutto
conto che la nostra vita ha una durata limitata, che dovremo per forza separarci da amici e parenti,
lasciandoci alle spalle ricchezze e beni materiali accumulati. La pratica del Buddha consiste
proprio nel rendersi conto veramente di ciò, e di comprendere la sofferenza conseguente. Pertanto,
il nostro compito diventa quello di andare in soccorso agli altri.
Generalmente si desidera poter disporre di beni materiali, di ricchezze e di essere circondati da
amici. Questi ultimi, e prima ancora i vostri genitori ed i vostri familiari, li considerate più
importanti delle ricchezze, perché con loro potete stabilire un rapporto, potete parlare, stringere
dei legami affettivi. Tutto ciò ha una durata illimitata? No! Inevitabilmente ci dovremo separare da
loro: dai genitori, dai parenti, dagli amici, dalle ricchezze che abbiamo accumulato. Al momento
della morte dovremo lasciarci alle nostre spalle sia i genitori, i parenti, gli amici e le
ricchezze, ma dovremo abbandonare anche il nostro corpo. Allora ci renderemo conto che i nostri
genitori, i parenti, gli amici e le ricchezze saranno stati puramente illusori. Pensate ora ai
battiti del vostro cuore e percepirteli. Ebbene, nel momento in cui cessano, finisce anche la vostra
vita. In quell’istante ci renderemo conto di tutto ciò. Il punto cruciale è: “Il momento della morte
rappresenta la fine dell’io, della persona?
Cos’è la causa della mente ?
Il Buddha dice che la mente dipende in un certo senso dal corpo. Tuttavia, alla base della mente vi
sono delle condizioni sostanziali: la causa sostanziale della mente non può esser altro che la mente
stessa. Non può esser altro che la mente della vita precedente. Altrimenti, cadremmo in molte
contraddizioni. La causa principale della generazione della mente non può quindi non essere, che la
mente stessa.
La materia, le montagne che ci circondano, il nostro pianeta, le stelle, le galassie, l’universo, i
sistemi d’universi non sono sorti in modo indipendente, di per sé, ma da cause e condizioni. C’è un
momento in cui le cose perdono la loro forma, diventano vuote, si disintegrano. Così si svolge il
processo degli aggregati fisici, il loro percorso li porta ad accrescersi per raggiungere ad un
certo punto il momento della loro dissoluzione. Così avviene nella pratica del Kalachakra. Ogni
processo è connesso al karma che induce cambiamenti interni ed esterni. Secondo i testi tantrici,
l’origine degli elementi interni sottili è da ricercarsi nelle energie sottili. Il fatto che la
vostra mente sia o meno disciplinata dipende dall’ambiente esterno. Le trasformazioni esterne
producono effetti sulla vostra mente. Se non si accettano queste relazioni tra causa ed effetto vi
troverete nella situazione di non poter rispondere a molte domande, a non poter dare delle
spiegazioni fondamentali.
Si trovano bambini in grado di ricordarsi delle vite precedenti.
Vi sono autentici campioni nel campo della matematica, della musica, delle arti e della scienza.
Non dimentichiamo che a tutti questi ragazzi fu data la stessa educazione. Occorre familiarizzarsi
con questi concetti. Occorre intraprendere la pratica del Bodhisattva a partire da questa stessa
vita. Dobbiamo meditare sulla natura della morte, renderci conto che, pur non conoscendone il
momento, essa è inevitabile. Quando la coscienza lascia il corpo, l’unico beneficio è la pratica del
Dharma, è l’unico aiuto per il nostro viaggio, come diceva Millarepa. E’ importante comprendere i
benefici della comprensione della morte,
E’ l’attaccamento che ci fa percepire la realtà come permanente. Guardate il forte di Leh, lì sulla
montagna isolata, ora è praticamente un rudere. Fu invece costruito per durare a lungo, per
sopravvivere molte generazioni.
Riflettere sull’impermanenza è di gran beneficio, lo dice il grande maestro Lama Tzong Khapa nel suo
grande libro “I grandi stadi del sentiero”. E’ un testo dal gran significato e che persegue grandi
scopi.
Dobbiamo sforzarci d’intraprendere queste pratiche spirituali, tenendo presente che lo scopo
fondamentale è quello di beneficiare tutti gli esseri senzienti, in modo equanime, sia verso coloro
che vogliono esserci d’aiuto, sia verso coloro che intendono nuocerci.
Quando parlo d’amici negativi, non intendo riferirmi a chi vi fa del male, ma indico anche chi vi fa
perder tempo in attività inutili: si tratta di persone dalla visione miope.
Dobbiamo invece tener presente che, frequentando gli amici spirituali con cui dividete il sentiero
religioso, riuscirete ad incrementare grandemente le vostre qualità. Si tratta di seguire una via
difficile, qualificante ma impegnativa, come lo è la disciplina monastica.
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