La radiazione elettromagnetica
L’energia può propagarsi in numerosi modi: il calore, per esempio, può trasmettersi attraverso una
barra di metallo se ne riscaldiamo un’estremità, anche il suono e “portatore” di energia , e il bang
di un aereo supersonico può frantumare i vetri delle case L’esempio della sbarra metallica mostra un
passaggio di energia attraverso la materia solida, quello dell’aereo invece evidenzia la
propagazione di energia attraverso materia non-solida. La luce, energia anch’essa, si può propagare
nello spazio vuoto, privo di materia. Se il passaggio di calore attraverso la sbarra metallica e
attribuibile al progressivo aumento del movimento delle molecole che la compongono, e il propagarsi
del suono può essere attribuito alla vibrazione dell’aria, a che cosa si può attribuire il
propagarsi della luce che cosa “si muove” nello spazio vuoto, così da trasmettere l’energia? Bisogna
innanzi tutto considerare alcune proprietà della materia. Una carica elettrica fa sentire il proprio
influsso nello spazio circostante respingendo o attraendo altre cariche elettriche si dice che
genera un campo elettrico Se poi la carica elettrica si muove, essa fa sentire un altro tipo di
influsso sui materiali magnetici si dice che il suo movimento induce un campo magnetico Se si
generano correnti elettriche variabili (sulla Terra questo è possibile con appositi dispositivi, le
antenne, mentre sul Sole questo tipo di correnti sono provocate dall’attività nucleare), verranno
propagati nello spazio circostante sia un campo elettrico (variabile) che un campo magnetico
(variabile) i quali, viaggiando insieme, costituiscono la cosiddetta radiazione elettromagnetica.
E’ questo “movimento” del campo elettromagnetico che permette la propagazione dell’energia. I due
campi sono variabili: ciò vuol dire che, istante dopo istante, la loro intensità varia, e poiché
essa varia con un andamento “a onda” (cioè diminuisce fino a un minimo, poi aumenta fino a un
massimo per poi scendere ancora al minimo e tornare al massimo, e così via) si parla anche di onda
elettromagnetica. La distanza fra due creste di un’onda elettromagnetica viene chiamata lunghezza
d’onda e misurata in metri e sottomultipli di metro, mentre il numero di oscillazioni complete
compiute dalla stessa onda nell’unità di tempo e’ definito frequenza e viene normalmente misurato in
hertz (Hz) o multipli di hertz (chilohertz, mega-hertz , ecc.) Una radiazione con lunghezza d’onda
maggiore avrà una frequenza minore, e si può dimostrare che radiazioni con frequenze maggiori
propagano una maggiore quantità di energia. Lunghezza d’onda e frequenza sono dunque caratteristiche
specifiche delle radiazioni elettromagnetiche: è possibile produrre onde di diversa lunghezza, esse
avranno frequenze diverse, propagheranno diverse quantità di energia, avranno cioè caratteristiche
fisiche diverse. Nella radiazione elettromagnetica emessa dal Sole si possono distinguere vane
“fasce” a seconda delle varie lunghezze d’onda (o frequenze).
La radiazione che i nostri occhi sono in grado di percepire (la luce visibile) costituisce solo una
piccola parte dello spettro elettromagnetico della nostra stella: le altre radiazioni sono assorbite
dall’atmosfera (quasi tutti i raggi ultravioletti, tutta la fascia di raggi X e di raggi gamma che
costituiscono le radiazioni più ricche di energia e più pericolose per la vita parte delle microonde
e parte delle onde radio). Insieme alla luce visibile, solo una piccola parte dell’ultravioletto
(responsabile dell’abbronzatura estiva), dell’infrarosso (calore) e delle onde radio giunge fino al
suolo opportunamente captata, quest’energia può essere utilizzata in molti modi.
tratto dal sito digilander.libero.it/giagia
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