La reincarnazione – 7° CAPITOLO
La scienza eterna della vita
di SDG A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
7° CAPITOLO
La reincarnazione …o quasi
“L’essere vivente che ora ha ricevuto un corpo materiale a causa delle sue attività interessate
anteriori, può porre termine alle conseguenze delle sue azioni nel corso di questa vita; tuttavia,
ciò non significa che egli si è liberato dall’incatenamento ai corpi materiali. L’essere vivente
riceve un corpo particolare; compiendo determinate azioni con questo corpo ne crea un altro. A causa
della sua ignoranza grossolana egli trasmigra cosí da un corpo all’altro, attraverso il processo
delle morti e delle rinascite successive.”
(Srimad Bhagavatam, 7.7.47)
Nei settimanali spesso sono pubblicati articoli sensazionali sulla reincarnazione che propongono
quasi ogni settimana “nuove testimonianze sorprendenti”, ma sono privi di ogni base scientifica. E
anche il mercato dei libri in brossura è inondato, a piú riprese, di opere che pretendono di
rivelare “tutta la verità” sulle vite anteriori. Ma a chi si deve credere? Dov’è la verità? Si può
veramente pensare che la prima rivista che ci capita sottomano sia autorevole in materia di
reincarnazione?
Le esperienze “extracorporee” sono aspetti secondari della reincarnazione, e sono state ampiamente
pubblicizzate. Sebbene gran parte dì queste esperienze “extracorporee” possano essere autentiche,
non ci forniscono nessuna informazione veramente nuova. Forse potranno convincere il lettore
dell’esistenza di un’ altra realtà al di là della realtà corporea, la realtà della coscienza, ossia
dell’anima. Tuttavia, questa non è una novità, poiché da anni questa conoscenza è a nostra
disposizione. I Veda spiegano che la coscienza è una manifestazione dell’anima, e ha quindi
un’esistenza separata dal corpo. Con uno studio, anche sommario, della Bhagavad-gita e di altri
Scritti vedici che risalgono a oltre cinquemila anni, l’esistenza dell’anima, distinta dal corpo,
appare evidente. La persona che studia la scienza vedica non sarà per niente sorpresa di venire a
sapere che l’anima, trasportata dal corpo sottile (costituito dalla mente, dall’intelligenza e dal
falso ego), possa temporaneamente lasciare la sua prigione materiale durante i sogni o nel corso di
esperienze che sfiorano la morte. Falso ego significa accettare il corpo come il nostro vero sé. Il
senso che ci fa dire: “Io sono” è l’ego; ma quando l’anima è contaminata, cioè condizionata dalla
materia, si identifica con il corpo e si crede il prodotto della natura materiale. Solo quando
l’identificazione dell’ essere viene applicata al vero sé, l’anima, si tratta di vero ego.
La reincarnazione: la vera esperienza extracorporea
Le esperienze extracorporee non sono affatto nuove. Tutti le abbiamo conosciute, dal momento che i
sogni non sono altro che viaggi fuori del corpo. Ogni notte il corpo sottile lascia il corpo
grossolano e sperimenta una realtà differente, sul piano sottile. Le esperienze extracorporee più
comuni sono quelle riferite dalle persone che sono state sul punto di morire. Queste persone dicono,
per esempio, di aver avuto l’impressione di fluttuare sopra il loro corpo sul luogo dell’incidente,
o sopra la tavola operatoria su cui si trovavano, e di osservare il loro corpo senza provare il
minimo dolore fisico, sebbene molte di loro fossero state considerate clinicamente morte.
I Veda insegnano che quando l’anima lascia il corpo all’istante della morte viene trasportata dal
corpo sottile in un altro corpo grossolano.
dehino smin yatha dehe
kaumaram yauvanam jara
tatha dehantara praptir
dhiras tatra na muhyati
“Come l’anima incarnata passa, in questo corpo, dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia,
così l’anima passa in un altro corpo all’istante della morte. L’anima realizzata non è turbata da
questo cambiamento.” (B.g. 2.13)
Il corpo sottile funge anche da veicolo per l’anima quando essa fluttua sopra il corpo nelle
circostanze in cui l’essere sfiora la morte. Ma, in ogni caso, l’anima deve ritornare nel corpo che
ha appena lasciato o entrare in un nuovo corpo materiale. Questo processo di trasmigrazione continua
finché l’anima viene liberata dall’esistenza materiale. È quindi grazie al corpo sottile che
l’essere vivente sviluppa, abbandona e assume il corpo grossolano. All’istante della morte la mente
e l’intelligenza creano la forma sottile del prossimo corpo che l’essere vivente dovrà assumere.
Proprio come il bruco passa da una foglia all’altra aggrappandosi saldamente alla foglia seguente
prima di lasciare la prima, così l’essere vivente, per opera della mente, che è il ricettacolo di
tutti i suoi desideri, comincia a preparare il suo nuovo corpo ancora prima di lasciare quello che
occupa. Quando il corpo sottile fluttua sopra il corpo grossolano durante le esperienze
extracorporee, il corpo è come un’automobile col motore in funzione. Il conducente si è assentato
per un momento, ma se non torna più la vettura rimarrà senza benzina. Similmente, se l’anima non
rientrerà nel suo corpo in coma o in condizione di morte apparente, la persona morirà. Poiché
l’anima è il principio fondamentale, l’essenza stessa della vita, è in grado di osservare il corpo
morto precedentemente occupato, può vedere, sentire e odorare, proprio come se possedesse tutte le
facoltà fisiche del corpo. L’anima non ha bisogno del corpo per esistere, mentre il corpo, senza la
sua presenza, non è altro che un cadavere.
Sebbene le centinaia di esperienze extracorporee pubblicate costituiscano una prova dell’esistenza
separata dell’anima, non forniscono alcuna informazione precisa sulla destinazione ultima dell’anima
dopo la morte. Perciò, benché la documentazione relativa a esperienze extracorporee ci fornisca la
base che ci permette di accettare la reincarnazione, tale documentazione lascia tuttavia i lettori
nella deplorevole ignoranza della vera natura della reincarnazione e del destino dell’anima dopo la
morte.
Le regressioni sotto ipnosi sono insufficienti
come prove a favore della reincarnazione
Numerosi libri di carattere divulgativo sulla reincarnazione si concentrano sui casi di regressione
sotto ipnosi nei quali i soggetti osservati sostengono di ricordare i dettagli di una o più vite
passate. Uno di questi libri, Alla ricerca di Bridey Murphy, divenne un bestseller negli anni
cinquanta, tanto che fu pubblicato a puntate su più di cinquanta giornali, e suscitò grande emozione
nel mondo. Questo libro fu il prototipo di tutta una serie di libri in brossura sul medesimo
argomento nel corso dei decenni seguenti, i quali godono tuttora di una certa popolarità. Tuttavia,
questi libri sulla reincarnazione si limitano a sfiorare l’argomento; ce ne danno soltanto un’idea
rudimentale. Aggiungiamo che essi in molti casi sono fuorvianti.
L’autore di Alla ricerca di Bridey Murphy, che era un ipnotizzatore di talento, riuscì a far
“regredire” un’americana di mezza età, Mrs. Virginia Tighe, fino alla sua “ultima incarnazione”.
Ella sosteneva di essere stata una ragazza di nome Bridey Murphy, nata in Irlanda nel 1798; ella era
vissuta là per tutta la vita ed era morta a Belfast all’età di sessantaquattro anni.
In stato d’ipnosi, Mrs. Tighe fornì alcuni dettagli riguardanti la casa paterna di Bridey; diede i
nomi dei suoi genitori, dei suoi amici e dei suoi parenti; fornì anche molti altri particolari sulla
sua “vita anteriore”. Secondo un’altra notizia contenuta nel libro, Bridey, dopo la morte, sarebbe
entrata nel “mondo spirituale” per rinascere infine nel 1922 in America, nella persona di Virginia
Tighe.
Sulla scia del successo ottenuto da questo libro, alcuni giornalisti e ricercatori si recarono in
Irlanda per verificare l’esistenza di Bridey Murphy. Tuttavia, nonostante i loro considerevoli
sforzi, essi non furono in grado di confermare l’esistenza dei nomi e dei luoghi citati, né le date
e le descrizioni indicate da Mrs. Tighe. Sembrava che Bridey Murphy non fosse mai esistita.
Più tardi un secondo gruppo di ricercatori scoprì molti elementi in comune tra l’infanzia di Mrs.
Tighe e l’infanzia da lei stessa descritta in stato di ipnosi come appartenente a Bridey Murphy. Per
esempio, Tighe era nata in una casa di colore bianco che corrispondeva esattamente a quella
descritta come la casa paterna di Bridey Murphy. All’età di quattro anni i genitori di Mrs. Tighe si
erano separati, e lei era andata a vivere da una zia. Di fronte a casa sua abitava una donna
irlandese di nome Mrs. Anthony Corkel, il cui nome da nubile era quello di Bridey Murphy.
Molti specialisti credono che i fatti che Mrs. Tighe attribuiva a una incarnazione precedente
fossero episodi dimenticati della sua vita presente, inconsciamente riferiti in stato d’ipnosi.
Questo è un fenomeno frequente che tutti gli psicologi conoscono bene.
In stato d’ipnosi non soltanto si possono scambiare i ricordi d’infanzia per ricordi di vite
anteriori, ma ogni pensiero, il ricordo di storie ascoltate durante l’infanzia, i libri letti nel
passato, o qualsiasi altra situazione puramente immaginaria, tutto può essere facilmente confuso con
l’esperienza di una vita anteriore. Perciò, lo studio della reincarnazione a partire da regressioni
sotto ipnosi poggia su basi abbastanza malferme.
Un altro aspetto ingannevole frequente di queste regressioni a vite anteriori è il lasso di tempo
inspiegabile che separa la vita in corso dall’ultima reincarnazione. Considerando l’esempio della
persona che pensava di essere Bridey Murphy e che sosteneva di essere deceduta nel 1862 nella sua
vita precedente, si nota un vuoto di sessant’anni tra quella incarnazione e quella successiva, come
Virginia Tighe. II libro afferma che durante questo periodo l’anima di Bridey Murphy era vissuta nel
“mondo spirituale”.
I princìpi della reincarnazione insegnati dai Veda ci rivelano, però, che questo genere di fenomeno
è impossibile. Il vero processo della reincarnazione si effettua nel modo seguente: l’anima, dopo
aver lasciato un corpo materiale nel momento della morte, entra di nuovo nel grembo di una madre in
una specie vivente particolare, in questo universo o in un altro, conformemente alle leggi
immutabili del karma e della natura materiale. Dopo la morte, l’anima disincarnata, liberata dal suo
corpo materiale, è in grado di viaggiare alla velocità del pensiero. Non trascorre quindi che un
breve istante tra le due incarnazioni. Tuttavia, solo le anime che hanno pienamente preso coscienza
del loro sé spirituale possono raggiungere il mondo spirituale, al di là del ciclo delle
reincarnazioni. Ciò è impossibile per un’anima ordinaria, che è ancora completamente condizionata
dall’esistenza in questo mondo materiale.
Come spiega Sri Krishna nella Bhagavad-gita (4.9):
janma karma ca me divyam
evam yo vetti tattvatah
tyaktvd deham punar janma
naiti mam eti so ‘rjuna
“O Arjuna, colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività non
dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la Mia dimora eterna.”
II Signore fa anche notare che solo le grandi anime degli yogi colmi di devozione, mai più
torneranno in questo mondo temporaneo e pieno di sofferenza, poiché hanno ottenuto la perfezione più
alta.” (B.g., 8.15)
Le leggi del karma e della reincarnazione sono così ben regolate che alla morte di ogni corpo
materiale la natura ha già previsto un altro corpo perfettamente adatto al karma accumulato
dall’anima e nel quale essa potrà rinascere.
yam yam vapi smaran bhavam
tyajaty ante kalevaram
tam tam evaiti kaunteya
sada tadbhavabhavitah
“Senza dubbio, sono i ricordi che si hanno all’istante di lasciare il corpo che determinano la
condizione futura dell’essere, o figlio di Kunti.” (B.g., 8.6)
L’anima che è giunta a prendere coscienza del suo sé spirituale e che accede al mondo spirituale
eterno non è affatto obbligata né desiderosa di riapparire in questo mondo materiale temporaneo dove
regnano la nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte.
Il tentativo di capire il fenomeno della reincarnazione per mezzo della regressione a vite anteriori
sembra aver dimostrato in qualche caso che una stessa anima può abitare corpi differenti in momenti
differenti; questa conoscenza presenta un certo interesse. Ma questo metodo per ottenere
informazioni è tutt’al più un tentativo rudimentale di chiarire un fenomeno complesso e preciso. La
ricerca del sensazionale a ogni costo e l’eccesso di semplificazione che caratterizzano un così
grande numero di esperienze di questo tipo, fanno dubitare seriamente del valore dell’utilità di
informazioni che pretendono di spiegare un fenomeno così complesso come la reincarnazione.
Si rimane sempre allo stadio umano?
Secondo un altro mito, molto diffuso, sulla reincarnazione, l’anima una volta ottenuta una forma
umana, si reincarna sempre in un corpo umano nelle successive vite, e non ritorna mai più tra le
specie inferiori. È vero che noi possiamo reincarnarci come esseri umani, ma ciò non esclude la
possibilità di reincarnarci anche nella forma di cani, gatti, maiali o di altre specie inferiori.
L’anima, tuttavia, sebbene possa assumere corpi superiori o inferiori, rimane la stessa. In ogni
caso, è la coscienza sviluppata nel corso della vita in virtù delle leggi immutabili del karma che
determinerà il corpo che l’anima dovrà assumere nella vita successiva. La Bhagavadgita l’opera più
autorevole in materia di reincarnazione, enunciata da Dio stesso, spiega con chiarezza che “chi
muore sotto l’influenza dell’ignoranza rinasce nel mondo animale.” (B.g., 14.15) Non esiste alcuna
testimonianza clinica, scientifica o scritturale che confermi la immaginaria concezione secondo la
quale una volta raggiunto il livello umano sia impossibile cadere di nuovo tra le specie inferiori.
Questa idea si oppone ai veri principi della reincarnazione, che milioni di persone hanno compreso e
accettano dalla più remota antichità.
La morte non è una transizione indolore
I che descrivono la morte in una luce attraente e che danno all’uomo la certezza di rinascere nella
specie umana nelle sue future reincarnazioni, sono pericolosamente ingannevoli. I loro autori
tentano di dipingere la morte come una transizione bella e indolore, un’opportunità per sperimentare
una crescita e progredire verso dimensioni nuove e più elevate di coscienza e di serenità.
La maggior parte di questi teorici della reincarnazione vorrebbe farci credere che, dopo un breve
periodo di sonno cosmico, noi proveremmo una sensazione di benessere, come se fluttuassimo, e
l’anima si dirigerebbe lentamente verso il suo prossimo corpo umano. “Allora, essi dicono,
penetreremo nel morbido grembo di una donna, dove, protetti dai crudeli elementi esterni, ci
rannicchieremo comodamente fino a quando vedremo di nuovo la luce uscendo dal rifugio che nostra
madre ci offriva.”
Tutto questo sembra meraviglioso, ma la cruda verità è che la morte e la nascita sono esperienze
atroci e tormentose. Il grande saggio Kapila Muni informa Sua madre sulla vera natura della morte
con queste parole: “Così colpito dalla malattia, ha gli occhi spinti fuori dalle orbite a causa
della pressione dell’aria proveniente dall’interno del suo corpo, e le sue ghiandole si riempiono di
muco. Respira con grande fatica e a ogni respiro un rantolo gli sfugge dalla gola… Muore nel modo
più patetico, oppresso dalle sofferenze e privo di coscienza.” (S.B. 3.30.1618)
L’anima si è tanto abituata a vivere nel corpo che deve esserne espulsa dalle forze delle leggi
della natura, quando arriva l’ora della morte. E come a nessuno piace essere sfrattato da casa sua,
così naturalmente anche l’anima resiste a questa espulsione dal corpo materiale. Anche i più piccoli
insetti faranno ricorso a risorse e a comportamenti sorprendenti per evitare la morte, quando la
loro vita è in pericolo. Come la morte è inevitabile per tutti gli esseri viventi, così anche la
paura e il dolore che l’accompagnano sono inevitabili.
Le Scritture vediche ci informano che solo le anime liberate realizzate hanno il potere di
affrontare la morte senza alcuna paura. Ciò è possibile solo perché queste personalità altamente
elevate hanno raggiunto il completo distacco dal loro corpo temporaneo, e sono fisse nella
comprensione di essere anime spirituali la cui esistenza è eterna, nonmateriale e indipendente da
ogni corpo materiale. Queste grandi anime conoscono una felicità spirituale continua e non sono
sconvolte dai dolori fisici e dalle trasformazioni al momento della morte.
Nascere in questo mondo materiale non è certo una gita di piacere… Per mesi il feto umano vive
stretto nell’oscurità dell’utero, soffrendo molto. Disturbato dai movimenti bruschi della madre e
scottato dal suo succo gastrico avverte costantemente la pressione esercitata su di lui dall’amnio
che cinge il suo corpo nell’utero. Questo stretto sacco costringe il bambino ad assumere
costantemente una posizione ricurva simile a quella di un arco. Per di più il bambino è tormentato
dalla fame e dalla sete e i parassiti affamati della cavità addominale irritano in diversi punti la
sua pelle delicata. I veda spiegano che il fenomeno della nascita è così atroce che cancella dalla
memoria ogni traccia di vita anteriore che poteva essere rimasta.
Le Scritture vediche ci spiegano anche che è molto raro ottenere una forma umana. In altre parole,
la maggior parte degli esseri di questo mondo hanno assunto forme non umane. Questo fenomeno si
verifica quando l’anima, lasciando da parte lo scopo della vita umana, la realizzazione spirituale,
si perde nei desideri che sono propri degli animali. L’anima deve allora rinascere in forma di
animale, o in un regno inferiore a quello animale.
Le teorie sulla reincarnazione, così come essa è presentata nella letteratura popolare, devono
quindi essere considerate per quello che sono, credenze, opinioni, supposizioni, in breve, semplici
speculazioni.
L’universo fisico è retto da determinate leggi. Altri gruppi di leggi governano l’universo sottile,
e tra queste leggi sottili sono comprese le leggi della trasmigrazione dell’anima e la legge del
karma. Il fenomeno della reincarnazione funziona dunque in virtù di queste leggi sottili ma
implacabili, le leggi della natura, che sono descritte nella Bhagavad-gita e in centinaia di altre
Scritture vediche. Queste leggi non sono apparse per capriccio; esse funzionano sotto la direzione
di Sri Krishna, il maestro supremo, che afferma nella Gita (9.10): “La natura materiale agisce sotto
la Mia. direzione… Per Mio ordine essa viene creata e poi annientata, in un ciclo senza fine.”
Le nozioni in voga a proposito della reincarnazione possono essere interessanti e attraenti, ma il
nostro destino è troppo importante perché noi ci affidiamo a queste speculazioni frivole,
grossolanamente semplificate, inesatte e ingannatrici, per quanto attraenti possano sembrare.
In compenso, le Scritture vediche forniscono da millenni informazioni accessibili, comprensibili e
della maggiore utilità a proposito della scienza della reincarnazione. Questa saggezza permette agli
uomini intelligenti di accedere progressivamente a livelli di coscienza sempre più elevati, e di
sfuggire totalmente al ciclo senza fine delle morti e delle rinascite. Questo è il vero scopo
dell’esistenza umana.
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