Crescono nel mondo i decessi annuali dovuti alla resistenza dei superbatteri agli antibiotici
disponibili: in un terzo dei casi si potrebbero evitare.
18 settembre 2024 – Elisabetta Intini
Antibiotici con nuove formulazioni potrebbero ridurre le morti causate dai superbatteri.
Altri 39 milioni di persone potrebbero morire a causa della resistenza agli antibiotici da qui alla
metà del secolo. Lo afferma la prima analisi globale di come l’antibiotico-resistenza si è evoluta
nel tempo, pubblicata sulla rivista Lancet. Oltre 500 tra i massimi esperti mondiali del fenomeno
hanno tracciato un bilancio dell’impatto dei superbatteri sulla salute pubblica negli ultimi tre
decenni, e usato questi dati per prevedere quale sarà il loro effetto futuro sulla popolazione
mondiale.
Resistenza agli antibiotici: bilancio sempre più grave
L’analisi è stata coordinata dal Global Research on Antimicrobial Resistance (GRAM), un progetto
condotto dall’Università di Oxford e dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME)
dell’Università di Washington per fornire stime rigorose dell’impatto dell’antibiotico-resistenza
sulla salute pubblica mondiale. Gli scienziati sono partiti dai dati di 204 Paesi per elaborare una
stima delle morti dovute ai superbatteri tra il 1990 e il 2021, e prevedere che cosa potrebbe
accadere da qui al 2050.
I decessi globali per resistenza agli antibiotici (ossia la capacità dei batteri di evolvere
caratteristiche che li rendono invulnerabili ad antibiotici che un tempo li avrebbero debellati)
sono passati dagli 1,06 milioni nel 1990 agli 1,27 milioni del 2019, per registrare un calo a 1,14
milioni nel 2021. Questa riduzione sarebbero però stata momentanea e attribuibile alle misure di
contenimento (lockdown, lavaggio delle mani, mascherine) del SARS-CoV-2 prese in pandemia, che
avrebbero tenuto a bada anche altri patogeni, prevenendo un gran numero di infezioni.
Resistenza agli antibiotici: dove cala, e dove peggiora
Nello stesso arco di tempo (1990-2022) ci sarebbe stato un calo di oltre il 50% – da 488.000 a
193.000 all’anno – delle morti per antibiotico-resistenza nei bambini minori di 5 anni, grazie
all’avanzamento delle campagne vaccinali e a progressi in altre misure di salute pubblica. Al
contrario, i decessi per resistenza agli antibiotici negli over 70 sono cresciuti, in tre decenni,
di oltre l’80%, un dato che riflette il rapido invecchiamento della popolazione mondiale e che si
pensa destinato a peggiorare: nel 2050 questo incremento potrebbe arrivare al 146% e i decessi negli
anziani passare da 512.353 a 1,3 milioni.
Le persone più avanti con gli anni sono più vulnerabili alle infezioni a causa di un sistema
immunitario indebolito, hanno più spesso malattie croniche come diabete o patologie cardiache e sono
più spesso soggette a ricoveri ospedalieri, situazioni in cui è più frequente contrarre infezioni da
superbatteri. Le vaccinazioni sono più spesso meno efficaci, nei pazienti anziani, che riportano
inoltre più di frequente reazioni avverse agli antibiotici. Tutti questi fattori potrebbero spiegare
lo scarto tra la realtà dei più giovani e quella dei più anziani.
Resistenza agli antibiotici: che cosa riserva il futuro
Lo scenario più probabile tra quelli ipotizzati nello studio è che, nei prossimi decenni e fino alla
metà del secolo, i decessi globali per resistenza agli antibiotici possano arrivare a 1,91 milioni
all’anno. Qualcosa però si può fare: un terzo di queste morti (circa 11 milioni di decessi) potrebbe
essere evitato, se si riuscisse a sviluppare nuove classi di antibiotici contro i più letali dei
superbatteri. Se poi diventassero più diffuse altre misure di salute pubblica, come una migliore
igiene e prevenzione delle infezioni e un migliore accesso per tutti alle strutture sanitarie di
base, il bilancio potrebbe essere ulteriormente alleggerito.
www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)01867-1/fulltext
www.tropicalmedicine.ox.ac.uk/gram/about
da focus.it
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